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LA CRISI DEI SUDETI ED IL PATTO DI MONACO

DOCUMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

21 settembre 1938

 

IL RAPPORTO RUNCIMAN

 

 

Westminster S.W.I.,

21 settembre 1938.

 

Lord Runciman al primo ministro

 

Mio caro Primo Ministro,

quando assunsi l'impegno di una mediazione nella controversia tra il governo cecoslovacco e il partito tedesco dei Sudeti, naturalmente ebbi piena libertà di ottenere informazioni direttamente e di giungere a conclusioni mie. Inoltre, non mi ero affatto impegnato a fornire un rapporto di qualsiasi genere. Tuttavia, nelle presenti circostanze, può essere di qualche aiuto per Lei poter disporre delle opinioni che mi sono formato a conclusione della mia missione, e di alcuni suggerimenti che ritengo dovrebbero essere presi in considerazione, se si dovrà trovare una soluzione permanente.

 

Il problema delle relazioni politiche, sociali ed economiche tra le razze teutonica e slava nella zona che oggi è chiamata Cecoslovacchia è un problema che esiste da molti secoli, con alterni periodi di lotte acute e di pace relativa. Non è un problema nuovo, e al suo stadio attuale sono presenti in esso contemporaneamente fattori nuovi e fattori vecchi, che avrebbero dovuto essere considerati in ogni analisi dettagliata.

 

Quando al principio di agosto giunsi a Praga, i problemi che mi si presentarono immediatamente furono (1) costituzionali, (2) politici, (3) eco­nomici. Il problema costituzionale era quello che mi riguardava immediatamente e direttamente. A quel tempo, esso implicava la concessione di un certo grado di autonomia per i tedeschi dei Sudeti entro la Repubblica ceco­slovacca: la questione dell'auto-determinazione non era ancora sorta in forma acuta. Era mio compito prendere conoscenza della storia di questo pro­blema attraverso le persone precipuamente interessate, e attraverso i suggeri­menti per una soluzione proposti dalle due parti, cioè dal partito tedesco dei Sudeti nell"abbozzo" presentato al governo cecoslovacco il 7 giugno (che comprendeva gli 8 punti del discorso del signor Henlein a Karlsbad) e dal governo cecoslovacco nell'abbozzo per uno Statuto delle nazionalità, per una legge sulla lingua e per una legge sulla riforma amministrativa.

 

Fu subito chiaro che nessuno di questi gruppi di proposte era accettabile dall'altra parte al punto da consentire ulteriori negoziati su tale base, e pertanto i negoziati furono sospesi il 17 agosto. Dopo una serie di discus­sioni private tra i leaders dei Sudeti e le autorità cecoslovacche, il governo cecoslovacco adottò una nuova base per i negoziati, che fu comunicata a me il 5 settembre e ai leaders dei Sudeti il 6 settembre. Tale base fu il cosiddetto Piano 4. A mio giudizio — e, credo, a giudizio dei leaders piú responsabili dei Sudeti — tale piano includeva quasi tutte le rivendicazioni degli 8 punti di Karlsbad, e con qualche chiarimento ed estensione, avrebbe potuto comprenderli interamente. Su questa base favorevole e positiva, i negoziati avrebbero dovuto essere subito riaperti; ma io non ebbi quasi dubbi che, per il fatto stesso di essere così favorevole, avrebbe suscitato l'op­posizione dei membri più estremisti del partito tedesco dei Sudeti. Ritengo che l'incidente verificatosi in occasione della visita di un certo numero di deputati dei tedeschi dei Sudeti, per esaminare il caso di persone arrestate per contrabbando di armi, sia stato sfruttato come scusa per sospendere, se non addirittura per interrompere, i negoziati stessi. Tuttavia il governo ceco cedette subito alle richieste del partito tedesco dei Sudeti su tale argo­mento, e il 10 agosto si riapersero le discussioni preliminari sul Piano 4. Ancora una volta, sono convinto che questo non si accordasse con la poli­tica degli estremisti dei Sudeti, e che siano stati pertanto istigati e provocati incidenti l'11 settembre e, con maggior violenza in seguito al discorso di Hitler, il 12 settembre. In conseguenza dei disordini e dello spargimento di sangue che ne seguirono, la delegazione dei Sudeti rifiutò di incontrarsi con le autorità ceche, come era stato concordato per il 13 settembre. Henlein e Frank presentarono una nuova serie di rivendicazioni, cioè l'allontana­mento della polizia di Stato, l'impegno che l'esercito si limitasse ad assol­vere i propri doveri militari, ecc., che ancora una volta il governo ceco si mostrò disposto ad accettare, alla sola condizione che una rappresentanza del partito si recasse a Praga per discutere in qual modo mantenere l'ordine. Nella notte del 13 settembre tale condizione fu rifiutata da Henlein, e i negoziati furono così completamente interrotti.

 

È chiaro che a questo punto non potevamo più rifarci al punto in cui ci trovavamo due settimane prima, e che dovevamo considerare la situazione quale ora ci si presentava.

 

Essendo stata rifiutata l'offerta del governo cecoslovacco del 13 settembre,ed essendo stati interrotti da Henlein i negoziati, di fatto la mia funzione di mediatore era terminata. Ormai il legame dei principali leaders dei Sudeti con il governo del Reich era diventato, direttamente e indirettamente, il fattore dominante della situazione; ormai il conflitto non era più di carat­tere interno. Ma non faceva parte delle mie funzioni tentare una mediazione tra la Cecoslovacchia e la Germania.

 

A mio giudizio, la responsabilità della rottura finale deve essere addos­sata a Henlein e Frank e a tutti i loro sostenitori, all'interno e all'esterno del Paese, che li indussero ad agire in modo estremista e anticostituzionale.

 

Tuttavia, nutro molta simpatia per i tedeschi dei Sudeti: dev'essere duro trovarsi sotto il dominio di un'altra razza, e in realtà, ho avuto l'impressione che il dominio cecoslovacco nel territorio dei Sudeti negli ultimi vent'anni, per quanto non realmente oppressivo e senza dubbio non "terroristico" sia stato contrassegnato da mancanza di tatto, e di comprensione, da meschina intolleranza e discriminazione, al punto che era inevitabile che il risenti­mento della popolazione tedesca si trasformasse in rivolta. Inoltre, i tedeschi dei Sudeti ritengono che delle molte promesse fatte in passato dal governo cecoslovacco ben poche, o nessuna, sono state poi mantenute. Quest'espe­rienza li ha indotti a mostrare un'aperta diffidenza verso i governanti cechi. Non sono in grado di dire fino a che punto questa diffidenza sia meritata, ma essa esiste, col risultato che, per quanto le loro dichiarazioni possano essere concilianti, non ispirano alcuna fiducia nella popolazione dei Sudeti. Per di più, nelle ultime elezioni del 1935 il partito tedesco dei Sudeti ha raccolto più voti di qualunque altro partito, e attualmente è il secondo par­tito per numero al Parlamento di Stato. Infatti, esso dispone di 44 voti su un totale di 300, e grazie alle ultime adesioni è diventato ora il partito più cospicuo. Tuttavia esso potrebbe sempre essere superato nelle votazioni, e di conseguenza sente che la via costituzionale è inefficace per il raggiungi­mento dei suoi fini.

 

A questi conflitti più ampi si sono aggiunte frizioni locali: funzionari e poliziotti cechi, che parlano poco o nulla il tedesco, sono stati destinati in gran numero in zone puramente tedesche; agricoltori cechi vengono inco­raggiati a trasferirsi nelle campagne soggette alla riforma agraria, in mezzo a popolazioni tedesche; sono state costruite in gran numero scuole ceche per i figli di questi invasori cechi; inoltre, si ritiene generalmente che le ditte ceche vengano favorite, contro quelle tedesche, nella concessione di appalti statali, e che lo Stato provveda con maggior cura a fornire lavoro e sussidi ai cechi che non ai tedeschi. Credo che, nel complesso, queste la­gnanze siano giustificate: perfino all'epoca della mia missione, non ho trovato che il governo cecoslovacco fosse pronto a porvi rimedio in modo adeguato.

 

Tutti questi conflitti, ed altri, furono aggravati dal contraccolpo della crisi economica nelle industrie dei Sudeti, che costituiscono una parte cosí rilevante per la vita del popolo. Nulla di strano, pertanto, che il governo sia stato attaccato per l'impoverimento che ne è derivato.

 

Perciò, per molte ragioni, comprese quelle sopra elencate, il sentimento prevalente tra i tedeschi dei Sudeti, fino a tre o quattro anni fa, era di disperazione. Ma la nascita della Germania nazista ridiede loro la speranza. Quanto a me, considero che nelle circostanze date, l'aver rivolto le loro speranze al popolo ad essi affine per razza, e anche il loro desiderio di potersi ricongiungere al Reich, siano del tutto naturali.

 

All'epoca del mio arrivo, i leaders sudeti più moderati continuavano a desiderare una soluzione nell'ambito dello Stato cecoslovacco. Comprende­vano bene che cosa avrebbe significato la guerra nel territorio dei Sudeti, che sarebbe stato certamente il maggior campo di battaglia. Invece la solu­zione predetta sarebbe stata assai più semplice, dal punto di vista nazionale e internazionale, di un trasferimento di territorio. Feci del mio meglio, non senza timori riguardo al fatto se, una volta raggiunto l'accordo, esso avrebbe potuto essere attuato senza destare una nuova ondata di sospetti, controversie, accuse e contro-accuse. Sentivo che qualsiasi soluzione sarebbe stata temporanea, non duratura.

 

Tale soluzione, nella forma in cui è conosciuta come "Piano 4," falli nelle circostanze narrate sopra; tutta la situazione interna e internazionale era mutata e io ritenni che dato tale mutamento la mia missione fosse terminata.

 

Quando lasciai Praga il 16 settembre, i tumulti e i disordini nel terri­torio dei Sudeti, che erano sempre stati soltanto sporadici, erano diminuiti.  Un considerevole numero di distretti era stato posto sotto un regime detto "Standrecht" equivalente alla legge marziale. I leaders dei Sudeti, perlo­meno i più estremisti, erano fuggiti in Germania e stampavano proclami di sfida al governo cecoslovacco. Da fonte degna di fiducia ero stato informato che, al momento della mia partenza, il numero dei morti da ambo le parti non superava i 70.

 

Perciò, a meno che i Freikorps di Henlein non fossero stati deliberata­mente incoraggiati ad attraversare la frontiera, non avevo alcun motivo per temere una nuova, rilevante ondata di incidenti e disordini. Poiché la polizia di Stato era estremamente impopolare tra gli abitanti tedeschi, anzi la sua presenza aveva costituito negli ultimi tre anni la fonte principale delle lagnanze, ritenni che dovesse essere allontanata al più presto, giudicando che il suo allontanamento avrebbe diminuito le cause di conflitti e tumulti.

 

Inoltre mi è apparso ovvio che quei territori di frontiera tra la Cecoslo­vacchia e la Germania, dove la popolazione dei Sudeti è in rilevante mag­gioranza, dovrebbero ottenere il pieno diritto all'autodeterminazione, e su­bito. Se qualche cessione territoriale è inevitabile, come io ritengo che sia, la cosa migliore è che sia fatta subito e senza procrastinare. Prolungando questo stato di incertezza, si corre un grave pericolo, addirittura il pericolo di una guerra civile. Perciò vi sono molte e ottime ragioni per condurre una politica di azione immediata e drastica. Qualsiasi forma di plebiscito o di referendum, a mio giudizio, sarebbe una mera formalità rispetto a queste zone prevalentemente tedesche. Una larghissima maggioranza dei loro abitanti desidera la fusione con la Germania. Il ritardo inevitabile che comporterebbe la preparazione di un plebiscito servirebbe unicamente a esasperare i sentimenti del popolo, con risultati forse ancor più pericolosi. Ritengo pertanto che queste regioni di frontiera debbano essere subito trasferite dalla Cecoslovacchia alla Germania, e inoltre che tra i due governi debbano essere stabilite subito, mediante un accordo, le misure atte al loro pacifico trasferimento, inclusa la clausola della salvaguardia della popola­zione durante il periodo di trapasso.

 

Tuttavia il trapasso di questi territori di frontiera non eliminerà in modo definitivo il problema della pacifica convivenza dei tedeschi e dei cechi nel futuro. Ma anche se tutti i territori a maggioranza tedesca fossero trasferiti alla Germania, rimarrebbero sempre nella Cecoslovacchia nume­rosi tedeschi, e nei territori trasferiti alla Germania un certo numero di cechi. I legami economici fra le due nazionalità sono cosí stretti che una sepa­razione assoluta non soltanto non è desiderabile ma neppure concepibile; e ancora una volta affermo la mia convinzione che, come la storia ha dimo­strato, in epoche di pace i due popoli possono benissimo vivere insieme su basi amichevoli. Credo che sia nell'interesse dei cechi e dei tedeschi tutti che queste relazioni amichevoli siano favorite al massimo, e sono con­vinto che questo è quanto desiderano realmente, in generale, i cechi e i tedeschi. Entrambi sono popoli onesti, pacifici, lavoratori e frugali. Quando siano state rimosse da entrambe le parti le frizioni politiche, credo che pos­sano riprendere a vivere in tranquilla armonia.

 

Perciò, per quelle porzioni di territorio in cui la maggioranza tedesca non è tanto rilevante, proporrei che si compisse uno sforzo per trovare le basi di un'autonomia locale entro le frontiere della Repubblica cecoslovacca, sulla linea del "Piano 4" modificata in modo da tener conto delle nuove circostanze create dal trasferimento dei territori prevalentemente tedeschi. Come ho già detto, vi è sempre il pericolo che un accordo raggiunto in linea di principio possa poi portare a ulteriori difficoltà al momento di at­tuarlo, ma ritengo che in un futuro più pacifico tale rischio possa essere ridotto al minimo.

 

Con ciò sono arrivato all'aspetto politico del problema, concernente l'in­tegrità e la sicurezza della Repubblica cecoslovacca, specialmente nei con­fronti dei suoi vicini immediati. A mio giudizio, il problema qui è di eliminare una fonte di intense frizioni politiche nel centro dell'Europa. A tal fine, è necessario operare in modo che lo Stato cecoslovacco possa vivere permanentemente in pace con tutti i suoi vicini, e che la sua politica interna ed estera sia diretta al raggiungimento di tale obbiettivo. Come per la Sviz­zera, data la sua posizione internazionale, è necessario condurre una politica di assoluta neutralità, così anche per la Cecoslovacchia è necessaria una poli­tica analoga, e non soltanto ai fini della sua esistenza in futuro ma della pace in Europa.

 

Per poter giungere a questo, io suggerisco:

 

1. Che il governo cecoslovacco impedisca a quei partiti e a quegli individui in Cecoslovacchia, che hanno deliberatamente incoraggiato una politica di antagonismo verso i vicini della Cecoslovacchia, di proseguire nella loro agitazione; anzi, se necessario, che siano prese misure legali per porre fine a tali agitazioni.

 

2. Che il governo cecoslovacco modifichi le sue relazioni internazionali in modo da far comprendere ai suoi vicini che, qualunque siano le circo­stanze, esso non intende attaccarli né partecipare a nessuna azione aggres­siva contro di essi, in conseguenza degli impegni assunti con altri Stati.

 

3. Che le Potenze più importanti, agendo nell'interesse della pace europea, diano alla Cecoslovacchia garanzie di assistenza qualora fosse vittima di un'aggressione non provocata.

 

4. Che tra la Germania e la Cecoslovacchia sia negoziato un trattato com­merciale con clausole preferenziali, qualora ciò appaia vantaggioso per gli interessi economici dei due Paesi.

 

Ciò mi ha portato ad affrontare la terza questione, che rientra negli obbiettivi della mia inchiesta, vale a dire il problema economico. Tale pro­blema ha il suo fulcro nella miseria e nella disoccupazione delle zone te­desche dei Sudeti, miseria esistente fin dal 1930 e provocata da varie cause. Essa costituisce una fonte di agitazione politica, ed è indubbiamente un problema che ha il suo peso; tuttavia, affermare che il problema dei tedeschi dei Sudeti è interamente o in gran parte economico, è falso. Se questi terri­tori passeranno alla Germania, sarà compito del governo tedesco in massima parte risolvere tale problema.

 

Se la politica che ho qui abbozzato appare accettabile a coloro che sono più direttamente interessati alla situazione attuale, suggerirei ancora: a) che un rappresentante dei tedeschi dei Sudeti abbia un posto permanente nel gabinetto cecoslovacco; b) che sia nominata una commissione, diretta da un elemento neutrale, per trattare il problema della delimitazione dei territori da trasferire alla Germania, e risolvere i punti controversi insor­genti all'attuazione di ogni eventuale accordo; c) che sia organizzata una forza internazionale per mantenere l'ordine nei territori da trasferire durante il momento del trapasso, cosicché la polizia cecoslovacca, come ho già detto prima, e altresì l'esercito cecoslovacco, possano essere allontanati dai terri­tori stessi.

 

Desidero concludere questa lettera esprimendo la mia gratitudine per la personale cortesia, ospitalità ed assistenza che il mio gruppo ed io abbiamo ricevuto dalle autorità governative, specialmente dal dottor Benes, dai rap­presentanti del partito tedesco dei Sudeti con i quali siamo venuti a contatto e da un largo numero di persone di tutti gli strati sociali, incontrate durante il nostro soggiorno in Cecoslovacchia.

 

Sinceramente Suo

Runciman of Doxford

 

 

 

 

 

19 settembre 1938

 

PROPOSTE ANGLO FRANCESI AL GOVERNO CECOSLOVACCO

 

1. I rappresentanti dei governi francese e britannico si sono consultati oggi sulla situazione generale e hanno preso in esame il resoconto del primo ministro britannico sui suoi colloqui con Hitler. Inoltre, i ministri britan­nici hanno sottoposto ai loro colleghi francesi le proprie conclusioni deri­vanti dal resoconto fornito loro sul lavoro svolto dalla missione di lord Runciman. Siamo convinti gli uni e gli altri che, dopo i recenti avveni­menti, si sia giunti a un punto tale che non è possibile di fatto mantenere le frontiere dello Stato cecoslovacco nei territori abitati in prevalenza da te­deschi dei Sudeti, senza mettere in pericolo gli interessi della stessa Ceco­slovacchia e quelli della pace europea. Alla luce di tali considerazioni, entrambi i governi sono costretti a concludere che il mantenimento della pace e la salvezza degli interessi vitali della Cecoslovacchia non potranno essere realmente assicurati senza il trasferimento di tali territori al Reich.

 

2. Ciò potrà avvenire o come trapasso diretto o come risultato di un plebiscito. Conosciamo benissimo le difficoltà inerenti a un plebiscito, e siamo al corrente delle obbiezioni già da voi espresse a questo riguardo, soprattutto per la possibilità di ripercussioni di grande portata qualora il problema sia trattato su una base così larga. Per questo motivo, e qualora non vi siano indicazioni del contrario, prevediamo che preferiate sistemare il problema dei tedeschi dei Sudeti col metodo del trapasso diretto, e come un caso a sé.

 

3. L'area destinata al trapasso dovrebbe comprendere probabilmente zone con oltre il 50% di abitanti tedeschi, ma noi speriamo di ottenere, mediante negoziati, clausole per rettifiche di frontiera, dove le circostanze lo rendano necessario, da stabilire da parte di un organismo internazionale compren­dente un rappresentante cecoslovacco. Abbiamo concordato che il trapasso di zone più piccole con una percentuale maggiore non rientrerà sotto queste clausole.

 

4. Questo organismo internazionale potrebbe altresì essere incaricato della questione di un eventuale scambio di popolazioni, sulla base del diritto di opzione, entro determinati limiti di tempo.

 

5. Riconosciamo che se il governo è disposto a contribuire alle misure proposte, che comportano mutamenti effettivi nelle condizioni dello Stato, esso in cambio ha il diritto di chiedere determinate garanzie per la sua futura sicurezza.

 

6. Conforme a ciò, il governo di Sua Maestà nel Regno Unito, quale suo contributo alla pacificazione dell'Europa, sarebbe disposto a partecipare a una garanzia internazionale delle nuove frontiere dello Stato cecoslovacco contro aggressioni non provocate. Una delle condizioni principali di tale garanzia dovrebbe essere la salvaguardia dell'indipendenza dei trattati esi­stenti, che comportano obblighi reciproci di carattere militare, con una garanzia generale contro aggressioni non provocate.

 

7. Sia il governo francese sia il governo britannico riconoscono la gra­vità dei sacrifici che vengono così richiesti al governo cecoslovacco per la causa della pace. Ma poiché è una causa comune dell'Europa in generale e della Cecoslovacchia in particolare, hanno ritenuto che fosse loro dovere di dichiarare francamente quali sono, 'a loro giudizio, le condizioni per di­fenderla.

 

8. Il primo ministro dovrà riprendere i colloqui con Hitler non oltre venerdì, e, se possibile anche prima. Perciò dobbiamo chiedervi di darci una risposta nel più breve tempo possibile.

 

 

 

 

 

20 settembre 1938

 

LA RISPOSTA DEL GOVERNO CECOSLOVACCO

 

Il governo cecoslovacco ringrazia i governi francese e britannico per il rapporto inviato, nel quale essi esprimono le proprie vedute per una solu­zione delle attuali difficoltà internazionali riguardanti la Cecoslovacchia. Conscio della responsabilità di cui è investito nell'interesse della Cecoslo­vacchia e dei suoi amici e alleati, come pure nell'interesse generale della pace, esso esprime la propria convinzione che le proposte contenute nel rapporto stesso siano inadatte a raggiungere quegli scopi che i governi bri­tannico e francese si attendono, nel loro grande sforzo di salvare la pace.

 

Tali proposte furono formulate senza consultare i rappresentanti ceco-slovacchi. Esse furono negoziate contro la Cecoslovacchia, senza che essa potesse difendere la sua causa, sebbene il governo cecoslovacco avesse messo in evidenza che non avrebbe assunto la responsabilità di una dichiarazione fatta senza il suo consenso. È pertanto comprensibile che le proposte in questione non potessero essere tali da poter essere accettate dalla Cecoslo­vacchia.

 

Per motivi costituzionali, il governo cecoslovacco non può prendere una decisione tale da intaccare le frontiere del Paese. Tale decisione non potrebbe essere presa senza violare il regime democratico e l'ordinamento giuridico dello Stato cecoslovacco. In ogni caso, sarebbe necessario consultare il Par­lamento.

 

A giudizio del governo, accettare tali proposte equivarrebbe a mutilare volontariamente e completamente lo Stato sotto tutti gli aspetti. La Ceco­slovacchia resterebbe totalmente paralizzata nel settore economico e in duello delle comunicazioni; inoltre, dal punto di vista strategico, si troverebbe in condizioni di estrema difficoltà. Presto o tardi, cadrebbe totalmente sotto il dominio della Germania.

 

Anche se la Cecoslovacchia decidesse di compiere i sacrifici proposti, la questione della pace non ne sarebbe minimamente risolta.

 

a) Per i motivi ben noti, molti tedeschi dei Sudeti preferirebbero la­sciare il Reich e vivere nell'atmosfera democratica dello Stato cecoslovacco, e il risultato sarebbe l'insorgere di nuove difficoltà e di nuovi conflitti tra nazionalità.

 

b) La mutilazione della Cecoslovacchia provocherebbe un profondo mutamento politico in tutta l'Europa centrale e sud-orientale. L'equilibrio delle forze nell'Europa centrale, e nell'Europa in generale, verrebbe comple­tamente distrutto, con conseguenze gravissime per tutti gli altri Stati e so­prattutto per la Francia.

 

c) Il governo cecoslovacco è sinceramente grato alle grandi Potenze della loro intenzione di essere garanti dell'integrità della Cecoslovacchia e ne apprezza profondamente il valore. Senza dubbio, tale garanzia apri­rebbe la via ad un accordo tra tutte le Potenze interessate, purché però gli attuali conflitti di nazionalità siano risolti amichevolmente e in guisa da non imporre alla Cecoslovacchia sacrifici inaccettabili.

 

Durante questi ultimi anni, la Cecoslovacchia ha dato molte prove del suo inalterabile attaccamento alla pace. Su richiesta dei suoi amici, il governo cecoslovacco si è spinto tanto avanti nei negoziati relativi alla questione dei tedeschi dei Sudeti da meritare la gratitudine del mondo intero — anche il governo britannico in un dichiarazione ha sottolineato la necessità di non oltrepassare i limiti della Costituzione cecoslovacca — e perfino il partito tedesco dei Sudeti non soltanto non ha respinto le ultime proposte del governo, ma ha espresso pubblicamente la convinzione che le intenzioni dello stesso fossero serie e sincere. Nonostante il fatto che proprio di recente sia esplosa una rivolta fra la popolazione dei Sudeti, istigata dal di fuori, il governo ha nuovamente e solennemente dichiarato di aderire tuttora alle proposte che hanno soddisfatto la minoranza tedesca dei Sudeti. Oggi ancora esso ritiene che tale soluzione sia realizzabile per quanto concerne la que­stione della nazionalità entro la Repubblica.

 

La Cecoslovacchia si è sempre mantenuta fedele ai trattati ed ha sempre ottemperato agli obblighi da essi derivanti, nell'interesse sia dei suoi amici, sia della Società delle Nazioni e dei suoi membri, sia di altri Stati. Essa era ed è tuttora decisa ad ottemperarvi in qualunque circostanza. Se ora si oppone all'eventualità dell'impiego della forza, lo fa sulla base dei recenti impegni e dichiarazioni del suo vicino, e anche sulla base dell'arbitrato del 16 ottobre 1925, riconosciuto valido dall'attuale governo tedesco in numerose dichiarazioni. Il governo cecoslovacco sottolinea che tale trattato può essere applicato e chiede che così sia fatto. Mentre tiene fede alla propria firma, è pronto ad accettare qualsiasi sentenza arbitrale possa essere pronunciata. Ciò potrebbe limitare qualsiasi conflitto, e renderebbe possibile una rapida e onorevole soluzione, che sarebbe preziosa per tutti gli Stati interessati.

 

La Cecoslovacchia è sempre stata legata alla Francia dal rispetto, dalla più devota amicizia e da un'alleanza che nessun governo cecoslovacco e nessun cittadino cecoslovacco vorrà mai violare. Essa ha creduto e crede tuttora nella grande nazione francese, il cui governo le ha dato frequenti assicurazioni della saldezza della sua amicizia. Essa è legata alla Gran Bretagna da tradizionali vincoli di amicizia e di rispetto, ai quali la Ceco­slovacchia si ispirerà sempre, dalla collaborazione indissolubile tra i due Paesi e per ciò stesso dal comune sforzo in favore della pace, qualunque siano le condizioni in Europa.

 

Il governo cecoslovacco comprende benissimo come lo sforzo compiuto dai governi britannico e francese sia fondato su una reale simpatia, e di ciò li ringrazia sinceramente. Cionondimeno, per le ragioni già esposte, esso vi si appella contro e per l'ultima volta, e chiede loro di voler riconsiderare le proprie vedute. Esso così agisce nella convinzione di difendere in tal modo non soltanto i propri interessi ma anche gli interessi dei suoi amici, la causa della pace e quello di un sano sviluppo della politica europea. In questo momento così decisivo, non sono in gioco soltanto le sorti della Ceco­slovacchia ma anche quelle di altri Paesi, e specialmente della Francia.

 

 

 

 

 

23 settembre 1938

 

IL MEMORANDUM DI GODESBERG

 

Rapporti, sempre più numerosi di ora in ora, sugli incidenti nel terri­torio dei Sudeti, mostrano come la situazione sia diventata del tutto intolle­rabile per il popolo tedesco dei Sudeti e, di conseguenza, pericolosa per la pace d'Europa. È pertanto di vitale importanza che la separazione del terri­torio dei Sudeti, accettata dalla Cecoslovacchia, sia effettuata senza ulteriore indugio. Nella mappa annessa il territorio dei tedeschi dei Sudeti da cedere è delimitato e tratteggiato in rosso. Le zone in cui, oltre quelle da occu­pare, dovrà ugualmente essere tenuto un plebiscito, sono anch'esse delimi­tate e tratteggiate in verde.

 

La delimitazione finale delle frontiere dovrà corrispondere ai desideri di coloro che vi sono interessati. Per poter precisare tali desideri, sarà neces­sario un certo periodo di preparazione alla votazione, durante il quale si dovranno impedire ad ogni costo dei disordini. Dev’essere creata una situa­zione di parità. La zona indicata nella mappa annessa come zona tedesca sarà occupata dalle truppe tedesche, indipendentemente dal fatto che dal ple­biscito emerga in questa o quella parte della zona una maggioranza ceca. D'altra parte, il territorio ceco è occupato da truppe ceche, senza tener conto se entro quest'area vi siano vaste isole di lingua tedesca, la maggioranza delle quali senza dubbio nel plebiscito opterà per la nazionalità tedesca.

Al fine di giungere a una rapida e definitiva soluzione del problema dei tedeschi dei Sudeti, il governo tedesco presenta pertanto le seguenti proposte:

 

1. Allontanamento di tutte le forze armate ceche, della polizia, della gendarmeria, delle guardie doganali e delle guardie di frontiera dalla zona che dovrà essere evacuata, qual è indicata nella mappa annessa, zona che dovrà essere consegnata alla Germania il 1° ottobre.

 

2. Il territorio evacuato dovrà essere consegnato nelle sue condizioni at­tuali (v. in appendice ulteriori dettagli). Il governo tedesco accetta che un rappresentante plenipotenziario del governo o dell'esercito ceco sia aggregato al quartier generale delle forze armate tedesche, per risolvere nei dettagli le modalità dell'evacuazione.

 

3. Il governo ceco rinvierà subito a casa tutti i tedeschi dei Sudeti che attualmente prestano servizio nelle forze armate o di polizia nel territorio dello Stato cecoslovacco.

 

4. Il governo ceco libererà subito tutti i prigionieri politici di razza te­desca.

 

5. Il governo tedesco consente che si tenga un plebiscito nelle zone che saranno meglio precisate, al massimo entro il 25 novembre. I muta­menti della nuova frontiera che dovessero derivare dai risultati del plebi­scito, saranno risolti da una Commissione tedesco-ceca o da una Commis­sione internazionale. Il plebiscito stesso verrà tenuto sotto il controllo di una Commissione internazionale. Tutti coloro che alla data del 28 ottobre 1918 risiedevano nelle zone in questione, o che vi sono nati prima di tale data, hanno il diritto di votare. Una semplice maggioranza di tutti gli uomini e le donne aventi diritto di voto determinerà la scelta della popolazione ad appartenere al Reich tedesco o allo Stato cecoslovacco. Durante il plebiscito, entrambe le parti dovranno ritirare le loro forze armate dalle zone che dovranno essere meglio precisate. La data e la durata saranno concordate dai governi tedesco e cecoslovacco insieme.

 

6. Il governo tedesco propone che una autorevole Commissione tedesco-ceca sia preposta alla soluzione di tutti gli ulteriori particolari.

 

Godesberg, 23 settembre 1938.

 

 

Appendice

 

La zona dei tedeschi dei Sudeti da evacuare dovrà essere consegnata senza che vengano in alcun modo distrutte o rese inutilizzabili le strutture militari, commerciali o del traffico. Sono incluse l'organizzazione base dei servizi aerei e tutte le stazioni radio.

 

Tutto il materiale commerciale e del traffico, specialmente il materiale rotabile delle ferrovie delle zone designate, dovrà essere consegnato intatto. Lo stesso vale per tutti i servizi di utilità pubblica (officine del gas, centrali elettriche, ecc.).

 

Infine, non dovranno essere asportati viveri, beni, bestiame, materie gregge, ecc.

 

 

 

 

Crisi dei Sudeti Mappa tedesca cessioni

 

Mappa tratta da quella allegata al memorandum consegnato al primo ministro inglese dal Cancelliere del Reich

il 23 semmbre 1938

 

 

 

 

 

 

25 settembre 1938

 

LA RISPOSTA DEL GOVERNO CECOSLOVACCO

 

25 settembre 1938

Sir,

il mio governo mi ha dato or ora istruzioni, dato che i ministri francesi non giungeranno a Londra oggi, di rimettere senza alcun indugio al go­verno di Sua Maestà il seguente messaggio:

 

“Il popolo cecoslovacco ha dato prova di disciplina e autocontrollo ecce­zionali nelle ultime settimane, senza badare alla campagna incredibilmente volgare e insultante della stampa e della radio controllate dai tedeschi contro la Cecoslovacchia e i suoi capi, in special modo contro il signor Benes.

Il governo di Sua Maestà e il governo francese sanno benissimo come, in seguito a pressioni pesantissime, avessimo accettato il cosiddetto Piano anglo-francese per la cessione di parti della Cecoslovacchia. Abbiamo accet­tato tale piano cedendo alla forza. Non abbiamo avuto neppure il tempo di renderci conto dei suoi molti aspetti inapplicabili. Cionondimeno lo abbiamo accettato, perché abbiamo ritenuto che così avrebbero avuto fine le richieste da rivolgere a noi, e perché dalle stesse pressioni anglo-francesi derivava che le due Potenze avrebbero accettato la responsabilità per le nostre frontiere così mutilate, e ci avrebbero garantito il loro appoggio qualora fossimo stati vilmente attaccati.

Ma la volgare campagna propagandistica tedesca continua.”

 

Mentre Chamberlain si trovava a Godesberg, il mio governo ricevette dai rappresentanti di Sua Maestà e da quelli francesi a Praga il seguente messaggio:

 

"Insieme al governo francese ci siamo trovati d'accordo sulla necessità di informare il governo cecoslovacco del fatto che i governi francese e bri­tannico non possono ulteriormente prendersi la responsabilità di suggerirgli di non mobilitare."

 

Il mio nuovo governo, sotto la guida del generale Syrovy, dichiarò di accogliere pienamente la responsabilità della decisione presa dal governo che lo ha preceduto, di accettare le pesanti clausole del cosiddetto Piano anglo-francese.

 

Ieri, dopo il ritorno del signor Chamberlain da Godesberg, il ministro di Sua Maestà a Praga ha consegnato al mio governo una nuova proposta, che contiene anche l'informazione che il governo di Sua Maestà agisce unicamente da intermediario e non intende dare consigli o esercitare pres­sioni sul mio governo in nessun senso. Il signor Krofta, ricevendo il piano dalle mani del ministro di Sua Maestà a Praga, lo ha assicurato che il governo cecoslovacco intende esaminarlo con lo stesso spirito con cui fino ad oggi ha cooperato con la Gran Bretagna e la Francia.

 

Il mio governo ha ora esaminato il documento e la mappa. De facto, esso è un ultimatum quale si può presentare a un Paese vinto, non una proposta fatta a uno Stato sovrano, che si è dimostrato disposto fino al limite massimo a compiere sacrifici per l'appeasement dell'Europa. Fino ad oggi, il governo del signor Hitler non ha dimostrato di essere minimamente disposto a sua volta a compiere dei sacrifici. Il mio governo è sorpreso del contenuto del memorandum. Le sue proposte vanno ben oltre quanto avevamo accet­tato nel cosiddetto Piano anglo-francese. Esse ci privano infatti di qualsiasi salvaguardia della nostra esistenza di nazione. Dovremmo cedere larghis­simi tratti delle difese approntate con tanta cura, e ammettere all'interno del nostro Paese truppe tedesche, prima di averlo potuto organizzare su nuove basi o di aver potuto provvedere in qualche modo alla sua difesa. La nostra indipendenza economica e nazionale sarebbe automaticamente distrutta se accettassimo il piano del signor Hitler. L'intero processo di trasferimento della popolazione sarebbe forzatamente trasformato in una fuga angosciosa di coloro che non intendono accettare il regime nazista tedesco. Essi dovreb­bero abbandonare le loro case senza neppure il diritto di portare con sé i loro beni personali o, nel caso dei contadini, il loro bestiame.

 

Il mio governo desidera che io dichiari solennemente che le richieste del signor Hitler, nella loro forma attuale, sono assolutamente e incondizio­natamente inaccettabili per il mio governo. Contro queste nuove e crudeli richieste, il mio governo sente il dovere di opporre la massima resistenza, e cos í faremo, con l'aiuto di Dio. La nazione di San Venceslao, di John Huss e di Thomas Masaryk non sarà mai una nazione di schiavi.

 

Confidiamo che le due grandi Potenze occidentali, ai cui desideri ci siamo conformati nonostante fossimo di parere contrario, vorranno assi­sterci in quest'ora di dura prova.

 

Ho l'onore, ecc.         

 

Jan Masaryk

 

 

 

 

 

 

29 settembre 1938

 

L'ACCORDO DI MONACO

 

La Germania, il Regno Unito, la Francia e l'Italia, nel prendere in consi­derazione l'accordo che è stato già raggiunto in linea di principio per la cessione del territorio tedesco dei Sudeti alla Germania, hanno concordato i seguenti termini e condizioni su cui regolare la detta cessione e le misure che ne conseguono, e in base a tale accordo, ciascuna di esse si considera responsabile dei passi necessari per assicurarne la realizzazione:

 

1. L'evacuazione avrà inizio il 1° ottobre.

 

2. Il Regno Unito, la Francia e l'Italia sono d'accordo che l'evacua­zione del territorio sia completata entro il 10 ottobre, senza che vengano distrutte le istallazioni ivi esistenti, e che il governo cecoslovacco sia ritenuto responsabile del fatto che l'evacuazione sia attuata senza distruggere le dette istallazioni.

 

3. Le condizioni che regolano l'evacuazione saranno elaborate nei particolari da una Commissione internazionale, composta da rappresentanti della Germania, del Regno Unito, della Francia, dell'Italia e della Ceco­slovacchia.

 

4. L'occupazione progressiva del territorio a carattere prevalentemente tedesco da parte di truppe tedesche avrà inizio il 1° ottobre. I quattro terri­tori indicati nella mappa annessa saranno occupati da truppe tedesche nell'ordine seguente: il territorio indicato col n. I il 1° e il 2 ottobre, quello indicato col numero II il 2 e il 3 ottobre, quello indicato col n. III il 3, il 4 e il 5 ottobre, quello indicato col n. IV il 6 e il 7 ottobre. Il resto del terri­torio a carattere prevalentemente tedesco verrà subito accertato dalla predetta Commissione internazionale, e sarà occupato dalle truppe tedesche a partire dal 10 di ottobre.

 

5. La Commissione internazionale indicata nel par. 3 determinerà i territori in cui si dovrà tenere un plebiscito. Tali territori dovranno essere occupati da corpi internazionali fino al completamento del plebiscito. La stessa Commissione fisserà le condizioni in base alle quali il plebiscito dovrà essere tenuto, prendendo ad esempio le condizioni del plebiscito per la Saar. La Commissione fisserà inoltre la data, non oltre la fine di novembre, in cui il plebiscito dovrà essere tenuto.

 

6. La delimitazione finale delle frontiere sarà compiuta dalla Com­missione internazionale. Questa Commissione sarà altresì autorizzata a rac­comandare alle quattro Potenze, Germania, Regno Unito, Francia e Italia, di apportare, in alcuni casi eccezionali, lievi modifiche alla delimitazione rigorosamente etnica delle zone da trasferire senza plebiscito.

 

7. Vi sarà il diritto di opzione da e per i territori trasferiti, e tale opzione dovrà essere esercitata entro sei mesi dalla data del presente accordo. Una Commissione tedesco-cecoslovacca dovrà elaborare i particolari dell'opzione, studiare il modo di facilitare il trasferimento della popolazione e comporre questioni di principio insorgenti da detto trasferimento.

 

8. Il governo cecoslovacco entro un periodo di quattro settimane dalla data del presente accordo dovrà rilasciare dal servizio militare e di polizia tutti i tedeschi dei Sudeti che ne faranno richiesta; inoltre, il governo ceco­slovacco entro lo stesso periodo dovrà rilasciare tutti i tedeschi dei Sudeti in carcere per delitti politici.

 

Monaco, 29 settembre 1938. 

 

Adolf Hitler

Neville Chamberlain

Édouard Daladier

Benito Mussolini

 

 

 

Allegato all'Accordo

 

Il governo di Sua Maestà nel Regno Unito e il governo francese hanno partecipato all'Accordo di cui sopra, sulla base del fatto che essi mantengono l'offerta, contenuta nel paragrafo 6 delle proposte anglo-francesi del 19 set­tembre, relativa a una garanzia internazionale delle nuove frontiere dello Stato cecoslovacco contro aggressioni non provocate.

Quando sarà stata risolta la questione delle minoranze polacche e unghe­resi in Cecoslovacchia, la Germania e l'Italia da parte loro rilasceranno una garanzia alla Cecoslovacchia.

 

Monaco, 29 settembre 1938

Adolf Hitler

Neville Chamberlain

Édouard Daladier

Benito Mussolini

 

 

 

Dichiarazione

 

I capi dei governi delle quattro Potenze dichiarano che i problemi delle minoranze polacche e ungheresi in Cecoslovacchia, qualora non saranno stati regolati entro tre mesi, mediante un accordo tra i rispettivi governi, formeranno oggetto di un nuovo incontro dei capi dei governi delle quattro Potenze qui presenti.

Monaco, 29 settembre 1938. 

 

Adolf Hitler

Neville Chamberlain

Édouard Daladier

Benito Mussolini

 

 

 

Dichiarazione supplementare

 

Tutte le questioni che potranno insorgere dal trasferimento del territorio, dovranno essere considerate di competenza della Commissione internazio­nale.

Monaco, 29 settembre 1938. 

 

Adolf Hitler

Neville Chamberlain

Édouard Daladier

Benito Mussolini

 

 

 

Composizione della Commissione internazionale

 

I quattro capi dei governi qui presenti hanno concordato che la Com­missione internazionale prevista nell'Accordo da essi firmato in data odierna, sarà composta dal segretario di Stato del ministro degli Esteri tedesco, dagli ambasciatori britannico, francese e italiano accreditati a Berlino e da un rappresentante che sarà nominato dal governo della Cecoslovacchia.

Monaco, 29 settembre 1938. 

 

Adolf Hitler

Neville Chamberlain

Édouard Daladier

Benito Mussolini

 

 

 

Patto di Monaco mappa allegata

 

Mappa tratta da quella allega al Patto firmato il 29 settembre 1938 a Monaco

 

 

 

Cecoslovacchia costituzione e smembramento

 

Le carte ed il testo sono tratte dalla pubblicazione: “L’Europa e il mondo attraverso due guerre” supplemento al numero del gennaio 1943 della Rivista “Le Vie d’Italia” della Consociazione Turistica Italiana. La narrazione delle vicissitudini della Cecoslovacchia, dalla costituzione allo smembramento riflettono chiaramente gli orientamenti politici italiani dell’epoca.

 

 

COMPOSIZIONE DELLO STATO CECOSLOVACCO. - Le aspirazioni nazionali dei Cechi e degli Slo­vacchi, facenti parte della Monarchia Austro-Ungarica, formulate per la prima volta dai fuorusciti in Francia e in America durante la prima guerra mondiale del 1914-1918, e sostenute dalle Potenze del­l'Intesa col riconoscimento del Consiglio nazionale cecoslovacco di Parigi e delle legioni cecoslo­vacche come forza belligerante, si concretarono al momento del collasso della Duplice Monarchia. Il 28 ottobre 1918 un Comitato nazionale proclamò a Praga l'indipendenza dello Stato cecoslovacco; il 30 un Consiglio nazionale slovacco a Turciansky Svaty Martin decretò l'unione coi Cechi. L'insieme così costituitosi, nonostante l'opposizione dei tedeschi di Boemia e di gran parte degli Slovacchi ade­renti all'Ungheria, servì di base al riconoscimento diplomatico e alla fissazione delle frontiere che ebbe luogo alla Conferenza di Parigi. La nuova Repubblica Cecoslovacca risultò composta: a) dai se­guenti paesi austriaci (trattato di S. Germano, 10 settembre 1919): la Boemia, con una piccola retti­fica di confine a danno dell'Alta Austria (kmq. 52 062 con 6 671 000 abitanti al censimento del 1921); la Moravia con una piccola rettifica di confine a danno della Bassa Austria (22 221 kmq.); la Slesia, eccet­tuato il territorio a oriente dell'Olsa con la città di Teschen (Cieszyn) assegnato, dopo un lungo con­flitto, alla Polonia, dall'accordo ceco-polacco di Spa del 10 luglio 1920 (4271 kmq.; Moravia e Slesia uni­te contavano 3 335 000 ab. nel 1921) - b) dai seguenti territori della Corona d'Ungheria (trattato del Tría­non, 4 giugno 1920): la Slovacchia estesa dai Carpazi fino al Danubio e all'Ipel (49 006 kmq. con 3 001 000 abitanti), e la Rutenia Carpatica (12 617 kmq. con 605 000 abitanti)  - c) dal territorio di Hultschin dell'Alta Slesia tedesca (316 kmq.) in virtù del trattato di Versaglia (28 giugno 1919).

 

 

LA CECOSLOVACCHIA ALLA FINE DEL 1938. - La Repubblica Cecoslovacca contava nel 1938 su un territorio di 140 493 kmq., una popolazione di 14 730 000 abitanti, formata però da stirpi differenti di razza e cultura. Secondo una statistica ufficiale del 1930 i gruppi etnici erano così distribuiti: a) Cechi e Slovacchi, 9 689 000, rispettivamente predominanti nella Boemia-Moravia e nella Slovacchia, ma separati da una lunga tradizione storica, mentre la parità nominale era annullata dal predominio dei Cechi nello Stato ; b) Ruteni della Rutenia, 549 000, a cui il trattato di Versaglia aveva assicurato un'au­tonomia che non fu mai realizzata; e) fortissime minoranze di: Tedeschi, 3 232 000, quasi tutti in Boe­mia, Moravia e Slesia; Magiari, 692 000, in Slovacchia e Rutenia; Polacchi, 82 000; d) minoranze diverse ed ebrei, 236 000. - Questa composizione etnicamente disorganica dello Stato condusse alla crisi del 1938, determinata nell'ultima fase dell'intervento del Governo tedesco a favore dei Tedeschi dei Sudeti. La crisi fu risolta col distacco dei territori a maggioranza allogena. La Germania, in virtù dell'accordo di Monaco (29 settembre 1938), occupò il paese dei Sudeti, comprendente tutta la zona di frontiera della Boemia e della Moravia verso nord, ovest e sud (28 971 kmq. con 3 636 000 ab.). Alla Polonia fu ceduto, mediante accordi diretti (1° novembre 1938), il distretto di Tésin sulla sinistra dell'Olsa e il comune di Javorina negli Alti Tatra (1050 kmq. con 250 000 ab.). Il conflitto con l'Ungheria fu risolto dai Ministri degli Esteri dell'Asse nell'arbitrato di Vienna (2 novembre 1938), che assegnò all'Ungheria una fascia lungo il confine meridionale della Slovacchia e Rutenia (11927 kmq. con 1 041 000 ab.), lasciando alla Slovacchia i centri di Bratislava e Nitra, ma includendo nell'Ungheria Kassa e Munkacs.

 

 

LO SMEMBRAMENTO DELLO STATO CECOSLOVACCO. - La Repubblica cecoslovacca si era ri­dotta in seguito alla crisi del 1938 a un territorio di 99 136 kmq. con circa, 10 milioni di abitanti. Il pro­getto della nuova costituzione dello Stato contemplava l'autonomia dei tre paesi distinti: Boemia-Mo­ravia, Slovacchia, Rutenia, ciascuno con un proprio governo e una propria dieta, uniti da un governo federale. Ma il disagio lasciato dalla subita mutilazione dell'anno precedente, che aveva separato dal territorio della Repubblica zone industriali e vie di comunicazione importanti, le difficoltà deri­vanti dal nuovo assetto territoriale ed economico, e inoltre il persistere delle rivalità e dei conflitti tra le stirpi che avrebbero dovuto collaborare, e le incertezze della politica estera tra l'attaccamento al vecchio programma di alleanza colle Potenze Occidentali e con la Russia Sovietica, e le necessità d'un nuovo orientamento realisticamente rivolto a un accordo con la Germania, condussero in breve a una nuova crisi che sboccò nello sfasciamento della Cecoslovacchia. Il 14 marzo 1939 la dieta di Bratislava proclamò l'indipendenza della Repubblica Slovacca, comprendente il territorio nazionale degli Slo­vacchi (38 116 kmq. con 2 691 000 abitanti) ; il 16 marzo la Germania assunse la protezione del nuovo Sta­to. Intanto, il 14 marzo, a Berlino, il Presidente della Repubblica Hacha affidava nelle mani di Hitler il destino del popolo ceco, mentre le truppe tedesche penetravano nella Boemia; il giorno 15 Hitler pro­clamò il Protettorato di Boemia e di Moravia (49 362 kmq. con 6 805 000 abitanti) come territorio ap­partenente al Grande Reich tedesco. Contemporaneamente l'Ungheria occupò la Rutenia Subcarpa­tica (12 061 kmq. con 588 000 abitanti), annettendola mediante un accordo con la Slovacchia (4 aprile 1939), che spostava il confine ruteno-slovacco a vantaggio della Subcarpazia ungherese.

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