Dal Patto di Londra al 24 maggio - 1

PATTO DI LONDRA

26 aprile 1915, ore 15.

 

ARTICOLO 1.

 

Una convenzione militare sa­rà immediatamente conclusa fra gli stati maggiori generali della Francia, della Gran Bretagna, dell'Italia e della Russia; questa convenzione fisserà il minimum delle forze militari che la Russia dovrà impiegare contro l'Austria-Ungheria al fine di impedire a questa Potenza di concentrare tutti i suoi sforzi contro l'I­talia, nel caso in cui la Russia decidesse di rivolgere il suo sforzo principale con­tro la Germania.

 

La convenzione militare regolerà la questione degli armistizi, che dipende essenzialmente dal comando in capo de­gli eserciti.

 

 

ARTICOLO 2.

 

Da parte sua, l'Italia s'impe­gna ad impiegare la totalità delle sue ri­sorse nel perseguire la guerra in comune con la Francia, la Gran Bretagna e la Russia contro tutti i loro nemici.

 

 

ARTICOLO 3.

 

Le flotte della Francia e del­la Gran Bretagna daranno il loro aiuto attivo e permanente all'Italia fino alla distruzione della flotta austro-ungarica o fino alla conclusione della pace.

 

Una convenzione militare sarà imme­diatamente conclusa a questo scopo tra la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia.

 

 

ARTICOLO 4.

 

Nel trattato di pace, l'Italia otterrà il Trentino, il Tirolo cisalpino con la sua frontiera geografica e natu­rale (la frontiera del Brennero), e inol­tre Trieste, le contee di Gorizia e di Gradisca, tutta l'Istria fino al Quarnaro comprese Volosca e le isole istriane di Cherso, Lussin, come pure le piccole iso­le di Plavnik, Unie, Canidole, Palazzuoli, San Pietro di Nembi, Asinello, Gruica e gli isolotti vicini. [Segue una nota sul tracciato della frontiera]

 

 

ARTICOLO 5.

 

L'Italia otterrà ugualmente la provincia di Dalmazia nei limiti am­ministrativi attuali, comprendendo a nord Lisarica e Tribania, e al sud fino a una linea che porta dalla costa del

Capo Planca e segua verso est le cime delle alture formanti la linea di sparti­acque, in modo da lasciare nel territorio italiano tutte le vallate e corsi d'acqua che discendono verso Sebenico, come la Cicola, la Kerka, la Butisnica e i loro affluenti. Essa riceverà anche tutte le isole situate a nord e ad ovest della Dalmazia da Premuda, Selve, Ulbo, Scherda, Maon, Pago e Ptadura al nord, fino a Meleda al sud, comprendendovi Sant'Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Terco­la, Curzola, Cazza e Lagosta, così come gli scogli e gli isolotti circostanti e Pe­lagosa, ad eccezione solamente delle iso­le Grande e Piccola Zirona, Bua, Solta e Brazza.

 

Saranno neutralizzate:

(I) - Tutta la costa dal Capo Planka a nord fino alla radice meridionale della penisola di Sabioncello al sud, in modo da comprendere tutta questa penisola; (2) - la parte del littorale che comin­cia a nord a un punto situato a 10 chilometri a sud della Punta di Ra­gusa Vecchia e discende a sud fino al Voiussa, in maniera da comprendere il golfo e i porti di Cattaro, Antivari, Dul­cigno, San Giovanni di Medua, Duraz­zo, senza pregiudizio dei diritti del Mon­tenegro risultanti dalle dichiarazioni scambiate tra le Potenze nell'aprile e nel maggio 1909. Questi diritti, concer­nendo soltanto il territorio montenegri­no attuale, non potranno essere estesi ai territori e ai porti che potranno essere assegnati al Montenegro. Di conseguen­za, nessuna parte delle coste appartenen­ti attualmente al Montenegro potrà es­sere neutralizzata. Resteranno in vigore le restrizioni concernenti il porto d'An­tivari alle quali il Montenegro stesso acconsentì nel 1909: (3) e infine tutte le isole che non sono assegnate all'Italia.

 

 

Nota.

 

I territori dell'Adriatico enu­merati qui sotto saranno attribuiti dalle quattro Potenze alleate alla Croazia, alla Serbia e al Montenegro:

 

Nell'alto Adriatico, tutta la costa dal­la baia di Volosca alla frontiera setten­trionale di Dalmazia comprendente il litorale attualmente ungherese e tutta la costa di Croazia, col porto di Fiume e i piccoli porti di Novi e di Capolago, nonché le isole di Veglia, Pervichio, Grego­rio, Goli e Arbe. E, nel Basso Adriatico (nella regione interessante la Serbia e il Montenegro), tutta la costa da capo Planka fino al fiume Drin, coi porti im­portanti di Spalato, Ragusa, Cattaro, Antivari, Dulcigno e San Giovanni di Medua, e le isole di Zirona Grande, Zi­rona Piccola, Bua, Solta, Brazza, Jaclian e Calamotta. Il porto di Durazzo resterà assegnato allo Stato indipendente musulmano di Albania.

 

 

ARTICOLO 6.

 

L'Italia riceverà la piena so­vranità su Valona, l'isola di Sasseno e un territorio sufficientemente esteso per assi­curare la difesa di questi punti (da Voiussa al nord e all'est, approssimati­vamente fino alla frontiera settentrio­nale del distretto di Chimara al sud).

 

 

ARTICOLO 7.

 

Se l'Italia ottiene il Tren­tino e l'Istria conformemente ai termini dell'art. 4, la Dalmazia e le isole dell'Adriatico nei limiti indicati nell'art. 5 e la Baia di Vallona (art. 6) e se la parte centrale dell'Albania è riservata per la costituzione di un piccolo Stato autono­mo neutralizzato, essa non si opporrà a che le parti settentrionali e meridio­nali dell'Albania siano, se tale è il desiderio della Francia, della Gran Breta­gna e della Russia, divise tra il Monte­negro, la Serbia e la Grecia. La costa a partire dalla frontiera meridionale dei possedimenti italiani di Vallona (vedasi art, 6) fino a Capo Stylos sarà neutra­lizzata.

 

L'Italia sarà incaricata di rappresen­tare lo Stato d'Albania nelle sue rela­zioni con l'estero.

 

L'Italia accetta, d'altra parte, di la­sciare in tutti i casi ad est dell'Albania un territorio sufficiente per assicurare l'esistenza di una frontiera comune alla Grecia ed alla Serbia ad ovest del lago d'Ochrida.

 

 

ARTICOLO 8.

 

L'Italia riceverà la piena so­vranità sulle isole del Dodecanneso che essa occupa attualmente.

 

 

ARTICOLO 9.

 

In una maniera generale, la Francia, la Gran Bretagna e la Russia riconoscono che l'Italia è interessata al mantenimento dell'equilibrio nel Medi­terraneo e che essa dovrà, in caso di spartizione totale o parziale della Tur­chia d'Asia, ottenere una parte equa nel­la regione mediterranea finitima alla provincia di Adalia ove l'Italia ha già acquisito diritti e interessi che hanno formato l'oggetto dì una convenzione italo-britannica. La zona che sarà even­tualmente attribuita all'Italia sarà deli­mitata, al momento opportuno, tenendo conto degli interessi esistenti della Fran­cia e della Gran Bretagna.

 

Gli interessi dell' Italia saranno ugualmente presi in considerazione nel caso che l'integrità territoriale dell'Im­pero ottomano fosse mantenuta e delle modifiche venissero fatte alle zone d'interesse delle Potenze.

 

Se la Francia, la Gran Bretagna e la Russia occupano i territori della Tur­chia asiatica durante il periodo di guer­ra,, la regione mediterranea attigua alla provincia di Adalia, nei limiti indicati qui sopra, sarà riservata all'Italia che avrà il diritto di occuparla.

 

 

ARTICOLO 10.

 

L'Italia sarà sostituita in Libia ai diritti e privilegi appartenenti attualmente al Sultano in virtù del trat­tato di Losanna.

 

 

ARTICOLO 11.

 

L'Italia riceverà una parte corrispondente ai suoi sforzi e ai suoi sacrifici nell’ indennità di guerra even­tuale.

 

 

ARTICOLO 12.

 

L'Italia dichiara d'associarsi alla dichiarazione fatta dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dalla Russia allo scopo di lasciare l'Arabia e i Luoghi santi musulmani in Arabia sotto l'autorità di un potere musulmano indipen­dente.

 

 

ARTICOLO 13.

 

Nel caso che la Francia e la Gran Bretagna estendessero i loro do­mini coloniali d'Africa a spese della Ger­mania, queste due Potenze riconoscono in principio che l'Italia potrebbe esigere qualche equo compenso, segnatamente nel regolamento in suo favore delle questioni concernenti le frontiere delle co­lonie italiane dell'Eritrea, della Somalia e della Libia e delle colonie vicine della Francia e della Gran Bretagna.

 

 

ARTICOLO 14.

 

La Gran Bretagna s'impe­gna a facilitare la conclusione imme­diata, ad eque condizioni, di un prestito di almeno L. 50.000.000 da emettere sul mercato di Londra.

 

 

ARTICOLO 15.

 

La Francia, la Gran Breta­gna e la Russia appoggeranno l'opposi­zione che l'Italia formerà ad ogni pro­posta tendente ad introdurre un rappre­sentante della Santa Sede in tutti i negoziati per la pace e per il regolamento delle questioni sollevate dalla presente guerra.

 

 

ARTICOLO 16.

 

Il presente accordo sarà te­nuto segreto. L'adesione dell'Italia alla dichiarazione del 15 settembre 1914 sarà sola resa pubblica subito dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia o contro di essa.

 

_____________________

 

Dopo aver preso atto del soprastante memorandum, i rappresentanti della Francia, della Gran Bretagna e della Russia, debitamente autorizzati a questo effetto, hanno concluso col rappresen­tante dell'Italia, parimenti autorizzato dal suo Governo, l'accordo seguente:

 

La Francia, la Gran Bretagna e la Russia, danno il loro pieno assenso al memorandum presentato dal Governo italiano.

 

Riferendosi agli articoli 1, 2 e 3 del memorandum, che prevedono la coope­razione militare e navale delle quattro Potenze, l'Italia dichiara che essa entre­rà in campagna al più presto possibile ed entro un termine che non potrà ec­cedere un mese a datare dalla firma delle presenti.

 

In fede di che, i sottoscritti hanno fir­mato il presente accordo e vi hanno ap­posto i loro sigilli.

 

Fatto a Londra, in quadruplice originale, il 26 aprile, 1915.

 

IMPERIALI

BENCKENDORFF

PAUL CAMBON

E. GREY

 

 

 

Déclaration par laquelle la France, la Grande-Bretagne, l'Italie et la Russie s'enga­gent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente Guerre euro­péenne.

_____________________

 

Le Gouvernement italien ayant décidé de participer à la présente guerre avec les Gouvernements français, britannique et russe et d'adhérer à la déclaration faite à Londres le 5 septembre, 1914, par les trois Gouvernements précités.

 

Les soussignés, dûment autorisés par leurs Gouvernements respectifs, font la déclaration suivante:

 

« Les Gouvernements français, britannique, italien et russe s'engagent mutuellement à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre.

Les quatre Gouvernements conviennent que, lorsqu'il y aura lieu de discuter les termes de la paix, aucune des Puissances alliées ne pourra poser des conditions de paix sans accord préalable avec chacun des autres Alliés ».

 

En foi de quoi les soussignés ont signé la présente déclaration et y ont apposé leurs cachets.

 

Fait à Londres, en quadruple original, le 26 avril, 1915.

 

IMPERIALI

BENCKENDORFF

PAUL CAMBON

E. GREY

 

 

 

 

SECRETE.

 

DÉCLARATION.

 

___________

 

La Déclaration du 26 avril, 1915, par laquelle la France, la Grande-Breta­gne, l'Italie et la Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre européenne, restera secrète.

 

Après la déclaration de guerre par ou contre l'Italie, les quatre Puissances signeront une nouvelle déclaration identique qui sera rendue publique à ce moment.

 

En foi de quoi les soussignés ont signé la présente déclaration et y ont apposé leurs cachets.

 

Fait à Londres, en quadruple original, le 26 avril, 1915.

 

IMPERIALI

BENCKENDORFF
PAUL CAMBON
E. GREY

 

 

 

 

 

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

T. GAB. R. SP. 308/131.      

 

Londra, 26 aprile 1915, ore 18,27 (per. ore 23).

 

Telegramma di V. E. n. 246/68.

 

Condizioni di V. E. circa nota separata all'articolo 5° e documento speciale scritto per stabilire la firma della nuova dichiarazione da pubblicarsi dopo la dichiarazione di guerra essendo state accettate, alle ore quindici di oggi è stato firmato l'Accordo in quadruplice esemplare.

 

Nel darne annunzio a V. E., permettomi con tutto il cuore d'italiano aggiungere fervido augurio che il concluso Accordo valga, mercé l'aiuto divino ed il valore delle armi italiane, ad assicurare all'amata patria nostra il pieno raggiungimento degli alti suoi destini al grido fatidico « Italia e Vittorio Emanuele ».

Mi incombe altresì il grato obbligo di rassegnare al Presidente del Consiglio ed a V. E. l'espressione della devotissima mia riconoscenza per l'onore particolare procuratomi, con la benevola fiducia concessami, di apporre la modesta mia firma allo storico documento.
Segue altro telegramma di gabinetto con maggiori particolari.

 

 

 

 

 

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

T. GAB. R. SP. 305/132.      

 

Londra, 26 aprile 1915, ore 22,47 (per., ore 5,35 del 27).

 

Mio telegramma n. 131 Riservato speciale.

 

I documenti firmati oggi sono tre.

 

1 - Accordo sul promemoria giusta redazione approvata da V. E. col telegramma Riservato speciale n. 222.

 

2 - Dichiarazione di non concludere pace separata ecc. nella redazione autorizzata con predetto telegramma.

 

3 - Altra dichiarazione di cui trascrivo qui appresso testo che confido

 

V. E. vorrà approvare compiacendosi significarmelo telegraficamente per mia tranquillità:

 

« Déclaration. — La déclaration du 26 avril 1915 par laquelle la France, la Grande Bretagne, l'Italie et la Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre européenne restera secrète. Après la déclaration de guerre par-ou contre l'Italie, les quatre Puissances signeront une nouvelle déclaration identique qui sera rendue publique à ce moment. En foi de quoi ecc. ». Seguono firme.

 

Spedisco i tre documenti a mezzo del corriere di Gabinetto che ho a tale scopo qui trattenuto.

 

Dopo la firma Grey con accentuata cordialità mi ha stretta la mano di­cendomi, e pregandomi di riferirlo a V. E. che il fatto dell'essere noi divenuti ora alleati dell'Inghilterra gli cagionava profonda, soddisfazione per ragioni non solo politiche ma anche personali e che considerava come ottimo augurio .l'en­trata dell'Italia nell'Alleanza.

 

In termini altrettanto cordiali mi manifestava ieri sera suo vivissimo com­piacimento il Lord Cancelliere. Anche colleghi specialmente Cambon, hanno abbondato in espansioni.

 

Grey mi ria pregato pure . di partecipare a V. E. la notizia, proprio allora giuntagli, del felice sbarco degli alleati ai Dardanelli.

 

Grey al pari di Cambon mi ha da ultimo espresso la speranza che, vista l'urgenza, il R. Governo vorrà designare presto ufficiali di terra e di mare destinati a stipulare. due Convenzioni tecniche da discutersi, per comodità mag­giore di tutti, a Parigi.

 

 

 

 

 

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DE REVEL,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

«Promemoria circa trattative in corso per una Convenzione militare navale

con la Marina inglese e la Marina francese ».

Consegnato personalmente al ministro degli Esteri la sera del 5 maggio.

 

 

PROMEMORIA       

Roma, 5 maggio 1915.

 

Il Capitano di Vascello Signor Mario Grassi è partito da Roma il 26 aprile in qualità di delegato del Ministero della Marina per trattare una Convenzione militare navale con la Marina Francese e con la Marina Inglese, nel caso che l'Italia credesse di entrare in conflitto armato con l'Austria-Ungheria.

 

Prima che il Comandante Grassi partisse da Roma, gli è stato consegnato un Promemoria, circa i criteri da seguire nelle trattative, che può così riassumersi:

 

a) Chiedere il concorso:

di sei navi da battaglia con velocità di resistenza non inferiore a diciassette nodi, ed armamento principale di cannoni da 305;

di ventiquattro cacciatorpediniere preferibilmente a carbone con velocità di trenta nodi, e possibilmente armati con pezzi di calibro superiore al 76: dodici di questi cacciatorpediniere dovrebbero essere aggregati permanentemente alla nostra Armata e farne parte integrante;

di siluranti minori, sommergibili, dragamine, idrovolanti possibilmente con una nave appoggio, e nel maggior numero possibile.

 

b) Il Comando in Capo dell'Armata operante in Adriatico dovrebbe restare al Comandante in Capo dell'Armata italiana.

 

Al Comandante Grassi furono anche date le necessarie notizie circa il Piano generale di campagna progettato per l'eventualità di operazioni in Adriatico.

 

Le trattative per la Convenzione si stanno svolgendo a Parigi: il Comandante Grassi ne ha tenuto informato il Ministero della Marina con successivi telegrammi, ed ha avuto pure per telegramma più particolareggiate istruzioni per la buona riuscita della missione. Confermando un ordine già datogli verbalmente prima che partisse, si è telegrafato al Comandante Grassi di non firmare la

convenzione prima che essa fosse approvata dal Ministero della Marina.

 

Le trattative si sono svolte piuttosto laboriosamente, ed in modo non conforme al punto di vista della Marina Italiana. Uno schema di Convenzione fu concretato il 4 maggio e il Comandante Grassi ne ha comunicato telegraficamente gli articoli più importanti.

 

Da questi risulta che il concorso alleato, sul quale la nostra Marina potrebbe contare immediatamente, sarebbe limitato a dodici cacciatorpediniere francesi, a sommergibili e navi speciali dragamine nel numero che sarà possibile al Comandante la flotta francese distaccare: questo numero è imprecisato, e potrebbe anche essere di pochissime unità. Occorre altresì considerare che la Marina francese ha soltanto pochi cacciatorpediniere di tonnellaggio relativamente elevato e di alta velocità, dei quali difficilmente si vorrà disfare: e poiché il tipo dei dodici cacciatorpediniere che concede non è precisato, avremo probabilmente unità piccole e di efficienza limitata.

 

Quattro incrociatori leggieri inglesi sono promessi soltanto, quando le opera­zioni marittime contro Costantinopoli saranno terminate, cioè in epoca impre­cisata, e certo non fra breve tempo; anzi molto probabilmente li avremo soltanto in un avvenire non prossimo, e che potrebbe anche protrarsi indefinitivamente se il forzamento dei Dardanelli non riuscisse.

 

Nella Convenzione si parla bensì di una seconda flotta alleata, che si costituirebbe nel basso Adriatico, quando il grosso della nostra Armata si dislo­casse nell'Adriatico Nord, e che sarebbe costituita con unità italiane e francesi. Ma la Convenzione stabilisce che questa seconda flotta resterebbe alla dipendenza del Comandante in Capo l'Armata francese, pur tenendosi pronta a rispondere all'appello del Comandante in Capo l'Armata italiana: non è ben precisato nelle comunicazioni finora pervenute, se per rispondere all'appello questa seconda flotta, dovrà anche eventualmente spostarsi in Adriatico Nord.

 

Occorre comunque osservare che l'azione di essa sarà di ben scarsa utilità nei riguardi delle nostre operazioni marittime, perché queste si svolgono il più delle volte così rapidamente, e con circostanze imprevedibili, che ben poco affida­mento si può fare sull'aiuto di reparti navali dei quali non si esercita il Comando diretto: il più delle volte essi giungerebbero troppo tardi nei paraggi ove la loro azione sarebbe necessaria.

 

A prescindere dalla seconda flotta alleata di cui si è detto, e dalla quale potremo avere ben scarsa utilità, la nostra Armata non riceve alcun afforza­mento di navi da battaglia. Per conseguenza se l'Armata austriaca ci desse modo di impegnare una battaglia risolutiva, dovremmo sostenerne da soli l'urto, e se pure riusciremo vittoriosi subiremo perdite gravissime. Nella migliore ipotesi per noi conseguiremo bensì il dominio dell'Adriatico, ma dopo ci troveremo quasi senza flotta: ciò non avrebbe grande importanza per l'ulteriore andamento delle ope­razioni militari in terra ed in mare purché, s'intende, riuscissimo a distruggere completamente la flotta austriaca; ma avrà in seguito grandissima importanza politica, perché — a prescindere dall'Inghilterra colla quale non potremo mai competere in mare — la Francia avrà una superiorità marittima schiacciante, e la farà certo valere a vantaggio dei suoi interessi e contrariamente ai nostri, quando si discuterà il nuovo assetto politico. Ci troveremo anche di fronte alla Grecia, se questa riuscirà a conservare intatta la sua flotta.

 

Appunto in previsione dei gravissimi inconvenienti che potrebbero derivare in futuro da questo stato di cose, sempreché si è parlato di un eventuale concorso di Marine alleate, avevo indicato la necessità di assicurarci almeno sei buone navi da battaglia, poiché così se la squadra austriaca ci avesse dato la possibilità di impegnare battaglia avremmo potuto distruggerla con perdite minori per la nostra Marina, e queste sarebbero state con ogni probabilità subite anche dalle Marine alleate.

 

Avevo altresì insistito sulla necessità di un poderoso concorso di caccia­torpediniere e in genere di siluranti e naviglio leggiero, che è indispensabile per operare in Adriatico con l'energia necessaria a conseguire il dominio almeno relativo del mare, senza esporre navi maggiori a rischi successivi.

 

A mio avviso gli Alleati non si rendono esatta ragione dell'importanza che ha nell'economia generale della guerra una energica azione navale in Adria­tico, intesa ad acquistarne al più presto il dominio, sia pure con le limitazioni e la prudenza necessarie per non far correre eccessivi rischi alle navi maggiori.

 

In Mediterraneo, a parte l'operazione dei Dardanelli, le Marine alleate hanno in sostanza ben poco da fare: la loro superiorità è tale da costringere gli Austriaci a non oltrepassare il Canale d'Otranto; e ad esse importa ben poco conseguire e mantenere il dominio diretto dell'Adriatico: basta che gli Austriaci non ne escano. La scarsissima efficienza delle operazioni che gli Alleati hanno tentato su Cattaro, il risultato completamente negativo delle stesse, il fatto che navi austriache corrono liberamente fra Pola e Cattaro, senza che gli Alleati siano mai riusciti ad impedirglielo, e neppure ad impedire scorrerie lungo le coste montenegrine, sono prova evidente che essi non si preoccupano affatto di dominare l'Adriatico, e si contentano di impedire alle navi austriache di uscirne.

 

Le condizioni militari navali mutano però radicalmente nel caso che l'Italia partecipi alla guerra. Non si tratta più allora di impedire semplicemente che le navi austriache escano dall'Adriatico; ed è questione di somma importanza politica e militare conseguire il dominio effettivo di quel mare, per facilitare le operazioni del nostro esercito, per evitare la devastazione del nostro litorale — esposto dal Gargano a Venezia a qualsiasi colpo di mano del nemico — ed anche per ragioni morali che esercitano anch'esse talora notevole influenza sull'andamento delle operazioni di guerra. Il dominio dell'Adriatico è bensì questione di grandissimo interesse per noi, ma gli Alleati dovrebbero compren­dere che ha anche notevole importanza per essi, dappoiché tutto ciò che può facilitare e rendere più intensiva ed energica l'azione del nostro esercito giova, sia pure indirettamente ma molto efficacemente, al buon andamento della guerra terrestre in genere, e quindi all'obbiettivo essenziale degli alleati stessi.

 

Ritengo quindi necessario insistere affinché il concorso delle Marine alleate, per le operazioni che la nostra Armata dovrà in caso di guerra effettuare in Adriatico, sia assai più efficiente ed effettivo di quello che risulterebbe dallo schema di Convenzione proposto dagli Alleati stessi. Occorre avere alcune buone corazzate, molti cacciatorpediniere e siluranti in genere; occorre altresì che questo naviglio sia posto alla diretta dipendenza del Comandante in Capo l'Armata italiana, tanto più che la forza di questa sarà certamente superiore a quella dei reparti alleati che potranno esservi aggregati, anche se nella conces­sione di questi gli Alleati largheggeranno.

 

L'unità di comando è indispensabile per assicurare il successo nella guerra in genere e nella guerra marittima in ispecie; ed ovvie ragioni politiche impon­gono di stabilire le cose in modo che, se successi si riporteranno in Adriatico, questi sieno conseguiti sotto il Comando in Capo di un nostro Ammiraglio, il quale fortunatamente è un Principe di Casa Savoia. Non bisogna, che la storia registri, che il disastro di Lissa è stato cancellato da un Capo straniero.

 

Qualora non si riuscisse ad ottenere che lo schema di Convenzione tuttora in discussione sia modificato nel senso suesposto, ritengo preferibile rinunziare a concluderla e contare essenzialmente sulla nostra Armata qualora l'Italia dovesse prendere le armi. S'intende che allora le useremo con la prudenza necessaria per evitare insuccessi e soprattutto di rimanere senza Squadra; ed in conseguenza l'efficienza del nostro dominio In Adriatico risulterà assai limi­tata, e pure limitato sarà l'aiuto che dal mare potremo dare all'avanzata del nostro Esercito.

 

 

 

 

 

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

L. R. P.

Roma, 5 maggio 1915.

 

Con riferimento a quanto ho avuto l'onore di comunicare nel «Promemoria circa trattative in corso per una convenzione militare navale » in data odier­na, mi pregio informarLa che contavo molto sull'immediato concorso inglese, perché il Primo Lord dell'Ammiragliato aveva già consegnato al nostro Addetto navale a Londra il Codice dei segnali e delle comunicazioni radiotelegrafiche comuni alle Marine inglese, francese e russa, affinché lo traducesse in italiano, e si era persino occupato di far stabilire la bandiera distintiva delle navi ita­liane, comunicandoci quella di ciascuna Marina alleata, affinché la facessimo diversa.

 

Dubito, quasi, che il Delegato della Marina inglese a Parigi non abbia bene interpretato gli intendimenti dell'Ammiragliato, e in particolar modo quelli del Primo Lord Navale Ammiraglio Fisher. Sarei d'avviso di trasmettere al nostro Addetto navale a Londra il seguente telegramma:

 

« Faccia presente Primo Lord Ammiragliato che Convenzione navale in discussione a Parigi non provvede in modo conveniente alle esigenze di una energica azione marittima in Adriatico, alla quale Italia non può rinunziare per ragioni politiche e militari, e perla quale contava molto sull'aiuto inglese in considerazione dei vantaggi che gli alleati ne avrebbero. Tale aiuto occorre averlo subito in congrua misura, non potendosi attendere fine operazione Darda­nelli per iniziare energica azione in Adriatico. Soggiunga come sua osservazione personale che sembra superfluo prendere accordi per le comunicazioni fra reparti alleati dei quali V. S. si sta occupando in seguito a richiesta dell'Ammi­ragliato quando occorre ancora definire quistioni di ben più alto interesse ».

 

Gradirei conoscere se V. E. concorda nella opportunità di trasmettere il telegramma sumenzio-

nato.

 

 

 

 

 

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

[Roma], 6 maggio 1915, mattina.

 

Barone Macchio - Egli è latore di nuove proposte di concessioni per parte del Governo Austro-Ungarico.

 

1° - Pel Trentino: la frontiera di nazionalità secondo la linea già comu­nicata.

 

2° - Per l'Isonzo: la seguente linea di confine conformandosi alla nazio­nalità: il confine partendosi dal mare vicino a Sdobba (bocca dell'Isonzo) segui­rebbe il Thalweg del fiume a monte fino al nord di Gradisca, lasciando questa all'Italia. Di là in direzione Nord-Ovest verso Medea fino a Ludrio, che di là farebbe frontiera fino alla frontiera vecchia.

 

3° - Per Trieste: costituzione di una Università e revisione completa dello Statuto Municipale per assicurare il carattere italiano della città. (Già ora lo Statuto municipale e il carattere della città sono in questo senso; con qualche allargamento l'autonomia sarà assicurata).

 

4° - Per l'Albania: disinteressamento completo, con un accordo che fissi che nessuna altra potenza possa insediarvisi.

 

5° - Per l'effettuazione dell'accordo offre varie garanzie:

 

I - firma dell'accordo;

 

II - garanzia della Germania;

 

III - annuncio ufficiale e solenne del Governo A.U.;

 

IV - commissioni miste di cui già fece parola; aggiungendovi che secondo l'idea del Governo A. U. non si tratterebbe di Commissioni deliberative, ma il cui lavoro rappresenterebbe il principio di esecuzione della cessione, e che in conseguenza potranno anche prendere delle decisioni, da ratificarsi dai due Go­verni. Ciò aumenta l'importanza delle Commissioni;

 

V - il Governo A. U. dà la sua promessa formale che appena concluso l'accordo tutti i militari originari dei paesi ceduti non saranno più impiegati sul fronte. (Nell'appunto rimesso da Macchio al Ministro Mattioli il 7 mag­gio, vi è un'aggiunta a questo punto «et libérés du service », che a me non disse).

 

Governo Austro-Ungarico ritiene con questo di aver eliminato pericoli e danni accennati.

Dal lato dell'Italia si pattuirebbe:

 

— la neutralità fino alla fine della guerra;

— mano libera per l'Austria-Ungheria nei Balcani ad eccezione dell'Al­bania;

— questioni finanziarie si regolerebbero di comune accordo, e mancando questo si ricorrerebbe all'arbitrato dell'Aja.

 

Il Governo Austro-Ungarico spera che queste proposte potranno essere prese in considerazione e ritiene di aver fatto quanto più possibile per contentare le domande dell'Italia. Le proposte vanno oltre quanto aveva annunciato ieri il Principe di Bulow (per esempio per i militari).

Risposi che io, mi tengo fermo alle dichiarazioni fatte a Vienna il 4 cor­rente, cioè:

 

1° - al ritiro delle proposte da noi fatte e fine dei negoziati di Vienna;

2° - denuncia del Trattato di Alleanza;

3° - affermazione della nostra libertà d'azione.

 

Ora Buriàn fa nuove offerte, da trattarsi a Roma. Considero questa come la proposta di un nuovo negoziato che parte dalla situazione risultante dalle nostre dichiarazioni a Vienna.

 

Il Principe Bulow avendomi esposte ieri in parte tali proposte facendosi garante dell'effettiva loro prestazione gli dissi che le avrei sottoposte al Consi­glio dei Ministri non ritenendomi più autorizzato a decidere nulla in questa nuova fase.

 

Debbo ora dichiarare che consideriamo quelle proposte come base insuffi­ciente per un nuovo negoziato. Però le proposte formulate dal Barone Macchio contenendo alcune concessioni maggiori, consento a risottomettere la cosa al giudizio dei colleghi.

 

In via di conversazione osserverò come dilucidazione della loro insufficienza:

 

1° - Pel Trentino: non vi è nulla di nuovo dopo le dichiarazioni passate escludenti l'Ampezzano e Val di Fassa.

 

2° - Unica nuova concessione è una rettifica verso l'Isonzo, che considero insufficiente anche dal punto di vista militare, oltreché da quello etnologico.

 

3° - Trieste: nessuna garanzia di durata. La sovranità restando all'Austria-Ungheria. Se si sciogliesse l'Amministrazione autonoma, dovremmo noi fare la guerra? Sarebbe un eterno argomento di litigio.

 

4° - Albania: un disinteressamento che comincia col porre condizioni, renderebbe oggi impossibile accomodamenti, come la cessione dell'Epiro alla Grecia, o altri con il Montenegro, ecc.

 

5° - Per l'Adriatico non vi è nulla.

 

6° - L'esecuzione dell'accordo resta egualmente differita, malgrado l'at­tenuazione parziale che si è voluta proporre pei militari.

 

Non so se oggi il R. Governo si contenterebbe delle proposte da noi fatte a Vienna quasi un mese fa e ora ritirate; le condizioni dello spirito pubblico essendosi molto mutate. Ma certamente non si potrebbe accettare niente in meno.

 

Barone Macchio dice che per l'Albania si sente autorizzato di rinunziare alla condizione e alla riserva espresse. Egli riferirà al Barone Buriàn le mie parole; e aspetterà una risposta dal R° Governo. Aggiunge che se Governo Italiano accettasse basi proposte, egli si sente autorizzato, per dimostrare che non si ha nessuna intenzione di dilazionare, di preparare tutte le formule per accelerare la conclusione dell'accordo.

 

Lessi al Macchio gli appunti da me presi mentre mi esponeva le nuove proposte di Buriàn; ed egli li trovò esattissimi. Scrissi per così dire sotto det­tatura, traducendo soltanto via via in italiano quanto egli mi diceva in fran­cese, avendo davanti a sé i dispacci ricevuti.

 

 

 

 

 

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

T. GAB. R. SP. 407/s. N.     

Parigi, 8 maggio 1915, ore 20,30

(per. ore 23,45).

 

Telegramma di V. E. n. 320 Riservato speciale.

 

In seguito ad intelligenze private col delegato inglese, intese risolvere diffi­coltà insormontabili con francesi, il Comandante Grassi mediante l'appoggio inglese ha ottenuto nella conferenza ufficiale odierna che gli articoli due e quat­tro venissero così modificati:

 

Art. 2. - Sarà costituita sotto il controllo del Comandante in Capo della flotta italiana una prima flotta alleata che sarà composta, indipendentemente dalle unità italiane:

a) di dodici cacciatorpediniere francesi;

b) torpediniere, sottomarini, navi speciali draga-mine quante ne sarà possibile distaccare al Comandante in Capo della flotta francese;

c) se possibile, una squadriglia di idroplani e una nave porta-idroplani francese;

d) quattro incrociatori leggeri inglesi, che raggiungeranno la prima flotta alleata appena saranno numericamente rimpiazzati da quattro incrociatori francesi ai Dardanelli;

e) una divisione di quattro corazzate inglesi a disposizione del Comando in Capo la flotta italiana.

 

Art. 4. - Tutto come l'articolo omonimo già trasmesso ad eccezione della frase: « ed eventualmente dopo fine operazioni nei Dardanelli delle quattro corazzate inglesi».

 

Tutto il resto della Convenzione resta uguale al testo trasmesso.

 

Si ritiene che le torpediniere saranno otto, gli idrovolanti quattro o sei, attualmente a Dunkerque, le navi porta-idrovolanti appena pronte dalle ripa­razioni [... i] sottomarini sei da quattrocento tonnellate. I dodici cacciatorpe­diniere a carbone o a petrolio a nostra scelta: i primi armati con cannoni da 47 e 65, miglia ventiquattro, i secondi con cannoni e velocità superiori.

 

I quattro incrociatori leggeri tipo Saphire Dublino. Non possono precisare i nomi delle quattro corazzate, ma saranno del tipo migliore che potranno inviarsi armati con 305, velocità diciotto miglia assicurate.

 

Esse non potranno essere a Brindisi prima di quindici giorni: ordini già dati per il loro approntamento.

 

Grossa squadra francese pronta fin da ora venire a Taranto primo cenno nostro Comandante flotta.

 

Debbo avvertire che è stato concesso quanto era attualmente possibile, delegati francesi inglesi confermarono non avere altre unità disponibili.

 

Prego urgentissimamente risposta per autorizzare firma Convenzione, tutti i delegati avendo assoluto bisogno rimpatriare. Sembrandomi che nel complesso le modificazioni ottenute tanto per il Comando Supremo che, come era giusto, viene riconosciuto all'Italia, quanto per le navi poste nostra disposizione, rispon­dono alle giuste esigenze formulate dallo Stato Maggiore R. Marina, ne racco­mando per parte mia l'approvazione.

 

La firma della Convenzione militare è stata sospesa, essendo opportuno che ambedue le Convenzioni militare e navale siano firmate assieme.

 

Prego comunicare Ministero Marina.

 

 

 

 

 

CONVENZIONE NAVALE

 

Parigi, 10 maggio 1915, ore 17.

 

En exécution de l'Article 3 du Memorandum Italien signé à Londres le 26 Avril 1915 et dont les termes sont rappelés ci-après:

 

« Les Flottes de la France et de la Grande Bretagne donneront leur concours actif et permanent à l'Italie jusqu'à la destruction de la Flotte Austro-Hongroise ou jusqu'à la conclusion de la paix.

Une Convention Navale sera immédiatement conclue, à cet effet, entre la France, la Grande Bretagne et l'Italie ».

 

La Convention Navale suivante a été passée à Paris entre les représentants des trois Amirautés intéressées:

 

 

ARTICLE PREMIER.

 

Les Flottes Alliées coopéreront ensemble avec le plus grand accord.

 

 

ARTICLE 2.

 

Il sera constitué, sous le Commandement du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne, une Première Flotte Alliée qui sera composée, indépendamment des unités Italiennes:

 

1° - De douze contre-torpilleurs Français;

2° - D'autant de torpilleurs, de sous-marins et de navires spéciaux dragueurs de mines qu'il sera possible au Commandant en Chef de l'Armée Navale Française de détacher;

3° - Si possible, d'une escadrille d'avions et d'un navire porte-avions Français;

4° - De quatre croiseurs légers Anglais, qui rallieront la Première Flotte Alliée dès qu'ils seront numériquement remplacés par quatre croiseurs Français aux Dardanelles;

5° - D'une Division de quatre cuirassés Anglais à la disposition du Commandant en Chef Italien.

 

 

ARTICLE 3.

 

Le Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne aura l'initiative et la direction complète des opérations qui seront exécutées dans l'Adriatique par la Flotte Alliée indiquée à l'Article 2.

 

 

ARTICLE 4.

 

En vue des éventualités qui imposeraient à la Flotte alliée indiquée à l'Article 2 de se porter dans le Nord de l'Adriatique, ou pour toute opération importante dans l'Adriatique paraissant nécessiter l'intervention de l'ensemble des forces navales Alliées, il sera constitué une Seconde Flotte Alliée composte des vaisseaux de combat Français, des vaisseaux de combat Italiens ou Anglais dont n'aurait pas disposé le Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne.

Cette Seconde Flotte Alliée, accompagnée de ses bâtiments de Flottille et placée sous le Commandement du Commandant en Chef de l'Armée Navale Française, sera prête à répondre à l'appel du Commandant en Chef de la Flotte Italienne.

 

 

ARTICLE 5.

 

Toutes les bases de la cote Italienne seront mises à la disposition des Alliés.

Toutefois, lorsque la Première Flotte Alliée aura Brindisi comme base, la Seconde Flotte Alliée utilisera de préférence les bases de Tarente, de Malte et de Bizerte.

Si la Première Flotte Alliée remonte dans le Nord avec Venise comme base, la place de Brindisi ainsi que celle de Tarente seront à la disposition de la Seconde Flotte Alliée.

 

 

ARTICLE 6.

 

Tant qu'il y aura des forces navales ennemies dans l'Adriatique, les alliés s'engagent à assurer leur concours à l'Armée Navale Italienne, de façon à maintenir, autant que possible, la puissance navale Alliée nettement supérieure à celle de l'ennemi.

 

 

ARTICLE 7.

 

En vue de combiner leur action, les deux Commandants en Chef, se tenant en rapports de tous les instants, se communiqueront leurs plans d'action, leurs positions, les résultats des opérations, les renseignements sur l'ennemi et tous documents utiles à l'œuvre commune.

 

Pour réaliser plus étroitement cette union, chaque Commandant en Chef accréditera auprès de l'autre un ou plusieurs officiers de son Etat-Major.

 

Il est entendu que la première disposition à prendre est la constitution d'un code de signaux secrets pour les communications des Flottes Alliées entre elles. Ce travail sera exécuté à Londres.

 

Fait à Paris, le 10 Mai 1915.

 

Pour la Marine Italienne:

MARIO GRASSI

Capitano di Vascello

 

Pour la Marine Française:

E. DE JONQUIÈRES

Vice Amiral

 

Pour la Marine Britannique:

H. B. JACKSON

Admiral

 

 

 

 

 

CODICILLE A LA CONVENTION NAVALE ENTRE LES REPRESENTANTS
DES PUISSANCES ALLIEES

 

I - Les 12 contre-torpilleurs français qui doivent être mis à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne comprendont 6 bâtiments chauffant au charbon et 6 chauffant au pétrole.

Autant que possible les 6 contre-torpilleurs chauffant au pétrole auront un déplacement supérieur à 600 tonnes.

 

II - Le nombre de sous-marins français qui doivent être mis à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne sera de 6 au moins.

 

III - Les contre-torpilleurs et sous-marins français indiqués aux paragraphes I et II ci-dessus seront envoyés à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne dès qu'il demandera au Commandant en Chef de l'Armée Navale française.

 

IV - Le nombre des croiseurs français aux Dardanelles sera le plut tôt possible porté à quatre.

 

V - Dès que chaque croiseur français arrivera aux Dardanelles, un croiseur léger anglais quittera lès eaux des Dardanelles pour rejoindre le plus tôt possible l'Armée Navale Italienne.

 

VI - Le nombre des cuirassés français aux Dardanelles sera le plus tôt possible porté a six.

 

VII - Quatre cuirassés anglais de l'Escadre des Dardanelles, armés autant que possible de canons de 305 mm, seront mis le plus tôt possible à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne.

Ces cuirassés quitteront successivement les Dardanelles à mesure qu'y arriveront les derniers des six cuirassés français.

 

VIII - Une escadrille française de six hydroavions sera dirigée le plus tôt possible sur Modane et Venise.

 

Fait a Paris le dix Mai mil neuf cent quinze.

 

Pour la Marine Italienne:

MARIO GRASSI

 

Pour la Marine Française:

E. DE JONQUIÈRES

 

Pour la Marine Britannique:

H. B. JACKSON

 

 

 

 

 

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

[Roma], 11 maggio 1915.

 

Principe di Bulow stamane (ore 9) mi aveva mandato una lettera con cui mi rimetteva una nota sommaria, firmata da lui e dal Barone Macchio, delle concessioni che l'Austria Ungheria è pronta a fare all'Italia, che vengono così enumerate:

 

Les concessions, que l'Autriche Hongrie est prête à faire à l'Italie, sont les suivantes:

1° - tout le Tyrol qui est de nationalité italienne;

2° - toute la rive occidental de l'Isonzo qui est de nationalité italienne, avec Gradisca;

3° - pleine autonomie municipale, Université italienne et port franc pour Trieste, qui sera ville libre;

4° - Valona;

50 - désintéressement complet de l'Autriche en Albanie;

6° - sauvegarde pour les intérêts nationaux des sujets italiens en Autriche-Hongrie;

7° - examen bienveillant de vœux que l'Italie émettrait encore sur tout l'ensemble des questions qui forment l'objet des négociations (notamment Gorizia et les iles) ;

8° - l'Empire d'Allemagne assume toute garantie pour l'exécution fidèle et loyale de l'arrangement à conclure entre l'Italie et l'Autriche-Hongrie.

L'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie et l'Ambassadeur d'Allemagne garantissent l'authenticité des propositions susmentionnées.

 

Ho osservato al principe: che nella situazione attuale, così difficile e deli­cata, ogni incertezza di espressioni e di assicurazioni è cagione di diffidenza e di sospetto, e che quindi per poter riferire ai miei colleghi del Governo intorno ai punti enumerati, e a suo tempo al Parlamento, mi sembravano necessarie varie delucidazioni intorno alle offerte elencate.

 

1° - Trentino. Il 6 maggio il barone Macchio aveva escluso dalla cessione il lato orientale della valle della Noce, e ciò non per ragioni di nazionalità ma di carattere militare. Nella formula presente resta invece incluso? E per Val di Fassa e l'Ampezzano Buriàn e Macchio avevano dato come ragione della esclusione che erano da considerarsi come valli ladine piuttosto che ita­liane. Noi le consideriamo come italiane. La formula ora usata comprende o no queste valli?

 

Riguardo pure al Trentino l'On. Giolitti ieri, ragionando col Presidente del Consiglio, mostrava di aver fondata ragione di ritenere che per questa parte di cessione l'Austria-Ungheria fosse disposta a farne la consegna immediata. Sta questo in fatto? Qui non se ne parla.

 

Inoltre, per quanto riguarda i militari dei territori da cedersi, mentre il barone Macchio il 6 maggio parlava a me soltanto dei propositi di ritirarli dai fronte della guerra, invece al Ministro Mattioli aveva poi fatto sapere che oltre al ritirarli dal fronte si sarebbero anche « liberati dal servizio ». A me questo non risultava.

 

Nel colloquio del 6 maggio io aveva letto al barone Macchio gli appunti da me presi su tutto quanto mi aveva riferito, ed egli li aveva riconosciuti esattis­simi. Era questo dei militari un punto importante su cui avevo spesso insistito in passato, e che andava chiarito.

 

Sul N. 2 — confine verso l'Isonzo — osservavo che la interpretazione precisa alla frase usata nella nota ora firmata dai due ambasciatori, era stata data fin dal 6 maggio dal barone Macchio e implicava soltanto che il confine italiano seguisse il lato destro dell'Isonzo dal mare fino a Gradisca (questa restando compresa) e poi voltasse a sinistra fino al Ludrio che rimonterebbe tutto. Tale confine sarebbe imperfettissimo al punto di vista militare e sarebbe sorgente di continue dispute e questioni.

 

Sul N. 6 della nota, osservavo che la frase era così generica che diceva poco o nulla. Occorreva che fosse più chiaro e precisato che cosa s'intendeva per « sauvegarde des intérêts des nationaux italiens ». Si trattava di autonomie municipali, di garanzie scolastiche, o di che cosa?

 

Sul N. 7 osservavo che la promessa di un esame benevolo dei voti nostri sulle altre questioni non implicava nulla di serio e di concreto, ed era piuttosto atta a destare diffidenze che a rassicurare. E riguardo alla menzione fatta inci­dentalmente di Gorizia e delle isole doveva narrargli come tanto il generale Brusati come l'On. Giolitti avevano mostrato di aver ragione seria di ritenere che l'Austria avesse consentito ad offrirci Gorizia ed inoltre due isole. A me non risultava niente in proposito. Parlare poi di due isole in genere, senza pre­cisare nulla in proposito, mancava di serietà, viste le centinaia di isolotti anche minuscoli esistenti nell'Adriatico.

 

Del resto tutti i nostri voti sulle varie questioni erano stati ripetutamente formulati; e quindi non era più il caso di parlare di un futuro esame benevolo, ma di precisare quali erano le decisioni ultime in proposito.

 

Non era possibile portare alla Camera assicurazioni vaghe ma occorrevano dati precisi e sicuri.

Bulow prese nota di tutto, dicendo che avrebbe fatto meglio precisare le offerte a Vienna ed a Berlino.

 

 

 

 

 

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

[Roma], 11 maggio 1915, ore 17.

 

Mi viene rimessa una nuova lettera del Principe di Bulow, evidente­mente in seguito alla nostra conversazione di stamane, in cui mi rimette una nota firmata da lui e dal Barone Macchio sulle modalità proposte dal Gover­no austro-ungarico per la effettuazione delle concessioni offerte all'Italia.

 

Non vi è nulla di nuovo di fronte a quanto mi comunicava Macchio il 6 Maggio; e riguardo ai militari originari dei territori da cedersi non si parla che di ritiro dal fronte della guerra, e non della liberazione dal servizio; il che è chiaro segno, dopo il mio quesito di stamane, che questa viene esclusa.

 

Nessun cenno di immediata cessione pel Trentino, che viene anzi implici­tamente esclusa.

 

 

 

ALLEGATO I

 

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BULOW,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

L. P.

Roma, 11 maggio 1915.

 

J'ai l'honneur de Vous transmettre ci-après un résumé signé par le Baron Macchio et par moi des modalités proposées par le Gouvernement Autrichien pour la mise en effet des concessions que l'Autriche-Hongrie est prête à faire à l'Italie.

 

 

 

ALLEGATO II

 

GLI AMBASCIATORI DI GERMANIA E D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA,

BULOW E MACCHIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P    

Roma, 11 maggio 1915.

 

Résumé des modalités proposées par le Gouvernement Impérial et Royal d'Autriche-Hongrie pour la mise en effet des concessions que l'Autriche-Hongrie et prête à faire à l'Italie:

 

1 - Signature de l'accord;

2 - Garantie des concessions par l'Empire d'Allemagne;

3 - Manifestation solennelle du Gouvernement Impérial et Royal d'Autriche-Hongrie.

4 - Institution de commissions mixtes qui par le fait qu'elles seront autorisées

à prendre des décisions, représenteront le commencement de la mise en effet de l'accord;

5- Les militaires originaires des territoires cédés à l'Italie ne prêteront plus servite

sur le front de l'armée austro-hongroise, dès que l'accord aura été conclu.

 

 

 

 

 

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

PROMEMORIA.      

Roma, 11 maggio 1915.

Ho preso conoscenza del telegramma n. 437 del 10 maggio di S. E. Tit­toni, dal quale risulta, che in seguito a Sua autorizzazione il Comandante Grassi ha firmato la Convenzione navale prevista dall'art. 3 della Convenzione politica.

 

Risulta altresì che il codicillo annesso alla Convenzione determina il con­corso del naviglio silurante e degli idrovolanti francesi in conformità delle nostre richieste.

 

Per quanto riguarda invece il concorso della Marina inglese, risulterebbe che le quattro corazzate ed i quattro incrociatori leggieri potranno aversi soltanto quando saranno sostituite ai Dardanelli da altrettante unità francesi.

 

È ben vero che ordini di sollecitare tale movimento furono già impartiti ma non sembra che il concorso inglese corrisponda esattamente agli intendimenti espressi dal R. Governo con telegramma n. 349 del 9 maggio (Ministero degli Affari Esteri) a S. E. Tittoni, nel quale è detto: « I quattro incrociatori leggeri inglesi saranno radunati immediatamente a Malta per mettersi in asset­to e tenersi pronti a recarsi a Brindisi o altrove non appena ne avranno ordine dal Comandante in Capo dell'Armata italiana, precisando bene che quest'ordine potrà essere dato anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra tra l'Italia e l'Austria; le quattro corazzate inglesi saranno allestite immediatamente e si raduneranno a Malta, pronte a recarsi a Brindisi o altrove, come sopra è detto ».

 

Era chiaro l'intendimento di poter disporre di queste unità al più presto, anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra fra l'Italia e l'Austria, mentre invece se questa avvenisse fra qualche giorno le avremo indubbiamente in ritardo. Osservo inoltre che soltanto adesso si apprende che le quattro corazzate saranno distaccate dalla Squadra dei Dardanelli, che ha già subìto rudi prove ed è da tempo soggetta ad un servizio molto attivo, sicché non può farsi completo affidamento sull'efficienza dei loro apparati motori.

 

Stabilito così che, almeno a mio avviso, i termini della Convenzione navale ed annesso codicillo non corrispondono esattamente agli intendimenti espressi dal R. Governo col telegramma 349 del 9 maggio, riconosco che le differenze non sono sostanziali, e riguardano questioni secondarie le quali non possono influire notevolmente sull'andamento di una eventuale campagna di guerra in Adriatico: basterà tenere una condotta prudentemente temporeggiatrice e rinunziare a qualsiasi azione oltre al parallelo del Gargano, fino a quando i rinforzi non saranno completamente disponibili ed il loro impiego sarà stato conveniente­mente organizzato.

 

Avrei persino tralasciato di richiamare l'attenzione di V. E. su queste differenze, ripeto secondarie, se non mi avesse indotto a farlo una considera­zione d'ordine generale a mio avviso di grande importanza.

 

Dal dispaccio di S. E. Tittoni (« non potendosi sospendere l'azione dei Dar­danelli, ed i dieci mesi di guerra avendo grandemente ridotta la potenzialità delle forze ») risulterebbe che l'efficienza della Marina inglese e di quella francese è effettivamente inferiore a quanto si poteva ritenere: ciò è confer­mato dal fatto che gli inglesi, per darci quattro corazzate, devono distaccarle dalla Squadra dei Dardanelli, e dalle dichiarazioni ripetutamente fatte al Comandante Grassi dai Delegati militari navali inglese e francese, che cioè queste Marine danno tutto quello che possono. L'operazione dei Dardanelli è ben lungi dall'essere compiuta, ed altre perdite, forse notevoli, subirà la Squadra alleata prima di riuscire a forzarlo.

 

In questo stato di cose, che probabilmente corrisponde alla realtà, non vedo in qual modo Francia ed Inghilterra potrebbero effettivamente soddisfare gli obblighi stabiliti dall'art. 3 della Convenzione politica stipulata con l'Italia: « le flotte di Francia ed Inghilterra daranno il loro concorso attivo e perma­nente fino alla distruzione della flotta austriaca o fino alla conclusione della pace ».

 

Molto probabilmente, ripeto, queste Marine hanno subìto perdite notevol­mente superiori a quelle ufficialmente comunicate, specie in fatto di naviglio leggero e silurante, che ha ormai affermato la sua eccezionale importanza nella guerra marittima. E per ogni buon fine osservo che, molto probabilmente, que­ste Marine sono meno temibili di quanto si potrebbe a primo aspetto ritenere: in ogni modo è certo che dieci mesi di notevole attività, alla quale esse sono state costrette, a differenza delle Marine tedesca ed austriaca, ne ha di certo diminuito notevolmente l'efficienza specie nei riguardi delle macchine delle caldaie.

 

Ignoro se la Convenzione politica conclusa con Francia ed Inghilterra impe­gni tassativamente l'Italia a prendere le armi, ed in questo caso le conside­razioni suesposte non avrebbero evidentemente alcun valore; ma se così non fosse, parmi che, prima di decidersi ad un'impresa dalla quale possono essere decise le sorti del Paese, sia opportuno considerare le possibili conseguenze dello stato di cose che ho avuto l'onore di prospettare a V. E.

 

 

 

 

 

L'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, MACCHIO,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

 

L. P.   

Roma, 19 maggio 1915

 

Mon Gouvernement s'est rendu compte que les garanties à donner à l'Italie sur le mise en effet des cessions que l'Autriche-Hongrie est prêt à faire forment un des points les plus importants pour assurer la conclusion d'un accord.

 

Il a donc tenu à ajouter au projet d'accord que j'ai eu l'honneur de Vous remettre hier [è identico all'allegato pubblicato appresso, salvo la differenza indicata nella lettera] un nouvel article (XIV) qui accentue d'une façon absolument précise que la remise des territoires cédés ne peut aucunement souffrir de retard.

 

Ayant été chargé de Vous trasmettre ce projet d'accord ainsi complété je m'empresse de Vous le faire parvenir ci-joint.

 

 

 

ALLEGATO

 

PROJET D'ACCORD

 

Inspirés du désir sincère de consolider les rapports mutuels entre l'Autriche-Hongrie et l'Italie, de les baser sur une bonne foi entière, d'éliminer toute cause de friction entre elles et d'arriver à une entente définitive et durable le Gouvernement Impérial et Royal et le Gouvernement Royal d'Italie sont tombés d'accord sur ce qui suit.

 

 

ARTICLE I.

 

L'Autriche-Hongrie se conformant au désir exprimé par l'Italie d'entrer en pos­session des parties du Tyrol dont les habitants sont de nationalité italienne accepte une nouvelle ligne-frontière qui se détachera de la frontière actuelle près de Zufalls­spitze et suivra pour un trait la frontière entre les districts de Cles d'une part et les districts de Schlanders et de Meran de l'autre, c'est-à-dir la ligne du partage des eaux entre le Noce et l'Adige jusqu'à l'Illmenspitze. Elle passera à l'ouest de Proveis de sorte que cette commune continuera à faire partie du Tyrol autrichien, rejoindra le Torrente Pescara et suivra le thalweg de ce dernier jusqu'à son embouchure dans le Noce. Elle suivra le thalweg du Noce dont elle se détachera au sud de Taja, montera sur le Corno di Tres, suivra la frontière septentrionale du district de Mezzo Lombardo et rejoindra d'Adige au sud de Salurn. Elle montera sur le Geiersberg, suivra la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la Vallée de l'Adige en passant par le, Castion et se dirigera vers la Hornspitze et le Monte Comp. Elle tournera ensuite au sud, décrira un demi-cercle qui laissera la commune de Altrei au Tyrol autrichien et remontra jusqu'au Col de San Lugano. Elle suivra la frontière entre les districts de Bozen et de Cavalese, c'est-à-dire la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la vallée de l'Adige et passera par la Cima di Rocca et le Grimmjoch jusqu'au Latemar. Du Col Carnon elle descendra vers l'Avisio, coupera cette rivière entre les communes de Moena et Forno et remontera vers la ligne du partage des eaux entre la vallée de San Pellegrino au nord et la vallée de Travignolo au sud. Elle rejoindra la frontière actuelle à l'est de la Cima di Bocche.

 

 

ARTICLE II.

 

L'Autriche-Hongrie consent en plus à céder à l'Italie les territoires situés sur la rive occidentale de l'Isonzo en tant que la population est purement de nationalité italienne.

En partant de l'embouchure de l'Isonzo (Sdobba) la nouvelle frontière suivra le talweg de ce fleuve en amont jusqu'au delà de la ville de Gradisca qui sera comprise dans le terrain cedé à l'Italie. Elle se détachera en amont de cette ville du cours de l'Isonzo, en suite elle se tournera au nord-ouest vers Medea et rejoindra le Iudrio dont le thalweg continuera à former la frontière.

 

 

ARTICLE III.

 

Le titre de «Ville libre Impériale» sera conféré à la ville de Trieste. Elle sera munie d'une université et obtiendra un nouveau statut municipal qui tout en maintenant les droits de pleine autonomie, dont elle jouit actuellement, assurera en plus le caractère italien de cette ville.

La zone actuelle de port franc sera maintenue et, au cas de besoin, élargie.

 

 

ARTICLE IV.

 

L'Autriche-Hongrie est prête en ce qui la concerne à reconnaitre la pleine souve­raineté italienne sur Valona et sa baie ainsi que la sphère d'intérêts qui y aurait son centre.

 

 

ARTICLE V.

 

L'Autriche-Hongrie déclare son désintéressement politique concernant l'Albanie comprise entre les frontières tracées par la réunion de Londres.

 

 

ARTICLE VI

 

Un certain nombre de sujets de nationalité italienne se trouvant encore en Autriche-Hongrie après la conclusion de cet Accord, les Gouvernements autrichien et hongrois veilleront tout particulièrement à la sauve-garde de leurs intérêts nationaux.

 

 

ARTICLE VII

 

Une amnistie complète et la remise immédiate en liberté sera concédée par l'Au­triche-Hongrie à toutes les personnes originaires des territoires cédés à l'Italie et condamnées ou soumises à un procès pour des raisons militaires ou politìques.

 

 

ARTICLE VIII

 

L'Italie assume l'engagement de maintenir une parfaite neutralité pendant toute la guerre présente

à l'égard de l'Allemagne, de l'Autriche-Hongrie et de la Turquie.

 

 

ARTICLE IX

 

L'Italie déclare son désintéressement de tout avantage territorial ou autre résultant pour l'Autriche-Hongrie soit du cours de la guerre soit des traités de paix qui la termineront.

 

 

ARTICLE X

 

L'Autriche-Hongrie pour sa parte renonce à toute prétention se basant sur le fait de l'occupation italienne des Iles du Dodécanèse.

 

 

ARTICLE XI

 

L'Italie se déclare prête à payer une somme globale comme indemnité de tout genre résultant du fait de la cession des territoires susmentionnés à l'Italie; une commission mixte sera chargé d'en fixer les modalités et le montant et soumettre la question en cas de désaccord à la décision du tribunal international à la Haye.

 

 

ARTICLE XII

 

Le Gouvernement Impérial et Royal procédera aussitôt après la conclusion de cet Accord à la manifestation solennelle relative aux cessions territoriales.

 

 

ARTICLE XIII

 

Des commissions mixtes seront instituées sur les lieux pour régler les détails .relativement à la cession des territoires en question. Ces commissions seront autorisées à prendre des décisions qui seront soumises à la ratification des Gouvernements.

Les attributions détaillées de ces commissions seront fixées par un protocole additionnel.

 

 

ARTICLE XIV

 

Les commissions mixtes, dont il est question dans l'article précédent, commenceront leurs travaux immédiatement après la conclusion de cet accord.

La remise des territoires cédés aura lieu aussitôt après la ratification des décisions des dites commissions et devra être terminé dans le délai d'un mois.

 

 

ARTICLE XV

 

Dès que cet accord aura été conclu, les militaires originaires des territoires cédés à l'Italie seront retirés des lignes de combat de l'armée austro-hongroise.

 

 

ARTICLE XVI

 

L'Autriche-Hongrie et l'Italie acceptent la garantie assumée par l'Allemagne pour l'exécution fidèle et loyale de cet accord.

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