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Conferenza di Yalta - 4

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945



Quarta riunione a palazzo Livadia

7 febbraio 1945

 

Roosevelt dichiara che ieri è stata ascoltata la dichiara­zione del maresciallo Stalin sul problema polacco. Egli, Roose­velt, è soprattutto interessato alla questione del governo po­lacco. Per lui non è molto importante che sia questa o quella la frontiera della Polonia. Non lo interessa la legittimità o la continuità del governo polacco, poiché è noto che per alcuni anni non c'è stato in Polonia nessun governo. Tuttavia egli pensa che gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e il Regno Unito potrebbero aiutare i polacchi a creare un governo provvisorio fino a quando non sarà possibile tenere libere elezioni nel paese. Bisogna fare in questo campo qualche cosa di nuovo, qualche cosa che porti una specie di soffio di aria fresca in questo triste problema. [ ... ]

 

 

Stalin dice di aver ricevuto da Roosevelt un’ora e mezzo fa un messaggio, in cui sono formulate le seguenti proposte: far venire dalla Polonia due membri del governo di Lublino e due rappresentanti delle forze dell’altro campo (tra i cinque nominati nella lettera del presidente) e alla presenza di questi quattro polacchi risolvere la questione del nuovo governo. Nel caso in cui questo passo fosse coronato da successo, il nuovo governo dovrà poi indire elezioni libere in Polonia.

 

Inoltre, nel messaggio di Roosevelt è espresso il desiderio di includere nel governo polacco anche i rappresentanti di altri ambienti. Nella lettera si fanno i nomi di Mikolajczyk e Grabski.

Egli vorrebbe sapere: dove si possono trovare le persone no­minate nel messaggio di Roosevelt, le quali, secondo le informa­zioni del presidente, si trovano in Polonia? Se queste persone verranno trovate, si potrà sapere quando riusciranno ad arri­vare. Se arrivassero Wincenty Witos o Sapieha, ciò renderebbe più facili le cose. Ma egli non conosce il loro indirizzo e teme che i partecipanti alla presente conferenza non potranno atten­dere l’arrivo in Crimea dei polacchi. La delegazione sovietica ha preparato un progetto che viene incontro alle proposte di Roosevelt. Tale progetto non è stato ancora battuto a macchina. Propone perciò di passare, per il momento, a un altro problema: quello di Dumbarton-Oaks, per esempio.

 

 

Roosevelt e Churchill approvano.

 

 

Quindi la delegazione sovietica si dichiara soddisfatta del rapporto di Stettinius e delle spiegazioni di Churchill circa la creazione dell'organizzazione internazionale di sicurezza. La delegazione sovietica afferma che l'unità delle tre grandi potenze nel mantenimento della sicurezza, dopo la guerra, potrà essere raggiunta e che le proposte elaborate a Dumbarton-Oaks, come quelle suppletive di Roosevelt, possono servire di base per la futura collaborazione fra piccole e grandi potenze nelle que­stioni della sicurezza internazionale.

 

Poiché ritiene queste proposte accettabili, la delegazione sovietica ritorna su un'altra questione sollevata, ma non risolta, a Dumbarton-Oaks: la partecipazione delle repubbliche sovie­tiche all'organizzazione internazionale di sicurezza in qualità di membri fondatori. La delegazione pone questo problema non nella stessa forma in cui era stato presentato a Dumbarton­-Oaks; essa propone che tre, o almeno due, delle repubbliche sovietiche siano incluse nel numero dei fondatori dell’organiz­zazione internazionale (si tratta dell'Ucraina, della Bielorussia e della Lituania). La delegazione sovietica ritiene che queste tre repubbliche o, almeno, due di esse, debbano essere accet­tate come membri fondatori.

 

Roosevelt è felice di sentire che il governo sovietico è d’accordo con le sue proposte. Dunque, è stato conseguito un grande progresso.

L’altro problema che bisogna risolvere è quali paesi, fra quelli che hanno partecipato alla guerra contro la Germania, dovranno essere invitati alla conferenza per la costituzione dell’ organizzazione internazionale. Tutti in America vogliono che questa conferenza abbia luogo il più presto possibile e dicono che sarebbe preferibile convocarla verso la fine di marzo. È fi­sicamente possibile che i rappresentanti delle Nazioni Unite si incontrino fra un mese. Personalmente egli pensa che quanto prima verrà presa la decisione circa la convocazione, tanto più in fretta si potrà passare all'esame delle questioni sollevate dalla parte sovietica, questioni che rappresentano un grande inte­resse. Una volta creata l'organizzazione sarà possibile occuparsi della questione dei suoi membri fondatori.

 

C’è ora un importante problema pratico: si devono invi­tare alla conferenza, assieme ai paesi che hanno combattuto contro la Germania, anche i paesi che hanno « aderito » quali il Paraguay, il Perù, l’Uruguay, il Cile, l’Egitto, l’Islanda, paesi che hanno rotto le relazioni con la Germania senza dichiararle guerra?

 

La questione dell’Ucraina, della Bielorussia e della Litua­nia è molto interessante. Noi possiamo avere su di essa opinioni diverse, dal momento che il regime statale e le tradizioni dei nostri paesi sono diversi. L'impero britannico, ad esempio, è formato da Dominions: Canada, Australia, ecc. L’URSS è co­stituita da molte repubbliche. Gli Stati Uniti, invece, sono un paese omogeneo, senza colonie. In questo paese si parla una sola lingua. La Costituzione degli Stati Uniti prevede l’esistenza di un solo ministro degli esteri. Per questo il problema sollevato dalla parte sovietica richiede uno studio. Esso è solidamente le­gato ad un altro problema: avranno le grandi potenze più di un voto nella organizzazione internazionale? Se diamo a un paese più di un voto, contravveniamo alla regola che ogni mem­bro dell’organizzazione deve avere un voto soltanto.

 

Roosevelt propone di affidare ai ministri degli esteri sia lo studio della questione dei membri fondatori che la scelta del luogo e della data per la convocazione della conferenza.

 

 

Churchill dichiara di voler esprimere la sua calda ricono­scenza al governo, sovietico per l’enorme passo da esso com­piuto per andare incontro alle concezioni generali, elaborate a Dumbarton-Oaks. Churchill è sicuro che l'accordo delle tre grandi potenze su questa importantissima questione sarà fonte di gioia per tutti gli uomini che ragionano.

 

La questione del numero dei membri dell’assemblea è stata sollevata dai nostri alleati russi sotto una nuova forma. Tutti sentono che a questo riguardo è stato fatto un grande passo verso un’intesa. Egli è d'accordo che le posizioni degli Stati Uniti e dell’impero britannico sono diverse. Nell’impero bri­tannico esistono Dominions dotati di autogoverno che per un quarto di secolo, prima dell’inizio della guerra, hanno avuto una funzione notevole nell’organizzazione internazionale di si­curezza. Tutti i Dominions hanno lavorato per la pace e per il progresso democratico. Tutti i Dominions si sono schierati in guerra contro la Germania senza esitare, sebbene sapessero che l'Inghilterra era debole. L'Inghilterra non aveva i mezzi per costringere i Dominions a seguirla e non aveva il diritto di invi­tarli a farlo. Tuttavia i Dominions entrarono in guerra di pro­pria volontà.

 

Egli, Churchill, ha ascoltato la proposta del governo so­vietico con un sentimento di profonda simpatia. Il suo cuore è commosso e si volge verso la grande Russia che, sul suo cam­mino, dissanguandosi, ha messo in rotta il tiranno. Churchill pensa che una grande nazione come la Russia, coi suoi 180 mi­lioni di abitanti, avrebbe certo motivo di guardar male la co­munità delle nazioni britanniche qualora, pur superando essa di molto la popolazione bianca dell'impero britannico, avesse solo un voto.

 

Churchill sarebbe molto felice se il presidente desse alla proposta della delegazione sovietica una risposta che non po­tesse venir definita negativa. Egli stesso non può sconfinare dal suo mandato. Vorrebbe avere il tempo di effettuare uno scambio di idee sulla proposta sovietica col ministro degli esteri e col gabinetto militare di Londra. Prega perciò di scusarlo se non può dare subito una risposta in nome del governo britan­nico alla proposta della delegazione sovietica.

 

 

Roosevelt ripete la sua proposta: i ministri degli esteri discutano la questione delle repubbliche sovietiche, il luogo e la data della conferenza e quali paesi dovranno essere invitati a parteciparvi. A Dumbarton-Oaks era stato deciso di convo­care la conferenza il più presto possibile. Una rapida convoca­zione sarebbe importante per Roosevelt, anche dal punto di vista della politica interna.

 

 

Churchill dichiara che sarà contento se i tre ministri degli esteri prenderanno in esame i tre punti proposti dal presidente. Per quanto riguarda la conferenza, egli dubita che la si possa convocare in marzo. In marzo saremo nel pieno dei combatti­menti su tutti i fronti. A questi combattimenti parteciperanno più forze che nel passato. In diversi paesi gli affari interni sono molto complessi. L’Inghilterra, in particolare, soffre per l'in­sufficienza di alloggi e deve sostenere il vettovagliamento dei fronti. In Inghilterra inoltre esiste il parlamento che svolge un’attività molto intensa e porta via molto tempo e attenzione ai ministri, in particolare a quello degli affari esteri. Un quarto di febbraio è già passato. Perciò Churchill si chiede: lo stato del mondo e dell’Europa permetteranno la convocazione della conferenza in maggio? E se comunque la conferenza verrà con­vocata in marzo, saranno le delegazioni dei vari paesi capeggiate da persone che hanno effettivamente un ruolo di direzione? Non sarebbe meglio rimandare di un po’ la convocazione dell’assemblea?

 

 

Roosevelt spiega che ora si parlava non della convocazione dell’assemblea, ma della conferenza per la costituzione dell’or­ganizzazione internazionale di sicurezza. La prima assemblea verrà probabilmente convocata solo fra tre-sei mesi.

 

 

Churchill dichiara che alcuni paesi, che dovranno essere presenti alla conferenza, al momento della sua convocazione si troveranno ancora sotto il giogo tedesco. Non è chiaro in che misura i delegati di tali paesi rappresenteranno effettivamente i propri popoli. Altri paesi in quel momento patiranno la fame e soffriranno le conseguenze della guerra. Churchill nomina l’Olanda e la Francia. Assieme a questi poveri paesi si trove­ranno alla conferenza nazioni che non hanno minimamente sof­ferto per la guerra e non vi hanno partecipato. Churchill ri­tiene che in tali condizioni la conferenza può divenire facil­mente caotica. Alcuni popoli soffriranno le pene dell’agonia, mentre altri discuteranno con calma i problemi del futuro. Per le considerazioni esposte, Churchill prevede difficoltà qualora fa conferenza venga convocata, almeno per quanto riguarda la Gran Bretagna.

 

 

Roosevelt osserva che a Dumbarton-Oaks è stato deciso di creare un'organizzazione internazionale il più presto possi­bile. Sia Roosevelt che Churchill hanno difficoltà di ordine po­litico interno. Tuttavia a lui sarà più facile ottenere i due terzi dei voti al Senato se il piano di creazione dell'organizzazione internazionale di sicurezza verrà realizzato nel corso della guerra.

 

 

Churchill dichiara che la posizione della Gran Bretagna è influenzata dalla sua costituzione. È possibile che si tengano presto in Inghilterra nuove elezioni parlamentari e se l'attuale governo resterà al potere dovrà trascinare dietro di sé il nuovo parlamento. Ciò deve essere tenuto presente. Naturalmente la Gran Bretagna farà tutto il possibile per soddisfare il desiderio di Roosevelt. Churchill ha ritenuto però indispensabile parlare apertamente delle difficoltà pratiche che, come egli prevede, sor­geranno qualora si realizzassero le intenzioni del presidente. Churchill personalmente sarebbe dispiaciuto se la soluzione del­la questione dei membri fondatori dell'organizzazione venisse rinviata fino alla convocazione della conferenza delle Nazioni Unite.

 

 

Roosevelt dice che vorrebbe ripetere la proposta che ha già esposto e precisamente, che i ministri degli esteri si occupino della questione dei membri, del luogo e della data della con­ferenza e quindi riferiscano ai capi dei tre governi i risultati del loro lavoro.

 

 

Stalin esprime il suo accordo.

 

 

Churchill non è contrario a che i tre ministri degli esteri esaminino l'argomento affrontato, ma sottolinea nello stesso tempo che tale questione non è affatto di carattere tecnico. Churchill non è sicuro del successo di un tale esame, ma data la richiesta del presidente egli è pronto ad accettare la sua proposta.

 

 

Stalin dichiara che i tre ministri degli esteri si riuniranno e riferiranno poi ai capi di governo i risultati del loro la­voro. [ … ]

 

Quindi la delegazione sovietica presenta la seguente pro­posta sulla questione polacca:

 

1. Considerare che, la frontiera della Polonia a est deve essere la linea Curzon con deviazioni in alcune zone di cinque-sei chilometri a vantaggio della Polonia.

 

2. Considerare che la frontiera occidentale della Polonia dovrà partire dalla città di Stettino (data ai polacchi), scendere a sud lungo il fiume Oder e quindi lungo il Neisse (occidentale).

 

3. Riconoscere desiderabile il completamento del governo provvisorio polacco con alcune personalità democratiche, scelte nei circoli di emigrati polacchi.

 

4. Riconoscere auspicabile il riconoscimento del governo provvisorio polacco integrato da parte dei governi alleati.

 

5. Riconoscere desiderabile che il governo provvisorio po­lacco, integrato nel modo previsto dal punto 3, indica al più presto possibile le elezioni generali fra la popolazione della Po­lonia per la creazione di organi permanenti di direzione statale ciel paese.

 

6. Incaricare Molotov, i signori Harriman e Kerr di di­scutere la questione dell'allargamento del governo provvisorio polacco insieme ai rappresentanti del governo provvisorio po­lacco e di presentare le loro proposte all'esame dei tre governi.

 

 

Roosevelt dichiara che le proposte sovietiche rappresen­tano un certo progresso. Egli vorrebbe avere la possibilità di studiarle assieme a Stettinius. Per il momento può solo far notare che nelle proposte sovietiche a lui non piace l'espressione « circoli di emigrati polacchi ». Come ha dichiarato ieri, egli non conosce nessun emigrante, eccetto Mikolajczyk. Inoltre egli non ritiene che sia assolutamente necessario che siano emigranti le persone chiamate a partecipare al governo polacco. Si po­tranno trovare uomini adatti anche in Polonia.

 

 

Stalin osserva che, certo, questo è giusto.

 

 

Churchill dice di condividere i dubbi di Roosevelt circa la parola « emigrati ». Il fatto è che questa parola fu usata la prima volta al tempo della rivoluzione francese per indicare per­sone cacciate dalla Francia dal popolo francese. Ma i polacchi che oggi si trovano all'estero, non sono stati cacciati dal loro popolo, sono stati cacciati da Hitler. Churchill propone di so­stituire la parola « emigrati » con la frase « polacchi che si trovano all'estero ».

 

 

Stalin accetta la proposta di Churchill.

 

 

Churchill prosegue facendo notare che nel secondo punto delle proposte si parla del fiume Neisse. Circa lo spostamento della frontiera polacca ad ovest, il governo inglese vorrebbe fare questa riserva: la Polonia deve avere il diritto di prendersi il territorio che desidera e che riuscirà a governare. Non sarebbe certo opportuno che l’oca polacca venisse tanto rimpinzata di cibo tedesco da morire d'indigestione. Inoltre vi sono circoli in Inghilterra spaventati dall'idea del trasferimento di un nu­mero considerevole di tedeschi. A Churchill personalmente que­sta prospettiva non fa affatto paura. I risultati del trasferimento di greci e turchi, dopo la scorsa guerra, sono stati pienamente soddisfacenti.

 

 

Stalin dice che nei territori della Germania occupati dall’Esercito rosso non c’è quasi popolazione tedesca.

 

 

Churchill osserva che questo, certamente, alleggerisce il compito. Inoltre sei-sette milioni di tedeschi sono già stati uc­cisi e ne saranno ancora uccisi, probabilmente, non meno di un milione, un milione e mezzo prima che la guerra finisca.

 

 

Stalin risponde che le cifre di Churchill sono nel complesso esatte.

 

 

Churchill afferma che non vuole affatto proporre di so­spendere l’annientamento dei tedeschi.

Egli propone che nel punto 3 del progetto sovietico ven­gano aggiunte le parole « e nella stessa Polonia ».

 

 

Stalin risponde che ciò è accettabile.

 

 

Churchill dice che bisogna studiare le proposte sovietiche e quindi discuterle nella prossima seduta. Egli ritiene che que­ste proposte siano un passo avanti.

 

 

 

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

 

 

 

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