Documenti

MEMORIA SEGRETA DI MUSSOLINI SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA

DOCUMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

31 marzo 1940

 

Memoria segreta di Mussolini sulla condotta della guerra

 

IL DUCE DEL FASCISMO CAPO DEL GOVERNO

In una situazione quale l'attuale che potrebbe chiamarsi di estrema fluidità, è difficile — se non impossibile — fare delle previsioni sullo sviluppo degli eventi e sulle fasi avvenire della guerra. Bisogna dare larga parte all'imprevisto (vedi guerra russo-finlandese) e tenere conto di quanto può accadere nella politica di Paesi lontani come gli Stati Uniti o il Giappone.

 

 

Pace negoziata di compromesso

 

Allo stato degli atti, tale possibilità è da escludersi. È vero che forti correnti pacifiste si agitano pubblicamente in Inghilterra e sot­terraneamente in Francia, ma gli obiettivi di guerra degli Alleati, sono tali — oggi — che un compromesso è impossibile. Esso non po­trebbe che partire dall'accettazione del "fatto compiuto" delle con­quiste tedesche e russe a nord-est, ma questo non si concilia con la proclamata volontà di ricostituire la Polonia, la Cekoslovacchia e persino l'Austria. Una pace di compromesso può essere più agevol­mente accettata dalla Germania, non dalle grandi democrazie, le quali tuttavia non sarebbero aliene dall'accettare il "fatto compiu­to" del bottino polacco fatto dalla Russia, se la Russia "mollasse" la Germania.

Il Signor Welles ha — dopo il suo pellegrinaggio — concluso che per una pace negoziata i tempi non sono ancora maturi.

 

 

Operazioni militari terrestri

 

È prevedibile che i franco-inglesi assumano l'iniziativa delle o­perazioni, cioè di un attacco al Westwall sul fronte occidentale? Allo stato degli atti, è da escludere. Le forze terrestri inglesi in Francia sono molto esigue; la situazione demografica della Francia non è tale da consentire le perdite gravissime che un attacco al Westwall im­porrebbe. Quanto al morale dei soldati francesi è difensivo, non of­fensivo. I franco-inglesi sono alla ricerca di un fronte terrestre, meno incomodo di quello occidentale e a tale scopo è stato preparato l'e­sercito di Weygand. Ma questo famoso fronte non si delinea ancora dal punto di vista geografico. Balcanico? Caucasico? Libico?

I franco-inglesi continueranno quindi:

a) a non assumere iniziativa di operazioni su terra;

b) a operare più controffensivamente che offensivamente sul mare e nell'aria;

c) e soprattutto a rendere più ermetico il blocco attorno alla Ger­mania.

 

 

Operazioni germaniche

 

Da parecchi mesi si parla di una offensiva germanica contro la Maginot o contro Belgio e Olanda per arrivare alla Manica. A rigore di logica anche questa offensiva sembra doversi escludere per i se­guenti motivi:

a) perché la Germania ha già raggiunto i suoi obiettivi di guerra e può quindi attendere l'attacco avversario;

b) perché è troppo rischioso giocare il tutto su una carta, poiché se l'offensiva fallisse del tutto o si concludesse con un insuccesso e ci fossero perdite rilevanti, una crisi interna nella Germania sarebbe i­nevitabile, dato che anche il morale del popolo tedesco è complessi­vamente mediocre e in taluni grandi centri come Berlino e Monaco meno che mediocre. È quindi probabile che fra la guerra di attacco e quella di resistenza, la Germania sceglierà l'ultima e cioè:

1. metterà tutto in opera per resistere al blocco;

2. assumerà l'iniziativa di operazioni marittime e aeree sempre più vaste di controblocco. L'offensiva terrestre avrà luogo o nell'e­ventualità di una certezza matematica di schiacciante vittoria o come carta della disperazione se il blocco a un certo momento non con­sentisse altra via di uscita.

 

 

Posizione dell'Italia

 

Se si avvererà la più improbabile delle eventualità — cioè una pace negoziata nei prossimi mesi — l'Italia potrà — malgrado la sua non-belligeranza — avere voce in capitolo e non essere esclusa dalle negoziazioni; ma se la guerra continua, credere che l'Italia possa ri­manersene estranea sino alla fine, è assurdo e impossibile. L'Italia non è accantonata in un angolo d'Europa come la Spagna, non è se­miasiatica come la Russia, non è lontana dai teatri di operazione co­me il Giappone o gli Stati Uniti, l'Italia è in mezzo ai belligeranti, tanto in terra quanto in mare. Anche se l'Italia cambiasse atteg­giamento e passasse armi e bagagli ai franco-inglesi, essa. non evi­terebbe la guerra immediata colla Germania, guerra che l'Italia do­vrebbe sostenere da sola; è solo l'alleanza colla Germania, cioè con uno Stato che non ha ancora bisogno del nostro concorso militare e si contenta dei nostri aiuti economici e della nostra solidarietà mo­rale, che ci permette il nostro attuale stato di non-belligeranza. E­sclusa l'ipotesi del voltafaccia che del resto gli stessi franco-inglesi non contemplano e in questo dimostrano di apprezzarci, rimane l'altra ipotesi cioè la guerra parallela a quella della Germania per raggiungere i nostri obiettivi che si compendiano in questa afferma­zione: libertà sui mari, finestra sull'oceano. L'Italia non sarà vera­mente una nazione indipendente sino a quando avrà a sbarre della sua prigione mediterranea la Corsica, Biserta, Malta e a muro della stessa prigione Gibilterra e Suez. Risolto il problema delle frontiere terrestri, l'Italia, se vuole essere una potenza veramente mondiale, deve risolvere il problema delle sue frontiere marittime: la stessa si­curezza dell'Impero è legata alla soluzione di questo problema.

L'Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guer­ra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridur­si al livello di una Svizzera moltiplicata per dieci.

Il problema non è quindi di sapere se l'Italia entrerà o non en­trerà in guerra perché l'Italia non potrà fare a meno di entrare in guerra, si tratta soltanto di sapere quando e come: si tratta di ritar­dare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la di­gnità, la nostra entrata in guerra:

a) per prepararci in modo tale che il nostro intervento determini la decisione;

b) perché l'Italia non può fare una guerra lunga, non può cioè spendere centinaia di miliardi come sono costretti a fare i Paesi at­tualmente belligeranti.

Ma circa il quando, cioè la data, nel convegno del Brennero si è nettamente stabilito che ciò riguarda l'Italia e soltanto l'Italia.

 

 

Piano di guerra

 

Premesso che la guerra è inevitabile e che non possiamo marciare con i franco-inglesi, cioè non possiamo marciare contro la Germa­nia, si tratta di fissare sin da questo momento le linee della nostra strategia, in modo da orientarvi gli studi di dettaglio.

Fronte terrestre. Difensivo sulle Alpi occidentali. Nessuna iniziati­va. Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso a mio avviso improbabile di un completo collasso francese sotto l'attacco tedesco. Una occupa­zione della Corsica può essere contemplata, ma forse il gioco non vale la candela: bisognerà però neutralizzare le basi aeree di que­sta isola.

Ad Oriente, verso la Jugoslavia, in un primo tempo, osservazione diffidente. Offensiva nel caso di un collasso interno di quello Stato, dovuto alla secessione, già in atto, dei croati.

Fronte albanese: l'atteggiamento verso nord (Jugoslavia) sud (Gre­cia) è in relazione con quanto accadrà sul fronte orientale.

Libia: difensiva tanto verso la Tunisia, quanto verso l'Egitto. L'i­dea di una offensiva contro l'Egitto, è da scartare, dopo la costitu­zione dell'Esercito di Weygand.

Egeo: difensiva.

Etiopia: offensiva per garantire l'Eritrea e operazioni su Gedaref e Kassala; offensiva su Gibuti, difensiva e al caso controffensiva sul fronte del Kenia.

Aria. Adeguare la sua attività a quelle dell'Esercito e della Mari­na: attività offensiva o difensiva a seconda dei fronti e a seconda del­le iniziative nemiche.

Mare. Offensiva su tutta la linea nel Mediterraneo e fuori.

È su queste direttive che gli Stati Maggiori devono basare i loro studi e il loro lavoro di preparazione senza perdere un’ora di tempo, poiché malgrado la nostra volontà di ritardare — per le ragioni già dette — il più a lungo possibile la nostra attuale non-belligeranza, la volontà dei franco-inglesi o una complicazione impreveduta potrebbe met­terci, anche in un avvenire immediato, di fronte alla necessità di im­pugnare le armi.

 

MUSSOLINI

 

Roma, 31 marzo XVIII

 

 

Post-scriptum. Di questa memoria — segretissima — sono state fat­te otto copie destinate: a S.M. il Re Imperatore; a S.E. il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio; a S.E. il Maresciallo d'Italia Rodolfo Gra­ziani; al Ministro degli Esteri; al Ministro dell'Africa Italiana; al capo di S.M. della Regia Marina, al Capo di S.M. dell'Aeronautica, alla mia Segreteria Particolare, unitamente all'autografo.

 

Roma, 31 marzo XVIII

http://www.squadratlantica.it/