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Marcello De Salvia "gli eroi alti"

Marcello De Salvia eroi alati

 

Marcello De Salvia eroi alati

 

Sergente pilota MARCELLO DESALVIA
Nato a La Spezia il 3 ottobre 1920 – Caduto in combattimento aereo
sul fronte greco il 4 marzo 1941

 

 

171 ore di volo di guerra, oltre 100 azioni di scorta, mitragliamento, crociere di vigilanza e di interdizione, 2 apparecchi nemici abbattuti individualmente e 13 col­lettivamente, il tutto a venti anni ed in quattro mesi di. guerra. Questo, dal punto di vista bellico, è lo stato di ser­vizio del sergente pilota Marcello De Salvia, caduto sul campo dell'onore nello stesso istante in cui abbatteva, con precise raffiche, un velocissimo apparecchio nemico.

Ragazzo di buon ceppo ligure, ultimo nato dì una famiglia che contava sette figli — uno dei quali fu fatto prigioniero in Albania — Marcello aveva lasciato presto la scuola per seguire la sua vocazione. La visita era andata bene, il corso anche, al Reparto s'era subito fatto onore e non aveva perciò tardato a raggiungere il fronte con la sua Squadriglia, la gloriosa 354, una Squadriglia di « Frec­ce » pronte ad essere scoccate dall'arco della volontà di vittoria contro il nemico.

Ragazzo di buon ceppo, abbiamo detto, e di sana. educazione. Abbiamo letto alcune sue lettere chiare, schiette, semplici, come le poteva scrivere un giovane di temperamento esuberante ed entusiasta, ma al tempo stesso raziocinatore sereno, privo di retorica. Quest'ul­timo sembra essere uno dei suoi pregi principali. Scrive quello che sente, un po' come se parlasse, un po' come se volesse registrare sulla carta anche i pensieri incidentali, a qualunque cosa questi si riferiscano. Scrive per sen­tirsi più vicino ai suoi e per farsi sentire più vicino: « So­no stato dal signor Parlanti; come si sta bene quando lontano da casa si incontra una persona che si conosce! ». « Lo spirito è altissimo (quante volte ve l'ho già detto?) ».. « ... eravate in pensiero per la notizia del combattimento avvenuto nel cielo di Tirana. Magari avessimo potuto par­tecipare, ma non abbiamo avuto questa fortuna! ». Que­ste son le sue frasi correnti, le sue osservazioni che a volte, nell'intimità dei sentimenti che lo legano alla sorella maggiore, assumono una affettività particolare ed un sen­so finemente pittorico : « ... stai scrivendo alla luce della lumiera. È tanto simpatico. Mi sembra di vederti tutta in­freddolita che stai scrivendo con un giubbetto sulle spal­le (perché non lo infili?) dando un'occhiata di tanto in tanto al caminetto.. ».

Questa, anche senza ritmo e senza verso, è poesia, è purezza di sentimento, è comunque qualcosa che arriva diritta al cuore e commuove. Forse ci disorienta un po' il penetrare in questa casa che Egli vede così distintamente dalla sua tenda sul suo campo di guerra, ma è un po' co­me penetrare a sera in tante case, dove si lavora, si pensa. e si attende; come nelle nostre stesse case quando noi sia­mo lontani. Ed è un ragazzo di vent'anni che riesce, con la sua potenza espressiva, fatta di parole semplici, a de­stare dinnanzi ai nostri occhi una visione così piena di vita.

Ed altrettanto efficace è quando, con brevi tocchi, de­scrive il suo primo combattimento aereo, il concentramen­to di tutte 'le sue -facoltà, e il capo del nemico da lui colpito che si reclina dentro la carlinga. « Pensavo che Sergio (il fratello) avesse assistito a questo combattimento. Invece ho ricevuto il giorno dopo la notizia da casa che era pri­gioniero. Non so che cosa avrei fatto. Avrei voluto fare qualche cosa di grande, di spaventoso, avrei voluto abbattere un altro paio di apparecchi, ma subito! ». Ecco il giovane in tutta la sua esuberanza, in tutta la sua ansia, in tutta la sua volontà esasperata dal dolore, un dolore fie­ro che vorrebbe risolversi in azione. E in azione si risolve. Il 10 di febbraio effettua due lunghissimi voli, immedia­tamente seguiti da altri ininterrotti, lunghi, pericolosi, estenuanti. Voli di crociera al di sopra dei 6000 metri, a temperature glaciali, in atmosfera rarefatta, alla vana ri­cerca del nemico.

 

 MARCELLO DESALVIA eroi alati

… fulminato al suo posto di combattimento dal piombo nemico.

 

Ma l'attività lo calma. Per lui la vita di guerra è « in­teressante e meravigliosa » ed, Egli sente in sé la prepoten­te fiducia dei giovani, ed esprime questo suo sentimento al padre, in una lunga lettera scrittagli il giorno antece­dente al suo sacrificio. In questa lettera parla del discor­so del Duce e si rammarica d'aver dovuto andare in volo poco prima che il discorso avesse inizio. « L'unica volta che mi è dispiaciuto andare in volo perché lo avrei voluto sentir parlare. Appena atterrato, ho notato negli. occhi di tutti i miei compagni una luce strana, più eloquente di qualsiasi parola. "É stato fantastico" mi hanno subito detto ». Questi, perché il mondo lo sappia, sono i sentimenti degli italiani che combattono, di quelli che giorno per giorno ed ora per ora sfidano la morte in agguato nel mare, sulla terra e in cielo. Queste parole di un giovane aviatore di vent'anni, combattente valoroso ed apparte­nente ad una famiglia che già aveva dato il suo contributo alla Causa, dovrebbero essere meditate a lungo da tutti, vecchi o giovani che siano, perché costituiscono una prova di entusiasmo, di amore schietto, perché sono una. lezione di dignità e di fierezza. Lezione impartita da chi: dimostrava di avere tutti i numeri per essere ascoltato.

Marcello De Salvia lo dimostrò il giorno dopo, sacri­ficando alla Causa la sua stessa vita, fulminato al suo po­sto di combattimento dal piombo nemico, mentre Egli stesso — attraverso la visione di un apparecchio avversa­rio da lui abbattuto in fiamme — vedeva arridergli an­cora una volta la vittoria. Se c'è in noi, camerati, un moti­vo di conforto, questo è dato dalla certezza che De Salvia è caduto sorridendo, con l'iride illuminata dalla visione inebriante della Vittoria, quella vittoria nella quale Egli aveva sempre creduto, appunto perché apparteneva alla schiera di coloro che la stanno forgiando.

Alla sua memoria è stata concessa la massima ricom­pensa al valor militare con la seguente motivazione :

 

Superbo Pilota da caccia, in quattro mesi di intensa attività sul fronte greco-albanese, effettuava più di cento azioni di guerra Parteci­pando alle missioni più arrischiate del suo reparto e a travolgenti mitragliamenti contro munitissime postazioni nemiche.

In tre combattimenti aerei sostenuti dal suo Gruppo contro pre­ponderanti forze avversarie da caccia e da bombardamento, lottava con intrepida aggressività abbattendo un caccia e cooperando, all'ab­battimento di altri otto avversari.

Il 4 marzo, di scorta ad una nostra formazione navale, durante un aspro combattimento contro soverchiante caccia nemica, Prodigandosi oltre ogni limite, dopo aver contribuito all'abbattimento di 5 avversari, con magnifico slancio .inseguiva ed attaccava un velocissimo caccia ne­mico e, mentre in piena azione riusciva a colpirlo e ad abbatterlo, una raffica nemica lo fulminava al suo posto di vittoria e di gloria.

 

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