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I. Brigata Cavalleria SS Impiego nelle paludi del Pripjet 19 luglio – 31 agosto 1941

I. Brigata Cavalleria SS
Impiego nelle paludi del Pripjet

19 luglio – 31 agosto 1941

 

 

Russia soldati della Polizia Militare

 

 

Copia

 

Comunicazione per telescrivente n. 110

Provenienza: treno spec. « Heinrich » 19.7.41 /ore 22,12.

 

Al Kommandostab,

al capo della polizia e del servizio di sicu­rezza von der Bach, Baranowcze (presso il comandante del territorio di retrovia, settore centro).

 

A partire dal 28.7.41 metto a Sua disposizione I brigata di Cavalleria SS con due reggimenti (gli effettivi e la dislocazione dei singoli reparti Le saranno indicati dal1 ufficiale di collega­mento del Kdo.Stb. RF-SS) per un rastrellamento sistematico delle paludi del Pripjet. La prego di voler sottopormi un Suo progetto circa questa operazione, che dal punto di vista mili­tare deve essere ben meditata in tutti i particolari. Il Reichs­führer desidera che l'ufficiale di collegamento assolva l'inca­rico nel più breve tempo possibile.

 

H. Himmler
Reichsführer SS

 

 

 Russia incendio di un villaggio

 

 

 

Quartier Gen., 28 luglio 1941

 

Kommandostab RF-SS

rep. I/a (segreto)

 

Ordine speciale del Comando

 

 

Oggetto: direttive per il rastrellamento sistematico e la per­lustrazione dei territori paludosi.

 

L'incarico è affidato alle uni­tà di Cavalleria SS.

 

 

I. Prestazioni dei reparti di Cavalleria.

 

1) Si deve anzitutto tener presente che la Cavalleria, in marcia di avvicinamento, percorre in un giorno meno territorio di quanto possa percorrerne la Fanteria senza equipaggiamento. Il tratto percorribile in una giornata non supera perciò i 40 massimo 60 km.

 

2) Nello studio degli itinerari, pertanto, si avrà cura di escludere ogni tratto di strada non indispensabile, realizzando anche quelle economie di percorso che sarebbero del tutto

trascurabili qualora si trattasse di reparti motorizzati.

 

3) In marcia di perlustrazione e di rastrellamento, cioè in un genere di marcia che include azioni di combattimento e perquisizioni di villaggi, la Cavalleria può compiere un'avan­zata massima di 20-30 km al giorno.

 

 

II. Partecipazione della polizia.

 

1) In linea di massima la polizia di sicurezza deve partecipare all'azione fin dalle fasi preliminari, provvedendo a fornire le notizie e le segnalazioni necessarie all'impostazione delle operazioni.

 

2) Per l'esecuzione delle singole operazioni, la polizia del ser­vizio d'ordine viene impiegata alla stregua degli altri re­parti anche nel servizio di pattugliamento, purché disponga di adeguati armamenti e di unità libere da altri incarichi.

 

3) Le unità motorizzate della polizia del servizio d'ordine, avanzando parallelamente alle altre unità nell'interno del territorio paludoso, devono provvedere alla copertura dei fianchi, nonché alla sorveglianza delle strade principali e delle altre strade. A questo proposito occorre rilevare che un nemico, il quale voglia sottrarsi alle nostre unità utiliz­zando le strade principali, non accederà subito a tali strade, ma fuggirà dapprima per un buon tratto parallelamente ad esse, per accedervi infine, e tentare la fuga allo scoperto, solo quando crederà di essersi posto alle spalle tutto il ter­ritorio da noi rastrellabile in una giornata. Il controllo rapido di tali strade dovrà dunque essere effettuato su tratti corrispondenti a due giornate di marcia di rastrellamento (60 km).

 

 

III. Impostazione delle operazioni.

 

1) Ogni rastrellamento deve essere preparato con cura e pre­ceduto da scrupolose ricognizioni terrestri e aeree (even­tualmente con elicotteri « Fieseler »). La popolazione deve essere opportunamente avvertita mediante il lancio di volan­tini e diffidata dall'aiutare i banditi.

 

2) È necessario perlustrare di volta in volta una porzione li­mitata di territorio, affinché non si perda il coordinamento.

 

3) Perlustrazioni eseguite senza il previo sbarramento delle uscite dal territorio da perlustrare, non hanno alcun senso.

 

4) Lo sbarramento sarà affidato ai reparti ciclisti. Lungo le linee di sbarramento, il dispositivo di sicurezza assumerà la forma di piccoli ricci, in quanto la linea suddetta deve es­sere difesa sia in direzione del territorio da perlustrare sia verso l'esterno. La linea generale di sbarramento sarà più profonda in corrispondenza delle strade e dei sentieri che si diramano dal territorio paludoso.

 

5) II bottino di materiale vario e di beni mobili (bestiame) sarà collocato in luogo sicuro.

 

6) Qualora si incontri nelle singole località un'accanita resi­stenza, si reagisca con l'aiuto della

Luftwaffe, cercando di evitare qualsiasi perdita.

 

7) È indispensabile assicurare perfetti collegamenti, con l'impiego di tutti i mezzi di trasmissione disponibili, affinché il comando sia sempre bene orientato. Si deve evitare nel modo più assoluto che le unità si disperdano in piccoli grup­pi nel territorio paludoso.

 

 

IV. Trattamento della popolazione.

 

1) Dobbiamo tener presente che nei territori paludosi i vil­laggi costituiscono basi per le nostre unità o basi per il ne­mico. Ci possono servire da punti di appoggio se la popo­lazione non è formata da criminali, ma, sotto il profilo della nazionalità, da ucraini, o da una minoranza etnica che sia ben disposta nei nostri confronti e ostile ai russi e ai po­lacchi. Se si verifica questo caso, allora bisogna fare in mo­do che le località possano difendersi contro i banditi e di­ventino per noi ottime basi sotto tutti i punti di vista. Si insedieranno sindaci, la cui nomina sarà poi confermata dai nostri comandi. La polizia di sicurezza, che collaborerà alle operazioni, deve insediare in questi villaggi persone di fidu­cia. Anche la popolazione, entro certi limiti, deve essere armata, altrimenti, nonostante tutta la buona volontà, do­vrà arrendersi al nemico che sfrutterà i villaggi come riserva di viveri.

Dopo l'occupazione di una località, gli abitanti saranno op­portunamente informati mediante manifesti, sulle norme di comportamento che devono essere osservate da tutti. La popolazione riceverà inoltre una parte del bottino tolto ai partigiani e ai saccheggiatori. Le assegnazioni consisteranno in cavalli (ma non tutti i cavalli catturati dovranno essere ceduti), generi alimentari, carri agricoli e altro materiale che non sia utilizzabile dalle truppe.

 

2) Se, dal punto di vista della nazionalità, la popolazione è formata da persone ostili e spregevoli sotto il profilo uma­no e razziale, ovvero, come sarà spesso il caso nei territori paludosi, da criminali colà stabilitisi di proposito, tutti gli individui sospetti di sostenere i partigiani, dovranno essere uccisi. Donne e bambini saranno trasferiti. Il bestiame e i viveri saranno trasportati in luogo sicuro. I villaggi do­vranno essere distrutti col fuoco sino al livello del suolo.

 

3) Una sola è infatti l'alternativa: o i villaggi e gli insedia­menti costituiscono una rete di basi, i cui abitanti annien­tano di propria iniziativa partigiani e sabotatori e ci rife­riscono ogni cosa, oppure cessano di esistere. In questa regione nessun nemico trovi appoggio e sostentamento.

 

firmato: H. Himmler

 

 

 

 Russia unità della Luftwaffe impegnate contro i patrigiani

 

 

Copia

 

Località di acquartieramento, 13 agosto 1941

I.Brig. di Cavall.SS

 

Al capo della polizia e del servizio di sicurezza presso il co­mandante del territorio di retrovia, settore centro.

Baranowicze

Rapporto conclusivo per il RF-SS

 

— Oggetto:

Rastrellamento sistematico, pacificazione e controllo della par­te occidentale delle paludi del Pripjet.

 

— Allegati:

a) rapporto del comandante il Gruppo squadroni a cavallo del I .Cavall.SS, maggiore Lombard; [1]

b) rapporto del comandante il Gruppo squadroni a cavallo del II.Cavall.SS, maggiore Magill.

 

Risultato complessivo:

saccheggiatori uccisi 13.788 [2]
prigionieri 714

 

Nostre perdite:

2 morti; 15 feriti, di cui alcuni gravi.

 

La marcia attraverso le .paludi del Pripjet, e i rastrellamenti accompagnati da una serie di azioni di combattimento più o meno impegnative, hanno richiesto alle unità il massimo im­pegno per quanto riguarda sia gli uomini che i cavalli.

Negli estesi territori paludosi soprattutto sensibile era la man­canza di foraggio per i cavalli (niente avena, niente fieno). Il terribile assillo delle zanzare non dava pace né agli uomini né agli animali. Questi gravi sforzi sono stati sostenuti rela­tivamente bene, anche se i comandanti hanno dovuto esige­re dalle truppe il massimo rendimento senza risparmio di energie.

Il numero dei cavalli perduti, sostituiti poi da quelli catturati come bottino, ammonta a 200.

Senza la direzione prudente e le prove eccellenti dimostrate dai comandanti delle diverse unità, queste operazioni non sa­rebbero riuscite. Dai rapporti si può ricavare un quadro rias­suntivo del territorio e dei suoi abitanti: Occorre rilevare in queste regioni la straordinaria abbondanza di alberi, che il governo bolscevico ha fatto parzialmente abbattere con or­dinanze insensate, senza tuttavia consentirne il trasporto in altri luoghi.

Si prega il capo della polizia e del servizio di sicurezza di volere inviare in questi territori uno specialista di culture fo­restali. Il capo della polizia ha messo alle dipendenze della 162.div. di Fant. i distaccamenti di scoperta della brigata, mentre i reggimenti di fanteria non potevano più essere im­piegati nell'avanzata. Di questi distaccamenti si può dire che hanno operato, almeno in parte, come kommandos di arditi, e si deve proprio agli ufficiali che li hanno diretti, se, in contrapposizione alla Wehrmacht, non si lamentano da parte nostra gravi perdite. Le prove già fornite dalla brigata nei primi giorni di lotta hanno avuto una straordinaria con­ferma. Nel corso di queste ricognizioni in grande stile la sen­sibilità e l'intuito dei combattenti si sono perfettamente ade­guati al tipo di nemico che doveva essere affrontato e alla natura dei luoghi. Il successo complessivo dell'impresa si de­ve unicamente a questo acuto spirito di osservazione. L'avan­zata richiedeva a una parte delle unità sforzi quasi incredi­bili: in otto giorni sono stati percorsi, sempre combattendo, 400 km. Si rimanda al rapporto del magg. Fassbender che il 9 agosto dichiarava di aver bisogno di 52 ore per un tratto di 45 km. Questa cifra può essere considerata una misura indicativa delle prestazioni fornite dai nostri militi. Il parti­colare addestramento ricevuto si è pertanto rivelato estrema­mente utile: osservazione del nemico e della zona di com­battimento in tutte le direzioni, presa di conoscenza imme­diata di ogni modifica dell'ambiente circostante, rapido de­cisivo intervento di pattuglie in completo assetto di guerra, la parola d'ordine « nemico su ogni fronte », ecco tutte le nozioni che i nostri uomini hanno appreso a fondo.

È dunque tanto più inconcepibile che i nostri uomini, cui si affidano gli incarichi più difficili, debbano essere considerati all'ultimo posto per quanto riguarda le decorazioni militari. Nonostante la durezza delle operazioni, sinora non è stata assegnata ai due reggimenti di Cavall. SS neppure una croce di ferro. Le divisioni della Wehrmacht ne dispongono invece in gran numero, e le distribuiscono normalmente.

La croce di ferro è una decorazione che stimola il compor­tamento esemplare e gli atti di coraggio di fronte al nemico, ma che perde questo valore se non può essere conferita subito dopo le azioni di combattimento e sotto l'impressione degli avvenimenti ancora in corso. Ufficiali e soldati si sen­tono alquanto depressi, perché devono sempre attendere, mentre i camerati della Wehrmacht vengono decorati, co­me è logico, subito dopo le azioni di combattimento. Non è sempre possibile accontentare gli uomini con la promessa che le decorazioni arriveranno tra poco, perché a tale pro­messa molti non credono più. Nonostante tutto quello che hanno appreso ai corsi speciali per le SS, il loro spirito e il loro slancio nell'impiego contro il nemico dipendono in mi­sura decisiva dalle decorazioni. Presso l'esercito questo fat­tore è largamente sfruttato. La brigata deve comunque rice­vere un adeguato numero di croci di ferro da distribuire. Prego pertanto con insistenza e nella forma più ossequierete il maggior generale v. der Bach di voler richiamare l'atten­zione del Reichsführer sul problema delle decorazioni, perché i militi devono assolvere tutti i doveri, ma hanno anche que­sto diritto.

Non senza ragione tutti i generali, nessuno escluso, si sposta­no da unità a unità per decorare personalmente i soldati meritevoli.

Alleghiamo ancora una volta la lista delle proposte di deco­razioni sinora avanzate. Le cifre parlano da sé.

 

firmato: Fegelein colonnello-SS

 

 

 

Note

1. Questo rapporto non è stato trovato.

2. Per « saccheggiatori » (Plünderer) si intendono uomini e donne ebree di qualsiasi età.

 

 

 

 Russia impiccagione di un partigiano

 

 

Copia della copia

 

II. regg. di Cavall. SS Gruppo squadroni a cavallo

 

Comando reggimentale, 12 agosto 1941

 

Rapporto sulle operazioni nelle paludi del Pripjet dal 27 lu­glio all'11 agosto 1941.

 

 

Impressioni di combattimento: nessuna.

 

Popolazione: prevalentemente ucraina, in due località russi bianchi, in tre polacchi e russi, questi ultimi a gruppi isolati. Gli ebrei si trovano soprattutto nelle località più grandi, do­ve rappresentano un'alta percentuale degli abitanti, in alcuni casi dal 50 all'80%, in altri solo il 25%. La popolazione ucraina e russa bianca è molto accogliente, e si è premurata di fornirci informazioni sulle bande presenti nella regione prima del nostro arrivo. Solo di rado, peraltro, è stato pos­sibile rintracciare i banditi e abbatterli.

Gli abitanti offrono un'altra prova di simpatia nei nostri con­fronti, ponendo spontaneamente e gratuitamente a disposizio­ne delle nostre truppe, appena entrano nei loro villaggi, latte, uova e viveri di ogni genere.

Anche polacchi e russi, sebbene chiusi e riservati, vedono di buon occhio la presenza delle truppe germaniche, facendo capire di essere lieti che i bolscevichi siano stati espulsi. Spesso, all'ingresso dei nostri squadroni, gli abitanti, secondo l'usanza ucraina, imbandiscono una tavola coperta da una tovaglia bianca, su cui si trovano pane e sale, che offrono agli ufficiali in segno di ospitalità. In un caso (a Kamien Kus­chioski) le nostre truppe sono state accolte al suono di una banda musicale.

Notevole in tutti i villaggi il gran numero di bambini. Ci so­no famiglie di 10-12 persone.

Dal punto di vista razziale, la popolazione ucraina suscita buona impressione: benché siano di piccola statura, tutti gli ucraini hanno un fisico ben proporzionato e lineamenti aperti. Caratteristiche analoghe, sia pure meno accentuate, si rile­vano anche tra i russi bianchi. Poiché russi e polacchi non sono numerosi, non vengono qui ulteriormente definiti.

 

Condizioni del suolo. L'intero territorio è formato da estese paludi frammiste a zone sabbiose. I prodotti agricoli non so­no quindi molto abbondanti; e anche se in qualche zona la situazione è migliore, in altre regna una miseria tanto più grande. La regione è attraversata da numerosi canali e corsi d'acqua, per la maggior parte non regolati. Tra gli uni e gli altri si estendono vaste zone boscose con betulle, ontani e pinastri. Si coltivano soprattutto segale, avena e patate, ma dovunque si trovano appezzamenti per la coltura del lino e della canapa; diffusa è anche la coltivazione del miglio, assai importante per l'alimentazione. La canapa e il lino coprono il fabbisogno di stoffe che vengono per lo più tessute a mano. Gli ucraini usano portare vestiti ricamati.

La strade, in parte paludose, si trovano in pessime condizio­ni, così che le salmerie degli squadroni giungono persino con due giorni di ritardo rispetto ai reparti combattenti.

 

Livello di civiltà. Dappertutto le abitazioni suscitano la stessa impressione di miseria e di squallore: prevalentemente ca­panne di legno ricoperte di paglia. Tuttavia le abitazioni degli ucraini differiscono da quelle del resto della popolazione per­ché sono meglio arredate. È una sorpresa constatare che al tempo dell'amministrazione polacca erano stati costruiti otti­mi edifici scolastici. Se la popolazione consista di ucraini o di gente di altra nazionalità, si può rilevarlo anche nei cimi­teri, dove le croci collocate sulle tombe dei defunti ucraini sono coperte da panni finemente ricamati, a guisa di grem­biule.

 

Economia. Sembra che durante il regime bolscevico i russi abbiano deportato una parte degli abitanti ad Arcangelsk o a oriente degli Urali. In molte località si cominciava a intro­durre l'economia collettivistica, come risulta da molte fattorie collettive che al momento della nostra occupazione si trova­vano però in una fase iniziale di sviluppo. I piccoli proprie­tari dovevano consegnare bestiame e altri prodotti per for­mare il patrimonio zootecnico di questi centri agricoli. Iden­tica la situazione della manodopera: i contadini dovevano prestare la loro opera per un determinato numero di giorni nelle fattorie collettive, la cui direzione era affidata a uno o a più amministratori subordinati a un commissario. In mol­tissimi casi le fattorie collettive avevano già a disposizione trattori e altre macchine agricole.

Nei centri maggiori ogni genere di lavoro era organizzato in modo collettivistico e comunitario, perciò nessun artigiano possedeva una propria azienda. Questo valeva in generale an­che per il commercio: non esistevano magazzini e depositi per il rifornimento dei diversi negozi. I titolari dei negozi al­tro non erano se non impiegati dello stato con uno stipendio mensile di 250-500 rubli. I medici, invece, dopo una pratica di cinque, dieci o più anni venivano iscritti come professioni­sti autonomi in una sorta di albo dell'ordine. Un medico con dieci anni di pratica riceveva un onorario mensile di 550 ru­bli. I medici ebrei erano preferiti. Da notare anche il fatto che nella maggior parte delle località i posti direttivi nelle varie attività erano affidati unicamente a ebrei. Abbiamo tro­vato un gran numero di ebrei emigrati dagli ex territori dell’Impero e dalla Marca orientale.

 

Approvvigionamento. Le pessime condizioni di viabilità han­no reso particolarmente difficile il problema dei rifornimenti. La mancanza di viveri è tuttavia compensata dalle offerte vo­lontarie degli abitanti. Solo l'avena per i cavalli è introvabile, e anche il fieno. I cavalli devono perciò essere nutriti quasi esclusivamente con erba appena falciata.

 

Condizioni delle truppe. Le condizioni di salute si manten­gono buone. Il morale è elevato. Non- si registrano perdite. Armi, attrezzi, veicoli. La perdita di armi è assai limitata (1 pistola mitragliatrice e 5 moschetti).

In parte siamo stati costretti a sovraccaricare i veicoli; alcuni dei mezzi ippotrainati hanno perciò subito danni irreparabili e hanno dovuto essere sostituiti.

 

Condizioni dei cavalli. I cavalli hanno sofferto per la man­canza di avena e per i faticosi percorsi di ogni giorno. Se, per esempio, in una giornata si doveva pacificare una zona di 30 km, questo significava per uomini e cavalli un percorso di circa 60 km o di un tratto anche più lungo. Così sono andati perduti numerosi cavalli sfiniti dalla stanchezza e dall'eccessi­vo carico. Molti cavalli da tiro sono periti in seguito a strap­pi al garrese o a piaghe prodotte dai finimenti. Una parte de­gli animali è stata sostituita con cavalli di contadini ceduti in cambio.

Per rendere meno gravose le prestazioni dei cavalli, i nostri uomini hanno percorso lunghi tratti a piedi. Le maggiori per­dite di cavalli si registrano nel II e IV squadrone.

 

Pacificazione. L'opera di pacificazione è avvenuta in base ai seguenti criteri: i comandanti di compagnia o di plotone di­scutevano con i sindaci insediati nelle varie località tutti i problemi riguardanti la popolazione. Si chiedevano notizie sul numero e la composizione degli abitanti, cioè se si trattava di ucraini, russi bianchi ecc. Si chiedeva inoltre se nel villag­gio si trovavano ancora comunisti o soldati dell'esercito rosso in abiti civili o altre persone che avevano svolto attività po­litica. Nella maggior parte dei casi si presentavano anche abi­tanti del luogo per fornire informazioni su bande o altri ele­menti sospetti. Se questi elementi si trovavano ancora nella località, venivano fermati e, dopo breve interrogatorio, rila­sciati ovvero giustiziati. Non mancavano neppure abitanti che chiedevano la restituzione del bestiame ceduto alle fattorie collettive. Poiché si trattava per lo più di piccoli proprietari, la richiesta veniva accolta, con l'avvertenza però che i capi di bestiame avrebbero dovuto essere immediatamente restitui ti su nostra eventuale richiesta. Si è provveduto a tali resti­tuzioni anche perché le fattorie collettive sono amministrate ,con scarso interesse. Dove non esisteva servizio d'ordine, se ne è istituito uno tenendo conto del numero degli abitanti e dei gruppi etnici. Nei piccoli centri il servizio d'ordine è stato affidato al sindaco. I saccheggiatori ebrei sono stati abbattu­ti. Sono stati tralasciati soltanto pochi operai occupati nelle officine di riparazione della Wehrmacht.

Il sistema di sospingere donne e bambini nelle paludi non ha avuto il successo che ci si poteva attendere, non essendo le paludi abbastanza profonde perché potesse conseguirne un affondamento. Alla profondità di un metro s'incontrava nella maggior parte dei casi un fondo solido (verosimilmente sab­bia) che impediva l'affondamento totale.

Non si sono trovati comunisti. Essenzialmente, si è proceduto contro persone che avevano collaborato con i bolscevichi. In un caso si è proceduto alla fucilazione di un parroco polacco che faceva propaganda per la Polonia, asserendo che il suo paese sarebbe risorto ed esortando la popolazione a resistere. I preti ucraini, per contro, fanno di tutto per rendersi utili e sono disposti a collaborare per qualsiasi operazione.

Un fatto singolare è che la popolazione, nel suo insieme, non si esprime sfavorevolmente nei confronti degli ebrei, pur con­tribuendo alla loro ricerca. I servizi d'ordine, formati in parte da militi della polizia polacca e da ex militari dell'esercito po­lacco, suscitano buona impressione, impegnandosi con ener­gia nella lotta contro banditi e saccheggiatori.

Si segnalano bande nemiche di 200-300 uomini che si trove­rebbero nella zona limitata a est dello Slucz, a sud dal Pripjet, a ovest dalla linea Lachwar-Wielki Czuczewicze, a nord del­la linea Morocz-Wielki Czuczewicze. Questa segnalazione giunge da parte dell'ispettore forestale Fürstenhaupt di Sosn­kowicze (Lenin), ed è confermata da un capitano della Wehr­macht.

Il numero complessivo di saccheggiatori ecc. uccisi dal Grup­po squadroni a cavallo è di 6526.

I prigionieri sono una de­cina. Un agente russo si trova ancora in arresto a Luniniec presso il comando locale. Riassumendo si può dire che l'azio­ne è ben riuscita; ritengo tuttavia necessaria un'azione di controllo supplementare, se non altro per dimostrare che sia­mo qui. In questo modo gli abitanti che si comportano cor­rettamente, si sentirebbero meglio protetti e potremmo inoltre conoscere l'attività degli elementi ostili e reprimerne imme­diatamente lo sviluppo.

 

firmato:

capitano - SS Magill

 

 

 

Russia prigionieri di guerra sovietici

 

Russia prigioniero di guerra al lavoro

http://www.squadratlantica.it/