Volare è passione e vocazione, che riempie di sè una vita.
Adolf Galland
Caccia / Assalto
IMAM Ro.57, immagini, scheda e storia
Velivolo da caccia, monoplano ad ala bassa a sbalzo, bimotore monoposto, a struttura interamente metallica.
Scheda tecnica
CARATTERISTICHE(fra parentesi quelle della versione bis)
motori: FIAT A.74 RC. 38
potenza unitaria: cv 840 a 3.800 m
apertura alare: m 12,50
lunghezza totale: m 8,80
altezza totale: m 2,90
superficie alare: mq 23,00
peso a vuoto: kg 3.110 (3.505)
peso a carico massimo: kg 4.055 (4.585)
velocità massima: km/h 516 (457) a 5.250 (4.650) m
velocità minima: km/h 125
tempo di salita: 7' 6" (12' 45") a 6.000 m
tangenza massima: m 9.300 (8.850)
autonomia: km 1.100 (930)
decollo: m 218
atterraggio: m 215
armamento: 2 mitragliatrici da 12,7 mm. in fusoliera (1 mitragliatrice da 12,7 mm per i primi 40 esemplari, 2 per i successivi)
pilota collaudatore: Aldo Ligabò
primo volo prototipo: MM. 407, inizio del 1938
località: Capodichino (Napoli)
IMAM Ro.57 MM.407 Guidonia, maggio 1939
DESCRIZIONE TECNICA
Monoplano bimotore monoposto ad ala bassa a sbalzo a struttura interamente metallica.
Fusoliera ovoidale in traliccio di tubi d’acciaio al cromo-molibdeno saldati con rivestimento di duralluminio. Sul fondo della fusoliera si apre una finestra trasparente in plexiglas.
Posto di pilotaggio corazzato, chiuso da cappottina vetrata apribile per scorrimento all’indietro, la parte fissa dotata di parabrezza in blindovetro.
Strumentazione standard comprendente: bussola OMI 03, collimatore San Giorgio, anemometro OMI, altimetro Salmoiraghi, girorizzonte e girodirezionale Salmoiraghi Sperry. Impianto radio T.R.C. 30 e macchina fotografica tipo Robot a comando elettrico istallata nella parte inferiore del muso.
Ala in un sol pezzo, biconvessa metallica a cassone in lega leggera, munita sul bordo d’attacco alare di due aule a fessura Handley Page per ciascuna semiala: ipersostentatori e alettoni metallici con rivestimento in tela.
Freni aereodinamici disposti sotto ciascuna semiala costituiti da una piastra di durallumini con doppia serie di fessure trasversali.
Piani di coda in duralluminio con rivestimento metallico salvo le superfici mobili, rivestite in tela Timoni di direzione compensati staticamente e aerodinamicamente, lo stabilizzatore è controventato con puntoni in tubo d’acciaio profilato.
Carrello costituito da due semicarrelli retrattili per rotazione all’indietro ea totale scomparsa nelle gondole motori. Ruotino di coda montato su una forcella fissa, orientabile a richiamo automatico, non retrattile.
Eliche Alfa Romeo tripala a passo variabile in volo a giri costanti. L’azionamento dei freni di picchiata comanda direttamente il passo delle eliche nell’assetto ottimale per il tuffo. Il comando è sia manuale che automatico.
Tre serbatoi per il carburante in fusoliera: anteriore della capacità di 360 l (nei primi 40 esemplari di 400 l), centrale di 160 l, posteriore di 505 l.
Olio in due serbatoi di 54 l, posti in ciascuna delle gondole motore.
Armamento per i primi 40 velivoli costituito da una Breda SAFAT da 12,7 mm con 440 colpi fissa in caccia nel muso, a partire dal 41° esemplare due armi dello stesso calibro con 290 colpi ciascuna.
Carico bellico costituito da una bomba da 500 kg disposta esternamente sotto la fusoliera, guidata al momento del lancio da una forcella distanziatrice. È prevista la possibilità di utilizzare bombe da 250, 820 o 1000 kg. Due attacchi, uno sotto ciascuna semiala, per due bombe da 100 o 160 kg.
PRODUZIONE
MM. 407 – prototipo
MM. 75314 – 75513 – n. 200 (consegnati circa 50)
CREDITI
Autori Vari Dimensione Cielo volume I caccia assalto Edizioni Bizzarri, Roma 1971
William Green Dimensione cielo vol. 22/I Gran Bretagna Edizioni Bizzarri Roma 1973
Franco Farina, I tuffatori di Crotone, Aereofan, n. 74, luglio-settembre 2000
Storia aereo
Un interessante velivolo
Il Ro.57 ha la prerogativa di essere una delle prime realizzazioni italiane dotate d’ala con struttura a cassone in lega leggera. Ne è progettista l’ing. Giovanni Galasso, assistito dall’ing. Pietro Callerio e, per i calcoli, dall’ing. Manlio Fiore. La terna di ingegneri realizzerà presso la Ditta partenopea altre due macchine entrambe contraddistinte da ottime prestazioni: il caccia pesante Ro.58 ed il velivolo da collegamento coloniale Ro.63.
Collaudatore del velivolo è Aldo Ligabò, succeduto nei collaudi dei velivoli IMAM a Nicolò Lana, passato alla Piaggio.
Nel maggio 1939 il Ro.57 viene presentato ufficialmente al I Congresso internazionale dei giornalisti aeronautici accanto a Piaggio P.50, FIAT CR.25, Breda 88, Caproni Ca.310.
I piloti del Centro Sperimentale di Guidonia nel compiere la valutazione dell’aereo, hanno modo di costatare che le prestazioni dichiarate dalla Ditta vengono effettivamente raggiunte dal velivolo e di apprezzarne le qualità di volo. Vengono parimenti apprezzate le innovazione apportate dai progettisti, che va a rompere l’indirizzo piuttosto tradizionalista delle realizzazioni IMAM.
Limite essenziale del Ro.57 è quello di avere prestazioni pressoché analoghe al nostro migliore caccia monomotore dell’epoca, il Macchi C.200, nonché il consueto armamento “leggero” di due mitragliatrici da 12,7 mm con la sola migliore prestazione di una maggiore autonomia,
IMAM Ro.57. Inquadratura posteriore e frontale del prototipo MM.407
Il corrispettivo con un velivolo inglese
Il Ro.57 risulta paragonabile con il bimotore Westland P.9 Whirlwind, con la differenza, a favore del caccia inglese, di una maggiore velocità di circa 60 km/h, dell’armamento di quattro cannoni da 20 mm e della possibilità di carico di 450 kg. di bombe.
Westland P.9 Whirlwind
Caratteristiche Motori: Roll’s Royce Peregrine - potenza unitaria: cv 885 - apertura alare: m 13,70 - lunghezza totale: m 9,60 - altezza totale: m 10,30 - superficie alare: mq 23,20 - peso a vuoto: kg 3.500 - peso a carico massimo: kg 5.200 - velocità massima: km/h 580 a 4.500 m - tempo di salita: 8' 6" a 6.000 m - tangenza massima: m 9.000 - armamento: 4 cannoni da 20 mm - carico bellico: due bombe da 112 o da 225 kg
Il deludente Ro.57 bis, l’assegnazione al 97° gruppo
Il Ro.57 rimane pertanto allo stato di prototipo, anche se nel corso del 1941 viene definita una versione “bis” dotata di due cannoncini Mauser MG 151/20, attacco ventrale per sgancio in picchiata di bomba da 500 kg, aereo freni subalari. Ad affiancare il collaudatore della IMAM nel ciclo di collaudi sul velivolo è Adriano Mantelli distaccato a Napoli dalla D.G.C. per il controllo sulle industrie aeronautiche della zona (IMAM, AV.I.S. ed altre). Risulta evidente come il tempo trascorso e l’”adattamento” di un intercettore al ruolo di bombardiere in picchiata e/o velivolo d’assalto, peraltro con le stesse precedenti unità motrici, non possa che avvenire a scapito delle prestazioni dell’aereo.
Il Ro.57, infatti, perde le originarie doti di arrampicatore, ha scarsa autonomia operativa, presenta problemi di surriscaldamento del motore a rotazione destrorsa a causa di un singolare effetto aerodinamico che ne rende insufficiente la lubrificazione ed infine presenta scarsa stabilità nel tuffo con la conseguente imprecisione nel collocare il munizionamento di caduta.
Nonostante questi gravi limiti la Regia Aeronautica richiede una serie di 200 esemplari del Ro.57 “bis”, successivamente ridotta a 90.
IMAM Ro.57 bis Gruppo Sperimentale Tuffatori Ciampino, febbraio 1943
Il primo, ed unico, reparto cui il velivolo viene assegnato è il 97° gruppo autonomo (226a e 227a squadriglia) con sede a Ciampino nel febbraio 1943.
A cumulare i limiti del velivolo sono quelli del personale, costituito da giovani con limitatissime esperienze di volo. Oramai il dissanguamento dei ranghi della Regia Aeronautica impone di far volare piloti con non più di 200 ore di volo su aerei dal pilotaggio complesso.
Per pura fortuna si lamenta un solo incidente mortale dovuto alla collisione in volo tra due velivoli: muore il capo pattuglia ten. Amisano, mentre il gregario riesce a lanciarsi col paracadute.
Nel maggio 1943 il reparto si trasferisce sull’aeroporto di Crotone, mentre continua la spola con Capodichino di Mantelli ed altri piloti del reparto per il prelievo di nuovi velivoli.
Il 9 luglio 1943 il reparto ha in carico 15 Ro.57.
Il 13 luglio la sede aeroportuale è fatta oggetto di attacco da parte di 300 quadrimotori B.24. Gli incursori godono della sorpresa, provenendo dal mare; obiettivo i RE.2002 del 5° stormo e i G.50 del 50°, che hanno compiuto riusciti attacchi alle navi del dispositivo di sbarco alleato in Sicilia, sono distrutti anche una diecina di Ro.57. Solo quattro velivoli superstiti riescono a portarsi, utilizzando una striscia di decollo realizzata tra i crateri delle bombe, verso l’aeroporto di Tarquinia.
Successivamente gli alleati trovano Ro.57 abbandonati in varie località della Penisola: ventisette a Napoli Capodichino, di cui due in buone condizioni (MM. 75334 e 75354) e i rimanenti pressoché distrutti (alcune matricole rilevate sono le MM. 75315, 75316, 75339, 75340, 75341, 75342, 75345, 75352, 75372). Sette , strutturalmente in discrete condizioni ma con alcune parti mancanti, a Crotone (MM. 75330, 75320, 75366, 75367, 75331, 75350, 75324). Undici a Capua, tutti incendiati (identificate le MM. 75359, 75363 e 75364), due a Guidonia (tra cui MM. 75347), quattro a Grazzanise (MM. 75343, 75344, 75346, 75348) di cui uno solo in buone condizioni e, infine parti, di uno a Rieti (MM. 75325).
Dal libretto delle iistruzione e norme per il montaggio, la regolazione, l’impiego e la manutenzione dell’IMAM Ro.57 bis
due viste con le istallazioni interne del velivolo (Cortesia Signor Bruno Fochesato)
Dal libretto delle iistruzione e norme per il montaggio, la regolazione, l’impiego e la manutenzione dell’IMAM Ro.57 bis dettaglio dell'istallazione della bomba ventrale (Cortesia Signor Bruno Fochesato)