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Conferenza di Yalta - 2

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945



 

Seconda riunione a palazzo Livadia

5 febbraio 1945

 

 

 

Roosevelt dichiara che oggi la riunione sarà dedicata agli affari politici. Dovremmo scegliere i problemi riguardanti la Germania. I problemi di carattere mondiale, quali quelli di Dakar e dell’Indocina, possono, essere rimandati. Una questione, che i nostri governi si trovano davanti già da tempo, è quella delle zone di occupazione. Si tratta non di un’occupazione per­manente, ma provvisoria. Questo problema sta diventando sem­pre più attuale.

 

 

Stalin dichiara che vorrebbe fossero discussi in questa riu­nione i seguenti problemi. Primo, la proposta di smembramento della Germania. A questo riguardo c'è stato uno scambio di idee a Teheran, poi a Mosca nell'ottobre 1944 fra Stalin e Churchill. Sia a Teheran che a Mosca non è stata presa nes­suna decisione. Bisogna ora arrivare a qualche determinazione.

 

Esiste poi un altro problema riguardante la Germania. Permetteremo noi la formazione in Germania di un qualsiasi governo centrale o ci limiteremo alla creazione di una ammi­nistrazione o, qualora si decidesse lo smembramento, verranno creati tanti governi, quante saranno le parti in cui la Germa­nia verrà divisa? Bisogna chiarire questi punti.

 

La terza questione riguarda la capitolazione senza condi­zioni. Noi tutti siamo per la capitolazione incondizionata della Germania. Ma lui, Stalin, vorrebbe sapere: gli alleati lasce­ranno o no in vita il governo di Hitler, se questo capitolerà senza condizioni? Una cosa esclude l'altra. Ma se è cosí, deve essere detto. Gli alleati hanno l’esperienza della capitolazione italiana, ma li esistevano esigenze concrete, che hanno costituito il contenuto della capitolazione incondizionata. Non pensiamo noi di chiarire il contenuto concreto della capitolazione incon­dizionata della Germania? Bisogna far luce anche su questa questione.

 

Infine, il problema delle riparazioni, del risarcimento dei danni e dell'ammontare di questo risarcimento.

 

Egli, Stalin, pone tutte le questioni elencate a comple­mento dei problemi posti dal presidente.

 

 

Roosevelt dichiara che, per quanto egli capisce, i quesiti posti dal maresciallo Stalin riguardano una condizione perma­nente. Tuttavia essi derivano dal problema delle zone d'occu­pazione della Germania. Forse queste zone saranno il primo passo verso lo smembramento della Germania.

 

 

Stalin dichiara che se gli alleati pensano di smembrare la Germania, debbono dirlo. Due volte c’è stato uno scambio di idee fra gli alleati sullo smembramento della Germania dopo la sua disfatta militare. La prima volta è stato a Teheran, quando il presidente ha proposto di dividere la Germania in cinque parti. Anche il primo ministro si era pronunciato a Teheran, sia pure con qualche incertezza, per la divisione della Germania. Ma si è trattato solo di uno scambio di idee.

La seconda volta la questione è stata discussa fra lui, Stalin, e il primo ministro a Mosca, nell’ottobre scorso. Si parlò del piano inglese di divisione della Germania in due Stati: la Prussia con le province e la Baviera. Inoltre c’era la proposta che la Ruhr e la Westfalia venissero poste sotto controllo in­ternazionale. Ma decisioni a Mosca non furono prese, né pote­vano esserlo, dato che non c'era il presidente.

 

 

Churchill dichiara di essere d'accordo, in linea di principio,sullo smembramento della Germania, ma che il metodo di de­limitazione delle frontiere delle diverse parti della Germania è troppo complesso perché un tale problema possa essere risolto qui, in cinque - sei giorni. È necessario uno studio molto minu­zioso dei fattori storici, etnografici ed economici e un lungo esame di questo problema nel sottocomitato o nel comitato, che saranno creati per la elaborazione dettagliata della pro­posta e per presentare raccomandazioni per quanto riguarda il modo di agire. I negoziati che i capi delle tre potenze hanno condotto a Teheran e, in seguito, i colloqui non ufficiali che lui, Churchill, ha avuto col maresciallo Stalin a Mosca, rap­presentano un approccio al problema nelle sue linee più gene­rali, senza un piano esatto.

 

Egli, Churchill, non risponderebbe subito alla domanda: come dividere la Germania? Potrebbe solo accennare come gli sembrerebbe più conveniente farlo. Ma dovrebbe conservare il diritto di cambiare opinione il giorno in cui ricevesse le rac­comandazioni della commissione preposta allo studio del pro­blema. Egli pensa alla potenza della Prussia, ragione princi­pale di tutti i mali. È naturale che se la Prussia verrà staccata dalla Germania, verrà limitata di molto la sua capacità di pro­vocare una nuova guerra. A lui personalmente sembra che la creazione di un altro grande Stato tedesco nel sud, la cui capi­tale potrebbe essere Vienna, assicurerebbe la linea di demarcazione fra la Prussia e il resto della Germania. La popola­zione tedesca sarebbe divisa in parti eguali fra questi due Stati.

 

Vi sono altri problemi che devono essere presi in esame. Innanzitutto noi siamo d'accordo che la Germania dovrà per­dere una parte del suo territorio, già in notevole misura occu­pato dalle truppe sovietiche, e che quella parte dovrà essere restituita ai polacchi. Poi vi sono le questioni collegate con la valle del Reno, con la frontiera tra Francia e Germania, la questione del possesso delle regioni industriali della Ruhr e della Saar, le quali detengono un potenziale militare (nel senso che là è possibile la produzione di armi). Devono, queste regioni, essere assegnate a paesi come la Francia, oppure essere lasciate sotto il governo di una amministrazione tedesca, o non si deve invece stabilire su di esse il controllo di una organizzazione internazionale, sotto forma di condominio per un periodo lungo, ma limitato nel tempo? Tutto questo ri­chiede un esame. Egli, Churchill, deve far presente che non può formulare su questo problema concetti precisi a nome del suo governo. Il governo, inglese deve concordare i propri piani con quelli degli alleati.

 

Infine c'è il problema se la Prussia verrà sottoposta a uno smembramento interno dopo che sarà isolata dal resto della Germania. A Teheran si sono avuti colloqui a questo proposito. Si può decidere molto in fretta una questione: la crea­zione di un apparato per l'esame di tutti questi problemi. Esso dovrà preparare i rapporti ai governi, prima che questi pren­dano le decisioni definitive.

 

Egli, Churchill, vorrebbe far presente che gli alleati sono ben preparati a ricevere l'immediata capitolazione della Ger­mania. Tutti i particolari di questa capitolazione sono stati elaborati e sono noti ai tre governi. Resta da aggiungere un accordo ufficiale sulle zone di occupazione e sull'apparato di controllo in Germania. Se si presume che la Germania capito­lerà fra un mese, o fra sei settimane o fra sei mesi, agli alleati resta soltanto di occupare la Germania per zone.

 

 

Stalin dice che questo non è chiaro. Un qualsiasi gruppo in Germania può dire che ha deposto il governo, come Bado­glio in Italia. Gli alleati saranno d'accordo per avere a che fare con un tale governo?

 

 

Eden dice che a quel gruppo saranno presentate le con­dizioni di capitolazione, che sono già state concordate nella Commissione consultiva europea.

 

 

Churchill dichiara che vorrebbe esporre il possibile corso degli avvenimenti. La Germania non può pii continuare la guerra. Ammettiamo che Hitler o Himmler avanzino una pro­posta di capitolazione. È chiaro che gli alleati rifiuteranno di condurre trattative con loro, in quanto criminali di guerra. Se questi uomini saranno gli unici in Germania, gli alleati conti­nueranno la guerra. E più verosimile che Hitler cerchi di na­scondersi o venga ucciso in seguito a un rivolgimento in Ger­mania e là venga creato un altro governo, che proponga la Ca­pitolazione. In tal caso noi dovremo consultarci immediatamente l'un con l'altro per decidere se possiamo trattare con quella gente (in Germania). Se decideremo che si può trattare, dovremo allora presentare le condizioni. Se riteniamo che quel gruppo di uomini non è degno di essere ammesso alle tratta­r ive, continueremo la guerra e occuperemo tutto il paese. Se questi nuovi uomini verranno e sottoscriveranno la capitolazione incondizionata, nei termini che noi detteremo, non ci sarà bisogno di parlare con loro del loro futuro. La capito­lazione incondizionata dà agli alleati la possibilità di presentare ai tedeschi la richiesta complementare di smembramento della Germania.

 

 

Stalin dichiara che lo smembramento della Germania non è una richiesta complementare, ma sostanziale.

 

 

Churchill risponde che sì, certo, si tratta di una richiesta importante. Ma egli non ritiene che si debba presentarla ai tedeschi sin dall'inizio. Gli alleati si debbono accordare bene su questo.

 

 

Stalin dichiara che proprio per questo egli ha sollevato la questione.

 

 

Churchill dice che sebbene si possa studiare il problema dello smembramento, egli non pensa che sia possibile adesso ottenere un accordo preciso su di esso. La questione esige uno studio. A parer suo, essa è più indicata per una discussione alla conferenza della pace.

 

 

Roosevelt dichiara che, a quanto gli sembra, il maresciallo Stalin non ha ricevuto risposta alla sua domanda: smembriamo la Germania oppure no? Egli, Roosevelt, ritiene che la que­stione debba essere decisa in linea di principio adesso, men­tre i particolari possono essere rinviati a pii tardi.

 

 

Stalin nota che è giusto.

 

 

Roosevelt continua: il primo ministro dice che non è pos­sibile ora definire i confini delle diverse parti della Germania, che tutto il problema deve essere studiato. É vero. Ma la cosa più importante è tuttavia decidere nella conferenza la que­stione di fondo, e precisamente: siamo d'accordo per dividere la Germania, oppure no? Roosevelt pensa che sarebbe bene presentare ai tedeschi le condizioni della capitolazione e inoltre dichiarare loro che la Germania verrà divisa. A Teheran egli si era pronunciato per il decentramento dell'amministrazione in Germania. Quando quarant’anni fa egli viveva in Germania, la decentralizzazione dell'amministrazione era ancora un fatto: nella Baviera o nell’Assia c’erano un governo della Baviera o dell’Assia. Questi erano veri governi. La parola « Reich » an­cora non esisteva. Tuttavia negli ultimi 20 anni la decentraliz­zazione amministrativa è stata gradatamente liquidata. Tutta l'amministrazione si è concentrata a Berlino. Parlare ai giorni nostri di piani di decentramento della Germania, significa es­sere utopisti. Per questo Roosevelt non vede, nelle condizioni attuali, altra via che non sia quella della divisione. In quante parti? Sei, sette, o meno? Roosevelt non potrebbe dire adesso, a questo riguardo, qualcosa di definitivo. La questione deve essere studiata. Tuttavia già qui, in Crimea, bisogna mettersi d'accordo se diremo ai tedeschi che la Germania sarà smem­brata.

 

 

Churchill dichiara che, a parer suo, non è necessario in­formare i tedeschi sulla futura politica che verrà applicata nei riguardi del loro paese. Ai tedeschi bisogna dire che debbono aspettarsi dagli alleati altre rivendicazioni, dato che la Germa­nia ha capitolato. Queste ulteriori rivendicazioni saranno pre­sentate ai tedeschi in base a un accordo degli alleati. Per quanto riguarda lo smembramento, Churchill ritiene che non è possi­bile prendere una decisione del genere in pochi giorni. Gli alleati hanno a che fare con un popolo di ottanta milioni e la decisione sul suo futuro richiede certamente un tempo mag­giore per elaborare la questione nei particolari.

 

 

Roosevelt dichiara che il primo ministro introduce in que­sto problema l’elemento tempo. Se la questione dello smembra­mento venisse discussa pubblicamente, verrebbero proposti cen­tinaia di piani diversi. Perciò egli propone che entro venti­quattro ore i tre ministri degli esteri preparino un piano pro­cedurale di studio per lo smembramento della Germania. Si potrebbe allora arrivare a un piano dettagliato entro trenta giorni.

 

 

Churchill dichiara che il governo britannico è pronto ad accettare il principio della divisione della Germania e la costi­tuzione di una commissione per lo studio della procedura di smembramento.

 

 

Stalin dice che ha posto questo problema perché fosse chiaro che cosa noi vogliamo. Gli avvenimenti si svilupperanno nel senso di una catastrofe tedesca. La Germania subirà una disfatta e questa disfatta verrà affrettata dalla rapida avanzata degli alleati. Oltre alla catastrofe militare la Germania può su­bire una catastrofe interna, per il fatto che non avrà né car­bone, né pane. La Germania ha già perduto il bacino carboni­fero di Dombrov, mentre la Ruhr sarà presto sotto il fuoco dell'artiglieria alleata. Davanti all'incalzare rapido degli avve­nimenti, Stalin non vorrebbe che gli alleati venissero presi di sorpresa dagli eventi. Egli ha posto questo problema perché gli alleati fossero preparati allo sviluppo degli avvenimenti. Egli capisce fino in fondo in pensiero di Churchill che ora è difficile mettere insieme un piano di divisione della Germania. Ciò è giusto. Ed egli non propone che ora venga steso un piano concreto. Tuttavia il problema deve essere risolto in linea di principio e sancito nelle condizioni di resa a discrezione.

 

 

Churchill dichiara che la resa incondizionata esclude un accordo di armistizio. La resa a discrezione è la condizione per cessare le operazioni belliche. Chi sottoscrive tale resa, si sot­topone al volere dei vincitori.

 

 

Stalin dice che le condizioni di resa vanno comunque firmate.

 

 

Churchill risponde affermativamente e richiama l'atten­zione all'articolo 12 delle condizioni di resa della Germania, elaborate dalla Commissione consultiva europea.

 

 

Roosevelt dichiara che in quell'articolo non si parla della divisione della Germania.

 

 

Stalin dice che è vero.

 

 

Churchill chiede: si pensa di pubblicare le condizioni di armistizio?

 

 

Stalin risponde che per il momento queste condizioni non saranno pubblicate. Esse esistono per gli alleati e saranno pre­sentate a tempo debito al governo tedesco. Gli alleati deci­deranno quando le pubblicheranno. Gli alleati agiscono esatta­mente nello stesso modo oggi in Italia, dove le condizioni di capitolazione verranno pubblicate quando essi lo riterranno ne­cessario.

 

 

Roosevelt chiede: i tedeschi riceveranno dagli alleati un governo o un'amministrazione? Se la Germania verrà divisa, in ogni sua parte esisterà un'amministrazione sottoposta al corri­spondente organismo direttivo degli alleati?

 

 

Churchill dice che questo lui non lo sa. Gli è difficile andare oltre la dichiarazione fatta che il governo britannico è pronto ad accettare il principio della divisione della Germania e la creazione della commissione per l'elaborazione del piano di smembramento.

 

 

Roosevelt chiede: è d'accordo Churchill di aggiungere all’articolo 12 le parole « divisione della Germania »?

 

 

Churchill risponde che è pronto ad accettare che i tre mi­nistri degli esteri esaminino l'articolo 12 per chiarire se è pos­sibile aggiungervi le parole «divisione della Germania » o un'altra formula.

 

 

(Viene deciso di affidare l'esame di questa questione ai ministri degli esteri.)

 

 

... Churchill dice che ora si può discutere la questione del governo della Germania.

 

 

Stalin dichiara che preferisce discutere la questione delle riparazioni.

 

 

Roosevelt è d'accordo e afferma che la questione delle riparazioni presenta due lati. Innanzitutto i piccoli paesi come la Danimarca, la Norvegia e l'Olanda desiderano pure ricevere riparazioni dalla Germania. In secondo luogo, sorge il proble­ma dello sfruttamento della forza lavorativa tedesca. Egli vor­rebbe sapere quale entità di forza lavoro tedesca l’Unione So­vietica intenderebbe ricevere. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, essi non hanno bisogno né di macchine, né di forza lavoro tedesche.

 

 

Stalin risponde che il governo sovietico ha un piano per le riparazioni materiali. Non è invece ancora preparato a discutere sull'utilizzazione della forza lavoro tedesca.

 

 

Churchill chiede: è possibile conoscere qualcosa dei piani sovietici per le riparazioni?

Stalin dichiara che a questo riguardo dà la parola a Maiski.

 

 

Maiski afferma che il piano di riparazioni materiali posa su alcune idee fondamentali.

 

Primo: bisogna esigere dalla Germania non riparazioni in denaro, come fu dopo la prima guerra mondiale, ma in natura.

 

Secondo: la Germania deve effettuare i pagamenti in na­tura in due forme, e precisamente:

a) prelevamenti in una sola volta dal patrimonio nazionale della Germania, che alla fine della guerra si trovi tanto sul territorio nazionale tedesco quanto fuori di esso (fabbriche, macchinari, navi, materiale rotabile ferroviario, partecipazioni a imprese straniere e così via);

b) forniture annuali di merci dopo la fine della guerra.

 

Terzo: nel quadro delle riparazioni la Germania deve es­sere disarmata anche economicamente, non essendo possibile garantire altrimenti la sicurezza dell'Europa. Concretamente questo significa la confisca dell'80% degli impianti dell'indu­stria pesante (metallurgica, industria meccanica, elettromecca­nica, chimica, ecc.). L'industria aeronautica e quella del combu­stibile sintetico devono essere prelevate al 100%. Allo stesso modo verranno confiscati al 100% tutti gli stabilimenti militari specializzati (fabbriche di armi, di munizioni e così via) esi­stenti prima della guerra o costruiti durante la guerra. Il go­verno sovietico ritiene che il 20% dell'industria pesante pre­bellica che resterà alla Germania sia pienamente sufficiente a coprire le effettive necessità economiche del paese.

 

Quarto: la durata delle riparazioni viene fissata in dieci anni. I prelevamenti dal patrimonio nazionale dovranno essere effettuati entro due anni dalla fine della guerra.

 

Quinto: per una precisa esecuzione da parte della Ger­mania degli obblighi di riparazione e per garantire la sicurezza in Europa, dovrà essere istituito un severo controllo anglo-sovietico-americano sull'economia. Le forme di questo controllo ver­ranno fissate più tardi. Tuttavia, quali che siano le condizioni, deve essere previsto che fra le imprese che resteranno in Ger­mania, quelle dell'industria e dei trasporti e le altre, che rappre­sentano un maggior pericolo dal punto di vista di una possibile rinascita del potenziale militare tedesco, devono essere inter­nazionalizzate; alla loro direzione dovranno partecipare URSS, USA e Gran Bretagna. Il controllo sull'economia tedesca sarà mantenuto anche allo scadere del pagamento delle riparazioni, cioè dopo i primi dieci anni dalla fine della guerra.

 

Sesto: considerata la vastità senza precedenti del danno inflitto dall'aggressione tedesca, questo non potrà essere intera­mente coperto neanche con là più severa imposizione di ripa­razioni. Il governo sovietico ha provato a calcolare approssima­tivamente la vastità di questo danno: le cifre che ne risultano sono assolutamente astronomiche. Il governo sovietico è perciò arrivato alla conclusione che se vogliamo essere realistici dovrà essere soggetto a pagamento soltanto quel tipo di danno che può essere caratterizzato come perdita materiale diretta (distru­zioni o danni di case, fabbriche, ferrovie, organizzazioni scienti­fiche, confisca di bestiame, grano, proprietà privata dei citta­dini, ecc.). Ma poiché dai nostri calcoli preventivi risulta che la somma globale del danno, anche considerando soltanto la voce delle perdite materiali dirette, supera quella delle possi­bili riparazioni pagabili con le confische e le forniture annuali postbelliche, bisognerà stabilire una certa precedenza nella ri­scossione dei risarcimenti da parte di quei paesi che vi hanno diritto. Alla base di questo ordine devono essere posti due indici: a) la misura del contributo dato alla vittoria sul ne­mico e b) l'estensione dei danni materiali subiti. I paesi che

possiedono gli indici più elevati dovranno essere i primi a ricevere le riparazioni; gli altri verranno, dopo.

 

Settimo: L’Unione Sovietica ritiene giusto ricevere, a risar­cimento dei danni materiali subiti, non meno di dieci miliardi di dollari mediante confische e forniture annuali. Questo, na­turalmente, rappresenta solo una parte insignificante della som­ma complessiva delle perdite materiali subite dall'URSS, ma date le circostanze il governo sovietico è disposto ad accontentarsi della cifra suddetta.

 

Infine, ottavo: per l'elaborazione particolareggiata del piano di riparazioni, da parte degli alleati dovrà essere creata una commissione composta dai rappresentanti dell'URSS, degli Stati Uniti e dell’Inghilterra con sede a Mosca.

 

Questo è nelle linee generali il piano di riparazioni ma­teriali che il governo sovietico presenta alla discussione e alla approvazione della conferenza.

 

 

Churchill dichiara di ricordarsi bene la fine dell'altra guer­ra. Pur non avendo partecipato direttamente alla stesura delle condizioni di pace, egli aveva avuto accesso a tutte le riunioni. Le riparazioni allora procurarono una grande delusione. Si riuscì ad ottenere dalla Germania, e con grande fatica, solo un mi­liardo di sterline. E sarebbe stato impossibile avere anche quella

somma se Stati Uniti e Inghilterra non avessero investito capi­tali in Germania. La Gran Bretagna prese alla Germania qualche vecchio transatlantico, mentre coi denari ricevuti dall'Inghilterra la Germania si costruì una nuova flotta. Egli spera che questa volta l’Inghilterra non verrà a trovarsi davanti alle stesse dif­ficoltà.

 

Churchill ritiene che le perdite della Russia siano senza alcun dubbio piú elevate di quelle di qualsiasi altro paese. Egli ha sempre pensato che portar via le fabbriche alla Germania sia un passo giusto. Ma è anche assolutamente convinto che da una Germania sconfitta e distrutta non sarà possibile otte­nere valori tali da compensare sia pure le perdite della sola Russia. Egli dubita che si riesca a prendere dalla Germania duecentocinquanta milioni di sterline all’anno. Alla fine della scorsa guerra anche gli inglesi sognavano cifre astronomiche. E che cosa hanno ottenuto?

 

La Gran Bretagna ha sofferto moltissimo in questa guerra. Una gran parte delle sue case è andata danneggiata o distrutta. Ha venduto tutti i suoi investimenti all’estero. L’Inghilterra deve esportare merci per avere in cambio generi alimentari; essa è costretta a comprare all’estero metà dei suoi consumi alimentari. Combattendo per la causa comune l’Inghilterra ha contratto debiti enormi, senza contare le somme degli affitti e prestiti. Il debito globale inglese rappresenta tre miliardi di sterline. Nessuno; fra i paesi vincitori, si troverà alla fine della guerra in una posizione economica e finanziaria così pesante come la Gran Bretagna. Se egli vedesse la possibilità di soste­nere l’economia inglese con la riscossione delle riparazioni dalla Germania, seguirebbe decisamente questa via. Ma dubita dell’esito.

 

Anche altri paesi hanno distruzioni importanti. L’Olanda è allagata. La Norvegia ha sofferto molto. È vero che la popola­zione di quei paesi non è grande.

 

Inoltre, che sarà della Germania? Lo spettro di una Ger­mania affamata, con i suoi ottanta milioni di uomini, si leva davanti ai suoi occhi. Chi le darà da mangiare? E chi pagherà per questo? Non succederà alla fine che gli alleati dovranno, sia pure in parte, coprire le riparazioni di tasca propria?

 

 

Stalin conviene che tutti questi problemi prima o poi si porranno.

 

 

Churchill Se vuoi che il cavallo cammini devi dargli fieno e avena.

 

 

Stalin Ma il cavallo non deve buttarsi su di noi.

 

 

Churchill riconosce che la sua metafora non è ben tro­vata, ma se al posto del cavallo si prende, per il paragone, l’automobile, ne consegue sempre che per usarla ci vuole la benzina.

 

 

Stalin risponde che non esiste analogia. I tedeschi sono uomini, non macchine.

 

 

Churchill è d’accordo anche con questo. Ritornando alle riparazioni egli si dice favorevole alla creazione di una com­missione che dovrebbe svolgere i suoi lavori segretamente.

 

 

Roosevelt dichiara che anche lui ricorda bene l'altra guerra e come gli Stati Uniti vi hanno perduto un’enorme quantità di denaro. Essi prestarono alla Germania oltre dieci miliardi di dollari, ma questa volta non ripeteranno gli stessi errori. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di sfruttare la forza te­desca. Gli Stati Uniti non vogliono i macchinari tedeschi. Alla fine dell'altra guerra c’erano in America molte imprese e pro­prietà tedesche. Tutto venne restituito.

 

Egli pensa che dopo questa guerra le cose andranno diver­samente. Probabilmente si dovrà creare una legge speciale per cui tutte le proprietà tedesche rimarranno nelle mani degli americani. Roosevelt è d'accordo con Churchill che bisogna pensare un po’ al futuro della Germania. Ma nonostante la generosità degli Stati Uniti, che aiutano altri paesi, gli americani non possono garantire il futuro della Germania. Gli Stati Uniti non vogliono che il tenore di vita tedesco sia superiore a quello dell'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti desiderano aiutare l’URSS ad ottenere dalla Germania tutto il necessario. Gli americani vogliono aiutare gli inglesi ad aumentare la loro esportazione e a trovare, in cambio di quello tedesco, nuovi mer­cati di sbocco.

 

Roosevelt pensa che è giunto il momento di creare una commissione per le riparazioni che studi le esigenze dell'URSS e degli altri paesi europei. È d’accordo che questa commissione lavori a Mosca e spera che sia possibile rimettere in piedi tutto ciò che è stato distrutto nell’Unione Sovietica. Nello stesso tempo però egli è sicuro che sarà impossibile coprire tutte le spese con le riparazioni. Bisognerà lasciare in Germania una industria sufficiente affinché i tedeschi non muoiano di fame.

 

 

Churchill afferma di non avere nulla in contrario a che la commissione abbia sede a Mosca.

 

 

Maiski dice che vorrebbe rispondere brevemente a Chur­chill e a Roosevelt. Nelle sue osservazioni egli tocca tre punti principali.

 

Primo, la questione su cui si è soffermato Churchill, e cioè il fallimento delle riparazioni dopo la scorsa guerra. Certo, quell'esperienza si è dimostrata molto insoddisfacente. Ma per­ché? La causa non sta nel fatto che la somma delle ripara­zioni della Germania fosse troppo alta. In realtà si trattava di una somma molto modesta: trenta miliardi di dollari ripartiti in cinquantotto anni. È forse molto? La Germania avrebbe po­tuto pagare questa cifra senza fatica, tenuto conto delle sue ricchezze naturali e del suo reddito nazionale. Il male fu, tutta­via, che gli alleati imposero alla Germania riparazioni non in natura, ma quasi esclusivamente in denaro. La Germania dovette cercare le vie per ottenere le quantità necessarie di valuta stra­niera. Per tutta una serie di ragioni ciò si rivelò oltremodo difficile. Se gli alleati fossero stati disposti ad essere pagati in natura, non vi sarebbe stata nessuna complicazione. Ma gli alleati non lo vollero. Si creò cosí l'insolubile problema della trasferibilità, cioè della trasformazione dei marchi tedeschi in sterline, dollari e franchi. Questo problema colpi a morte le riparazioni dopo la prima guerra mondiale.

 

Vi fu ancora un’altra circostanza che favorì fortemente il fallimento delle riparazioni dopo gli anni 1914-1918: fu la politica degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia. Essi investirono in Germania grandi capitali, stimolando in questo modo i tedeschi a non rispettare gli impegni contratti per le riparazioni. In fin dei conti la Germania restituì agli alleati sotto forma di riparazioni solo un quarto circa di quella somma che gli inglesi, americani e francesi le avevano prestato nei primi anni dopo la guerra.

 

Ecco l’origine del fallimento di quelle riparazioni. Per ovviare alle difficoltà della trasferibilità, oggi viene proposta la riscossione di tutte le riparazioni in natura. Speriamo anche che Stati Uniti e Inghilterra questa volta non finanzino la Ger­mania dopo la fine della guerra. (Roosevelt e Churchill con gesti e esclamazioni fanno capire che non intendono fare nulla del genere). Stando così le cose, non c'è ragione di trarre dalla sbagliata esperienza delle passate riparazioni conclusioni pessi­mistiche per le riparazioni.

 

Secondo. Churchill ha fatto capire che la cifra delle riparazioni richiesta dall'URSS sarebbe superiore alle forze della Germania. Questo non mi pare giusto. In effetti, cosa sono dieci miliardi di dollari? Essi rappresentano soltanto il 10% ciel bilancio nazionale degli Stati Uniti per il 1944-45. (Stetti­nius: « Assolutamente esatto! ») e una volta e un quarto il bilancio degli Stati Uniti in tempo di pace (ad esempio per il periodo 1936-1938). Se consideriamo l’Inghilterra, avremo che quella stessa cifra di dieci miliardi di dollari è uguale alle spese di guerra inglesi per soli sei mesi, oppure a due volte e mezzo il bilancio nazionale in tempo di pace (1936-1938).

 

Si può parlare in questo caso di eccessive richieste da parte dell'URSS? No, assolutamente. Si può piuttosto parlare della loro eccessiva modestia. Ma questa modestia deriva dal deside­rio del governo sovietico di non lasciarsi tentare da fantastiche­rie, bensì di tenere i piedi sul solido terreno del possibile.

 

Terzo. Roosevelt e Churchill hanno sottolineato la neces­sità di scongiurare la fame in Germania. Il governo sovietico non si prefigge affatto il compito di trasformare la Germania in un paese affamato e lacero. Nel redigere il suo piano di ripara­zioni il governo sovietico ha cercato, al contrario, di creare condizioni che permettessero al popolo tedesco di vivere negli anni postbellici sulla base di un livello di vita medio in Europa, e il piano sovietico assicura tale possibilità. La Germania ha tutte le probabilità di costruire nel dopoguerra la sua economia sulla base di uno sviluppo dell’agricoltura e dell’industria leg­gera. Per questo esistono tutte le condizioni necessarie. Il piano sovietico non prevede nessuna limitazione particolare per le due branche economiche appena ricordate.

 

Bisogna inoltre tener presente che dopo la guerra la Ger­mania sarà assolutamente libera dalle spese di armamento, dal momento che sarà completamente disarmata. Questo significa un gran risparmio: infatti, negli anni precedenti il conflitto, la Germania spendeva negli armamenti, sotto forme diverse, sei miliardi di dollari all'anno. (Churchill esclama: « Certo, è una considerazione importante! »). Ecco perché il governo so­vietico è sicuro che, anche realizzando pienamente il suo piano di riparazioni, il popolo tedesco avrà assicurata un'esistenza onorevole.

 

Da quanto è stato esposto sia Churchill che Roosevelt pos­sono rendersi conto che il piano sovietico è stato costruito sulla base di calcoli pienamente sensati e realistici.

 

 

Churchill dichiara che, secondo lui, tutti questi problemi devono essere esaminati in commissione.

 

 

Stalin chiede: Dove?

 

 

Churchill dice che bisogna creare una commissione segreta e non pubblicare nulla sui suoi lavori.

 

 

Stalin risponde che sui lavori della commissione non sarà pubblicato nulla. Ma bisogna sapere: dove desidera Churchill creare questa commissione? Qui alla conferenza?

 

 

Churchill risponde che non è necessario farlo adesso. Nella conferenza bisogna prendere soltanto la decisione di creare una commissione per le riparazioni, che esaminerà più tardi le richieste e le disponibilità della Germania e determinerà le priorità nella ripartizione. Sarebbe auspicabile che i criteri di priorità venissero stabiliti tenendo conto non soltanto del con­tributo del paese alla vittoria, ma anche delle perdite subite. In ambedue i casi l'URSS occupa il primo posto. Ogni contro­versia che sorga in commissione dovrà venire risolta dai governi. Per quanto riguarda il piano russo di riparazioni, il suo esame richiede tempo. Non può essere accettato sui due piedi.

 

 

Roosevelt dichiara che la commissione dovrà essere for­mata dai rappresentanti delle tre potenze.

Churchill appoggia la proposta di Roosevelt.

 

 

Stalin dichiara che sta molto bene la scelta di Mosca come sede della commissione: tutti i presenti sono d'accordo. Ma non basta. Anche la migliore delle commissioni non può dare molto se non ha delle linee direttrici per il suo lavoro. È necessario che ora, in questa conferenza, tali linee vengano tracciate.

Egli pensa che il principio base per l'assegnazione delle riparazioni debba essere il seguente: le riparazioni vengono date innanzitutto a quegli Stati che hanno sopportato il maggior peso della guerra e che hanno organizzato la vittoria sul nemico. Questi Stati sono: URSS, USA e Gran Bretagna. Le riparazioni devono andare non soltanto ai russi, ma anche agli americani e agli inglesi. Per di più, nella maggior quantità possibile. Se gli Stati Uniti, come ha detto Roosevelt, non sono interessati a ricevere dalla Germania macchine o forza lavoro, potremo sempre cercare altre forme di riparazioni a loro convenienti: materie prime, ad esempio, o qualcosa d’altro.

Comunque deve essere fermamente sancito che ha diritto alle riparazioni innanzitutto chi ha fatto di più per sconfiggere il nemico. Sono (l'accordo Roosevelt e Churchill?

 

 

Roosevelt dichiara di essere d'accordo.

 

 

Churchill pure non è contrario.

 

 

Stalin prosegue dicendo che nel calcolare le risorse di cui la Germania potrà disporre per pagare le riparazioni, bisogna partire non dalla situazione attuale, ma tener conto delle risorse di cui la Germania disporrà alla fine della guerra, quando tutti i soldati ritorneranno in patria e le fabbriche cominceranno a lavorare. Allora le risorse della Germania saranno maggiori di adesso e gli Stati, di cui egli ha parlato, potranno contare su un indennizzo abbastanza considerevole per i propri danni. Sarebbe bene che i tre ministri degli esteri discutessero di tutto questo fra di loro e poi riferissero alla conferenza.

 

 

Churchill accetta che la conferenza indichi le direttive ge­nerali per la commissione.

 

 

Stalin risponde che ritiene questo giusto.

 

 

Churchill osserva scherzosamente che se durante la discus­sione sulle riparazioni egli è apparso intrattabile, questo è dovuto al fatto che a casa egli ha un parlamento, un gabinetto. Se questi non sono d'accordo con ciò che egli ha accettato alla conferenza di Yalta, possono anche mandar via lui, Churchill.

 

 

Stalin risponde sullo stesso tono che questo non è tanto semplice: non si cacciano via i vincitori.

 

 

Churchill osserva che i tre ministri degli esteri potrebbero domani discutere la questione delle riparazioni e più tardi fare un rapporto alla conferenza. A lui piace il principio: a ognuno secondo le proprie necessità, dalla Germania secondo le sue forze. Questo principio dovrebbe essere posto alla base del piano di riparazioni.

 

 

Stalin risponde di preferire un altro principio: a ognuno secondo i propri meriti.

 

 

 

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

 

 

 

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

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