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GUERRA DI GRECIA: LA MARCIA VERSO IL CONFLITTO - 2

DOCUMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA FRANCESCO JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

App. S. N.         

9 agosto 1940.

 

È noto a Vostra Eccellenza che Daut Hoggia, albanese della Ciamuria, animato da grande spirito patriottico, fu costretto, alcuni anni fa, a riparare in Albania perché perseguitato dalle autorità gre­che. Durante il suo soggiorno in Albania egli condusse vita tran­quilla, dedicandosi completamente alla famiglia. Ciò nonostante già dallo scorso anno, non appena note ad Atene le aspirazioni riaccesesi nella Ciamuria dopo l'intervento italiano in Albania, egli fu oggetto di varie minacce di morte.

Recentemente egli è stato trovato ucciso nella sua nuova resi­denza di Konispoli (Albania meridionale). Il suo corpo mancava della testa che gli uccisori, emissari greci, avevano portato in Grecia per poter riscuotere la taglia promessa da quelle autorità.

Era già grave il fatto che la testa di Daut Hoggia fosse stata portata oltre frontiera ed esposta per alcuni giorni al pubblico lu­dibrio. Ma recenti indagini hanno permesso di appurare che l'ucciso, uomo di grande forza fisica, fu, prima di essere decapitato, avvelenato durante una colazione offertagli da persone notoriamente legate ad ambienti di oltre frontiera; il che prova la premeditazione ed il complotto, con evidenti responsabilità per la autorità greche.

È altresì noto a V.E. che alcuni mesi fa, sul corpo di un alba­nese ucciso nella Ciamuria fu trovato un foglietto sul quale era scritto che la stessa sorte sarebbe toccata a tutti gli albanesi che speravano nell'aiuto italiano per ricongiungersi alla madre Patria.

Agli orribili delitti di sangue commessi frequentemente da emis­sari greci in danno di albanesi, si aggiungano i continui insulti e le continue angherie che gli albanesi della Ciamuria subiscono dalla popolazione e dalle autorità greche.

Il Governo di Atene non ha ancora corrisposto a molti sudditi albanesi, a malgrado delle ripetute promesse fatte, l'ammontare dei beni a questi espropriati da decenni.

Alcuni ciamurioti sono stati arrestati; molti altri costretti a riparare in Albania per sottrarsi a intollerabili persecuzioni.

Alla minoranza albanese in Grecia, continuamente offesa nel suo amor di patria, si dice che gli italiani ......

 

 

Albania

 

 

L'ALBANIA. - L'indipendenza albanese fu un risultato delle guerre balcaniche (1912-13), che abbatterono quasi interamente la dominazione turca sulle penisola, liberandone le popolazioni che da secoli ne avevano subito il giogo. L'indipendenza albanese fu consacrata dal trattato di Londra (30 maggio 1913) col quale la Turchia rinunciava alla sua sovranità sul paese, rimettendone le sorti alla decisione delle Grandi Potenze. Gli Albanesi, fieri rivendicatori della propria unità nazionale, non avevano però partecipato compattamente alla guerra dei popoli balcanici contro la Turchia, sebbene varie tribù albanesi avessero combattuto nell'uno o nell'altro dei due campi avversari. I rovesci militari della Turchia apersero il territorio albanese, rimasto indifeso, al l'invasione da ogni parte: da nord dei Montenegrini che occuparono Scutari, da est dei Serbi che raggiunsero la costa fra S. Giovanni di Medua e Durazzo, di sud dei Greci.

Il 28 novembre 1912 si riunì a Valona un congresso di 83 notabili, che proclamò l'indipendenza dell'Albania e costituì un governo provvisorio, dandone no tifica alle Grandi Potenze. Queste Intervennero inviando una flotta nelle acque di Antivari; poi con la Conferenza di Londra (30 maggio 1913) e col trattato di Bucarest (10 agosto 1913) le sorti e il definitivo assetto dell'Albania furono finalmente stabiliti. Une Commissione internazionale venne inviata a Valona per preparare uno schema di governo, un'altra commissione ebbe l'incarico di definire le nuove frontiere che furono delimitate col protocollo di Firenze (17 dic. 1913). Larghe zone etnicamente albanesi furono però concesse agli stati limitrofi: al Montenegro le zona di Dulcigno, la pianura di Podgorica, la conca d Plava e Gusinje, e la Metochia; alla Serbia il Kosovo il Dibrano e l'alta valle del Drin Nero; alla Grecia l'Epiro settentrionale e la Ciamuria. Entro i limiti fissati dalla Conferenza di Londra, lo Stato albanesi misurava circa 28 000 kmq. con una popolazione che in base alle antecedenti statistiche turche, può essere calcolata di 850 000 abitanti. Lo Stato, la cui indipendenza era posta sotto la garanzia delle Grandi Potenze, ebbe la forma di Principato; a reggerlo fu designato il principe di Wied.

Questi però, sbarcato a Durazzo il 7 marzo 1914, dopo aver tentato di organizzare il paese, lo abbandonò allo scoppio della prima guerra mondiale (3 settembre 1914), lasciandolo affidato nominalmente alla Commissione Internazionale di controllo, ma in realtà aperto alle cupidigie dei vicini, che difatti noi tardarono a occupare, i Montenegrini Scutari, i Serbi le regioni nordorientali, i Greci Corsia, Pérmeti e Argirocastro. L'Italia, a tutela dei propri interessi, occupò Valona (28 dic. 1914).

Durante la guerra 1914-18 gli Albanesi videro di nuovo il loro paese sommerso dall'invasione d truppe dei diversi campi. Alla fine del 1915, attraverso l'Albania trovarono scampo il Governo e resti dell'esercito Serbo, messi in salvo dalla flotta italiana, mentre gli Austriaci da nord e i Bulgari da est penetravano fino alla costa e alla Voiussa, ove furono arrestati dalle truppe Italiane; truppe francesi provenienti dalla Macedonia occuparono il Corciano. Nel 1918 l'Italia occupò anche l'Albania meridionale fino a Prevesa e al Pindo. Al termine della guerra tutto il territorio del principato albanese del 1913 si trovò sotto la protezione dell'Italia, che col proclama di Argirocastro (1917) promise l'indipendenza del paese, e che mantenne presidiata la regione di Valona fino al 2 aprile 1920 dopo lo sgombero della città l'Italia conservò l'isolotto di Saseno (kmq. 5,6) a presidio della baie

Nel gennaio 1920 l'Assemblea di Lushnja riaffermava il diritto dell'Albania all'unità e all'indipendenza; e la Conferenza degli Ambasciatori ne riconobbe la sovranità entro i confini del 1913, accordandone la protezione all'Italia. La definitiva delimitazione dei confini diede luogo a vivi contrasti (uccisione del gen. Tellini, capo della missione interalleata, il 27 agosto 1923) e sì concluse nel 1925 con piccole rettifiche in confronto ai confini del 1913: la più importante nella zona di Prizreni, a vantaggio della Iugoslavia. Ad assetto definitivo, l'Albania misurava 27 539 kmq.; la popolazione risultò, al censimento del 1923, di 817 468 abitanti, e a quello del 1930 di 1 003 097, di cui 688 280 musulmani (68.5 %), 210 313 greco-ortodossi (20.9 %) e 104 184 cattolici (10.3 %).

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

IL GOVERNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL’EGEO

CESARE MARIA DE VECCHI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

T. 658/81.         

Rodi, 13 agosto 1940, ore 17,45 (per. ore 17,55).

 

Personale per Ministro Ciano.

Mi riferisco tuo telegramma n. 82 che soltanto oggi ho potuto decifrare. Le cose stanno esattamente come le descrive Console Ge­nerale Smirne. Aggiungo per completare il quadro che in Grecia e specialmente nelle Cicladi ed in Morea, la situazione a nostro danno e a favore del nemico è anche peggiore. Sarebbe stata e sarebbe necessaria una nostra reazione militare più aggressiva e vivace quale hai udito segnalare dalla mia viva voce nei miei colloqui con te e con il Duce. Occorrevano quei mezzi navali e di difesa costiera incautamente sottratti e non concessi in aumento, ed occorrono an­cora; perché tutto, per quanto assai più difficile di prima, è an­cora possibile e mi sento anche di farlo.

 

 

 

 

 

 

IL MINISTRO AD ATENE GRAZZI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

T. PER CORRIERE 111. 

Atene, 13 agosto 1940 (per. giorno 15).

 

Mio telegramma odierno n. 287.

Ho trovato Mavroudis in preda a viva emozione. La pubblica­zione del comunicato Stefani non può secondo lui essere interpre­tata che come un atto apertamente ostile, dovuto alla diffidenza con cui in Italia viene riguardata la Grecia e il suo Governo. Il comu­nicato italiano solleva la questione della rivendicazione della Cia­muria, minacciando così di far fallire tutti gli sforzi fatti finora da parte italiana e greca per mantenere la pace nei Balcani; giacché il Governo greco è deciso a difendere contro chiunque l'integrità del territorio, e una volta acceso l’incendio in un punto esso non mancherebbe di dilagare ad esclusivo vantaggio dell'Inghilterra. Al primo momento l'allarme è stato tale che si è pensato ieri a pro­clamare immediatamente la mobilitazione generale. Oggi gli spiriti sono alquanto più calmi, ma la preoccupazione è sempre vivissima. Egli non sa spiegarsi per quale motivo il Governo italiano abbia prescelto di dare pubblicità ad un incidente che poteva essere trat­tato e risolto amichevolmente senza gettare l’allarme nell'opinione pubblica. Questi i punti sostanziali del lungo discorso di Mavroudis.

Non ho mancato di rispondere che se è vero che esiste da noi qualche diffidenza verso la Grecia non è men vero che il contegno greco ne ha fornito giustificato motivo. Nessun fatto concreto ha tradotto in pratica le ripetute proteste greche di amicizia e di rinno­vata atmosfera dei rapporti italo-greci. Nel fatto è invece certo che le operazioni di guerra inglesi contro di noi trovano nelle acque greche, voglia o non voglia il Governo, preziosi punti di appoggio e di riparo. Nel frattempo, malgrado le ripetute dichiarazioni di neutralità assoluta, la marina mercantile greca è noleggiata dall’In­ghilterra, officine greche producono materiale da guerra per le truppe inglesi. Che tutto questo generi diffidenza da parte nostra non è che troppo naturale. La questione della Ciamuria non è stata inven­tata dall'Italia. Essa esiste dal 1912, e l’Italia, subentrata al Governo albanese nella tutela dei diritti del popolo albanese non può certo seguire le lotte degli albanesi di Ciamuria per la propria esistenza nazionale con interesse men vivo di quello con cui esse sono state sempre seguite finora, tanto più quando fatti come il recente assas­sinio stanno a dimostrare che gli odi e i rancori sono ancora vivis­simi e che elementi greci e grecofili non esitano, colla evidente con­nivenza almeno delle Autorità locali, di fronte al delitto e alla sop­pressione violenta degli elementi albanesi non disposti a lasciarsi snazionalizzare. Innumerevoli volte ho avuto occasione di segnalare al Ministero la situazione fatta agli albanesi in quella provincia, le difficoltà frapposte al traffico di frontiera e al libero esercizio del diritto di proprietà, gli ostacoli ai contatti fra albanesi attraverso il confine. Se era stata decisa da parte nostra la diramazione di un comunicato, ciò era senza dubbio avvenuto per valide ragioni che io non ero in potere di discutere.

Sul caso specifico dell'assassinio, Mavroudis ha detto di non rendersi conto del perché il Governo fascista, prima di pubblicare i dettagli resi noti a mezzo del comunicato, non aveva creduto di attirare su di essi l’attenzione del Governo greco. Quanto ai due imputati mi ha detto che essi già si trovano in stato d'arresto e mi ha assicurato che saranno estradati senz'altro a nostra richiesta, e ciò sebbene giuridicamente sia discutibile se vi sia fondamento alla estradizione. Mi ha lungamente e ripetutamente affermato che al Governo greco l’ucciso risultava unicamente un bandito colpevole di reati comuni e non un militante nazionalista. Ha recisamente smentito che la testa dell'ucciso sia stata trasportata da un paese all’altro. Essa è stata portata in Grecia dagli assassini soltanto perché questi volevano servirsene per incassare la taglia che pendeva sull’ucciso, ciò che sarebbe stato secondo lui l’unico movente del de­litto, taglia che del resto non era stata né sarebbe loro pagata. Ho risposto che mi riusciva difficilissimo credere che il Governo greco ignorasse i precedenti dell’ucciso il quale aveva preso attivissima parte alle lotte di nazionalità di quella regione ed aveva appunto commesso nel corso di tali lotte gli atti che ora vengono qualificati di delitti comuni mentre avevano un movente politico e nazionale, in seguito ai quali era stato sottoposto ad una taglia. Quanto al non aver richiamato l’attenzione di questo Governo sulle circostanze che hanno accompagnato e seguito l’omicidio, ciò era avvenuto per deliberato mio proposito e per due ragioni evidenti. Anzitutto perché io desideravo avere conferma delle circostanze stesse, conferma che nel frattempo ho ricevuto pienamente da fonti ineccepibili, ciò che mi fa supporre che io sia in proposito meglio informato di lui stesso. Poi, perché a me premeva in primo luogo assicurare alla giustizia i colpevoli: e se la segnalazione delle circostanze fosse avvenuta prima del loro arresto, sarebbe stato troppo facile alle auto­rità locali greche compromesse, dichiarare che gli assassini erano irreperibili, allo scopo di mettere al sicuro sé medesimo. Avevo atteso, perciò, l’assicurazione che l’arresto provvisorio chiesto con mia nota verbale era avvenuto, assicurazione che ricevo solo oggi, non avendo ancora il Ministero dato risposta alla mia nota. Ne pren­devo atto, insieme con l'altra assicurazione che l'estradizione sa­rebbe stata subito concessa. Mavroudis ha dovuto ammettere che il Ministero aveva commesso l’errore di non assicurarmi prima d’ora dell’avvenuto arresto.

Nel congedarmi da lui dopo un colloquio durato un'ora e un quarto e che ha avuto momenti vivaci per la viva emozione cui era in preda il mio interlocutore, ho ripetuto a Mavroudis che spetta unicamente alla Grecia di trovare il modo di dissipare i sospetti e le differenze cui il suo atteggiamento può dare luogo.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

 IL MINISTRO AD ATENE GRAZZI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

T. PER CORRIERE 112. 

Atene, 13 agosto 1940 (per. giorno 15).

 

Questo mio collega di Germania, che ha veduto ieri sera Me­taxas, mi ha detto averlo trovato profondamente abbattuto per quello che egli stesso ha definito il « crollo della mia politica personale ». Metaxas evidentemente era preoccupato unicamente per la eventua­lità di una nostra azione in Ciamuria senza pensare affatto ad altri nostri possibili obiettivi. Al Principe Erbach che gli faceva osser­vare in tono amichevole che la Grecia nel proprio interesse dovrebbe riflettere alla possibilità di rivedere completamente i suoi rapporti coll'Inghilterra, Metaxas ha risposto ciò essergli impossibile perché l'Inghilterra è arbitra del vettovagliamento della Grecia e perché do­mina totalmente almeno per ora il Mediterraneo orientale.

 

 

 

 

 

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO
AL MINISTRO DI GRECIA A ROMA POLITIS

 

L.       

 

Roma, ... agosto 1940.

 

Ho il pregio di comunicarVi quanto segue.

Nel giugno scorso fu rinvenuto in Albania, in prossimità del confine greco, tra Porto Edda e Konispoli, il cadavere decapitato del patriota albanese Daut Hoggia, sulla cui testa esisteva una ta­glia del Governo greco. I suoi uccisori erano riparati in Grecia e la testa, dopo di essere staccata barbaramente dal dorso, fu por­tata in Grecia come prova per ottenere il pagamento del premio promesso. Secondo altre notizie, la testa sarebbe stata anche esposta in alcuni villaggi greci.

Prima ancora dell'accertamento di tutti questi particolari, il Governo italiano informò il Governo greco dell'avvenuta uccisione, e chiese il fermo degli autori del delitto. Nel frattempo procedé ad un'inchiesta, e le ricerche furono e sono condotte con tanta maggiore cautela quanto più delicati si presentano taluni aspetti dell’accaduto.

Gli elementi finora raccolti — mi dispiace di comunicarVi — sono di particolare gravità.

Si tratta di un reato con carattere nettamente politico. L’as­sassinato, oriundo della Ciamuria, era un noto e fervente irredentista albanese ed era riparato in Albania 20 anni fa perché ricercato dalle autorità greche a causa della sua attiva opposizione alla occupazione greca della Ciamuria. In Albania non aveva mai ces­sato di manifestare i suoi sentimenti patriottici, specie in questi ultimi tempi, dopo l'unione dell’Albania con l’Italia.

Il fatto è aggravato dall’esistenza della taglia del Governo greco. Esso non è isolato. È piuttosto l'episodio saliente di una serie di fatti dolorosi, le più volte non rilevati o non conosciuti pubblicamente, che si compiono in danno delle popolazioni alba­nesi sottoposte alla Grecia. È la manifestazione palese e violenta di una situazione, ormai antica e cronica, e per di più delicata che esiste nella Ciamuria e nelle altre regioni albanesi sottoposte al dominio della Grecia.

Si tratta di una situazione antica.

Le regioni albanesi della Grecia sono state sempre reclamate dall'Albania come parte integrante e necessaria della sua unità na­zionale. È una questione antica quanto la stessa Albania. Gli alba­nesi di Grecia ammontano tuttora a molte decine di migliaia. An­cora nel 1878 del resto i territori di Prevesa e Janina furono man­tenuti alla Sublime Porta. Solo nel 1913 essi sono attribuiti alla Grecia.

Da allora il Governo greco vi ha fatto affluire in gran numero popolazioni greche, tra l'altro e specialmente i greci d'Asia Minore. Esso ha cercato di far espatriare gli albanesi che vi risiedevano. Con tutti i mezzi di cui dispone uno Stato sovrano, deciso ad attuare un suo programma politico, ha discriminato gravemente, a favore dei greci e a danno degli albanesi, in tutti i campi della loro attività, da quello della libertà personale a quello economico, a quello dell'insegnamento della lingua. Le autorità greche hanno localmente promosso o tollerato maltrattamenti, soprusi, vessazioni e peggio, in regioni lontane dai maggiori centri, mantenute in con­dizioni primitive, da dove le notizie sono tarde a giungere e difficili a controllare. Nella riconosciuta debolezza delle sue pretese verso queste popolazioni, il Governo greco ha infine alimentato un fittizio irredentismo greco nell’Albania meridionale per parare in certo modo alle legittime richieste degli albanesi.

È tipica l'azione svolta dal Governo greco all'epoca dell'appli­cazione dell'Accordo greco - turco per lo scambio delle popolazioni greco - turche stabilito dal Trattato di Losanna del 1923. Il Governo greco cercò allora, contro ogni ragione, d'inviare in Turchia — per­ché musulmane — le popolazioni albanesi di queste regioni; e solo le fiere proteste elevate dagli albanesi e la loro ferma opposi­zione non permisero l'applicazione integrale di questo programma.

La situazione di queste regioni albanesi di Grecia è cronica.

Essa si trascina dal tempo dell'assegnazione di queste regioni alla Grecia e non ha mai potuto migliorare. I passati Governi alba­nesi, preoccupati del loro tornaconto particolare, hanno abbandonato le più volte alla loro triste sorte queste popolazioni. Ma il patriot­tismo degli albanesi di Grecia e il loro attaccamento alla terra natale sono stati più forti di tutto. L'opera greca di snazionalizza­zione si è sempre urtata contro la volontà di queste popolazioni di ricongiungersi alla Madre Patria. L'uccisione di Hoggia denunzia la cronicità e l'intollerabilità della situazione esistente.

La situazione è delicata.

Dall'unione dell’Albania con l'Italia, il problema, dal piano dei soli rapporti greco - albanesi, si è naturalmente spostato su quello dei rapporti anche con l’Italia. Il Governo italiano, lungi dal forzare la situazione, ha atteso fiducioso tutto questo tempo che il Governo greco portasse nei suoi rapporti con l’Albania, e quindi con le po­polazioni albanesi ad esso sottoposte, uno spirito nuovo di giustizia e di equità. Ma l’attesa benevola del Governo italiano è stata, in questo come in altri e più vasti aspetti dei rapporti tra i due Stati, interamente delusa.

Non sfugge al Governo greco la gravità della situazione, l’ap­prezzamento che ne deve fare il Governo italiano, e la necessità di risolverla al più presto.

Il Governo italiano ha attentamente considerato il problema degli albanesi di Grecia con ogni obiettività e serenità. Di seguito ho il pregio d'indicarVi i risultati a cui esso è giunto.

Incomincio con una constatazione. I metodi finora applicati alla soluzione del problema degli albanesi di Grecia si sono dimo­strati alla prova dei fatti di assoluta inefficacia. Ne viene che per fare opera costruttiva e pacifica, conviene di cercare altri mezzi e altre vie. Le questioni che dividono la Grecia e l’Albania non sono d'altronde diverse — sono anzi molto simili — a quelle che esistono in altre zone della regione danubiano-balcanica, dove i confini furono tracciati con criteri di opportunità politica piuttosto che secondo giustizia. Analoga potrebbe essere la soluzione e, per essere efficace, dovrebbe essere rapida, decisiva e completa. Una soluzione che dovesse condurre a risultati diversi lascerebbe sussi­stere i mali lamentati e, in definitiva, condurrebbe ad uno stato di cose pericolose per la pace.

Vi sarò grato, Eccellenza, se vorrete portare a conoscenza del Vostro Governo tutto quanto precede. Il Governo italiano ha l'onore di chiedere al Governo greco di fargli conoscere il suo modo di vedere al riguardo. Ove la Grecia sia, come vivamente mi auguro, nello stesso ordine di idee, di ricercare cioè una soluzione sulle stesse basi delle soluzioni adottate — o in via di esserlo — per situazioni analoghe nella regione danubiano - balcanica, il Governo italiano sarebbe disposto ad esaminare subito la questione a mezzo delle ordinarie vie diplomatiche.

Una tale soluzione dovrebbe costituire il primo passo per una completa e duratura definizione dei rapporti tra l'Italia e la Grecia.

Vogliate gradire, Signor Ministro, gli atti della mia alta consi­derazione.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

 

16 agosto 1940

 

Il 15 agosto 1940 alle ore 8.30, nella rada di Tinos, isola greca dell’arcipelago delle Cicladi, avviene un episodio di eccezionale gravità: un sommergibile di nazionalità sconosciuta affonda con un siluro, altri due non andranno a segno e colpiranno il molo del porticciolo, un vecchio incrociatore greco, l’Helli. La nave è colà non certo per esigenze militari ma bensì per degnare con la sua presenza, nel giorno dell’Assunta, il Santuario Mariano dell’isola, particolarmente venerata in Grecia dai cristiani di rito ortodosso. Tra la folla presente si verificano terribili scene di panico, si lamentano un morto e 29 feriti. Luogo e circostanza sono tali da far apparire l’atto provocatorio e sacrilego.
Immediatamente la propaganda italiana accusa l’Inghilterra e viceversa.

In effetti la dissennata azione bellica deve essere fatta risalire al comandante del sommergibile “Delfino”, Ten. Vas. Aicardi  istigato dal Governatore dell’Egeo, Cesare Maria de Vecchi.
L’azione, di nessuna utilità militare, avrà come unico risultato di animare i soldati greci contro il nemico, ritenuto responsabile di vera e propria profanazione. (g)

 

 

L'affondamento dell’”Helli„

Criminoso tentativo inglese per aggravare la tensione italo-greca

 

Atene, 16 agosto.

Secondo notizie pubblicate dall'agenzia ellenica « Athena » l'incrociatore greco Elli è stato affondato ieri alle 8,30 nella baia dell'isola di Tinos nelle Cicladi, da un sommergibile di nazionalità sconosciuta. Questo ha lanciato contro la nave due siluri, che non l'hanno colpita e sono andati a scoppiare sulla spiaggia, facendo due vittime. La nave ha cercato di sottrarsi all'attacco, ma è stata successivamente colpita da altri due siluri, che l'hanno colata a picco. L'equipaggio è salvo. Si deplora un morto ed alcuni feriti. L'incrociatore "Helli", costruito nel 1912, fu completamente ricostruito nel 1927. Stazzava 2115 tonnellate, era armato da tre cannoni da 152, quattro da 47 ed uno da 76, e di due lanciasiluri da millimetri 457. Aveva una velocità di 21 nodi. (Stefani).

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

L’AMBASCIATORE A BERLINO ALFIERI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

 

T. SEGRETO 1273.        

 

Berlino, 17 agosto 1940, ore 2,20 (per. ore 3,45).

 

Per Eccellenza il Ministro.

Avuto anche oggi con Ribbentrop, a sua richiesta, una lunga conversazione che si è principalmente svolta sulle questioni che rias­sumo nei punti seguenti:

1) circa i rapporti italo - russi Ribbentrop mi ha mostrato un telegramma che egli aveva poco prima mandato a Mackensen perché fosse comunicato a V.E. e ha tenuto a chiarire ulteriormente che, pur essendo in principio d’accordo nell’opportunità di migliorare le relazioni fra l’Italia e l’U.R.S.S., ritiene tuttavia che tale riavvici­namento non debba essere scontato con un ulteriore inserimento della Russia nei Balcani, poiché sarebbe assai pericoloso che una intesa con il nostro Paese confermasse i russi nell'idea di poter realizzare il loro tradizionale sogno di mettere piede nei Dardanelli. Ciò farebbe il giuoco dell'Inghilterra che ora cerca, per creare diffi­coltà all’Asse, di spingere la Russia ad una ulteriore azione nei Balcani;

2) Ribbentrop mi ha inoltre comunicato in via riservata che l’Addetto Militare tedesco a Roma ha avuto da parte del Generale Roatta alcune richieste relative a studi preparatori circa una azione italiana in Jugoslavia. Avendo egli fatto capire che la cosa gli riu­sciva nuova, ho subito tenuto a precisare che a Monaco di Baviera V.E. si era con lui accordato oltre che su altri problemi, anche su quello jugoslavo, rimanendo intesi esser questo un problema esclu­sivamente italiano, da risolversi al momento opportuno. Ribbentrop ha convenuto, ma ha fatto presente che in questo momento dovreb­bero essere sospesi anche studi di carattere puramente tecnico su questioni che non mirino direttamente alla disfatta dell'Inghilterra, perché essi rappresenterebbero per Stati Maggiori una distrazione, che deve essere invece tutta concentrata verso tale obiettivo prin­cipale;

3) ho comunicato a Ribbentrop il contenuto del telegramma 830 relativo all'atteggiamento italiano nei riguardi della Grecia e secondo le istruzioni di V.E. ricevute gli ho chiesto quale fosse il suo pensiero in proposito. Egli mi ha risposto di rendersi conto per­fettamente della situazione e di non avere quindi nulla da dire circa i provvedimenti di ordine precauzionale. Ma pur a tale proposito ha dimostrato di preoccuparsi anche della Russia, che potrebbe trarre da una nostra azione pretesto per un intervento nei Balcani, modi­ficando così lo statu-quo che noi abbiamo sommo interesse a man­tenere.

In conclusione Ribbentrop ritiene che l'Asse ha oggi da risol­vere un problema di « vita o morte », che è quello di battere l'Inghilterra. Ogni attività e ogni forza rivolta ad altri fini rappre­senta una pericolosa dispersione di energie che è assolutamente rac­comandabile di evitare. Con la caduta dell'Inghilterra tutti gli altri problemi verranno automaticamente risolti. Perciò sia la questione greca sia quella jugoslava sono da Ribbentrop viste in funzione della lotta definitiva iniziata contro l'Inghilterra.

Con la Russia pertanto occorre fare il possibile per contenerla e evitare — sia con più stretti accordi politici con l'Italia, sia con azioni che si prestino a creare situazioni per essa favorevoli —  di rendere possibile la realizzazione delle sue tendenze espansioni­stiche. Soprattutto per quanto concerne la questione dei Dardanelli il problema si presenta delicato e della massima importanza.

Ribbentrop ha mostrato di dare la dovuta importanza al fronte italiano nel quadro della comune azione contro la Gran Bretagna e si è detto convinto che l'Italia, continuando nella lotta così bril­lantemente finora condotta, batterà esercito inglese in Africa, fa­cendo in tal modo... (manca)... la loro potenza Imperiale.

Mi risulta che il Führer ha lasciato oggi Berlino.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO
ALL’AMBASCIATORE A BERLINO ALFIERI

 

T. SEGRETO 222/838 R.

 

Roma, 17 agosto 1940, ore 15,30.

 

Personale per Alfieri.

Vostro telegramma n. 1273.

Ci rendiamo conto delle osservazioni di Ribbentrop e concordia­mo con lui nel ritenere che la lotta contro la Gran Bretagna è fon­damentale anche ai fini di tutte le sistemazioni politiche. Co­municate che per quanto concerne la Russia non faremo accordi specifici ma miglioreremo le relazioni da un punto di vista gene­rico anche per impedire che la Russia rettifichi la sua posizione nei confronti della Gran Bretagna. Non intendiamo procedere a nes­suna azione contro la Jugoslavia. Potete confermare quanto dissi al Führer circa programmi italiani. Proposti contatti di Stato Mag­giore avevano soltanto carattere di studio per essere preparati ad ogni evento. Con la Grecia stiamo portando vertenza su piano di­plomatico e ci limitiamo a rinforzare con altre divisioni attuali sei divisioni che presidiano Albania.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

PROM. SEGRETO S. N.  

 

Tirana, 17 agosto 1940.

 

Sulla base delle direttive impartitemi da V.E. ho iniziato, nel campo albanese, il lavoro di preparazione del nuovo evento.

La stampa, la radio e propagandisti albanesi esaltano la figura dell'irredentista Daut Hoggia, fatto uccidere dai greci; diffondono particolarmente notizie sulle persecuzioni alle quali è fatta segno la minoranza albanese nella Ciamuria; esaltano l'amore per la madre­patria della minoranza stessa.

Essendo stata acquistata una nuova stazione radio più potente per la Capitale ho disposto che la piccola stazione portatile di Tirana a onde medie e corte, con un raggio di azione di 250 Km., sia im­piantata ad Argirocastro, dove ho intenzione di stabilire il centro della propaganda per la Ciamuria.

Le emissioni avverranno in albanese e in greco.

Ho anche disposto la trasformazione in quotidiano bilingue (in albanese e in greco) del giornale settimanale che si pubblica ad Argi­rocastro, onde potermene servire per la propaganda tra la popolazione grecofona dell'Albania del sud e di quella d'oltre confine.

Membri del Governo, gerarchi del Partito e Capi Religiosi appoggiano con slancio e con fede la nostra opera. Particolarmente importante sarà l'azione che svolgerà la chiesa ortodossa, per le ri­percussioni ch'essa potrà avere fra gli ortodossi di oltre frontiera.

Coperto da questo coro appassionato di voci popolari io pre­paro, nel più grande silenzio, l'azione politico-militare che dovrà es­sere iniziata ad un cenno di V.E.

A tale scopo sto facendo predisporre l'ingaggio di:

1) Elementi capaci di portarsi in territorio greco, per com­piere, da soli o in collaborazione con albanesi della Ciamuria e con aromeni, atti di sabotaggio ed azioni di guerriglia in danno delle truppe nemiche.

2) Elementi volontari che dovranno cooperare con le truppe destinate ad agire in Grecia.

3) Elementi volontari che dovranno rinforzare la copertura al­la frontiera jugoslava.

Uomini di completa fiducia si porteranno presto in Ciamuria per invitare la minoranza albanese a tenersi pronta a qualsiasi evento.

L'intesa tra me e il Comandante Superiore delle Truppe è costante e perfetta.

Ho chiesto all'Eccellenza Visconti Prasca alcuni dei fucili usati dall'esercito greco, con relative munizioni, ed alcune bombe stra­niere, per le previste azioni in territorio greco. Perché ad un certo momento potrebbe anche convenire di far compiere, da ele­menti fedeli, un attacco ad uno dei nostri posti di frontiera. I mezzi bellici necessari sono stati, dal Comandante Truppe, richiesti al Ministero della Guerra.

Chiederò inoltre all'Eccellenza il Generale Ranza, Comandante dell'Aeronautica d'Albania, l'approntamento di paracaduti che po­trebbero essere utili per lasciar cadere, in determinate località della Ciamuria, armi e munizioni per gli albanesi desiderosi di appog­giare la nostra eventuale azione militare.

Riterrei opportuno fosse invitata la R. Aeronautica ad esami­nare anche le possibilità di approntare un reparto di paracadutisti, destinato a scendere ed operare in zone abitate quasi esclusiva­mente da Ciamurioti. Alcuni albanesi desiderosi di far parte della eventuale spedizione per via aerea potrebbero, se necessario, es­sere sollecitamente destinati ad un breve corso di addestramento.

Sapendo che lo stato di manutenzione della rete stradale nell’Albania del Sud lascia alquanto a desiderare, ho chiesto al Co­mandante Superiore delle Truppe di indicarmi quali delle vie di comunicazione saranno sottoposte ad un più intenso traffico, onde poter concentrare su queste il maggior numero degli operai e dei mezzi disponibili, senza tuttavia pregiudicare eccessivamente l'attua­zione del programma stradale in corso, soprattutto nella parte che dovrebbe assicurare l'affluenza delle truppe alla frontiera jugoslava.

Sto facendo decongestionare i porti di Durazzo e Valona, per rendere più agevoli le operazioni di sbarco delle truppe e dei mate­riali bellici segnalati in arrivo. A questo riguardo il Comandante Superiore delle Truppe prega di far dare l'assoluta precedenza alle partenze dall'Italia dei trasporti militari. La R. Marina dovrebbe inoltre aumentare la protezione dei convogli allo scopo di evitare, per minacce non gravi, sospensioni del traffico.

Ho disposto l'allestimento di un maggior numero di ricoveri antiaerei nei porti e nelle città più prossime alla frontiera greca. Gradirei sapere se posso fare assegnamento, a tale scopo, su un altro milione di lire italiane, in aggiunta ai due messi a disposizione. Faccio presente che la popolazione teme molto l’azione aerea.

Anche la preparazione militare procede attivamente. Il Coman­dante Superiore delle Truppe sta già attuando il nuovo schieramento alla frontiera greca.

A concorde giudizio dei Comandanti delle Forze Armate sono assai scarsi i mezzi per la difesa contraerea.

Se l'arrivo delle nuove unità e dei materiali richiesti si veri­ficherà nei tempi previsti, l’Eccellenza Visconti Prasca conta di essere pronto alla fine del mese.

Unisco una carta, alla scala 1:200.000, con l’indicazione del fu­turo confine tra l'Albania e la Grecia.

La nuova frontiera, tracciata d’accordo col Comandante Supe­riore delle Truppe, comprende tutto il territorio indicatomi da V.E.

Assicuro che, da parte mia e di quanti saranno chiamati a colla­borare alla nuova grande azione voluta da V.E., sarà dato ogni con­tributo di forza e di fede.

 

 

LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI 

 

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

PROM. SEGRETO S. N.  

 

Tirana, 17 agosto 1940.

 

Come è noto le popolazioni albanesi della Ciamuria irredenta sono state tenute dal Regime greco in uno stato gravissimo di indigenza e versano in condizioni misere.

Nessuna opera assistenziale è mai stata svolta dalle autorità greche e quindi sarebbe opportuno pensare fino ad ora ad orga­nizzare una completa attrezzatura da parte del Partito perché si possa immediatamente dopo l'eventuale occupazione, dare vita alle forme caratteristiche della assistenza fascista.

L’Ispettore del P.N.F. ha pensato di preparare cinque autotreni provvisti di numerosi capi di vestiario, migliaia di camicie nere, bandiere italiane ed albanesi, medicinali di ogni genere, viveri in scatola e carichi di granoturco.

Ogni autotreno dovrebbe essere poi provvisto di cartelli speciali indicanti in lingua albanese, italiana e greca, la località dove sarà installata la Casa del Fascio e il posto di ristoro per le popolazioni povere.

Ad ogni autotreno sarà aggregato personale scelto formato da un organizzatore fascista italiano, da un medico, da un assistente sa­nitario da tre inservienti, un interprete e un sottufficiale dei carabinieri. Saranno preparati anche manifesti e striscioni nelle tre lingue, in modo che in ogni villaggio si possa immediatamente dare un senso di nuova vita.

Si è già iniziato il lavoro di raccolta del materiale per attrezzare i cinque autotreni con i fondi che il Partito ha disponibili in questo momento, ma che sono destinati ad altri scopi per l'organizzazione normale del Partito stesso.

Si rende necessario destinare una somma ad hoc per questo servizio e si può prevedere che potrà occorrere in questo primo mo­mento, circa 500.000 lire, sempreché gli autotreni vengano forniti dall'Autorità Militare e requisiti.

 

 

 

 

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO
AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI

 

T. 224/717 R. 

 

Roma, 18 agosto 1940, ore 22.

 

Personale per Jacomoni.

Disponete perché stampa albanese prosegua vivace polemica contro Grecia. Essa verrà raccolta e riecheggiata da stampa italiana nel modo più opportuno.

 

 

 

 

 

L'AMBASCIATORE A BERLINO ALFIERI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

T. SEGRETO URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1303

 

Berlino, 20 agosto 1940, ore 2,55.

 

Per S.E. Ciano.

Mio telegramma n. 128. Stamane mi sono recato alle ore 12,50 da Ribbentrop per comunicare contenuto telegramma 838 di V.E.

Ribbentrop ha molto gradito comunicazione e dopo essersi meco rallegrato per nostri successi in Somalia ha mostrato desiderio cono­scere stato nostri preparativi militari contro Egitto. Ho risposto che essi su richiesta Maresciallo Graziani si stanno maggiormente com­pletando.

Ribbentrop mi ha poi parlato del brillante risultato avuto dal l’attacco aereo di ieri contro Inghilterra e mi ha detto di attribuire particolare significato circostanze che aviatori inglesi dimostrerebbero insufficiente spirito combattività e aviazione tedesca non troverebbe più seria resistenza che al di là di Londra. Inoltre mi ha comuni­cato che le discussioni romeno-bulgare si avviano verso conclusione, quelle romeno-ungheresi incontrano serie difficoltà. Egli preferisce tuttavia rimanere per ora ad esse estraneo come fu di comune ac­cordo stabilito.

Alle ore 16 dietro suo invito mi sono nuovamente recato da Ribbentrop. Egli mi ha detto che Führer avendo appreso che il Duce desidera piano vettura ristorante del suo treno speciale, gra­direbbe procurargli piacere di poterne offrire facendo presente che costruzione richiederà necessariamente due o tre mesi.

Tale comunicazione non costituiva scopo principale improvvisa chiamata Ribbentrop, il quale nella lunga conversazione avuta mi ha chiesto se io fossi al corrente dei termini discussione diplomatica in corso con Grecia e se il suo tenore e le nostre misure precauzionali potrebbero portare ad una eventuale occupazione.

Ho risposto di non avere altri elementi oltre quelli contenuti nella comunicazione precedente da me fattagli, in seguito alla quale mi sembrava non avessero più ragioni di essere le preoccupazioni da lui manifestate.

Ribbentrop ha chiarito che un mancato accordo diplomatico italo-greco e una nostra eventuale azione potrebbe offrire all'Inghil­terra occasione di fare degli sbarchi e alla Russia possibilità di un ulteriore intervento nei Balcani modificando così statu quo che a noi interessa in questo momento mantenere.

Alla mia replica che l’Italia non può consentire oltre certi limiti che Inghilterra si serva della Grecia contro di noi, Ribbentrop ha insistito che la necessità di non perdere di mira scopo principale suo rendere conto dei vantaggi di qualche tolleranza onde non pre­starsi a diversivi dalle imprevedibili conseguenze.

In tutto lungo colloquio, essenzialmente orientato, sullo stato nostra vertenza diplomatica con Grecia, Ribbentrop ha ribadito nostra decisione utilità di evitare complicazioni per concentrare blocco di tutte le forze Asse Roma-Berlino sull'obiettivo decisivo.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

IL MINISTRO AD ATENE GRAZZI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

T. URGENTE 315.         

 

Atene, 22 agosto 1940, ore 14,35 (per. ore 19).

 

Apprendo da fonte sicurissima che questo Ministro dell'In­ghilterra si è recato stamane da Metaxas per avvertirlo che azione armata italiana contro la Grecia sarebbe imminente e consigliare adozione misure precauzionali. Metaxas gli ha risposto che egli non crede affatto a tale pericolo e non intende affatto adottare mi­sure militari di alcun genere.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

 

IL CAPO DEL GOVERNO BENITO MUSSOLINI

 

APPUNTO SEGRETO S. N.         

 

Roma, 22 agosto 1940.

 

Direttive

 

In relazione cogli sviluppi della situazione politico-militare eu­ropea e mondiale, sono state esaminate in questi ultimi tempi le eventualità operative sugli scacchieri jugoslavo, greco, egiziano.

Nell’imminenza dell'attacco contro le forze inglesi in Egitto — che coinciderà con l'attacco terrestre germanico contro la Gran Bretagna — il settore libico diventa il principale sul quale bisogna convergere attenzione e sforzi; è il settore sul quale bisogna fare massa in terra, in mare, in aria.

Gli altri due scacchieri — il greco e lo jugoslavo — a meno che non siano jugoslavi o greci o inglesi a prendere l'iniziativa diventano scacchieri di osservazione e di vigilanza, necessaria vigilanza data la politica equivoca seguita da quei due Stati e lo stato d’animo dei popoli.

Si può quindi rallentare il ritmo predisposto per gli schiera­menti su quei 2 scacchieri, ultimando quello sul fronte est al 20 ottobre invece che al 20 settembre e quello sul fronte greco alla fine settembre invece che alla fine agosto.

È chiaro d'altronde che una volta battuta la Gran Bretagna gli Stati che hanno più o meno copertamente simpatizzato con Londra, non faranno difficoltà a seguire quelle che potranno essere le deci­sioni dell'Asse.

 

 

 

 

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO
AL LUOGOTENENTE IN ALBANIA JACOMONI

 

L. PERSONALE 1/4946. 

 

Roma, 22 agosto 1940.

 

Il problema dei rapporti italo-greci ed italo-jugoslavi ha formato in questi giorni oggetto di una attenta disamina nel quadro ge­nerale della situazione europea, determinata dai più recenti avve­nimenti, e dei suoi possibili sviluppi.

L'intensificarsi delle operazioni tedesche contro l'Inghilterra e la rapida vittoriosa conclusione della nostra azione in Somalia han

no messo in prima linea l'opportunità di concentrare il massimo sforzo contro i gangli vitali dell'Impero britannico uno dei quali — l’Egitto — ha senza dubbio valore determinante per l’esito della guerra dell'Asse.

Coordinando in tale ordine di idee i vari settori della nostra attività politico-militare è stato superiormente deciso di rallentare il ritmo della nostra azione sugli scacchieri greco e jugoslavo. Oc­corre pertanto che tu provveda affinché, pur mantenendo in poten­ziale efficienza quanto si è venuto costà predisponendo in vista dei noti obiettivi, non si accelerino i tempi e pur mantenendo accesa la questione si eviti fino a nuovo ordine di determinare qualsiasi crisi.

Ti prego di farmi conoscere quanto avrai disposto in tal senso.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

STATO MAGGIORE R. ESERCITO
AL COMANDANTE SUPERIORE TRUPPE ALBANIA

 

N. 1650 di r. s.     

 

P.M. 23 agosto 1940-XVIII.

 

OGGETTO: Emergenza « G ».

 

A seguito e conferma del telegramma di questo Stato Maggiore n. 1618 di ieri si comunica:

1) V.E. ha accennato a disposizioni superiori, avute diretta­mente, secondo cui avrebbe dovuto essere effettuato, entro il mese in corso, un dato schieramento alla frontiera greca.

2) Orbene, per ordine del Duce, tale schieramento dovrà eventualmente essere attuato non per il 1° settembre, ma per il 1° ottobre p.v.

3) Conseguentemente il trasporto in Albania delle note tre divisioni di rinforzi rimane predisposto, ma non viene effettuato, sino a nuovo ordine.

4) V.E. riceverà in tempo utile da questo S.M. direttive ope­rative e precisazioni circa il trasporto di cui sopra.

5) Nel frattempo V.E. modifichi, se lo ritiene necessario, la dislocazione presa dalle truppe alle sue dipendenze, in vista dello schieramento di cui al n. 1 che avrebbe dovuto assumere per il 1° settembre, in modo che nel periodo di transizione, non sia in soffe­renza la copertura della frontiera jugoslava.

 

 

 

 

 

IL LUOGOTENENTE IN ALBANIA JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

L. S. N. 

 

Tirana, 24 agosto 1940.

 

Ricevo in questo momento la Tua lettera del 22 corrente. Sto già optando nel senso da Te prescritto.

Invio egualmente un promemoria già preparato a seguito del telegramma n. 729, riservandomi di riferirTi con maggiore ampiezza al più presto.

 

 

 

 

 

 

ALLEGATO

 

 

Tirana, 24 agosto 1940.

 

L’azione ingaggiata per suscitare e indirizzare lo spirito di ri­vendicazione del popolo albanese ha dato, come previsto, ottimi risultati.

Uomini di ogni ceto, di ogni religione e di ogni fede politica si sono spiritualmente stretti intorno al Duce, chiedendo di essere guidati oltre gli ingiusti confini.

Anche personalità politiche assai in vista nel cessato regime, rimaste fino ad oggi lontane e mute, si sono pubblicamente dichia­rate pronte ad operare, agli ordini del Duce, per la più grande Al­bania fascista e per le maggiori fortune dell'Impero di Roma. Di particolare rilievo sono state le adesioni di Faik Konica, ex Mi­nistro a Washington e di Medhi Frasheri, ex Presidente del Consiglio, entrambi di profonda cultura e di molto seguito.

Da ogni parte mi pervengono offerte di documenti comprovanti il buon diritto degli albanesi; numerosissime sono le domande di ar­ruolamento nei corpi volontari; gruppi di Ciamurioti rifugiatisi in Albania, guidati da persone di fiducia, si mantengono collegati con i fratelli di . oltre frontiera.

In tutti i centri dell'Albania meridionale è grande il fervore e l'attesa per le decisioni del Duce.

Il movimento delle truppe ha dato a tutta la zona una grande animazione ed un senso di promettente vigilia.

Emissari venuti da oltre frontiera riferiscono che i Ciamurioti attendono con ansia la loro liberazione. Essi non chiedono che armi per attaccare gli oppressori a momento opportuno.

Anche gli aromeni del Pindo hanno già preso contatti con noi e, memori del felice periodo (1917-1918) in cui vissero a contatto delle truppe italiane, inalberando il nostro tricolore fregiato della lupa di Roma, aspirano all’unione con l’Albania, nel quadro dell’Impero.

La popolazione greca, ritenendo imminente l’arrivo delle nostre, truppe si astiene dal compiere atti di rappresaglia in danno di alba­nesi; notabili greci stanno anzi cercando di accaparrarsi l'amicizia di notabili albanesi, in vista del domani.

È impressione di molti che le autorità greche pensino di ab­bandonare la Ciamuria. Conferme potrebbero essere date dai se­guenti fatti: fino a questo momento nessun rinforzo di truppa è stato avviato alla frontiera albanese: il Consigliere Superiore fascista Nebil Dino, recatosi a Prevesa (Ciamuria) per prendere contatto con i suoi amici, è rimasto, fino ad oggi, indisturbato in quella lo­calità.

Di pari passo con la preparazione politica procede, ordinata­mente, la preparazione militare.

Il Comandante Superiore delle Truppe non ha tuttavia ancora ricevuto ordini dallo Stato Maggiore. Egli opera quindi sulla base delle direttive di massima ricevute dal Duce, convinto che quanta egli sta facendo risponde ad un concetto di sicurezza — dato che l'Al­bania meridionale era scarsamente presidiata.

A questo momento alla frontiera greca si trovano due Divisioni: la « Ferrara » e la « Corazzata Centauro ». La Divisione alpina « Ju­lia » è anch'essa in marca verso il Sud.

Le due legioni della Milizia Fascista albanese sono state mobi­litate.

Si sta predisponendo la costituzione di reparti volontari. Non è ancora segnalato l'arrivo di nuove unità dall'Italia.

Il morale delle truppe è altissimo. Tutte attendono con ansia l'ordine di marciare.

A seguito del telegramma n. 729 pervenutomi ieri, ho disposto per l'affievolimento della campagna stampa, che verrà sospesa tra breve.

Sin da domani farò comunque cessare gli attacchi alla Grecia.

Il 27 corrente, anniversario dell'eccidio Tellini, gli albanesi di Tirana commemoreranno l'illustre scomparso per la loro causa con una cerimonia semplice ed austera.

L’entusiasmo di quanto, italiani ed albanesi, operano in questo paese agli ordini di V.E., non ha bisogno di stimoli. Gli animi sono desti e tesi nello sforzo di interpretare e seguire, in ogni evenienza, i Comandamenti del Duce.

 

 Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

IL CAPO DEL GOVERNO MUSSOLINI
AL CANCELLIERE DEL REICH ADOLF HITLER

 

(STRALCIO)

L. S. N. 

 

Roma, 24 agosto 1940.

 

Dopo il nostro colloquio del 18 giugno non abbiamo più avuto occasione di procedere a uno scambio di idee.

Ritengo opportuno dirvi, quello che io penso della situazione in questo momento.

Anzitutto per quanto riguarda il bacino danubiano-balcanico, non v'è nulla di cambiato bella politica insieme concordata e che consiste nel tenere quella zona fuori del conflitto. Le misure di carattere militare alla frontiera greca e a quella jugoslava sono sem­plicemente di carattere precauzionale, dato che i due Paesi sono profondamente ostili all'Asse e pronti a vibrarglii il colpo nella schiena se l'occasione favorevole si presentasse...

La Grecia ha dato prova che la sua intesa con la Gran Bre­tagna continua. Tutti i porti greci servono da basi contro di noi. Mal­grado ciò e salvo avvenimenti imprevedibili, non è in questo settore che intendo dirigere il mio sforzo militare, ma verso l'Egitto.

 

 

 

 

 

L’AMBASCIATORE A BERLINO ALFIERI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

R. SEGRETO PERSONALE 8917.

 

Berlino, 27 agosto 1940.

 

Ho segnalato all'E.V. con i telegrammi nn. 1344 e 1346 l'at­teggiamento assunto dal Governo germanico nei confronti della re­cente tensione italo-greca, atteggiamento che tanto agli occhi di Atene quanto a quello di terzi, ha senza dubbio servito a dimostrare la perfetta solidarietà delle due Potenze dell'Asse.

Nelle comunicazioni surriferite mettevo tuttavia in rilievo come tanto Ribbentrop quanto alcuni fra i suoi maggiori e più vicini col­laboratori, avessero meco insistito sulla opportunità che l'Italia si astenesse, nel momento attuale, da una qualsiasi iniziativa nella peni­sola Ellenica in quanto essa avrebbe potuto costituire la causa occa­sionale di complicazioni gravi e pericolose per i due Paesi Alleati, in un momento in cui tutte entrambe le forze dovrebbero polarizzarsi nella lotta contro il comune nemico.

Senza dubbio le preoccupazioni del Governo del Reich per una eventuale estensione del conflitto, soprattutto in un settore così delicato come quello balcanico, sono più che mai vive e grande è la premura che esso pone nel cercar di disperdere o ridurre nel tempo ogni potenziale causa di crisi.

Credo tuttavia non andar errato nel manifestare la opinione che, per tutto quanto concerne le questioni balcaniche alle quali l’Italia mostra particolare interesse, la posizione del Governo germanico sia influenzata anche da un qualche altro elemento oltreché dal desi­derio di non estendere il conflitto per riservare tutte le forze alla lotta contro il nemico comune.

Questo R. Addetto Militare mi informa ad esempio che in re­centi colloqui con ufficiali dello Stato Maggiore germanico, questi ul­timi non hanno nascosto una tal quale preoccupazione per la pos­sibilità che l'Italia si induca a tentare un colpo contro la Grecia.

È sembrato al R. Addetto Militare che tale preoccupazione tro­vasse la sua origine piuttosto che nel timore di veder le nostre forze distolte dall’obiettivo inglese, in quello di una azione indipen­dente dell'Italia nel settore balcanico, senza previe intese con Ber­lino.

Un alto funzionario dell’Auswürtiges Amt, particolarmente vi­cino a Ribbentrop, parlando con un segretario di questa R. Amba­sciata ha manifestato analoghe opinioni.

L’Italia, egli ha in sostanza dichiarato, non dovrebbe agire in Grecia od altrove nei Balcani senza essersi dapprima intesa con il Governo Tedesco e ciò sopratutto in un momento in cui il Reich, impegnato a fondo in altro scacchiere non potrebbe partecipare alla azione.

Mi è sembrato valesse la pena di portare a conoscenza dell’Ec­cellenza Vostra, a puro titolo di indizio, quanto sopra riferito.

La Germania non vuole in sostanza, per il momento, compli­cazioni balcaniche in quanto possano costituire l’origine di una pericolosa estensione del conflitto.

Mentre peraltro essa stessa non rinuncia a svolgere un'azione tale da permetterle di avere in mano al momento opportuno delle buone carte (vedi attività in Jugoslavia e particolarmente in Croazia) chiede agli altri ed in ispecie a noi di mantenerci in una posizione di attesa: il problema balcanico nelle sue infinite ramificazioni la Germania vuole infatti risolverlo, senza dubbio d'accordo con l'Ita­lia, ma in un momento in cui essa sia libera di intervenire senza altre preoccupazioni e di far quindi pesare tutte le proprie forze allo scopo di dare un assetto probabilmente definitivo a tale regione assicurandosi i vantaggi cui aspira e che naturalmente non sono di lieve entità.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano

 

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI BENINI

 

L. SEGRETA 46745.        

 

Tirana, 27 agosto 1940.

 

Ti invio l'unita lettera per l’Eccellenza il Ministro.

Ho messo in particolare evidenza le necessità militari, perché temo che lo Stato Maggiore non senta la necessità di operare in questo settore e si decida quindi ad evitare i necessari rinforzi solo all'ultimo momento, affrontando dei rischi.

Trovo infatti strano che mentre nella scorsa settimana, quando l’Eccellenza il Ministro pensava di agire a fine agosto, il Mini­stero della Guerra abbia fatto sapere al Generale Visconti Prasca che per far giungere in Albania due Divisioni occorreva un mese, ora che l’operazione è stata rimandata ai primi di ottobre si dica che i previsti trasporti sono stati sospesi, potendo essere effettuati a momento opportuno.

Avrei trovato logico se si fosse detto che il ritardo consente di mettere sicuramente a punto la preparazione, iniziando al più presto gli invii di truppe.

Dello stesso avviso è il Comandante Superiore delle Truppe che fa tutto il possibile per andare incontro alle esigenze politiche, senza urtare lo Stato Maggiore.

La vita si svolge qui normalmente. Per marcare il senso della serena fiducia attesa, ho intensificato le mie visite ai centri di attività civile.

 

 

 

 

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

L. 46774.          

 

Tirana, 27 agosto 1940.

 

Mi atterrò scrupolosamente agli ordini impartitimi con lettera del 22 corrente.

La campagna di stampa antigreca, già affievolita, sarà cessata tra qualche giorno, mentre verrà opportunamente proseguita l'azione intesa a mantenere desto e a tutti noto il desiderio degli albanesi d'oltre frontiera di ricongiungersi alla madrepatria.

I contatti con le popolazioni della Ciamuria e del Pindo saranno cautamente proseguiti; l’azione di appoggio predisposta oltre ai confini verrà mantenuta in potenziale efficienza.

Comunico, in foglio a parte, quanto mi ha riferito il Consi­gliere Superiore Fascista Ciamuriota Nebil Dino, di ritorno da Atene e da Prevesa (Ciamuria) dove era stato da me inviato.

La preparazione militare sarà, per quanto possibile, prose­guita.

A questo riguardo informo che il Comandante Superiore delle Truppe, mentre è stato autorizzato dallo Stato Maggiore ad at­tuare il dispositivo di sicurezza da lui ritenuto opportuno, ha rice­vuto la notizia che la partenza dei mezzi promessigli in vista dell’azione contro la Grecia è stata per ora sospesa. A seguito di questa comunicazione l'Eccellenza Visconti Prasca ha arrestato nell'Albania centrale la Divisione Alpina « Julia » che era diretta nel Sud.

Date le difficoltà che i porti e le strade dell'Albania presen­tano allo sbarco ed al movimento delle truppe, mi permetto rappre­sentare l’opportunità che i rinforzi previsti siano qui fatti affluire tempestivamente.

I movimenti ordinati in questi giorni per attuare il dispositivo di sicurezza alla frontiera greca sono risultati lenti e faticosi, a causa degli inevitabili ingorghi verificatisi nei male attrezzati porti e lungo le difficili strade.

Il Generale del Genio Zanuccoli, di ritorno da una ricogni­zione stradale nell'Albania del sud, ha riferito che quasi ovunque è da escludere l’autocarro con rimorchio a doppio transito di auto­colonne. Ha aggiunto che è consigliabile, in caso di intenso traffico, ricorrere al servizio di segnalazione o di blocco, il che rende assai difficili e lenti i trasporti.

Converrebbe quindi approfittare del maggior tempo disponibile e dell'attuale sufficiente sicurezza in Adriatico per mettere a punto la preparazione con i minori rischi.

Ciò anche nella considerazione che durante il mese di settembre i greci potrebbero concentrare maggiori forze alla frontiera albanese, imponendoci di aumentare di molto le unità che dovrebbero qui giun­gere dall’Italia, alla vigilia delle operazioni militari.

A seguito dell'autorizzazione ricevuta sto predisponendo, in per­fetto accordo col Comandante Superiore delle Truppe, la costituzione di reparti volontari.

Ho invitato il Partito a preparare i cinque autotreni, con mezzi di soccorso e di propaganda, che dovrebbero seguire le nostre truppe.

Gradirei conoscere quando e dove la R. Aeronautica potrebbe accogliere per addestrarli, gli albanesi desiderosi di far parte dei nuclei di paracadutisti che, a momento opportuno dovrebbero operare nella Ciamuria.

In attesa di ulteriori ordini assicuro V.E. che manterrò accesa la questione della Ciamuria, ed attuerò tutto quanto previsto, evi­tando qualsiasi crisi.

 

 

 

ALLEGATO

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

 

PROM. S. N.      

 

Tirana, 27 agosto 1940.

 

Il Consigliere Superiore Fascista Nebil Dino, rientrato da Atene e Prevesa (Ciamuria) dove era stato da me inviato, ha riferito quanto segue:

L’entusiasmo dei Ciamurioti per la loro prossima liberazione è grande.

Dei notabili greci che risiedono nella regione, quelli più odiati dagli albanesi stanno già trasferendosi altrove, gli altri cercano di crearsi un ambiente favorevole; alcuni di questi ultimi hanno messo a disposizione di Nebil Dino rilevanti somme per opere di beneficenza da lui patrocinate.

La popolazione greca pensa ai prossimi avvenimenti con rasse­gnazione, ma anche con la speranza di un avvenire migliore. I greci della campagna, come gli albanesi in generale, non disdegnano di far parte di una comunità di ordine superiore, che assicuri loro benes­sere e giustizia.

Molti funzionari greci, avendo confidenzialmente espressa qualche preoccupazione per il loro avvenire, sono stati da Nebil Dino tranquil­lizzati ed invitati a considerare che in Albania è rimasta in servizio la quasi totalità dei funzionari albanesi e che anche i grecofobi sono stati valorizzati.

Ai lavoratori è stato esaltato il trattamento fatto oggi agli operai albanesi.

Le tranquillanti notizie date da Nebil Dino sono state accolte con viva soddisfazione.

La popolazione greca non si mostra, in generale, disposta a battersi.

I preparativi militari nella Ciamuria sono, fino a questo mo­mento, di scarso interesse. Nella regione di Janina sono stati recen­temente effettuati richiami di specialisti. Lungo le strade che addu­cono alla frontiera albanese sono stati approntati sbarramenti anti­carro. Più intensa è invece la preparazione verso la Tracia.

In alcuni ambienti di Atene si pensa che in caso di attacco italiano verrà fatta una resistenza iniziale, essenzialmente allo scopo di far sapere al mondo che la Grecia ha cercato di resistere alla aggressione degli Stati autoritari.

In altri ambienti si è detto che l'Italia tende a richiamare l'at­tenzione di Atene alla frontiera albanese per cercare invece di sor­prendere i greci nell'isola di Creta.

Il Governo di Metaxas è da molti odiato. Il Re non è stimato, né amato.

Nebil Dino, durante il suo soggiorno ad Atene, ha tenuto stretti contatti con quel R. Ministro.

 

 

 

 

 

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA JACOMONI
AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI BENINI

 

L. 46886.          

 

Tirana, 28 agosto 1940.

 

Ti mando l'unito promemoria, pregandoti di esaminare l'op­portunità di sottoporlo all'Eccellenza il Ministro.

Esso tratta un argomento che, se non altro, ha il pregio di cor­rispondere a quella che il Ministro chiama la « politica massaggiata ».

 

ALLEGATO

 

PROMEMORIA

 

Ho esaminato col Consigliere Superiore Fascista Nebil Dino, reduce da Atene, la possibilità che influenti uomini di Grecia, le­gati a lui da sincera e profonda amicizia, siano, in confidenziali conversazioni, portati a considerare la futura situazione dell'Italia nel bacino del Mediterraneo e le future relazioni della Grecia con l'Italia. E ciò allo scopo di offrire al mondo ellenico, in vista della tempesta, un’ancora di salvezza, rappresentata dalla visione di uno Stato greco, libero e sovrano, inserito nel quadro dell’Impero di Roma.

Nebil Dino trova l'idea opportuna ed attuabile.

Egli, affermando che troppa gente in Grecia ignora quanto il fascismo ha operato in Italia e in Albania, che troppo odio contro di noi è stato seminato dai nostri nemici e che molti esponenti greci, in vista del crollo della potenza inglese, pensano già ad un appoggio tedesco, reputa necessario ed urgente una nostra cauta azione intesa ad indirizzare il popolo ellenico verso il nuovo destino voluto e forgiato dal Duce per gli Stati mediterranei.

Le conoscenze che Nebil Dino conta ad Atene e nell'Epiro non sono poche, né trascurabili. Egli potrebbe quindi, con un qualunque pretesto, portarsi di nuovo in Grecia ed iniziare immediatamente l’azione suggeritagli, alla quale darebbe carattere strettamente perso­nale.

In sostanza egli cercherebbe di indurre i suoi autorevoli amici a considerare che la Grecia, perduta la speranza nella protezione dell’Inghilterra e posta di fronte alla preminente posizione che l'Ita­lia avrà nel bacino del Mediterraneo, posizione riconosciuta ormai pubblicamente anche dalle supreme gerarchie tedesche, non ha che un gesto intelligente da compiere: andare incontro a Roma con la certezza di un avvenire migliore.

Le notizie che Nebil Dino fornirebbe sulla generosità dimostrata dal Duce per gli albanesi, sulla dignitosa costituzione elargita al­l’Albania dal Re Imperatore e sul visibile promettente avvenire dell’Albania fascista, potrebbero essere di grande stimolo a prendere in serio esame e a diffondere l'idea del pacifico ingresso della Grecia nell’orbita dell’Impero.

A questo riguardo Nebil Dino mi ha riferito di aver così risposto ad alcuni influenti suoi amici ad Atene che gli avevano chiesto se gli albanesi erano soddisfatti della loro nuova situazione: « Vi sono dei contenti e degli scontenti; questi ultimi sono tali perché pentiti di non aver decisamente chiesto, prima del 7 aprile 1939, il benefico, potente ed incondizionato appoggio dell'Italia ».

L’attività personale del nostro sincero ed intelligente amico potrebbe, prima od al momento della nostra azione intesa ad assi curare agli albanesi della Ciamuria il ritorno nel grembo della madrepatria, indurre una notevole parte dell'opinione pubblica greca a chiedere ad Atene, con buone o cattive maniere, che vengano studiati e forgiati in un ambiente di comprensione e di pacifica collaborazione, i futuri, indissolubili legami tra Grecia e Italia.

\L’attività stessa, anche se votata al fallimento, non sarebbe, per il suo carattere, di nocumento per noi e non pregiudicherebbe in alcun modo la nostra eventuale azione di forza contro la Grecia.

Nebil Dino pensa che i risultati della sua azione potrebbero essere particolarmente           apprezzabili se i tedeschi fossero invitati a non dare affidamenti alla Grecia, che ne cerca. A suo giudizio la penetrazione tedesca in quel paese potrebbe crearci imbarazzi.

Per permettere al nostro amico di operare più liberamente e con tranquillità, converrebbe giustificare in qualche modo la sua presenza in Grecia; e questo potrebbe ottenersi assegnandolo ufficialmente, quale addetto o comandato temporaneamente, presso la R. Legazione di Atene, col preciso incarico di riprendere in esame l’annosa questione, da lui profondamente conosciuta, dei beni espropriati agli albanesi.

Nebil Dino sapendo che il governo di Atene ha chiesto di risolvere tale questione, ritiene che non debbano sorgere difficoltà per il di lui soggiorno in Grecia.

Qualora la mia proposta fosse ritenuta attuabile potrei essere telegraficamente invitato ad inviare a Roma Nebil Dino, perché fosse eventualmente sentito e successivamente munito dei necessari documenti di riconoscimento e di viaggio.

Ritengo ovvio aggiungere che dal momento del suo arrivo in Grecia lo stesso Dino potrebbe agire agli ordini o d'intesa col R. Ministro Grazzi a mezzo del quale farebbe pervenire a V.E. i suoi rapporti.

 

Tirana, lì 28 agosto 1940.

 

 

Albania 1940 Regio Esercito Italiano 

 

 

STATO MAGGIORE R. ESERCITO
UFFICIO OPERAZIONI II (O.N.) SEZIONE I (M)
AL COMANDANTE SUPERIORE TRUPPE ALBANIA

 

N. 2020 DI P.       P.M. 9

 

lì 31 agosto 1940 - XVIII

 

Da consegnarsi a mano a mezzo ufficiale per via aerea - POSTA MIL. 99

 

Riferimento Vs. foglio 023855 del 28 corrente, ed a modifica del n. 2 del foglio di questo S.M. n. 1650 del 23 corrente, comu­nico:

1) Lo schieramento eventuale alla frontiera greca deve essere predisposto per il 20 ottobre p.v. anziché per il 1° detto mese.

2) Sono già state diramate disposizioni da parte di questo S.M. per il trasporto costì delle note tre divisioni, che saranno sbarcate entro la prima decade di ottobre.

3) Tale rinforzo non significa che V.E. debba senz’altro assu­mere uno schieramento offensivo alla frontiera greca per il 20 ot­tobre p.v. ma mira unicamente a metterVi in grado di assumerlo quando venisse dato ordine.

4) Quanto prima Vi perverranno le direttive operative di questo S.M. Per norma esse considerano le varie ipotesi possibili, ossia:

a) offensiva contro la Grecia, con obiettivo l'occupazione dell'Epiro settentrionale, fra la catena del Pindo, il golfo di Arta ed il mare. Contemporaneamente misure di sicurezza sul fronte ju­goslavo;

b) offensiva contro la Jugoslavia e misure di sicurezza sul fronte greco;

c) difensiva sui due fronti.

Alle direttive per l’ipotesi a) è annessa un’appendice che tratta della eventuale occupazione dell’isola di Corfù e, successivamente, delle isole che comandano il golfo di Patrasso.

La occupazione di Corfù ecc. verrebbe affidata ad una divi­sione partente dall'Italia (in più delle tre costì destinate) e avver­rebbe naturalmente prima dell'inizio delle operazioni offensive sull’Epiro, o contemporaneamente ad esso.

5) Non è possibile inviarVi gruppi di artiglieria someggiata in più di quelli previsti, perché per aumentare la proporzione di tali artiglierie in due delle tre divisioni di rinforzo si sono dovuti sot­trarre gruppi di altre divisioni, che risultano così in non buona situa­zione in caso di azioni in terreni montani.

6) In conseguenza dei rinforzi di cui sopra, Vi prego di voler gradatamente modificare la dislocazione attuale delle Vostre truppe, per raccogliere gli elementi di una stessa G.U.

Questo è specialmente il caso della divisione alpina.

7) Circa i rimanenti punti trattati da V.E. nel foglio in riferimento (reparti di nuova costituzione, milizia albanese, ecc.). Vi sarà risposto con un altro foglio del Gabinetto e da questo S.M.

Prego ricevuta telegrafica.

 

p. il Maresciallo d'Italia
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
Il Sotto Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
F.to Roatta

http://www.squadratlantica.it/