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Guglielmo Chiarini "gli eroi alati"

Guglielmo Chiarini glieroi alati

 

 

Guglielmo Chiarini glieroi alati

Capitano Pilota GUGLIELMO CHIARINI
Nato a Firenze il 10 novembre 1917 – Caduto in combattimento aereo
a Benina (Cirenaica) il 4 febbraio 1941

 

Buon sangue non mente. Guglielmo Chiarini, figlio di un ufficiale dei bersaglieri che aveva combattuto valo­rosamente in Africa nel 1895-96 e che in Africa era tor­nato volontario quarant'anni dopo durante la campagna per la conquista dell'Impero, era stato educato ad una scuola che eleva il culto della Patria a mito e che fa del dovere una norma di vita.

A questa scuola Guglielmo Chiarini, Mino, come lo chiamavano a casa, aveva temprato muscoli e cervello. La sua meravigliosa natura gli aveva permesso di eccel­lere in ogni campo ed in ogni manifestazione della vita. Primo durante gli studi al ginnasio, primo al Collegio mi­litare di Napoli, sempre tra i primi in ogni gara sportiva cui partecipasse, non poteva mancare di essere tra i pri­mi durante i severi anni di studio trascorsi presso la Re­gia Accademia Aeronautica di Caserta.

Vi entrò nell'autunno del '35, a soli 18 anni, realiz­zando un'aspirazione che aveva cominciato a delinearsi in lui sin dalla fanciullezza. Questo delle aspirazioni rea­lizzate entrando in Aeronautica, può sembrare un luogo comune. Ma ci sentiamo autorizzati a parlare di antiche aspirazioni, perché ci hanno raccontato che quando Chia­rini era bimbo e vedeva passare sul suo capo un aeropla­no, tendeva con passione le manine e invocava a gran voce il grande, meraviglioso giocattolo « Vieni, vieni da .Mino, vie'... ».

Si trattava di una passione che, manifestatasi nei primi tempi con parole, doveva poi trovare forma con­creta nella pienezza dell'azione, un'azione che non conob­be limiti e soste e che fece di Guglielmo Chiarini uno dei più puri Eroi nostri.

Nel febbraio del '38 esce dall'Accademia e in luglio è già volontario in Spagna coi « Falchi » delle Baleari. In 10 mesi effettua 104 azioni in qualità di pilota e di pun­tatore, mettendo a segno sui porti e sulle navi rosse un gran numero di bombe. La precisione dei suoi tiri è tale, che egli viene presto definito « il pericolo numero uno dei porti rossi spagnoli ». Ma anche la reazione degli avver­sari è sulla costa un pericolo numero uno per i nostri. Spesso Chiarini torna alla base con l'apparecchio sforac­chiato ed una volta con danni molto gravi e feriti a bor­do. La sua attività gli vale una meritata fama e il suo petto comincia a fregiarsi di nastrini azzurri: una meda­glia d'argento, una di bronzo e una croce di guerra al va­lor militare.

Rientrato in Patria, riesce a farsi assegnare ad un Reparto da caccia. Forse questa specialità si addice di più al suo temperamento combattivo ed al suo carattere in genere. Prima ha dimostrato di essere un perfetto bom­bardiere; ora si tratta di dimostrare d'essere un ottimo cacciatore. Impresa a prima vista difficile, tenuto conto delle particolarità dell'ambiente. Ma quelli che lo hanno accolto con un po' di diffidenza (Un bombardiere? E che viene a fare qui?), sono presto serviti e conquistati. Il tenente Guglielmo Chiarini si dimostra in breve tempo un cacciatore coi fiocchi, di quelli che non hanno alcun­ché da invidiare ai migliori; e per di più è un camerata impareggiabile: forte, franco, generoso, allegro, uno di quelli che guardano bene in faccia la gente e la vita e che sembrano nati per dominare. Una natura del genere è quella che ci vuole per fare il cacciatore e Chiarini di­viene in breve uno dei più quotati piloti di Caselle.

Ma non è tipo da starsene tranquillo. Poco prima che scoppino le ostilità, lascia l'Italia e raggiunge un Reparto da caccia operante in Africa Settentrionale, dove si ritiene che ci sarà del buon lavoro per tutti. Dapprima vie­ne assegnato alla 32a Squadriglia del II Stormo C. T., comandata dal capitano Arrabito e con questa si trasferi­sce, dopo il crollo della Francia, dal fronte occidentale a quello orientale della Libia. Qui, sui sabbiosi campi della zona di Tobruk, c'è vita dura e lavoro duro per tutti. Ma Chiarini deve aspettare il 27 luglio per provare la gioia del primo combattimento aereo e per cogliere la prima delle sue numerose vittorie. In quel giorno, durante un volo di crociera, si incontrano con un pattuglione di «Gloster Gladiator ». Chiarini ne vede uno in coda al proprio comandante, gli si butta addosso e lo obbliga a desistere dall'azione. Poi gli si inceppano le armi ed è co­stretto a fare buona parte del combattimento giostrando esclusivamente di abilità per evitare il tira avversario. Ma alla fine le armi riprendono a funzionare e il « Gloster » va giù in fiamme. E' il primo! Vengono poi giorni di attività intensa, ma fino al 18 settembre non vi sono per Chiarini altri combattimenti. In questo giorno coglie però uno dei più bei successi ottenuti dalla caccia sul fronte Marmarico. Era in volo di trasferimento da un campo all'altro, al comando di una pattuglietta di tre « falchi ». D'un tratto avvistò una formazione di 8 « Bri­stol Blenheim » che dirigevano su un nostro aeroporto. Il tempo di avvistarli, una rapida manovra ed era in mez­zo alla formazione avversaria insieme ai suoi due gre­gari. Uno dopo l'altro 5 « Bristol » andavano giù, mentre gli altri 4 mollavano le bombe e si buttavano verso il ma­re, rinunziando all'azione. Ma Chiarini non era ancora contento e continuò ad inseguire i superstiti apparecchi, mitragliandoli efficacemente ed affrontando il loro fuoco di reazione. Un proiettile lo raggiunse alla spalla; il san­gue colava abbondante dalla ferita, ma lui stringeva i den­ti e continuava il combattimento. Soltanto quando si ac­corse che il carburante diminuiva e la notte si avvicina­va si decise a ritornare in campo con i suoi gregari. Gran festa, ma necessità assoluta di ricovero in ospedale.

Chiarini non era però tipo di rimanervi a lungo. Il 27 dello stesso mese, non avendo potuto ottenere di rien­trare in linea, organizzava tacitamente una fuga dal luo­go di cura, dove veniva però rispedito senza che i supe­riori sapessero se dovevano rivolgergli i rimproveri di rito o abbracciarlo per il suo santo entusiasmo. Lo man­dano in Italia per qualche giorno, giusto il tempo per far chiudere la ferita, e alla fine di ottobre lo ritroviamo di nuovo in linea, impegnato in un duro combattimento al di sopra di Marsa Matruk. Anche questa volta si mette in coda ad un caccia avversario e lo butta giù. Ma il suo più bel combattimento è certamente quello del 19 novem­bre: Chiarini è in crociera di protezione sulle linee, al comando di una formazione di sei apparecchi; avvista nove avversari, piomba loro addosso con una manovra abilissima, trascinandosi dietro i gregari che sono entu­siasti del suo stile di combattimento. La lotta si accende aspra e serrata, i velivoli si avvicinano sempre più al suo­lo e, al cospetto delle truppe italiane ed inglesi, 6 « Glo­ster » vanno giù mentre gli altri vengono efficacemente mitragliati. Da parte nostra, data l'abilità con la quale è stato condotto l'attacco, nessuna perdita. Il 28 novembre Chiarini cambia Reparto; torna alla vecchia 136a, la Squadriglia del valoroso capitano Serafini, un cacciatore che in Spagna e in Africa ha totalizzato un buon numero di vittorie aeree; un comandante alle cui dipendenze c'è gusto a farsi onore. Chiarini lo sa, perché è stato proprio alla sua Squadriglia che ha incominciato l'addestramento come cacciatore. Lo sa e non tarda quindi a farsi onore. Il 9 dicembre, primo giorno dell'offensiva inglese in Li­bia, abbatte un « Bristol Blenheim ». Il 14 partecipa ad un combattimento durante il quale vengono abbattuti al­tri 3 bombardieri avversari ed altri sono gravemente dan­neggiati. Il 19 sostiene un altro combattimento che si con­clude con esito incerto, ma nel quale l'abilità e il valo­re di Chiarini trovano ancora modo di affermarsi.

Siamo nei momenti duri della lotta per la difesa della Cirenaica. La ferrea tempra di Chiarini si afferma decisa­mente in mezzo al complicarsi della situazione ed al sor­gere delle difficoltà d'ambiente, di mezzi e di clima. Più la lotta si fa aspra, più questo meraviglioso soldato dà prova di forza d'animo, di valore, di serenità. Superiori, colleghi e inferiori guardano a lui con ammirazione. Ha già ottenuto in questo conflitto altre due decorazioni al valore ed è stato proposto per la promozione a capitano per meriti di guerra. L'Aviazione italiana ha in lui uno dei suoi figli più valorosi.

 

Guglielmo Chiarini glieroi alati

Il ' Falco, cade nelle immediate vicinanze di Benina

 

E come tutti i valorosi Guglielmo Chiarini non pone limiti alla sua dedizione. Il 4 febbraio venuto a conoscenza del tentativo di ricupero di un pilota atterrato nei pres­si del nemico, si offre volontariamente per scortare il plu­rimotore che effettuerà l'azione. Egli sa che l'azione è dif­ficile, che il nemico dispone di grandi forze, che la situa­zione è pressoché disperata, ma sa anche che c'è un com­pagno da salvare e parte. Subito dopo il decollo si trova in condizioni di assoluta inferiorità; tre « Hurricane » piombano sul campo e lo abbattono dopo un combatti­mento strenuo ed impari. Il Falco cade nelle imme­diate vicinanze del campo di Benina.

Sul posto accorrono ansiosi i compagni con alla testa il capitano Serafini. Lo trovano ancora seduto nell'abi­tacolo del velivolo che non si è capovolto; ha il corpo arso, le braccia protese, il nobile capo reclinato per sempre.

L'Albo d'Oro degli Eroi d'Italia si adorna di questa nuova motivazione :

 

Ufficiale ardito, entusiasta, valoroso pilota da caccia di eccezio­nale abilità. Appena ventenne partecipava volontario alla campagna di Spagna, meritando per tre volte la ricompensa al valore militare.

Sul fronte libico-egiziano, alla testa della Propria Pattuglia, in un combattimento impegnato contro forze soverchianti, benché ferito, desi­steva dalla lotta solo quando l'ultimo velivolo nemico era stato abbat­tuto.

Ripreso poi il suo Posto in linea nel momento in cui il nemico in­calzante più dura rendeva la lotta, con immutato spirito sì Prodigava in durissimi combattimenti e in numerosi mitragliamenti a volo ra­dente, infondendo nei gregari, con l'esempio trascinatore, il suo ardore magnifico e cogliendo Più volte la vittoria nel cielo.

Durante un'azione difficile e rischiosa per la quale si era offerto volontario, si scontrava con forze da caccia superiori e per l'ennesima volta impegnava l'avversario in uno strenuo duello. Nell'impari lotta trovava morte gloriosa precipitando col suo velivolo.

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