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10 GIUGNO 1940: "POPOLO ITALIANO CORRI ALLE ARMI"

DOCUMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi

 

 

21 aprile 1940

Discorso di Mussolini ai dirigenti sindacali

 

Camerati,

 

Ho fatto alla folla un discorso di trenta secondi: Lavorare per le armi. A voi aggiungo: “Le armi per difendere ii nostro lavoro”. Voglio ora farvi una domanda: Questo popolo di 45 milioni di italiani è veramente indipendente? (Voci si e no.) Ecco questa vostra risposta contrastante, mi dice che siete camerati intelligenti. Infatti avete ragione entrambi: Quelli dei “Sì” perché tale è la nostra assoluta volontà. Quelli dei “No” perché effettivamente, purtroppo non siamo indipendenti. Sono Otto mesi, otto lunghi mesi che io sento un intimo tormento che mi fa profondamente soffrire anche fisicamente sebbene dal mio aspetto non vi sia dato di capirlo. Otto lunghi mesi, durante i quali non una, dico una sola nave è sfuggita ai controllo franco-inglese! E con quale bizzarro capriccio trattano le nostre merci. Ieri hanno sequestrato l’uva sultanina; ieri l’altro hanno lasciato la cannella, ma hanno sequestrato ii pepe. Un industriale mi ha domandato ieri se le quaranta casse di uova, che sono ferme a Malta da quindici giorni mi saranno restituite ... in pulcini! Insomma una cosa inaudita che ci mette dinanzi ad una realtà che deve togliere al popolo italiano ogni illusione. Noi siamo veramente prigionieri come dicono gli inglesi fra Gibilterra e Suez, e gli inglesi ne sono così lieti che mi hanno fatto sapere che potrebbero facilmente bombardare Roma... ma provino a mandare una corazzata a Fiumicino! Vedrebbero che cosa succederebbe. Io penso a quegli italiani privi di ogni sensibilità politica che si ostinano, per timore di una egemonia continentale, a non comprendere il pericolo esistente di una egemonia marittima. Sappiamo che la parola dell’Italia Fascista rimane qual è, tanto più che il nostro alleato non ci ha mai chiesto nulla! Che cosa ci avrebbero chiesto gli altri alleati se fossimo ancora con loro, avrebbero detto, e avrebbero chiesto l’impiego delle nostre masse per i loro interessi. Questo non succederà mai! … Gli italiani di oggi ricordano solo invasioni tedesche, ma non devono dimenticare però quelle francesi, che nel 1796 Venezia Fu spogliata persino dei cavalli e che un generale francese aveva dettato alle truppe di “tuer et voler”, Gli italiani non debbono però dimenticare che ci fu anche un generale italiano che, a un ufficiale che gli faceva notare come nel corso di un combattimento gli italiani sparassero sui francesi, si dice rispondesse: Lasciateli fare tanto sono anche quelli nemici!

Camerati, se nei secoli XV, XVI, XVII, ci fosse stata una idea di Stato, la situazione sarebbe oggi diversa. Il torto risale agli italiani di quei tempi i quali, mentre Olanda, Portogallo, Francia e Inghilterra si arricchivano di colonie, rapinando ove era possibile, facevano dell’Arcadia… i menestrelli, le serenate nei giardini, nelle ville patronali e vivevano come dice il Parini ne Il Giorno da stupidi. 

Camerati, nelle mie lunghe meditazioni sulla storia, mi sono reso conto e sfido chiunque a sostenere il contrario, che qualunque popolo per essere indipendente deve avere contatto diretto con gli oceani, è semi-indipendente se ha contatto indiretto. Affatto indipendente se con l’oceano non ha contatti. Questa è la verità che gli italiani debbono lungamente meditare. Vi autorizzo a riferire questo che vi ho detto in questa seduta che sarà storica, perché esse saranno da me ripetute in un’altra circostanza che potrebbe essere anche vicina.


Camerati, osserviamo soprattutto la calma, prendendo esempio da me e senza drammatizzare né tragicizzare, prepariamoci ad affrontare gli eventi grandiosi di cui non potremo restare sempre spettatori e la parola d’ordine sia, per dirla in gergo aviatorio “Avanti a tutto gas” o meglio in gergo automobilistico “Affondare l’acceleratore”.


Testo trasmesso da Bologna, dall’Ispettore generale di P.S. Dr. Giuseppe D‘Andrea al Capo della Polizia in data 5 maggio 1940

 

 

 

10 giugno 1940

 

La dichiarazione formale di guerra

 

Il 10 giugno alle ore 16,30 il Ministro degli Affari Esteri conte Ciano ha ricevuto a Palazzo Chigi l'ambasciatore di Francia e gli ha fatto la seguente comunicazione:

« Sua Maestà il Re e Imperatore dichiara che l’Italia si con­sidera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno. »

Alle ore 16,45 il conte Ciano ha convocato l'ambasciatore di Gran Bretagna e gli ha comunicato in termini identici che l'Italia si considera in stato di guerra con la Gran Bretagna.

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi 

 

 

10 giugno 1940


Il discorso di Mussolini a Piazza Venezia
Popolo italiano: corri alle armi

 

Combattenti di terra, di mare e dell'aria, Camicie nere della. Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne d'Italia, dell'Im­pero e del Regno d'Albania, ascoltate!

Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.

Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno osta­colato la marcia e, spesso insidiato l'esistenza medesima del Popolo italiano.

Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cin­quantadue Stati.

La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa, ma tutto fu vano.

Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle Nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità. Bastava non iniziare la stolta politica delle garan­zie, che si è palesata sopratutto micidiale per coloro che le hanno accettate.

Bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ot­tobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

Ormai tutto ciò appartiene al passato.

Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire fer­reamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.

Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostro frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime. Noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di 45 milioni di anime non è veramente libero se non ha libero accesso all'oceano.

Questa lotta gigantesca non è che una fase e lo sviluppo logico della nostra Rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e nume­rosi dl braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente Il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto; è la lotta tra due secoli e due idee.

Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostro spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare nel conflitto altri popoli con essa confi­nanti per mare o per terra; Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Tur­chia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro o soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.

 

Italiani!

In mia memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui fino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo Popolo, con le sue meravigliose forze armate.

In questa vigilia di un evento di portata secolare rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del RE Imperatore che, come sempre, ha interpretato l'anima della Patria. E salutiamo alla voce Il Fuhrer, il Capo della grande Germania alleata.

L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: Vincere! E vinceremo. Per dare finalmente un lungo periodo di pace con giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.

Popolo italiano: corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi

 

 

10 giugno 1940


Messaggio di Hitler a Vittorio Emanuele III


La Provvidenza ha voluto che noi fossimo costretti, contro i nostri stessi propositi, a difendere le libertà e l’avvenire dei nostri popoli in combattimento contro l’Inghilterra e la Francia. In quest’ora storica nella quale i nostri eserciti si uniscono in fedele fratellanza d’armi, sento il bisogno d’inviare a Vostra Maestà i miei più cordiali saluti. Io sono della ferma convinzione che la potente forza dell’Italia e della Germania otterrà la vittoria sui nostri nemici. I diritti di vita dei nostri due popoli saranno quindi assicurati per tutti i tempi.

 

Hitler

 

 



10 giugno 1940


Messaggio di Hitler a Mussolini


Duce, la decisione storica che Voi avete oggi proclamata mi ha commosso profondamente . tutto il popolo tedesco pensa in questo momento a Voi ed al Vostro Paese. Le Forze Armate tedesche gioiscono di poter essere in lotta a lato dei camerati italiani. Nel settembre dell’anno scorso i dirigenti britannici dichiararono al Reich la guerra, senza un motivo. Essi respinsero ogni offerta di un regolamento pacifico. Anche la Vostra proposta di mediazione ebbe una risposta negativa. Il crescente sprezzo dei diritti nazionali dell’Italia, da parte dei dirigenti di Londra e di Parigi, ha condotto noi, che siamo stati sempre legati nel nodo più stretto, attraverso le nostre Rivoluzioni e politicamente per messo dei trattati, a questa grande lotta per la libertà e per l’avvenire dei nostri popoli.

 

Hitler



10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi



10 giugno 1940

Dichiarazioni del Ministro degli esteri tedesco von Ribbentrop


Il Governo del Reich e con esso il popolo germanico hanno udito la parola del Duce d’Italia. Tutta la Germania è animata in quest’ora storica Da squillante entusiasmo per il fatto che l’Italia fascista si è posta, con spontanea decisione, al suo fianco nella lotta contro i comuni nemici: Gran Bretagna e Francia. I soldati germanici e i soldati italiani marceranno ora fianco a fianco e combatteranno fino a quando i governanti inglesi e francesi non saranno pronti a riconoscere il diritto alla vita dei nostri due popoli.
soltanto dopo la vittoria della giovane Germania Nazionalsocialista e della giovane Italia fascista, sarà possibile assicurare anche ai nostri popoli l’avvenire più felice. Garanti della vittoria sono l’indomita forza dei popoli germanico e italiano e l’inalterata amicizia dei due grandi capi Adolfo Hitler e Benito Mussolini.



 

10 giugno 1940

 

 

 

Il ministro della Cultura popolare, Alessandro Pavolini ai giornalisti

Siccome l’ora è tarda mi tengo all’essenziale.

 

Per una impostazione da dare ai giornali sia per il notiziario sia per il giornale in genere la prima raccomandazione è quella di non svalutare l’avversario. Svalutano moralmente e politicamente sì, ma non militarmente. Questo prima di tutto perché non risponderebbe alla realtà dei fatti il sottovalutare l’avversario, secondo perché significherebbe sottovalutare l’intervento italiano. Ora la verità è che l’intervento è stato deciso e comunicato agli alleati quando le sorti della battaglia in corso all’Occidente erano più che incerte, anzi non ancora era incominciata. Le forze che noi ci troviamo di fronte nel Mediterraneo sono quasi intatte dal punto di vista marittimo, perché il complesso & rimasto al suo posto sia da parte dell’Inghilterra che della Francia. Così pure sono rimaste al loro posto le forze di terra nel Mediterraneo. Altrettanto dicasi delle forze aeree. Quindi l’ostacolo che noi ci proponiamo di affrontare e di vincere è tutt’altro che disprezzabile dal punto di vista militare. Ë bene quindi che ci sia questa sensazione. Tutti ci auguriamo che la guerra sia rapida e vittoriosa ma è bene che questo risulti evidente dai fatti.
Quindi non abbandonarsi ad ottimismi eccessivi in partenza.

 

Dal discorso stesso dei Duce si desume la direttiva che del resto era già accennata in una disposizione ai giornali di questi giorni: di non sfruguliare né i Balcani, compresa la Turchia, né l’Egitto né la Svizzera né la Russia e per quello che riguarda gli Stati Uniti e le Americhe in genere regolarsi secondo quelle che saranno le reazioni, ma senza partire noi in posizioni polemiche verso quei Paesi. L’intervento non fa cessare la campagna sulle ragioni dell’intervento stesso, anzi in un certo senso l’approfondisce Finora abbiamo spiegato (negli ultimi mesi e nelle ultime settimane) i gravi motivi dell’intervento italiano. Tutto questo deve essere evidentemente continuato e approfondito dal duplice punto di vista dell’indipendenza dell’Impero, ossia dell’indipendenza marittima italiana, dal punto di vista plutocratico e della guerra per dir così proletaria e Operaia contro le democrazie che vogliono soffocare le forze sociali del nostro Paese; infine dal punto di vista che dirò irredentistico.

 

Per quello che riguarda il lavoro degli inviati speciali (naturalmente questa è soltanto una parte delle disposizioni e dei contatti che poi avremo in proposito) sono da farsi le seguenti distinzioni.

Per quanto riguarda gli inviati aeronautici questi telefoneranno le loro corrispondenze alle redazioni romane dei loro giornali.
Il controllo su queste Corrispondenze verrà esercitato direttamente qui al ministero, cioè gli uffici romani porteranno al ministero le corrispondenze e avranno qui il sollecito controllo. Su ciò siamo già d’accordo col ministero dell’Aeronautica.

Per quel che riguarda gli inviati navali questi trasmetteranno invece le loro corrispondenze valendosi dei mezzi della marina cioè delle navi e delle basi navali e approfitteranno dei mezzi di contatto (radiofonici ecc.) che i mezzi di marina hanno col ministero della Marina che passerà a noi le corrispondenze.

Per quello che riguarda gli inviati di terra (questo è in gran parte un lavoro da organizzare) viceversa si terranno in contatto con un ufficio di settore dei ministero che seguirà le truppe operanti e che sarà a contatto con i corrispondenti e sarà unicamente questo ufficio (senza duplicazioni di censura) ad esercitare il necessario controllo su quanto verrà scritto.

Per quel che riguarda il lavoro dei corrispondenti dalla Germania vi prego di evitare tutto quanto si riferisce ai seguenti punti:
 

(Il Prefetto Luciano fa Presente che i punti sono stati già trasmessi ai gorna1i).

Non dare in modo assoluto nessuna notizia di movimenti di navi italiane.
Domani verrà ripetuta alla Stefani una notizia relativa allo scambio degli ambasciatori fra l’Italia e l’URSS. Si coglierà l’occasione del passaggio degli ambasciatori per una determinata città per imbastire una notizia. Questa notizia va data con maggior rilievo di quello che è stato fatto per lo scambio degli ambasciatori, con un titolo su due colonne perché in questo momento la Cosa ha la sua importanza contro le speculazioni che si fanno circa l’atteggiamento russo ecc.

Un’altra cosa di particolare importanza. Domani i giornali dovranno dare la notizia relativa alla formazione dell’alto Comando Italiano. Vi sarà il documento con cui il Re Imperatore delega al Duce il comando unico e supremo delle forze armate durante la guerra e vi saranno poi le specificazioni sulla formazione dello Stato Maggiore agli ordini del Duce e dei comandanti di settore dell’esercito e dell’aviazione. Questa notizia va commentata oltre che con quanto vi suggerirà il vostro stesso sentimento, secondo una linea di cui vi passo un tracciato e che contiene un confronto fra quanto si fa in materia in Francia e in Germania e chiarifica i principi su cui poggia ii sistema italiano e contiene qualche altra precisazione. Vi prego di non trascriverlo proprio letteralmente se no ha un aspetto corale e quindi io ve lo passo per una parafrasi.

Per le note ragioni abbiamo cominciato ad usare con maggiore abbondanza l’aggettivo di “germanico” invece di “tedesco”. La cosa è piaciuta. Però anche qui per non far apparire troppo il “la” vi prego di usarlo con una proporzione del 50 per cento alternandolo quindi con l’aggettivo “tedesco”.

Per il numero delle pagine valgono durante il mese di giugno le disposizioni già date: 3 e 3.

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi 

 

 

11 giugno 1940

 

Proclama del Re alle Forze Armate

 

Soldati di terra, di mare e dell'aria!

Capo Supremo di tutte le Forze di terra, di mare e dell'aria, seguendo i miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno fra voi.

Affido al Capo del Governo, DUCE del Fascismo, Primo Mare­sciallo dell'Impero, il comando delle truppe operanti su tutte le fronti.

Il mio primo pensiero vi raggiunge mentre, con me dividendo l'attaccamento profondo e la dedizione completa alla nostra Patria immortale, vi accingete ad affrontare, insieme colla Germania alleata, nuove difficili prove con fede incrollabile di superarle.

 

Soldati di terra, di mare e dell'aria!

Unito a voi come non mai, sono sicuro che il vostro valore ed il patriottismo del popolo italiano sapranno ancora una volta assicurare la vittoria alle nostre armi gloriose.

 

Zona di operazioni, li 11 giugno 1940 - XVIII.

 

VITTORIO EMANUELE

 

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi 

 

 

11 giugno 1940

 

Ordine del giorno del Duce alle Forze Armate

 

Per decisione di S.M. il RE e IMPERATORE assumo da oggi, 11 giugno, il comando delle truppe operanti su tutti i fronti. Confermo nella carica il mio Capo di Stato Maggiore Gene­rale  il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.

Confermo nelle rispettive cariche e alle di lui dipendenze il Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, quale Capo di Stato Maggiore del R. Esercito; l'Ammiraglio d'Armata Domenico Gavagnari quale Capo di Stato Maggiore della R. Marina; il Generale Designato d'Armata Aerea Francesco Pricolo quale Capo di Stato Maggiore della R. Aeronautica.

Da oggi armi e cuori debbono essere tesi verso la meta: con­quistare la vittoria.

saluto al RE!  

 

MUSSOLINI

 

 

 

 

 

11 giugno 1940

 

Trasferimento dei Comandi militari

 

I comandi militari e gli uffici degli Stati maggiori dei Ministeri delle Forze Armate hanno lasciato la Capitale e si sono trasferiti altrove.

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi 

 

 

11 giugno 1940

 

Dichiarazione dello stato di guerra di parte del territorio dello Stato
(Regio decreto 11 giugno 1940 – XVIII, n.567)

 

VITTORIO EMANUELE III per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia e di Albania Imperatore d'Etiopia: Visto l'art. 11 del testo della legge di guerra, approvato con R. decreto 8 luglio 1938-XVI, n. 1415; visto il R. decreto 10 giu­gno 1940-XVIIL, n.. 566, che ordina l'applicazione delle disposizioni dell'anzidetta legge di guerra a decorrere dalle ore 24 del giorno 10 giugno 1940-XVIII, nei territori dello Stato, compresi quelli dell'Africa Italiana e dei Possedimenti; sentito il Consiglio dei Ministri; sulla proposta del DUCE del Fascismo, Capo del Governo e Ministro per l'interno, di concerto con i Ministri per gli affari esteri e per l'Africa, italiana; abbiamo decretato e decretiamo:

Art. 1 — A decorrere dalle ore 24 del giorno lo giugno 1940-XVIII, è dichiarato in stato di guerra, ai fini dell'applica­zione della legge penale militare di guerra e ad ogni altro ef­fetto di legge, il territorio metropolitano dello Stato, compren­dente il Piemonte, il versante tirrenico dall'Appennino al ma­re; la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, le Isole degli arcipe­laghi e la provincia di Taranto.

Art. 2. — A decorrere dalla data indicata nell'articolo prece­dente si applicano tutte le disposizioni previste per il caso di mobilitazione.

Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei de­creti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di os­servarlo e di farlo osservare.

Dalla zona di operazioni, addì li giugno 1940-XIX.

 

VITTORIO EMANUELE - Mussolini - Ciano - Teruzzi.

 

Visto, il Guardasigilli: Grandi. – Registrato alla Corte dei conti, addì 15 giugno 1940-XVIII. - Atti del Governo, registro 422 foglio 78. – Mancini.

 

(Gazzetta Ufficiale n. 140, del 15 giugno 1940-XVIII)

 

 

 

 

 

11 giugno 1940

 

Modalità di diramazione del Bollettino di guerra

 

Il comunicato sul corso delle operazioni sarà diramato alle 10.

 

 

 

 

 

15 giugno 1940

 

Variazione dell’orario di diramazione del Bollettino di guerra

 

Da oggi 15 giugno il Bollettino del Quartier Generale delle Forze armate sarà diramato alle ore 13 e conterrà tutto quanto concernente lo svolgimento delle operazioni sino alle ore 24 del giorno precedente.

 

 

 

 

 

19 novembre 1940

 

Contegno da tenere durante l’ascolto del Bollettino di guerra

 

Il Foglio di disposizioni n. 5 del P.N.F. in data 19 novembre 1940-XIX, reca tra l'altro:

Nei pubblici ritrovi, allorchè viene trasmesso per radio il Bol­lettino di guerra, i fascisti presenti lo ascoltino in piedi. Il pubblico non tarderà a uniformarsi a questa esempio di compren­sione e di stile.

 

 

10 giugno 1940 popolo italiano corri alle armi

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