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Conferenza di Yalta - 6

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

 


Sesta riunione a palazzo Livadia

9 febbraio 1943

 

 

 

Roosevelt propone che Stettinius riferisca sulla riunione dei tre ministri degli esteri.

 

Stettinius dichiara che vorrebbe, a nome dei ministri de­gli esteri, dare una breve informazione sui risultati del loro lavoro. I ministri degli esteri hanno preso in esame il pro­blema polacco sulla base del memorandum della delegazione americana. Da questo memorandum, conformemente alla pro­posta sovietica, era stata omessa la questione del consiglio di presidenza. Per quanto riguarda la formula per la creazione del governo polacco, è stato deciso di continuare l’esame del problema e di riferire che í tre ministri degli esteri non hanno per ora raggiunto un accordo. Nella riunione dei ministri è stata discussa anche la questione delle riparazioni.

 

 

Churchill dice che forse è meglio esaminare prima la que­stione polacca.

 

 

Roosevelt è d'accordo.

 

 

(Esponendo il proprio punto di vista a proposito del me­morandum della delegazione americana sulla questione del go­verno polacco, la delegazione sovietica ha dichiarato che, poi­ché desidera che si arrivi senza ulteriori ritardi a una posizione comune, essa accetta come base la proposta americana, ma vi porta alcuni emendamenti. La delegazione sovietica ha pro­posto la seguente redazione della prima frase della formula americana per la creazione del governo polacco:

« L’attuale governo provvisorio polacco deve essere riorganizzato su una più larga base democratica, mediante l’inclusione di persona­lità democratiche residenti in Polonia o all’estero. Questo go­verno si chiamerà governo nazionale provvisorio ».

 

Alla fine del capoverso la delegazione sovietica ha pro­posto di aggiungere le parole: « partiti non fascisti e antifa­scisti », in modo che la frase suonasse così: « A queste elezioni devono avere il diritto di partecipare e di presentare candi­dati tutti i partiti democratici non fascisti e antifascisti ».

 

La delegazione sovietica ha ritenuto pure indispensabile aggiungere la frase seguente: « Quando il governo polacco di unità nazionale sarà stato creato nel modo indicato, i tre go­verni lo riconosceranno ». Infine, la delegazione sovietica ha proposto di sopprimere l’ultima frase della proposta americana, circa l’obbligo degli ambasciatori delle tre potenze a Varsavia di osservare e di riferire sull’esecuzione degli impegni per lo svolgimento di libere elezioni: questo perché gli ambasciatori delle tre potenze, accreditati presso il governo polacco, hanno la piena possibilità di osservare quello che si fa in Polonia, essendo questo un loro preciso dovere. La delegazione sovie­tica ha fatto presente che con questi emendamenti essa ritiene la proposta americana accettabile.)

 

 

Churchill dichiara di essere contento per il grande passo fatto verso l'accordo sulla questione polacca. Vorrebbe fare solo alcune osservazioni di carattere generale, prima che con­tinui la discussione. Churchill ritiene che non si debba risol­vere questo problema in fretta e furia. La possibilità dell'ac­cordo è già nell'aria, ma sarebbe pericoloso rovinare tutto per troppa fretta. È meglio riflettere ancora un poco sulla pro­posta della delegazione sovietica. È vero che per le nostre riu­nioni rimangono solo quarantotto ore. Churchill tuttavia non vuole rovinare tutto, solo perché alla conferenza saranno man­cate ventiquattro ore. Se per giungere a una soluzione sono necessarie ventiquattro ore di più, bisognerà trovarle. Una cosa non può essere dimenticata: se i partecipanti alla conferenza si lasceranno senza aver raggiunto un accordo sulla questione polacca, tutta la conferenza sarà considerata un fallimento.

 

 

Roosevelt propone che Stettinius finisca il suo rapporto, dopo di che verrà annunciato un intervallo di mezz’ora per lo studio della proposta sovietica.

 

 

Churchill sottolinea ancora una volta che i partecipanti alla conferenza hanno quasi nelle loro mani un premio di grande valore. Non bisogna permettere che questo premio vada perduto per la troppa fretta. Bisogna avere un po’ di tempo per pensare. Churchill tuttavia non è contrario alla proposta di Roosevelt.

 

 

Stalin pure accetta la proposta di Roosevelt.

 

 

Stettinius continua il suo rapporto e dice che ora pas­serà al problema delle riparazioni. La delegazione americana ha presentato un progetto per l'esazione delle riparazioni tede­sche. Sui punti 1 e 2 del progetto americano vi è l’unanimità tra le delegazioni*. Sul punto 3 esse hanno raggiunto un com­promesso e precisamente: la commissione per le riparazioni di Mosca prenderà a base del suo lavoro la somma globale di riparazioni — da pagarsi con prelevamenti una tantum e con forniture annuali — di venti miliardi di dollari, di cui il 50% destinati all'Unione Sovietica.

 

 

* I punti 1 e 2 del progetto americano suonavano così:

« 1. Le riparazioni spettano innanzitutto ai paesi che hanno sopportato il maggior peso della guerra, hanno subito le più forti perdite e hanno orga­nizzato la vittoria sul nemico.

2. Tralasciando per il momento la questione dell'impiego, a scopo di ri­parazione, della forza lavoro tedesca (questione che dovrà essere esaminata in seguito), le riparazioni in natura dovranno essere pagate dalla Germania nelle due forme seguenti:

a) prelevamento una tantum alla fine della guerra dai beni nazionali della Germania, che si trovano tanto sul suo territorio quanto al di fuori di esso (attrezzature, macchine utensili, navi, materiale rotabile, investimenti tedeschi all'estero, azioni delle imprese tedesche industriali, di trasporto e di naviga­zione); tali prelevamenti dovranno essere compiuti soprattutto al fine di disar­mare militarmente ed economicamente la Germania.

Tali prelevamenti inoltre dovranno essere ultimati entro due anni dalla fine della guerra.

b) Forniture annuali di merci per dieci anni dalla fine della guerra ».

 

 

Eden ha fatto a questo proposito una riserva, poiché non ha avuto ancora disposizioni da Londra. La delegazione sovie­tica ha dichiarato che i conteggi per le riparazioni verranno effettuati in base ai prezzi del 1938 più un aumento dal 10 al 15%, a seconda dell’oggetto.

 

In seguito Stettinius parla della prossima conferenza delle Nazioni Unite. La delegazione americana — egli dice —, pro­pone che prima della conferenza i futuri membri permanenti del consiglio si consultino fra loro, attraverso i canali diplo­matici, circa la tutela sui popoli coloniali e dipendenti.

 

 

Churchill (fortemente eccitato) si oppone decisamente alla discussione di questo problema. Da molti anni l’Inghilterra conduce una difficile lotta per mantenere intatti il Common­wealth e l’Impero britannico. Egli è certo che questa lotta sarà coronata da pieno successo e sino a che la bandiera inglese sventolerà sui territori della corona britannica egli non per­metterà che un qualsiasi lembo di terra britannica venga messo all’incanto con la partecipazione di quaranta Stati. Mai l’Im­pero britannico verrà messo sul banco degli accusati davanti a un tribunale internazionale per la « tutela » delle nazioni mi­norenni.

 

 

Stettinius tranquillizza Churchill dicendo che non si stava ciarlando dell’Impero britannico. La delegazione americana de­sidera che l’organizzazione internazionale, nel caso fosse neces­sario, stabilisca una tutela sui territori presi al nemico.

 

 

Churchill dichiara che se si tratta di territori nemici, non ha niente in contrario. È possibile che su quei territori sia opportuno istituire una tutela.

 

 

Stettinius aggiunge che nella riunione dei tre ministri è nato riconosciuto desiderabile che la questione della tutela venga discussa alla conferenza delle Nazioni Unite.

 

 

Churchill insiste perché venga aggiunta nel testo della decisione la clausola che la discussione sulla tutela non toccherà in nessun modo i territori dell’Impero britannico. Rivolgendosi

a Stalin, Churchill chiede: quali sarebbero i suoi sentimenti se l'organizzazione internazionale proponesse di mettere la Crimea sotto controllo internazionale per farne una stazione climatica internazionale?

 

 

Stalin risponde che metterebbe volentieri a disposizione la Crimea per le conferenze delle tre potenze.

 

 

Stettinius dichiara che la sottocommissione, creata per mettere a punto la questione degli inviti alla conferenza delle Nazioni Unite continua il lavoro e che oggi riferirà i risultati ai ministri degli esteri.

 

 

(Quindi, su proposta di Stettinius è stato deciso che persone, nominate da parte inglese e sovietica, preparino il rap­porto sulla questione jugoslava).

 

 

Churchill osserva che sulla questione jugoslava non ci sono divergenze importanti.

Stettinius dichiara che è stato deciso di applicare l'accordo Tito-Subasic prima della fine della conferenza di Yalta, nono­stante tutte le « fantasie di Pietro ».

 

Churchill dice che la delegazione inglese ha due preziosi emendamenti all'accordo Tito-Subasic. Queste rettifiche sono state trasmesse agli amici russi. Se i presenti ritengono utili tali correzioni, si potrà raccomandare a Subasic e a Tito di accettarle.

 

 

Stalin osserva che anche la parte sovietica potrebbe fare i suoi emendamenti. Poi la delegazione inglese proporrà ancora qualcosa d’altro. La questione in questo modo va per le lun­ghe, mentre la situazione in Jugoslavia rimane instabile.

 

 

Churchill dichiara che Tito è un dittatore nel suo paese. Noi possiamo rivolgerci a lui e pregarlo di accettare le rettifiche.

 

 

Stalin risponde che Tito non è affatto un dittatore. La situazione in Jugoslavia resta indefinita.

 

 

Eden dichiara che non si tratta di cambiare l'accordo Tito­-Subasic. Si tratta soltanto di due precisazioni che Subasic ugual­mente sottoporrà a Tito.

 

 

Stalin dice che gli emendamenti apportati dagli inglesi si riducono a chiedere che i deputati della Skupsina * che non si sono compromessi collaborando coi tedeschi, vengano in­dusi nel Vece ** antifascista. Il secondo emendamento consiste nel proporre che gli atti legislativi, votati dal Vece antifascista, ottengano in seguito l'approvazione dell'assemblea costituente. In sostanza, la delegazione sovietica è d’accordo con queste rettifiche. Sono giuste. Essa ritiene tuttavia che non si debba a causa di esse rimandare la formazione del nuovo governo.

 

* Parlamento jugoslavo

** Assemblea

 

 

Eden dichiara che il governo britannico vuole la realizza­zione immediata degli accordi Tito-Subasic. In seguito si potrà proporre a Tito di accettare le rettifiche di cui si parla.

 

 

Stalin è d'accordo.

 

 

Churchill pure esprime il suo consenso.

 

 

Eden dice che Subasic doveva partire da Londra per la Jugoslavia il 7 febbraio.

 

 

Churchill osserva che domani si saprà se è partito o no. Ad ogni modo Subasic partirà non appena il tempo lo per­metterà.

 

Stalin dichiara che prima di lasciare la Crimea le tre po­tenze dovranno raccomandare l'applicazione immediata dell’ac­cordo Tito-Subasic e creare sulla base di questo accordo un unico governo jugoslavo, indipendentemente dalle fantasie che ha nella testa Pietro.

 

 

Churchill propone di portare il punto corrispondente nel comunicato. A questo proposito chiede se si è d'accordo di proporre più tardi a Tito le rettifiche di cui si è parlato.

 

 

Stalin risponde che egli non fa dichiarazioni a vuoto. Egli mantiene sempre la sua parola.

 

 

(Dopo l'intervallo)

 

 

Roosevelt afferma di aver preso conoscenza da vicino del­le proposte della delegazione sovietica sulla questione polacca e di avere avuto uno scambio di idee con la parte inglese. A parer suo, si tratta ora solo di una certa differenza nelle parole. I partecipanti alla conferenza sono vicini all’accordo. In questo campo è stato realmente raggiunto un grande progresso. Tuttavia la frase: « L’attuale governo provvisorio polacco deva essere riorganizzato su una più larga base democratica » rende difficile la posizione dei governi che riconoscono il governo polacco di Londra. Roosevelt vorrebbe cambiare l’espressione « attuale governo provvisorio polacco » con quella « il governò polacco funzionante attualmente in Polonia ».

 

Inoltre dice Roosevelt, che la delegazione sovietica propone di eliminare l’ultima frase riguardante gli obblighi degli amba­sciatori delle nostre tre potenze di sorvegliare le elezioni libere in Polonia. Non è possibile far meglio. A questo proposito Roosevelt vorrebbe ricordare che in America vivono sei milioni di polacchi. Nei loro confronti bisogna compiere qualche gesto, che rafforzi in loro la convinzione che le elezioni in Polonia saranno giuste e libere.

Roosevelt ritiene che poiché i partecipanti alla conferenza sono così vicini all’accordo, sarebbe utile che i ministri degli esteri lavorassero un poco questa sera e domani riferissero alla conferenza i risultati del loro lavoro.

 

 

Churchill concorda col presidente che oggi è stato fatto un grande progresso sulla via di una dichiarazione unanime delle potenze alleate sul problema polacco. Egli non ha obie­zioni contro la proposta che questa questione venga definitiva­mente messa a punto dai tre ministri. Vorrebbe tuttavia soffermarsi su due punti, non molto importanti, che discendono da ciò che è stato detto ieri dal maresciallo Stalin. Il mare­sciallo Stalin ha raccontato come la Polonia è stata liberata e come il nemico è stato cacciato dal paese dall'Esercito rosso. Questo fatto nuovo ha una grande importanza. Perciò Churchill ritiene che sarebbe opportuno sottolinearlo davanti a tutto il mondo e cominciare la dichiarazione sulla Polonia all’incirca con queste parole: « L’Esercito rosso ha liberato la Polonia. Ciò rende necessaria la creazione di un governo polacco piena­mente rappresentativo, che oggi può essere costruito su una base più larga di quanto non fosse possibile prima della libera­zione della Polonia occidentale ».

 

Il secondo punto, su cui Churchill vorrebbe attirare l'at­tenzione, è l'ultima frase del progetto americano. Nelle trat­tative sulle questioni polacche il governo inglese si trova in posizione svantaggiosa poiché conosce poco di ciò che avviene sulla stessa Polonia. Questo mentre deve prendere importanti decisioni riguardanti quel paese. Churchill sa che fra i diversi gruppi polacchi i rapporti sono molto tesi. Osubka-Morawski, ad esempio, poco fa ha usato un linguaggio minaccioso nei confronti del governo di Londra: il governo di Lublino ha inten­sione di procedere legalmente contro tutti i soldati dell’esercito polacco e i membri del movimento clandestino accusandoli di tradimento. Questo preoccupa molto il governo inglese.

 

Certo, è necessario innanzitutto eliminare tutti gli intralci elle ostacolano le operazioni dell’Esercito rosso. Tuttavia Chur­chill vorrebbe chiedere al maresciallo Stalin che sia tenuta pre­sente la difficile posizione del governo inglese. Il governo in­glese non sa veramente nulla di ciò che avviene all’interno della Polonia, poiché il suo unico mezzo per ricevere informazioni è di gettare di quando in quando paracadutisti in Polonia o di conversare con uomini appartenenti al movimento clandestino di ritorno dalla Polonia. Una tale situazione non è assoluta­mente soddisfacente.

 

In che modo essa può essere cambiata, senza recare nello stesso tempo difficoltà alle operazioni dell’Esercito rosso? Chur­chill ripete ancora una volta che egli pone gli interessi delle operazioni militari sovietiche al di sopra di tutto. E tuttavia: non si può dare agli inglesi i mezzi necessari che, a suo parere, anche gli americani non rifiuterebbero, per vedere coi propri occhi come si appianano in Polonia i dissidi esistenti? Ecco per­ché l’ultima frase del progetto americano sembra tanto impor­t ante alla delegazione inglese.

 

Quando ci saranno le elezioni in Jugoslavia, il maresciallo Tito non sarà contrario, a quanto egli ha capito, alla presenza di osservatori sovietici, americani e inglesi perché possano ga­rantire a tutto il mondo il corretto svolgimento delle elezioni. Per quanto riguarda la Grecia, gli inglesi approverebbero la presenza di osservatori sovietici, americani e inglesi quando laggiù avranno luogo le elezioni. Lo stesso per l’Italia. Quando sarà liberata l’Italia del nord si avrà un brusco cambiamento nella situazione interna italiana e dovranno aver luogo le elezioni per l’assemblea costituente o il parlamento. Il governo inglese ritiene che gli osservatori americano, sovietico e inglese debbano avere la possibilità di assistere alle elezioni italiane per rassicurare le grandi potenze sul loro normale svolgimento.

Le considerazioni enunciate da Churchill hanno un fondamento reale. In Egitto, per esempio, qualsiasi governo faccia le elezioni, le vince sempre. Nahas-Pascià ha litigato col re e voleva fare le elezioni. Il re ha detto che finché Nahas-Pascià fosse stato membro del governo non ci sarebbero state elezioni, E naturalmente quando Nahas-Pascià è stato allontanato dal governo, gli uomini del re hanno vinto le elezioni e occupato il suo posto.

 

 

Stalin osserva che in Egitto non potevano esserci vere elezioni: ancora oggi la corruzione vi è largamente diffusa. Stalin chiede quale sia la diffusione dell'istruzione in Egitto. (Nessun componente della delegazione inglese può rispondere a questa domanda). In Polonia l'istruzione raggiunge il 70-75%. Si tratta di gente che legge i giornali e può esprimere il proprio parere. Non può esserci confronto fra l’Egitto e la Polonia.

 

 

Churchill risponde che non aveva intenzione di paragonare la Polonia all'Egitto. Egli voleva dire soltanto che le elezioni devono essere giuste e libere. A lui, ad esempio, interessa la questione: sarà permesso a Mikolajczyk di partecipare alle ele­zioni?

 

 

Stalin risponde che di questa questione bisogna parlare coi polacchi.

 

 

Churchill chiede: questa questione dovrà essere discussa dagli ambasciatori durante le trattative coi polacchi a Mosca?

 

 

Stalin risponde che questo deve essere fatto in base alla decisione che si ha intenzione di adottare.

 

 

Churchill risponde che non vuole continuare ulteriormente la discussione su questo tema, ma vuole avere la possibilità di riferire al parlamento che le elezioni saranno libere e che ne è garantito l’imparziale svolgimento.

 

 

Stalin dice che Mikolajczyk è un rappresentante del partito contadino. Questo partito non è fascista, sarà certamente am­messo a partecipare alle elezioni. Qualche candidato del par­tito contadino entrerà nel governo. Egli pensa comunque che la soluzione di questo quesito debba essere accantonata fino alla sua discussione coi polacchi. Essi verranno e si potrà sen­tire che cosa dicono. Fra loro ci sono persone di orientamento diverso.

 

 

Churchill dichiara che egli cerca soltanto di fare in modo che, una volta tornato in Inghilterra, la questione della fron­tiera orientale polacca sia accettata dal parlamento. Ritiene che ciò sarà possibile se i polacchi stessi potranno risolvere fra loro la questione del governo. Egli, Churchill, non ha una grande opinione dei polacchi.

 

 

Stalin osserva che fra i polacchi c'è bravissima gente. I polacchi sono soldati coraggiosi. Il popolo polacco ha dato ma­gnifici esponenti della scienza e dell'arte.

 

 

Churchill dice che egli cerca soltanto di fare in modo che tutte le parti abbiano le stesse possibilità.

 

 

Stalin rileva che tutte le parti non fasciste e antifasciste avranno uguali possibilità.

 

 

Churchill dice che non ritiene del tutto giusto tracciare lo spartiacque secondo la linea fascisti e non fascisti. Egli pre­ferisce il termine « democratici ».

 

 

Stalin dice di avere davanti a sé il progetto di dichiara­zione sulla liberazione dell’Europa, proposto dalla delegazione americana. In questo progetto c’è la frase seguente: « Il rista­bilimento dell'ordine in Europa e la riorganizzazione della vita economica nazionale devono essere ottenuti in modo da per­mettere ai popoli liberati di distruggere le ultime tracce del fascismo e del nazismo e di creare organismi democratici, se­condo la loro libera scelta ». Belle parole! Qui la differenza fra fascismo e antifascismo è molto chiara. Queste parole indi­cano come fra democrazia e fascismo non ci possa essere unità.

 

 

Churchill conferma che tale unità non deve esserci e non ci sarà.

 

 

Roosevelt dice che, a suo parere, la Polonia sarà l'esempio di realizzazione pratica dei principi della dichiarazione sulla liberazione dell’Europa. La frase letta dal maresciallo Stalin ha una grande importanza, poiché ci dà la possibilità di distruggere ogni traccia di fascismo. Nel capoverso seguente della stessa dichiarazione è detto che i popoli possono costituire organi di governo provvisori, che rappresentino tutti gli strati democratici della popolazione e creare poi organi permanenti mediante elezioni imparziali e libere. Roosevelt vorrebbe che le elezioni polacche, come la moglie di Cesare, fossero al di sopra di ogni sospetto.

 

 

Stalin osserva che della moglie di Cesare questo lo si diceva soltanto. In realtà aveva anche lei qualche peccatuccio.

 

 

Roosevelt dice che le elezioni in Polonia devono essere assolutamente « pulite », tanto pulite che nessuno possa avere dubbi nei loro confronti e ché gli stessi polacchi — gente molto focosa — possano accettarle senza nessuna riserva. Roosevelt riassume: i ministri degli esteri conoscono bene l’opinione dei capi di governo sulle elezioni polacche; si occupino dunque questa sera della questione e domani riferiscano i risultati del loro lavoro.

 

 

Stalin dice che è d'accordo con la rettifica di Roosevelt: sostituire le parole « l’attuale governo provvisorio » con quelle « il governo provvisorio, funzionante in Polonia ».

 

 

Roosevelt passa alla questione seguente: la dichiarazione sulla liberazione dell'Europa.

 

 

Churchill dice che Eden vuol fare una osservazione sul progetto di questa dichiarazione. Churchill stesso è d’accordo con la dichiarazione, ma ritiene necessario che sia messo agli atti che la Gran Bretagna adotta i principi della Carta atlan­tica nell’interpretazione che Churchill ne ha dato in parlamento, dopo il suo ritorno da Terranova. Egli presenterà il testo della sua dichiarazione parlamentare nella prossima riunione. [ ... ]

 

 

Roosevelt propone di chiudere la seduta.

 

 

Churchill dice che vorrebbe discutere la questione dei criminali di guerra. Si tratta di quei criminali di guerra, i cui reati non sono legati a un luogo geografico determinato.

 

 

Roosevelt dichiara che la questione dei criminali di guerra è complessa. Non è possibile esaminarla nel corso dell’attuale conferenza. Non è meglio deferire questo problema allo studio dei tre ministri degli esteri? Essi ci daranno un resoconto fra tre-quattro settimane.

Churchill dice che aveva redatto un progetto di dichiara­zione sui criminali di guerra per la conferenza di Mosca nel 1943. Allora egli fece la proposta, che fu accettata, di conse­gnare i criminali ai paesi in cui essi avevano compiuto i loro delitti. In quella dichiarazione si parla anche dei maggiori cri­minali, i cui reati non sono legati a un luogo geografico defi­nito. Che fare di loro? Secondo Churchill si deve innanzitutto comporre una lista di queste persone col diritto di completarla in seguito. Questo isolerebbe i criminali dai propri popoli. Churchill ritiene che la miglior cosa sarebbe fucilarli, non appe­na vengano arrestati.

 

 

Stalin chiede che cosa si farà con i criminali che sono già stati presi, ad esempio, con Hess? Sarà egli incluso nell'elenco che Churchill ha proposto? Possono i prigionieri di guerra es­sere inclusi nel numero dei criminali? Sino ad oggi si era d'avvi­so che i prigionieri di guerra non potessero essere processati.

 

 

Churchill risponde che i prigionieri di guerra, che hanno contravvenuto alle leggi possono, naturalmente, essere trascinati in tribunale. Altrimenti i criminali di guerra si daranno pri­gionieri per sfuggire al castigo. Tuttavia Churchill ha capito che il maresciallo Stalin vuole che, prima di essere fucilati, i maggiori criminali siano processati.

 

 

Stalin risponde affermativamente.

 

 

Churchill chiede quale dovrà essere la procedura del giu­dizio: giuridica o politica?

 

 

Roosevelt dichiara che la procedura non deve essere troppo giuridica. Ad ogni modo corrispondenti e fotografi non dovran­no essere ammessi al processo.

 

 

Churchill dice che, secondo lui, il processo ai maggiori criminali deve essere un atto politico, non giuridico. Churchill vorrebbe che fra le tre potenze ci fosse chiarezza di idee questo proposito. Su questo tema tuttavia non si dovrà pubblicare nulla, perché i criminali non si vendichino prima sui prigionieri alleati.

 

 

Roosevelt propone di trasmettere la questione dei crimi­nali di guerra all'esame dei ministri degli esteri delle tre potenze.

 

 

(Questo viene accettato.)

 

 

Stalin chiede: è cominciata l'offensiva sul fronte occi­dentale?

 

 

Churchill risponde che ieri alle dieci antimeridiane un eser­cito inglese di centomila uomini ha iniziato l'offensiva nella regione di Nimega. Le truppe hanno avanzato di tremila yards su un fronte di cinque miglia e hanno raggiunto la linea Sigfrido. La difesa non è stata particolarmente forte, salvo che in due villaggi. Sono stati presi alcune centinaia di prigionieri. Domani comincerà la seconda ondata dell’offensiva. La IX ar­mata americana allargherà il fronte dell'attacco. Questa offen­siva sarà ininterrotta e andrà continuamente estendendosi.

 

 

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

 

 

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