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Sie Kommen! (L'Operazione Overlord vista dai tedeschi) I

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FRANCIA 1944

di

Bodo Zimmerman

 

Nel volume “Decisioni fatali” sei ufficiali superiori tedeschi forniscono un racconto sintetico ma pregnante della condotta delle campagne della II guerra mondiale. Bodo Zimmerman (Metz 1886 – Bonn 1963), pur avendo lasciato l’esercito tedesco nel 1920, venne richiamato nel 1939 allo stato maggiore generale. Fu capo dell’ufficio operazioni del comando in capo occidentale dal 1940 al 1942 e del gruppo Armate D dal 1942 al 1945. Venne promosso tenente generale nel 1944. La sua descrizione della preparazione tedesca sul fronte occidentale, che di fa comprendere tanti “perché” del successo alleato.(g)

 

 

 

RETROSCENA

 

Ricordo chiaramente una mattina di marzo a St. Ger­main en Laye, quartier generale del comandante in capo occidentale, vicino a Parigi. L'ufficio di Rundstedt si tro­vava in un villetta e io ero il suo capo ufficio opera­zioni o Ia, incarico corrispondente grosso modo a quel­lo del GSOI (Operazioni) nell'esercito inglese, o del G 3 americano.

 

In qualunque circostanza Rundstedt vestiva con ele­gante accuratezza, ma quella mattina i suoi gesti rivela­vano una profonda depressione.

 

Le sue prime parole me lo spiegarono: « Stalingrado è caduta. E ora? »

 

Come il suo predecessore nel comando del settore ovest, feldmaresciallo von Witzleben, Rundstedt si era sempre reso conto che l’eventuale battaglia contro gli anglo-americani in Francia poteva essere, e forse era già, perduta sul fronte orientale prima ancora che gli Alleati mettessero piede sul continente. Gli uomini, i cannoni e i carri armati necessari per respingere la pro­babile invasione, venivano consumati nell'immane olo­causto che infuriava all'altra estremità dell'Europa.

 

Gli aspri combattimenti in Africa, e poi in Sicilia e in Italia, avevano assorbito una quota secondaria, ma sempre notevole, delle risorse tedesche, già decimate dagl'intensi bombardamenti nemici.

 

Queste erano, in breve, le circostanze in cui Rund­stedt tentò di organizzare la difesa della Francia e dei Paesi Bassi contro l'imminente offensiva.

 

L’armata occidentale era schierata su un grande arco, con la maggior parte delle forze dislocate sulla costa o nelle vicinanze. L'arco si stendeva dall'Olanda, lun­go la Manica e le coste di Biscaglia, ai Pirenei e poi lungo il Mediterraneo fino a Tolone. Parte della IV Armata italiana, che dipendeva da Rundstedt, occupava posizioni difensive da Tolone alla frontiera ita­liana.

 

Rundstedt non poteva pensare ad evacuare questa o quell'area del suo immenso fronte che si stendeva per oltre novecento chilometri in linea d’aria e assai di più se si considerava la linea costiera della terraferma e delle isole. Naturalmente un fronte così vasto non pote­va essere     « tenuto » con le truppe disponibili e non esi­stevano in alcun punto divisioni sufficienti per fronteg­giare un'invasione in ampie proporzioni.

 

Oltre alle truppe schierate lungo la costa, i comandi militari della Francia e del Belgio disponevano nelle retrovie di unità trascurabili, formate da uomini anziani, che non potevano considerarsi vere e proprie riserve. In quel momento nell'Ovest non esisteva alcuna forma­zione forte e mobile, di pronto impiego. E quando tale riserva cominciò a formarsi nel 1943, le unità veniva­no invariabilmente prelevate per combattere in Italia e soprattutto in Russia. In effetti non si esagera dicendo che l'armata occidentale era continuamente salassata delle truppe migliori e di tutti i rifornimenti per rinvi­gorire il fronte orientale.

 

Il risultato fu che tutte le disposizioni tattiche e orga­nizzative, prese sul fronte ovest, si riducevano a una serie di espedienti raffazzonati. Comandanti, truppe ed equipaggiamenti divennero di seconda qualità. Dal 1943 in poi, il grosso dell'armata occidentale consisté di uomini anziani con armi antiquate. Né gli uni né le altre erano adeguati alle esigenze dell'aspra battaglia imminente.

 

 Vallo Atlantico

 

IL « BLUFF » DEL VALLO ATLANTICO

 

Per occultare l'effettiva debolezza delle difese occi­dentali tedesche, Hitler ordinò nel 1942 di costruire una linea di fortificazioni lungo la costa e particolar­mente sulla Manica. Sorsero gigantesche strutture di calcestruzzo, ma naturalmente era impossibile erigere questi massicci fortini ovunque e tanto meno armare adeguatamente il Vallo Atlantico. La costa francese sul Mediterraneo, che la Germania occupò solo nel no­vembre 1942, non era fortificata affatto. A causa della penuria di materiale, gran parte delle armi, compresi le mine e il filo spinato, vennero prelevate dal vecchio Vallo Occidentale lungo la frontiera franco-tedesca.

 

Il comando supremo aveva l'abitudine di trasferire le divisioni esauste e spesso decimate dal fronte orien­tale a quello occidentale per un breve periodo di ri­poso. Non appena queste forze erano ricostituite e riequipaggiate, tornavano in Russia. Quindi il nostro schieramento, dove spesso figuravano numerose divi­sioni che in effetti erano solo degli scheletri, non cor­rispondeva affatto alla realtà.

 

Intanto, verso la fine dell'estate 1943, fu emanato un ordine d'importanza fondamentale, denominato « Direttiva del Führer n. 51 », che stabiliva il fulcro della difesa germanica nel teatro occidentale. Di con­seguenza il punto del principale sforzo difensivo tede­sco, o Schwerpunkt, sarebbe stata la Manica e quindi Rundstedt avrebbe ricevuto il grosso della nuova pro­duzione di armi pesanti, come pure le necessarie muni­zioni e rifornimenti. Non contento di queste diretti­ve strategiche generali, Hitler impartì al suo coman­dante in capo occidentale, anche istruzioni tattiche. La Direttiva del Führer n. 51 stabiliva che non si doveva permettere al nemico di costituire una testa di sbarco sulla costa, ma bisognava ricacciarlo immediatamente in mare. La linea costiera doveva essere tenuta ad ogni costo e qualunque ripiegamento era proibito.

 

La risposta di Rundstedt, che giunse all'OKW in autunno, era quel rapporto particolareggiato che il feldmaresciallo aveva ordinato di preparare dopo l'inu­tile colloquio con Hitler al principio dell'anno. AI su­premo quartier generale fece l'effetto di una granata esplosiva.

 

Il rapporto affermava che la maggior parte dei soldati tedeschi all’Ovest erano troppo vecchi. Molti ufficiali avevano membra artificiali. Un battaglione compren­deva unicamente uomini che soffrivano di disturbi agli orecchi. Non solo: avevano addirittura creato una divisione, la LXX, apposta per i soldati deboli di stomaco, che dovevano seguire una dieta speciale. Per quanto riguardava la mobilità, parecchie formazioni non erano abbastanza maneggevoli, o non lo erano affatto, e ave­vano perciò limitato valore tattico. Le armi pesanti, e specialmente i carri armati, scarseggiavano. Le ripetute crisi sul fronte orientale avevano inghiottito i rinforzi previsti nella Direttiva N. 51. Solo pochissime divisioni corazzate e di paracadutisti facevano eccezione alla re­gola e potevano considerarsi, almeno teoricamente, atte al combattimento.

 

E non era tutto. Sul fronte occidentale mancava qualsiasi riserva strategica, benché si prevedesse l'interven­to rapido ed efficace di tale riserva nel punto del mas­simo sforzo, appena lo sbarco fosse iniziato. L'aviazio­ne era così debole che non poteva sperare di arginare le incursioni della RAF e dell’USAAF. La marina si ridu­ceva a poche motosiluranti e a due squadriglie di torpediniere. I sommergibili avevano cattivo giuoco nella Manica a causa degli scarsi fondali.

Questo rapporto impressionò molto Hitler, che rin­novò le promesse di rinforzi. Ma i rinforzi veri e propri non giunsero che in numero limitato o affatto, perché le continue crisi obbligavano il comando supremo a in­viarli all'Est.

 

E così trascorse il 1943 in Francia, mentre sull'altra sponda della Manica le forze anglo-americane si prepa­ravano a una gigantesca operazione, che avrebbe cer­tamente deciso le

sorti della guerra e che Rundstedt prevedeva per la primavera seguente.

 

 

 Vallo Atlantico

 

ROMMEL

 

Verso la fine del 1943, Hitler affidò a Rommel l'in­carico d'ispezionare le difese costiere occidentali dalla Danimarca fino alla frontiera spagnola. Non aveva trup­pe tranne il suo efficiente stato maggiore. Tuttavia, il quartier generale supremo attendeva un valido aiuto dall'iniziativa di Rommel e dalla sua esperienza e com­petenza tecnica. Inoltre sperava che la sua presenza sul fronte occidentale divenisse un'efficace arma di pro­paganda.

 

Nel suo primo colloquio con Rommel a Parigi, poco prima di Natale, Rundstedt espose la situazione con poche frasi scettiche e concise. Sottolineò le scarse qua­lità delle sue truppe, la pericolosa debolezza dell'avia­zione, la quasi totale assenza di unità navali e insisté particolarmente sul principale difetto della nostra or­ganizzazione difensiva: la completa mancanza di una potente riserva centrale. Terminò con queste parole: « Vedo tutto molto nero ».

 

Durante l'inverno l'alto comando decise di affidare a Rommel un comando nell'Ovest. In principio Hitler pensava di affidargli un'importante forza mobile, desti­nata a contrattaccare e a sconfiggere gl’invasori alla prima favorevole occasione. Ma non esistevano forma­zioni adatte. Perciò, con l'approvazione di Rundstedt, venne affidato a Rommel il comando del gruppo Ar­mate B, che presidiava il fronte costiero. Il gruppo com­prendeva le divisioni in Olanda, la XV Armata lungo la Manica e la VII Armata in Normandia e in Bretagna.

 

Durante la primavera le difese vennero notevolmen­te rafforzate. Due innovazioni, dovute a Rommel, furo­no la creazione del cosiddetto « asparago », che consi­steva nel piantare pali nelle zone ritenute adatte all’at­terraggio degli alianti, e la sistemazione nelle spiagge di ostacoli subacquei e mine. Questi fervidi prepa­rativi vennero naturalmente rivelati agli Alleati dalle ricognizioni aeree; in effetti gli ostacoli subacquei li obbligarono a modificare i piani e a sbarcare con la bas­sa, invece che con l'alta marea. Tali espedienti avevano lo scopo d'impressionare gli anglo-americani tanto da indurli a ritardare lo sbarco, sia pure di pochi mesi soltanto.

 

Ormai sia Rommel che Rundstedt volevano so­prattutto guadagnar tempo. A tal fine cercarono di sviare gli Alleati disseminando attraverso la Francia stati maggiori camuffati da quartier generali di divisioni corazzate e di corpi d’armata. Tuttavia non potevano sperare d'ingannare a lungo il nemico. C'erano troppi agenti francesi e inglesi in Francia perché il trucco po­tesse funzionare oltre un mese o due.

 

Tuttavia, l’energia di Rommel ebbe un benefico effetto rianimatore sulle truppe. Il loro morale migliorò note­volmènte, benché il feldmaresciallo le sottoponesse a tali fatiche che nell’estate cominciarono già a manife­starsi sintomi di stanchezza.

 

Vallo Atlantico 

 

LE DIFESE COSTIERE IN NORMANDIA

 

Il settore della Manica, ossia il settore costiero tra la foce della Senna e quella della Schelda, era stato sempre considerato il punto d’attacco più probabile, essendo la parte della costa più vicina all'Inghilterra. La Direttiva del Fuhrer n. 51 aveva rafforzato tale pre­supposto. La precedenza nello spiegamento delle trup­pe e nella costruzione delle difese venne quindi asse­gnata a questo settore e il relativo abbandono della Normandia diventò sempre più evidente. Questo sta­to di cose fu notato da una commissione ispettiva che visitò il fronte occidentale per incarico dell'OKW nel gennaio 1944.

 

In Normandia le difese mancavano generalmente di uomini, e i settori assegnati alle divisioni costiere erano troppo ampi. La responsabilità ricadeva sulla marina. Il suo servizio informazioni aveva dichiarato che la co­sta tra la Senna e la penisola del Cotentin non si pre­stava allo sbarco di grandi contingenti di truppe: la parte occidentale del Cotentin era indubbiamente fuo­ri questione come zona di probabile attacco, mentre il lato orientale veniva considerato adeguatamente protetto dalla roccaforte di Cherbourg. Questo presuppo­sto tradizionale, mantenuto finché l’invasione ne dimo­strò la falsità, aveva anche indotto a una valutazione ottimistica del territorio dominato dalla fortezza. Il suo fronte terrestre era troppo lungo di almeno una quarantina di chilometri e, quando venne il momento, la guarnigione non riuscì a difenderlo.

 

Dall’aprile del 1944 cominciarono ad accumularsi gl’indizi che indicavano la Normandia come possibile teatro dell'imminente sbarco. Tuttavia mancavano prove sicure e il settore della Manica rimase la princi­pale zona difensiva. Non venne autorizzato alcun pre­levamento di truppe per difendere la Normandia.

 

 Vallo Atlantico

 

LA SITUAZIONE DELLE FORZE AEREE ALL’OVEST

 

L’intensificarsi degli attacchi aerei, sia notturni sia diurni, rivelava la relativa impotenza della Luftwaffe. I principali obiettivi erano le reti ferroviarie francese e belga, come pure le basi della Luftwaffe stessa. Gli spostamenti delle truppe per ferrovia divennero sem­pre più difficili, finché l’invio dei rinforzi sulla costa si dovette effettuare quasi interamente su strada. Quando i ponti sulla Senna e sulla Loira furono sistematica­mente distrutti, anche il traffico stradale divenne diffi­cile e molto lento. Nel frattempo le basi della Luftwaffe erano state arretrate dalla costa alla zona di Parigi. Le incursioni avvenivano a così largo raggio che lo stu­dio delle aree colpite dava poche o nessuna indicazio­ne circa il punto prescelto per lo sbarco.

 

Anche la nostra affannosa ricognizione aerea sulla costa sud e sud-est dell'Inghilterra dava risultati poco soddisfacenti. In pratica, il comando tedesco non riu­scì a individuare, neanche approssimativamente, la zona dell’attacco, che poteva avvenire in qualunque località lungo la Manica e in Normandia. Il maggiore vantaggio degli Alleati consisteva appunto nella pos­sibilità di concentrare l’assalto in un settore relativa­mente ristretto, impiegando la massima potenza tecni­ca e le forze più addestrate o meglio equipaggiate, mentre noi dovevamo tenerci pronti a respingere un at­tacco lungo tutta la fascia costiera, per mancanza d’in­formazioni precise.

 

La consapevolezza della nostra inferiorità provocava ripetuti allarmi, specialmente nelle notti che la marea e le condizioni meteorologiche rendevano adatte per uno sbarco.

 

 Vallo Atlantico

 

LA STRATEGIA OCCIDENTALE DI HITLER

 

Non v’è dubbio che fin dal 1942 le vedute di Hitler riguardo alla strategia tedesca nell'Ovest si basavano sulla convinzione che la battaglia sul fronte orientale sarebbe durata a lungo e i suoi sviluppi avrebbero pe­sato sempre più sul settore occidentale.

 

In quel momento, per quanto la battaglia nell’Est potesse volgere a nostro sfavore, occupavamo sufficiente territorio russo perché il pericolo di una minaccia di­retta contro la Germania apparisse assai remoto.

 

Invece, nell'Ovest, le distanze fra la Manica e la Ruhr erano così brevi che uno sbarco in massa avreb­be rapidamente condotto le truppe nemiche nella zona industriale più importante della Germania. Perciò, dal punto di vista dello spazio, il settore occidentale era maggiormente esposto di quello orientale. Di qui la teoria fondamentale di Hitler che il nemico doveva essere sgominato sulle spiagge e ributtato immediata­mente in mare. Quindi, costruzione del vallo Atlantico. Col passar dei mesi questa tesi venne rafforzata da una considerazione semplicissima. A causa delle gravi perdite subìte in Russia, al fronte occidentale dispone­vamo di forze mobili inadeguate a sostenere una batta­glia di movimento. Di conseguenza, non restò altra scel­ta che adottare la teoria di Hitler sulla difesa rigida, lineare. Questa fu la causa principale, la decisione fa­tale, se decisione può chiamarsi, che portò alla scon­fitta nell’Ovest.

 

 Vallo Atlantico

 

LA NOSTRA CONOSCENZA DEL NEMICO

 

Nella primavera del 1944 calcolammo che fossero raccolte in Inghilterra circa 75 divisioni alleate. Di queste, 65 fra cui 6 divisioni aviotrasportate, venivano considerate atte allo sbarco. Venti o 25 risultavano americane e 40 o 45 britanniche.

 

Dall’aprile di quell'anno gli Alleati intensificarono le esercitazioni di sbarco in cooperazione con truppe aviotrasportate, lungo le coste inglesi. Fin dal marzo erano rientrate in Inghilterra dal Mediterraneo formazioni scelte: la I e la IX Divisione di fanteria statunitense, la II Divisione Highland britannica, la I Aviotrasportata e la I e la VII Divisione corazzata, insieme con un reggimento speciale del genio d'assalto ameri­cano.

 

I mezzi di sbarco disponibili nei porti britannici era­no considerati sufficienti a trasportare contemporanea­mente 20 divisioni attraverso la Manica. Inoltre si ri­teneva che altre 45 divisioni, addestrate e pronte per il combattimento, fossero disponibili negli Stati Uniti per essere inviate direttamente nella zona d’operazione, non appena venisse stabilita una testa di sbarco.

 

Si prevedeva che l’aviazione avrebbe superato la no­stra nella proporzione di cinquanta a uno. Le forze navali tedesche, come ho già detto, erano praticamente inesistenti.

 

Di conseguenza, tutto quanto Rundstedt poteva op­porre alla massiccia forza, pronta a colpire in un punto qualsiasi della costa francese, era un unico sistema di­fensivo immobile, formato da fanti senza alcun ap­poggio aereo.

 

 Vallo Atlantico

 

LO SCHIERAMENTO TEDESCO IN NORMANDIA IL 5 GIUGNO 1944

 

Tre divisioni presidiavano il settore critico della costa normanna. Da est a ovest erano rispettivamente le divisioni di fanteria 716a, 352a e 709a. Quest’ultima aveva anche il compito di difendere Cherbourg. Un reg­gimento della 243a Divisione di fanteria era dislocato nella Normandia nord-occidentale, mentre gli altri due, insieme con la XCI Divisione aviotrasportata e con il VI Reggimento paracadutisti, si trovavano vicino alla base della penisola del Cotentin per prevenire even­tuali attacchi di paracadutisti. La costa occidentale del­la penisola, per la sua conformazione e le alte maree prevalenti in quel punto, non veniva considerata una zona pericolosa ed era difesa da un solo reggimento mobile, il XXX, costituito in gran parte da ciclisti.

 

Le tre divisioni costiere nella zona dello sbarco pre­sidiavano settori di una profondità media di trentotto chilometri con relativamente pochi capisaldi fortificati.

 

Come comandante del gruppo Armate B, Rommel disponeva soltanto della XXI Divisione corazzata come riserva mobile nella zona a est dell’Orne. Il grosso di questa divisione era concentrato nei dintorni di Caen, benché parte della fanteria corazzata si trovasse più vicina alla costa per maggior sicurezza.

 

 Vallo Atlantico

 

TEMPO E MAREA

 

Inutile dire che marea, tempo e vento erano causa di costanti preoccupazioni per noi e per la marina lun­go l’intera costa. Se all’alba questi elementi apparivano favorevoli a uno sbarco in una determinata località, le truppe dislocate in quel settore erano messe in stato di allarme. Di conseguenza gli allarmi che venivano ordinati in un punto o nell'altro, raggiungevano cifre astro­nomiche. Gli uomini, che inoltre dovevano eseguire continue esercitazioni e costruire difese a ritmo acce­lerato, erano sottoposti a uno sforzo considerevole.

 

Il 4 e 5 giugno la situazione meteorologica appariva sfavorevole a uno sbarco sulla costa normanna, opi­nione condivisa dagli esperti della marina. Perciò il comandante della VII Armata, colonnello generale Dollmann, che più tardi morì per un attacco di cuore durante la battaglia di Normandia, ordinò d’interrom­pere momentaneamente lo stato d'allarme e il 5 giu­gno convocò a Rennes gli ufficiali superiori dipendenti per una manovra coi quadri.

 

Quel giorno il vento sulla Normandia orientale era forza 5, direzione est-sud-est; la forza del mare 4 e 5. Unità navali tedesche, che tentarono di uscire per de­porre mine, furono costrette a rientrare in porto quan­do la burrasca minacciò di capovolgere le navi sovrac­cariche. La luna era quasi piena.

 

Così, nonostante la bassa marea nella Normandia orientale dovesse prodursi tra le cinque e le sei del mat­tino del 6 giugno, un immediato attacco contro quel settore della costa appariva improbabile.

 

 Vallo Atlantico

 

LE PRIME AVVISAGLIE DELL'INVASIONE

 

Verso le ventuno e quindici del 5 giugno mi tro­vavo alla mensa ufficiali di St. Germain, quando il capo servizio informazioni del comando in capo Ovest ven­ne a cercarmi. Era in preda a una grande agitazione, perché il suo personale aveva appena decifrato un mes­saggio-radio inglese. Gli Alleati avevano l'abitudine di comunicare per radio con i loro numerosi agenti nell’Ovest, e non di rado i nostri esperti riuscivano a in­terpretare questi segnali apparentemente innocui.

 

Questo, però, era un messaggio di tipo molto diver­so, perché ordinava la mobilitazione dell'intero Mo­vimento di Resistenza francese per quella notte e quindi poteva avere un solo significato: l'invasione stava per iniziare.

Inutile dire che avevamo preordinato disposizioni appropriate, che vennero attuate immediatamente. Rundstedt ed il suo capo di stato maggiore furono in­formati, come pure il quartier generale di Rommel.

 

Tutti gli ordini vennero rapidamente eseguiti e poi, per qualche tempo, non accadde nulla. Passò mezza­notte, l’una e nessun ulteriore messaggio giunse a St. Germain. Verso le due pensavamo già che si trattasse solo di un altro falso allarme, quando il gruppo Armate B telefonò segnalandoci lanci di paracadutisti in Nor­mandia poco dopo mezzanotte.

 

Questi paracadutisti erano appoggiati da truppe tra­sportate per mezzo di alianti e a un tratto apparve evi­dente che erano in corso tre sbarchi su grande scala, due nella penisola del Cotentin, a nord-ovest e a ovest di Carentan, il terzo subito a est dell'Orne. Il gruppo Armate B c’informò che erano state prese le necessarie contromisure e si stava già sviluppando un pesante

combattimento. Nel corso della notte le truppe aviotra­sportate furono identificate. Erano la LXXXII e la CI Divisione americana e la VI Divisione britannica avio-trasportate.

 

 Vallo Atlantico

 

LA PRIMA REAZIONE DI RUNDSTEDT

 

Benché in questa fase iniziale fosse del tutto impossi­bile dire se gli Alleati intendessero o no attaccare an­che in altre località, era ovvio che dovevano appoggiare le loro divisioni aviotrasportate con immediati sbarchi di altre unità via mare, altrimenti le loro truppe di paracadutisti e degli alianti sarebbero state annientate.

 

Potevamo quindi aspettarci gli sbarchi dal mare alle prime luci e, a giudicare dalle zone di atterraggio delle divisioni aviotrasportate, l'attacco si sarebbe probabil­mente manifestato tra l'Orne e St. Vaast-la-Hogue.

 

Sul fronte Ovest c’erano due divisioni corazzate, che tecnicamente dipendevano dal quartier generale supremo e non dal comando in capo Ovest, e venivano designate ufficialmente come riserva dell’OKW. Si trattava della XII Divisione corazzata SS Hitlerjugend, nella Fran­cia occidentale, e della formidabile divisione corazza­ta Lehr, dislocata a sud-ovest di Parigi. Senza atten­dere il benestare dell’OKW, Rundstedt pose queste due divisioni alle dipendenze del gruppo Armate B con l’or­dine di marciare su Caen. Sollecitò anche il quartier generale, denominato gruppo corazzato Ovest, al coman­do del generale Geyr von Schweppenburg, destinato a dirigere l'azione degli elementi corazzati che avreb­be dovuto risolversi con l'espulsione dal continente delle forze britanniche e americane, non appena sbarcate.

 

In pratica questo piano di lanciare le unità coraz­zate in un solo urto possente non si realizzò mai. Le nostre forze furono ritardate lungo le strade, special­mente dai bombardamenti, e quando infine raggiunse­ro il campo di battaglia entrarono in azione alla spicciolata. Uno dei fattori che contribuì al fallimento del piano Rundstedt fu l’interferenza dell'OKW.

 

Vallo Atlantico 

 

LE PRIME ORE

 

Verso le 6 del mattino del 6 giugno il comando in capo dell’Ovest ricevette due importanti comunica­zioni: la prima proveniva dal fronte. Protette da un in­tenso fuoco di artiglieria e da pesanti incursioni aeree, importanti forze alleate tentavano di sbarcare tra la foce dell’Orne e del Vire e, più a nord, alla base del Cotentin. La seconda comunicazione, che giunse pochi minuti dopo, proveniva dall'OKW, il supremo quartier generale di Hitler. Rundstedt era rimproverato in ter­mini violenti per gli ordini impartiti alle due divisioni corazzate che, ci veniva detto, non avrebbero dovuto es­sere impiegate senza la previa autorizzazione del­l’OKW. « Non si può stabilire con certezza dove si effettuerà lo sbarco principale e inoltre Hitler non ha ancora deciso. » Nonostante Rundstedt ripetesse con insistenza che lo sbarco era in pieno sviluppo, 1’OKW rimase irremovibile. Le due divisioni corazzate fu­rono, quindi, fermate.

Durante la mattina e il primo pomeriggio, io, il capo di stato maggiore, il generale Blumentritt e lo stesso Rundstedt telefonammo ripetutamente all’OKW per appurare che cosa avesse deciso Hitler riguardo a que­ste due divisioni. A quanto pareva, il Fuhrer dormiva e nessuno osava svegliarlo. Solo all’ora del consueto rapporto, fra le tre e le quattro del pomeriggio, Hitler si decise ad autorizzare l’impiego delle divisioni, che ripresero l’avanzata.

 

Ma ormai era troppo tardi. Una fitta nebbia aveva co­perto la Normandia fino alle undici del mattino. Que­sta cortina avrebbe protetto le divisioni dagli attacchi aerei e permesso un rapido spostamento. Ora la neb­bia si era diradata e tutta la zona che le nostre truppe dovevano attraversare era sotto lo stretto controllo dell’aviazione alleata. Tale ombrello aereo, che si stendeva dalla Normandia ai dintorni di Parigi, rendeva impossibile qualunque movimento sulle strade duran­te il giorno.

 

Alle dodici del 6 giugno apparve evidente che il nemico, sfruttando la propria superiorità tecnica, aveva effettuato con successo piccoli sbarchi (al momento del riflusso per evitare gli sbarramenti subacquei) a nord di Caen, nella zona di Bayeux e inoltre vicino all'estua­rio del Vire. Più a nord, nei dintorni di S.te Mère Eglise, erano in corso altri sbarchi che però non avevano ancora conquistato un punto d’appoggio sulla spiaggia.

 

Il risultato conclusivo del primo giorno di battaglia fu il seguente: il nemico aveva stabilito alcune teste di sbarco che sarebbero state rapidamente rafforzate. Gli Alleati erano riusciti a rompere la crosta delle no­stre difese costiere. Una potente flotta stava ancorata al largo e un flusso continuo di veloci mezzi da sbarco riversava sulla spiaggia uomini, carri armati, cannoni e munizioni. Le nostre truppe erano sottoposte a una tale pioggia di bombe che riuscivano a mala pena a se­guire gli sviluppi dell’azione.

 

La battaglia contro le due divisioni aviotrasportate americane continuava con incerta fortuna. Combatten­do aspramente, il nemico avanzava alle spalle delle forze costiere tedesche a nord del Vire. Se riuscivano ad aprirsi un varco fino alla spiaggia, l'attacco avrebbe ottenuto pieno successo anche qui e le due divisioni avrebbero ricevuto larghi rinforzi.

 

 Vallo Atlantico

 

L'INVASIONE É RIUSCITA

 

L’OKW ordinò ripetutamente nei termini più tas­sativi di ricacciare in mare gl’invasori. Non ci veniva detto a chi spettasse tale compito. Le granate delle artiglierie navali nemiche producevano effetti disa­strosi e avevano una portata molto maggiore del previ­sto. La supremazia aerea alleata impediva qualsiasi movimento su larga scala durante il giorno, di modo che in poco tempo tutte le vie di comunicazione attraverso la Normandia divennero caotiche. Ben presto fu molto difficile rifornire anche le truppe già duramente impe­gnate. Intense incursioni simultanee contro i ponti della Senna inferiore e la rete ferroviaria intorno a Parigi rendevano impossibile lo smistamento di trup­pe e rifornimenti attraverso la capitale e molto difficile il loro trasporto di là del fiume.

 

Nei giorni successivi gli Alleati riuscirono ad allar­gare metro per metro le teste di sbarco nel corso di aspri combattimenti. I contingenti di truppe sbarcati tra l’Orne e il Vire si riunirono, di modo che tutto que­sto settore di costa venne a trovarsi in mano del nemico. Anche nella zona di Carentan e a nord-ovest, gli americani continuavano ad avanzare. Avevamo ormai identificato i due gruppi nemici in azione: il XXI bri­tannico a est e il XII americano a ovest. I contrattac­chi delle forze corazzate, ripetutamente ordinati dal nostro comando supremo con rabbiosa insistenza, non davano alcun risultato positivo: venivano soffocati fin dall'inizio, o non venivano nemmeno sferrati perché le truppe destinate a quell'azione dovevano essere im­piegate per arginare l'una o l'altra delle crisi che si ma­nifestavano di continuo.

 

Dopo tre o quattro giorni non vi furono più dubbi che gl'imponenti sbarchi, destinati a decidere l’esito del conflitto, erano riusciti. Non ci restava altra scelta che tentare di bloccare le forze alleate in Normandia e impedir loro di raggiungere il centro della Francia, dove avrebbero potuto operare in una vasta zona. Il lo­ro obiettivo principale era evidentemente Parigi, per­ché la storia ha dimostrato che chi conquista Parigi conquista la Francia.

 

È impossibile descrivere minutamente in questa sede tutte le fasi della battaglia di Normandia. Basti dire che ben presto la strategia del nemico divenne palese. Il piano era di avanzare dalla zona di Carentan e di effet­tuare gradatamente un movimento a tenaglia che avreb­be tagliato fuori l'intera penisola del Cotentin e con­dotto alla conquista della fortezza di Cherbourg.

 

Man mano che il successo di tale operazione si deli­neava, Rundstedt e Rommel convennero ch’era giunto. il momento per Hitler di decidere personalmente quale doveva essere la nostra mossa successiva e come biso­gnava condurre la battaglia sul fronte occidentale: in una parola, quale strategia dovevamo adottare. I due feldmarescialli si rendevano conto che non si poteva più sperare di mutare la situazione con misure limitate. L’unica cosa da fare era tagliar fuori la Normandia lungo una linea opportuna, molto più indietro dell'at­tuale fronte. Uno schieramento del genere ci avrebbe permesso di ricostituire una forte posizione difensiva, prelevare le nostre riserve mobili dalla zona d’azione e tenerle disponibili per i compiti a cui erano destinate. Finalmente le insistenti richieste dei feldmarescialli per un colloquio con Hitler vennero accolte.

 

 Vallo Atlantico

 

LA CONFERENZA DI MARGIVAL

 

Protetto da rigorose misure di sicurezza, Hitler ar­rivò al suo vecchio comando di Margival, tra Soissons e Laon. Era un'istallazione particolarmente ben occul­tata e perciò il Fuhrer l’aveva scelta per incontrarsi con i due feldmarescialli e i capi di stato maggiore. I loro rapporti sulla situazione impressionarono profondamente Hitler, che promise di preparare subito le diret­tive necessarie per la prossima fase della campagna. Ma quando i due comandanti accennarono alle proba­bili conseguenze del fortunato sbarco anglo-americano, l'umore del Fuhrer cambiò. Rommel si espresse con particolare veemenza, chiedendo che venissero tratte conclusioni politiche dalla situazione militare nell’Ovest. Hitler s'infuriò, accolse malamente le argomentazioni del feldmaresciallo e gli ordinò d’interes­sarsi soltanto delle questioni militari e non di quelle politiche. In sostanza, il Fuhrer sembrava affermare che a ogni modo nessuno avrebbe concluso una pace con lui.

 

Le nuove direttive che risultarono da questo collo­quio, non erano altro che una ripetizione delle vecchie. Bisognava difendere Cherbourg e ogni metro del suolo normanno fino all’ultimo uomo e all’ultima cartuccia. Naturalmente era impossibile. Il fronte interno della roccaforte era di gran lunga troppo esteso per poter essere tenuto dai resti della 709a Divisione e dai pochi elementi della 77a che erano stati ricacciati su quella posizione. Il 26 giugno Cherbourg capitolò.

Così si concluse la prima fase della battaglia di Normandia.

 

Normandia Sherman canadese 

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