Volare è passione e vocazione, che riempie di sè una vita.
Adolf Galland
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Bombardieri / Ricognitori
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Caccia / Assalto
SAI Ambrosini S.S.4, immagini, scheda e storia
La formula aerodinamica ad impennaggio anteriore, chiamata canard per la somiglianza dell'assetto di volo degli uccelli acquatici, è nata con i velivoli della fase pionieristica dell'aviazione ed è stata ripresa, prima e durante la seconda guerra mondiale, per tentare di realizzare velivoli da caccia con caratteristiche particolarmente avanzate.
L’S.S.3 esposto nel Salone Internazionale Aeronautico di Milano, 2 -17 ottobre 1937
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Primo a dedicarsi a queste realizzazioni è stato l'ingegner Sergio Stefanutti, all'epoca capitano della Regia Aeronautica.
La propensione per questa impostazione architettonica è determinata per la linea architettonica particolarmente efficiente, dall'ottimo rendimento del propulsore (la scia dell'elica, non avendo ostacoli posteriori, è completamente libera), dall'efficienza degli impennaggi che, essendo anteriori, non possono mai entrare nell'ombra aerodinamica della fusoliera o dell'ala. Con la disposizione del motore alle spalle del pilota, si ha inoltre un'ottima visibilità anteriore, caratteristica mancante nei caccia coevi, specialmente se dotati di unità motrici radiali. Importante elemento del canard proposto da Stefanutti, è il carrello triciclo anteriore che dà una impostazione nuova agli assetti di decollo e di atterraggio, li rende molto più semplici, consente facilissime manovre a terra. Altra possibilità insita nella formula, è quella della sistemazione ottimale dell'armamento, che può essere disposto nel muso, senza dover ricorrere a quel procedimento di sincronizzazione del tiro attraverso l'elica, che limita la cadenza di fuoco e che, per particolari condizioni di volo, non evita forature all'elica.
Due realizzazioni propedeutiche dell'Ing. Stefanutti: l'S.S.2 e l’S.S.3
Stefanutti realizza il suo programma per gradi. Il primo stadio è la realizzazione di due moto veleggiatori S.S.2, nel 1935, presso lo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche del Centro Sperimentale di Guidonia: il motore istallato è un Keller, a due cilindri contrapposti, raffreddato ad aria ed erogante 16 cv. Le prove, condotte dal maggiore Umberto Nannini sull'aeroporto di Guidonia, non rivelano inconvenienti e permetto di accertare che il velivolo si mantiene in volo a velocità nell'ordine dei 50 km/h. Nel 1937 una di queste due cellule viene modificata in biposto in tandem, ad abitacolo chiuso: l'S.S.3 è munito di motore C.N.A. da 38 cv, inizialmente frenato a 26 cv il primo volo avviene ad opera del capitano Fulvio Padova, alle ore 16 di sabato 2 ottobre 1937. Nell'occasione il velivolo è trasferito da Guidonia, al vicino aeroporto del Littorio (oggi Urbe). All'alba del giorno dopo Padova e Stefanutti decollano con l'S.S.3. Giunti nella zona di Perugia, rilevando irregolarità nel funzionamento del motore, atterrano prudenzialmente nell'area del costruendo aeroporto S. Egidio. Dopo un sommario controllo, decollano nuovamente ed iniziano un difficilissimo volo di attraversamento degli Appennini, in direzione di Rimini. Maltempo, vento contrario, violentissime turbolenze, collaudano ottimamente il motoveleggiatore con l'unico inconveniente, per i piloti, di galleggiare per due ore a 30 km/h. Una volta superate le montagne, l'S.S.3 si dirige verso Milano. Atterrato all'aeroporto Forlanini si provvede alla sua sollecita sistemazione nel Palazzo dello Sport, nella cornice del II Salone Internazionale dell'Aeronautica.
Dopo questo secondo, lungo volo, l'S.S.3 è provato estesamente da Padova, sino a quando non se ne decide il trasferimento all'aeroporto di Castiglione del Lago.
Intanto a Guidonia, i piloti del Centro fanno a gara per volare con l'S.S.2 ed approfittano delle assenze del colonnello comandante, per concedersi qualche volo in più.
Il SAI Ambrosini S.S.4 ad uno stadio avanzato di realizzazione
L’S.S.4
Ma questi motoveleggiatori altro non sono che modelli volanti, per quanto Stefanutti ha in animo di realizzare. Presso la S.A.I. Ambrosini di Passignano sul Trasimeno, viene infatti costruita la macchina definitiva, un caccia propulso dal motore Isotta Fraschini Asso RC.40 da 960 cv il programma di collaudo dell'S.S.4 (MM.387) viene concordato con l'ingegner Ambrogio Colombo che intanto ha svolto voli di ambientamento sull'S.S.3.
Il caccia è destinato ad effettuare il ciclo di prove sul vasto campo di Aviano. Ciononostante, prima del trasferimento su questo aeroporto, da effettuarsi per via terrestre, Colombo compie il 7 marzo 1938 un primo breve volo a Castiglione del Lago. Il comportamento del velivolo è normale, il collaudatore se ne dichiara soddisfatto ed il giorno seguente chiede di poter rinnovare la prova. Dopo circa tre quarti d'ora, poco prima del rientro, avviene improvviso l'incidente. Colombo, per motivi imprecisati, è costretto ad effettuare un atterraggio di fortuna. Purtroppo la manovra riesce solo in parte, in quanto l'aereo finisce la corsa contro un filare di alberi ed il pilota rimane schiacciato tra l'ostacolo e l'unità motrice.
La successiva inchiesta determina la causa dell'incidente nella perdita di un alettone. Il motore, istallato direttamente sulla cellula, ha comunicato a questa vibrazioni molto accentuate: come concausa viene accertato uno scorretto montaggio dell'alettone stesso. Appurato che l'accaduto è indipendente dall'impostazione progettuale, si prende in considerazione l'eventualità di costruirne tre ulteriori esemplari.
All'approssimarsi degli eventi bellici, il piano viene abbandonato e gli indirizzi progettuali della S.A.I. si concentrano sulla realizzazione di caccia leggeri, di costruzione lignea.
Il SAI Ambrosini S.S.4 ormai prossimo al primo volo di collaudo
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