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Conferenza di Yalta - 5

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945


Quinta riunione al palazzo Livadia

8 febbraio 1945

 

 

 

Roosevelt pensa che i ministri degli esteri abbiano feli­cemente portato a termine il lavoro loro affidato e prega Eden di esporre i risultati raggiunti.

 

Eden annuncia che i ministri degli esteri hanno discusso la data di convocazione della conferenza, l’associazione all’or­ganizzazione internazionale, la concessione a due o tre repub­bliche sovietiche del diritto di membro fondatore e quali paesi dovranno esser invitati alla conferenza costitutiva. Si è deciso di raccomandare la convocazione della conferenza per il 25 apri­le 1945 negli Stati Uniti. È stata presa la decisione, non defini­tiva, di invitare alla conferenza i membri delle Nazioni Unite, cioè quei paesi che hanno sottoscritto la dichiarazione delle Nazioni Unite entro un determinato giorno del febbraio 1945. La conferenza dovrà redigere l’elenco dei membri fondatori dell’organizzazione internazionale. In questa sede i delegati della Gran Bretagna e degli Stati Uniti sosterranno l’URSS perché nel numero dei membri fondatori dell’organizzazione siano in­cluse due repubbliche sovietiche. Lo studio di tutti i partico­lari dell’invito è stato affidato a una speciale sottocommissione.

 

 

Stalin dichiara di avere l’elenco degli Stati che hanno di­chiarato guerra alla Germania. Vuol dire forse che tutti saranno annoverati fra i membri dell’assemblea? Dieci di questi Stati non hanno rapporti diplomatici con l’Unione Sovietica.

 

 

Roosevelt risponde che sono diversi i paesi che vogliono stabilire rapporti con l’Unione Sovietica, ma che non l'ì’hanno ancora fatto. Vi sono anche paesi che non stabiliranno rapporti con l’URSS, poiché in essi è forte l’influenza della Chiesa catto­lica. Bisogna tuttavia tener presente che gli Stati che non hanno rapporti con l’URSS hanno partecipato insieme all’Unione So­vietica alle conferenze di Bretton Woods e di Atlantic City.

 

 

Stalin dice che è difficile costruire la sicurezza con Stati che non hanno rapporti con l’Unione Sovietica.

 

 

Roosevelt dichiara che il miglior modo per costringere questi Stati a stabilire rapporti con l’URSS è di invitarli alla conferenza.

 

 

Churchill Più avanti tocca un problema che, come egli dice, ha la sua storia. Tre anni fa Sumner Welles, che allora copriva le funzioni di segretario di Stato, consigliò ad alcune repub­bliche dell’America del sud di non dichiarare guerra alla Ger­mania, ma di rompere soltanto i rapporti con essa. Le repub­bliche hanno seguito il consiglio americano. In seguito esse hanno molto aiutato gli Stati Uniti (fornendo, ad esempio, ma­terie prime). La loro reputazione è buona. Un mese fa Roo­sevelt ha mandato una lettera a sei presidenti di repubbliche sudamericane in cui diceva che se esse vogliono essere invita­te alla conferenza, debbono dichiarare guerra alla Germania. L’Ecuador l’ha già fatto, ma non ha ancora fatto, in tempo a sottoscrivere la dichiarazione delle Nazioni Unite. Il Paraguay dichiarerà guerra alla Germania fra dieci giorni e in un futuro prossimo faranno lo stesso Perù e Venezuela. Il governo ame­ricano si troverebbe a disagio se i suddetti paesi non fossero invitati alla conferenza, dopo che hanno seguito il suo consiglio, sebbene, in coscienza, quel consiglio fosse uno sbaglio.

 

 

Stalin chiede: come stanno le cose con l'Argentina? Roosevelt risponde che l’Argentina non è compresa nell’elenco che è stato consegnato dalla delegazione americana.

 

 

Stalin dice che anche l'Argentina ha rotto i rapporti con la Germania.

 

 

Roosevelt dichiara che l’Argentina non è riconosciuta come una delle Nazioni Unite.

 

 

Stalin risponde: vorrebbe fare osservare che se alla con­ferenza verranno invitati non solo i paesi che hanno dichiarato guerra, ma anche quelli che vi hanno « aderito », non sarà piacevole per chi ha veramente combattuto la Germania sedere a fianco di chi ha esitato e fatto i propri interessi durante tutta la guerra.

 

 

Churchill pensa che gli Stati della suddetta categoria, prima di ricevere l'invito alla conferenza, dovranno dichiarare guerra alla Germania. È d’accordo con l’osservazione che alcuni di essi hanno avuto un ruolo alquanto deplorevole, temporeggiando per vedere chi vinceva. Tuttavia non dobbiamo perdere di vista l’impressione deprimente che avrà sulla Germania il fatto che un altro gruppo di potenze le dichiari guerra. Anche gli altri paesi nemici vedranno che tutto il mondo combatte contro di loro, e ciò potrà influenzarli molto.

 

 

Roosevelt dichiara che vorrebbe aggiungere al numero de­gli invitati l’Islanda.

 

 

Churchill osserva che il governo di Sua Maestà sente nei confronti dell'Egitto una particolare responsabilità, poiché per due volte l'Egitto ha espresso il desiderio di dichiarare guerra alla Germania e all’Italia. Tuttavia il governo inglese ha scon­sigliato l’Egitto dal farlo, poiché la neutralità dell’Egitto per­metteva di scongiurare i bombardamenti aerei del Cairo. Inol­tre, agli inglesi era utile la neutralità egiziana per diverse ra­gioni. Quando il nemico si trovava a trenta miglia da Alessan­dria, l’esercito egiziano aiutava gli alleati difendendo i ponti e le linee di comunicazione. L’Egitto era pi ú utile conservando la neutralità, che non se avesse dichiarato guerra alla Germania e all’Italia. Certo, se adesso l’Egitto volesse dichiarare la guerra, il governo britannico non avrebbe niente in contrario.

 

Anche l’Islanda ha assolto una funzione utile quando gli Stati Uniti non erano ancora entrati in guerra. L’Islanda ha la­sciato entrare le truppe americane sul suo territorio, violando

così la sua neutralità. Essa ha assicurato le linee di comunica­zione degli alleati.

 

Churchill pensa che ambedue i paesi di cui si è parlato ab­biano motivo di partecipare alla conferenza se dichiareranno guerra. Gli alleati devono dar loro questa possibilità. Egli vor­rebbe sapere: esiste l’intenzione di ammettere alla conferenza tutte le potenze che avranno dichiarato guerra entro il 10 marzo?

 

 

Stalin risponde alla domanda di Churchill affermativa­mente.

 

 

Churchill dice che nel numero degli invitati non ci sarà neanche l’Eire, dal momento che in quel paese si trovavano una missione tedesca e una giapponese. D’altra parte egli deve pronunciarsi per l’invito alla Turchia, anche se questa proposta non incontrerà il favore di tutti. La Turchia ha concluso un’al­leanza con l’Inghilterra prima dell’inizio della guerra, in un momento molto pericoloso. Quando la guerra è scoppiata i tur­chi hanno ritenuto che il loro esercito non fosse sufficientemente equipaggiato per una guerra di tipo moderno. Ciononostante la posizione della Turchia è stata amichevole e utile sotto molti aspetti. I turchi hanno offerto agli inglesi persino un aiuto, an­che se questi poi non hanno usufruito della proposta. Churchill si chiede: non conviene dare ai turchi la possibilità di pentirsi sul letto di morte?

 

 

Stalin risponde che si deve invitare la Turchia, se questa dichiara guerra alla Germania prima della fine di febbraio.

 

 

Roosevelt e Churchill esprimono il loro consenso.

 

 

Roosevelt dice che la Danimarca fu occupata dai tedeschi in un giorno, il re fu fatto prigioniero e il parlamento liqui­dato. Attualmente la Danimarca si trova sotto il potere tede­sco. Un uomo solo, che aspira a rappresentare la Danimarca, non ha riconosciuto il nuovo governo danese. È l'ambasciatore danese a Washington. Egli non ha potuto dichiarare guerra alla Germania, ma ha sconfessato le azioni del governo creato dai tedeschi. Che fare con la Danimarca? Non c'è dubbio alcuno che se i danesi fossero liberi sarebbero dalla parte degli alleati.

 

 

Churchill chiede: hanno riconosciuto i danesi l’indipen­denza dell'Islanda?

 

 

Stalin risponde negativamente.

 

 

Churchill non pensa che fra Islanda e Danimarca ci sa­ranno difficoltà. Egli è d'accordo col maresciallo Stalin e il pre­sidente perché alla conferenza siano ammessi tutti i paesi che dichiareranno guerra prima della fine di febbraio. La Danimarca parteciperà all'organizzazione di sicurezza quando avrà la pos­sibilità di parlare a suo proprio nome.

 

 

Roosevelt propone di approvare il rapporto dei ministri degli esteri con una rettifica nel senso che alla conferenza ver­ranno invitate le Nazioni Unite che avranno dichiarato guerra contro il nemico comune prima del 1° marzo. Roosevelt dice che si può aggiungere a questo elenco anche la Turchia, se di­chiarerà guerra al nemico comune entro il 1° marzo.

 

 

Stalin chiede che pensa la conferenza di una firma della Dichiarazione delle Nazioni Unite da parte di Bielorussia e Ucraina prima del 1° marzo.

 

 

Roosevelt dichiara che è già stato accettato il punto della decisione dei ministri degli esteri in cui si dice che nella con­ferenza delle Nazioni Unite le tre potenze raccomanderanno l’in­clusione delle: repubbliche sovietiche nel novero dei membri fondatori.

 

 

Churchill osserva che non gli sembra del tutto logico invi­tare alla conferenza tutti i piccoli paesi che non hanno fatto nulla per la vittoria e solo adesso, all’ultimo minuto, dichia­rano la guerra e nello stesso tempo rimandare l’invito di due repubbliche sovietiche. Sono note le perdite sofferte dalla Bie­lorussia e dall'Ucraina. Egli pensa che se queste due repubbliche sottoscrivono la Dichiarazione delle Nazioni Unite bisogna ac­cettarle.

 

 

Stalin dice che può succedere questo: la conferenza si riu­nisce, viene fatta la raccomandazione di invitare le repubbliche sovietiche, ma qualcuno si alza e osserva che esse non hanno sottoscritto la Dichiarazione delle Nazioni Unite. Perciò sarebbe meglio che le repubbliche sovietiche sottoscrivessero la Dichiarazione adesso. Altrimenti, com’è possibile raccomandarle? Egli non vorrebbe porre in difficoltà il Presidente, ma deve ugual­mente chiedergli di spiegare come stanno le cose.

 

 

Roosevelt risponde che si tratta di un problema tecnico, ma non meno importante. Si tratta di acconsentire a concedere tre voti all’Unione Sovietica.

 

 

Stalin chiede se l’invito alla Bielorussia e all’Ucraina non è ostacolato dal fatto che esse non hanno sottoscritto la Di­chiarazione delle Nazioni Unite prima del 1° marzo.

 

 

Roosevelt risponde negativamente.

 

 

Stalin dichiara che in questo caso ritira la sua proposta. Egli vorrebbe soltanto includere il nome delle repubbliche (Ucraina e Bielorussia) nel testo delle decisioni dei ministri de­gli esteri.

 

 

Roosevelt e Churchill danno il loro consenso.

 

 

La questione di Dumbarton-Oaks viene considerata esau­rita e Roosevelt passa al problema polacco.

 

 

Churchill dice che se gli sarà permesso, egli vorrebbe di­chiarare in anticipo di aver studiato i risultati della riunione dei ministri degli esteri di ieri e di approvarli.

 

 

Roosevelt dichiara che per la questione delle frontiere po­lacche, la delegazione americana non ha obiezioni sul primo punto della proposta sovietica. La delegazione americana è pure d’accordo nel fornire alla Polonia una compensazione a spese della Germania e, precisamente, la Prussia orientale a sud di Königsberg e l’Alta Slesia fino all’Oder. Sembra tuttavia a Roosevelt che il trasferimento della frontiera polacca sul Neisse occidentale sia poco giustificato.

 

Per quel che riguarda il governo polacco, Roosevelt vor­rebbe proporre che il ministro degli esteri sovietico e gli am­basciatori inglese e americano a Mosca fossero autorizzati a condurre trattative nella capitale sovietica con Bierut, Osubka­-Morawski, Sapieha, Witos, Mikolajczyk e Grabski per la costi­tuzione di un nuovo governo sulla seguente base: dapprima deve essere creato un consiglio di presidenza composto da tre persone, possibilmente Bierut, Grabski e Sapieha. Il consiglio presidenziale rappresenterà in Polonia il potere del presidente.

 

Questo consiglio si occuperà di formare un governo con uomini appartenenti al governo di Varsavia e con elementi de­mocratici presi sia all’interno della Polonia che all'estero. Il go­verno provvisorio così creato dovrà promettere di indire le ele­zioni per l'assemblea costituente, la quale eleggerà il governo permanente della Polonia. Quando il governo provvisorio po­lacco di unità nazionale verrà creato, i nostri tre governi lo ri­conosceranno.

 

 

Stalin chiede: si presuppone che, nel caso suddetto, il go­verno di Londra verrà liquidato?

 

 

Churchill e Roosevelt rispondono affermativamente.

 

 

Churchill dice che quando verrà creato il governo provvi­sorio polacco di unità nazionale, il governo inglese cesserà di riconoscere il governo polacco di Londra e accrediterà il suo ambasciatore presso il nuovo governo.

 

 

Stalin chiede: dopo questo, la proprietà nazionale della Polonia, attualmente a disposizione del governo polacco di Lon­dra, resterà nelle mani di Arciszewski o verrà consegnata al nuovo governo polacco?

 

 

Roosevelt risponde che i beni polacchi all’estero andranno automaticamente al nuovo governo.

 

 

Churchill osserva che egli non conosce l’aspetto giuridico della questione, ma pensa che il presidente abbia ragione.

 

Quindi Churchill dichiara che la delegazione inglese ha preparato un documento alternativo sul problema polacco, che è stato trasmesso agli amici russi. Ma poiché la discussione è stata iniziata su proposta del presidente, Churchill è pronto a continuare sullo stesso piano.

 

Churchill dice di avere alcune rettifiche da fare alle pro­poste del presidente. Egli ritiene che la conferenza abbia raggiunto nel suo lavoro un momento decisivo. Si tratta del pro­blema la cui soluzione è attesa in tutto il mondo. Se noi ci lasceremo continuando a riconoscere governi polacchi diversi, tutti capiranno che fra Gran Bretagna e Stati Uniti da una parte e Unione Sovietica dall’altra esistono divergenze radicali. Ciò avrebbe conseguenze molto spiacevoli in tutto il mondo e impri­merebbe sulla nostra conferenza il segno del fallimento. Nello stesso tempo sarebbe necessario constatare che noi abbiamo opinioni diverse sui fatti fondamentali o, perlomeno, su alcuni fatti fondamentali.

 

Secondo le informazioni, di cui dispone il governo britan­nico, il governo di Lublino, ora di Varsavia, non è tale da poter essere riconosciuto dalla schiacciante maggioranza del popolo polacco. Se noi ritirassimo l’appoggio al governo polacco di Lon­dra per darlo a quello di Lublino ciò provocherebbe, per quel che è dato giudicare, la protesta del mondo intero, provoche­rebbe la protesta di tutti i polacchi che si trovano all’estero, senza eccezioni.

 

Noi abbiamo un esercito polacco, composto da polacchi che si trovano fuori dal loro paese. Esso ha combattuto con va­lore. Churchill non crede che questo esercito accetterebbe il governo di Lublino. Questo esercito considererebbe un tradi­mento il riconoscimento del governo di Lublino da parte in­glese e il rifiuto di riconoscere ulteriormente il governo polacco di Londra.

 

Come il governo sovietico ben sa, egli, Churchill, non con­divide le posizioni del governo polacco di Londra e considera le sue azioni insensate. Tuttavia il riconoscimento formale del nuovo governo polacco, creato un anno fa, solleverebbe grandi critiche verso il comportamento inglese. La gente comincerebbe ad affermare che già prima il governo inglese aveva fatto ogni concessione all’Unione Sovietica a proposito della frontiera orien­tale della Polonia e che ora ha capitolato anche a proposito del carattere del governo polacco. Di conseguenza il governo in­glese si troverebbe sotto accusa in parlamento. I dibattiti che ne seguirebbero sarebbero estremamente spiacevoli e avrebbero un riflesso negativo sull'unità degli alleati.

 

Secondo Churchill, le proposte sovietiche non vanno abba­stanza lontano. Prima che il governo di Sua Maestà possa ab­bandonare le attuali posizioni, cioè rinunciare a riconoscere il governo polacco di Londra e accettare il nuovo governo, esso deve convincersi che il nuovo governo rappresenta abbastanza largamente il popolo polacco. Naturalmente il governo britan­nico non avrebbe piú alcuna difficoltà se in Polonia si svolges­sero libere elezioni sulla base del suffragio universale. Il go­verno inglese saluterebbe ogni governo polacco che fosse il ri­sultato di simili elezioni e si staccherebbe dal governo di Lon­dra. Il governo inglese, tuttavia, è molto preoccupato di quanto accadrà nell’intervallo di tempo che sarà necessario per orga­nizzare le elezioni.

 

 

Roosevelt dichiara che come ospite venuto da un altro emi­sfero, egli nota che tutti i partecipanti alla riunione hanno un solo pensiero: in Polonia devono essere fatte al piú presto libere elezioni. A Roosevelt, tuttavia, interessa la questione: come si governerà la Polonia nel periodo che precederà le libere elezioni?

 

 

Stalin osserva che Churchill si lamenta della mancanza di informazioni dalla Polonia e dell’impossibilità di riceverne da quel paese.

 

 

Churchill risponde che qualche informazione è in suo possesso.

 

 

Stalin constata che, sebbene Churchill abbia alcune infor­mazioni, queste non coincidono con quelle del governo so­vietico.

 

 

Churchill risponde affermativamente.

 

 

Stalin dichiara che, secondo lui, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti possono avere informatori in Polonia. Passando quindi a parlare dei capi del governo di Varsavia, egli dice che la popolarità di Bierut, Osubka-Morawski e Rola-Zymierski nel popolo polacco è veramente grandissima. Che cosa sta alla base di questa popolarità? Innanzitutto il fatto che essi non hanno abbandonato il paese durante l'occupazione. Essi sono vissuti nella Varsavia occupata dai tedeschi, hanno lavorato clandesti­namente e sono usciti dalla illegalità. Questo impone rispetto al popolo polacco, il quale naturalmente ha simpatia per gli uomini che non l’hanno abbandonato nel momento difficile. Il popolo polacco non ama gli uomini di Arciszewski poiché non li ha visti in mezzo a sé nei difficili anni dell’occupazione. Bisogna tener conto della psicologia popolare.

 

Un altro importante fattore di popolarità per i dirigenti del governo di Varsavia va ricercato nelle vittorie dell’Eser­cito rosso. I soldati sovietici avanzano e liberano la Polonia. Ciò determina un rivolgimento nella coscienza del popolo po­lacco. È noto che i polacchi non amano i russi, poiché questi per tre volte hanno partecipato alla spartizione della Polonia. Tuttavia l’avanzata dell'Esercito rosso e la liberazione del po­polo polacco dall’occupazione hitleriana hanno completamente capovolto i sentimenti dei polacchi. La loro ostilità verso i russi è scomparsa e al suo posto è subentrato un sentimento di tutt’altro genere: i polacchi sono contenti perché i russi cacciano i tedeschi, perché la popolazione polacca viene libe­rata, e in loro nasce un sentimento amichevole verso i russi.

 

I polacchi ritengono che ora essi stanno vivendo una grande ora di festa nazionale della loro storia. E sono sorpresi di vedere che gli uomini del governo polacco di Londra non prendono parte a questo momento solenne. I polacchi si chie­dono perché in questa ora di festa vedono i membri del go­verno provvisorio e non i polacchi di Londra. Questo, natural­mente mina l'autorità del governo polacco di Londra.

 

Ecco le due ragioni che sono alla base dell’enorme popo­larità dei membri del governo provvisorio polacco. Possiamo noi non tener conto di questo fatto? No, non lo possiamo, se vogliamo tenere in considerazione la volontà del popolo. Que­ste sono le considerazioni che egli voleva esporre a proposito del prestigio degli uomini che sono nel governo di Varsavia.

 

Qualcosa adesso a proposito dei timori di Churchill che i partecipanti alla conferenza possano lasciarsi senza aver rag­giunto un accordo sulla questione polacca. Che fare? Abbiamo informazioni diverse e ne traiamo conclusioni diverse. Dovremo forse invitare qui i polacchi dei diversi campi e ascoltarli? Forse questo aumenterà la nostra informazione? Churchill non è contento perché il governo provvisorio polacco non è eletto.

Certo, sarebbe meglio avere un governo eletto, ma finora guerra non l'ha permesso. Egli pensa che non sia lontano giorno in cui le elezioni in Polonia saranno possibili.

 

Ma anche in Francia il governo di de Gaulle non è eletto e nella sua composizione si trovano elementi diversi. Ciò nonostante noi trattiamo di buon grado con de Gaulle e concludiamo accordi con lui. Perché non è possibile agire nello stesso modo col governo provvisorio, dopo che questo sarà stato completato? Perché esigere dalla Polonia più che dalla Francia? Egli è sicuro che se il problema polacco verrà affrontato senza prevenzioni, potrà essere felicemente risolto.

 

La situazione non è così tragica come la descrive Churchill. Se non si dà troppa importanza a cose di second’ordine e si concentra l’attenzione sull’essenziale, si può trovare una via d’uscita. È più facile ricostruire il governo provvisorio che già esiste, che non farne un altro del tutto nuovo. Per quanto riguarda il consiglio di presidenza, su questo tema si dovrebbe discutere con gli stessi polacchi.

 

 

Roosevelt chiede quando sarà possibile indire libere elezioni in Polonia.

 

 

Stalin risponde che le elezioni possono aver luogo fra un mese, se non si produce una qualsiasi catastrofe sul fronte, se i tedeschi non sconfiggeranno gli alleati.

 

 

Churchill osserva che, naturalmente, le elezioni libere calmerebbero gli spiriti in Inghilterra. Il governo inglese soster­rebbe il nuovo governo e tutti gli altri problemi cadrebbero, '1 Certo, noi non possiamo chiedere nulla che possa intralciare' le operazioni militari dell'esercito sovietico. Queste operazioni devono avere il primo posto. Ma se fosse possibile indire le elezioni entro due mesi, verrebbe a crearsi una situazione total­mente nuova e nessuno potrebbe contestarlo.

 

 

Roosevelt raccomanda di deferire la questione in discus­sione all’esame dei ministri degli esteri.

 

 

Churchill è d’accordo e aggiunge che vorrebbe porre un altro piccolo problema. Sarebbe molto utile se fosse possibile accordarsi su incontri regolari dei tre ministri degli esteri, a fini di consultazione, ogni tre o quattro mesi, a turno in ognuna delle capitali.

 

 

Stalin dice che questo sarebbe giusto.

 

 

Roosevelt dichiara che si tratta di una buona proposta. Tuttavia Stettinius deve occuparsi anche

degli affari dell’Ame­rica latina. Per questo, Roosevelt ritiene che gli incontri dei ministri degli esteri dovrebbero aver luogo quando si rivela necessario, senza che vengano fissate scadenze precise.

 

 

Churchill propone che il primo incontro avvenga a Londra.

 

 

Stalin risponde di essere d'accordo.

 

 

Conferenza di Yalta 4 - 11 febbraio 1945

 

 

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