Sintesi del 1914

Il 23 luglio, l'Austria-Ungheria presentava a Belgrado una nota-ultimatum; cui il Governo serbo rispondeva il 26 in modo conciliante. L'Austria, tuttavia, ordinava la mobilitazione.

Consigli di moderazione, mediazioni, tentativi di accordi diretti si successero per alcuni giorni, infruttuosamente. Il 29, mobilitò la Russia; il 1° agosto, Germania e Francia. Lo stesso giorno, la Germania dichiara la guerra alla Russia : il 3 alla Francia. Era la conflagrazione generale.

 

Intenzione della Germania era di realizzare una rapida vittoria contro la Francia per poi affrontare la Russia, il cui esercito aveva tempi più lunghi di mobilitazione. Per attuare tale piano, chiese al Belgio il passaggio dell’esercito attraverso il suo territorio; che gli venne negato. Di qui, la dichiarazione di guerra tedesca al Belgio il 4 agosto e l'intervento dell'Inghilterra, che, il giorno successivo, dichiarava guerra alla Germania.

 

L'Italia, ritenendo che né lo spirito né la lettera del Trattato della Triplice Alleanza l'obbligassero ad intervenire in una guerra dichiarata senza il suo preventivo assenso ed avente tutti i caratteri di un'aggressione, dichiarava il 1° agosto la neutralità.

 

 

 

Fronte Occidentale

 

I Tedeschi, entrati in Belgio e Lussemburgo, attaccano i forti di Liegi il 5 agosto, entrano nella città il 7; parte dei forti, tuttavia, resiste fino al 16. Il 12 si combatte ad Aaelen; il 15 a Dinant.

 

I Francesi, intanto, sono all'offensiva in Alsazia; occupano l’8 agosto Mulhouse, Thann, Altkirch, ma ne sono ben presto ricacciati e costretti a ritirarsi su Belfort.

 

Il giorno 14, riprende l'offensiva francese in Lorena ed Alsazia. Dapprima i tedeschi sono costretti a ripiegare, ma il 20 passano alla controffensiva; la I e la II Armata francese sono battute, rispettivamente, a Saarbourg ed a Morhange, e costrette alla ritirata, e con esse l'Armata di Alsazia, che aveva occupato, per la seconda volta, Mulhouse e Altkirch.

 

I Tedeschi, intanto, iniziata tra il 18 ed il 19 la grande conversione dal Belgio, entrano, il 20, a Bruxelles, investono la piazzaforte di Namur, e con l'ala destra vengono a trovarsi nelle Ardenne a contatto con le Armate francesi. Tra il 22 ed il 25 agosto si svolgono sanguinosi combatti­menti, sfavorevoli ai francesi, i quali sono obbligati a ritirarsi sugli Hauts de Meuse.

 

Nei giorni 21-23 i Francesi son battuti a Charleroi; gl'Inglesi a Mons. Il 25, cade Namur.

 

Chiusasi, così, la battaglia delle frontiere, il gen. Joffre decide di rinunziare a qualsiasi piano offensivo e di ritirare le sue forze del centro e della sinistra, per riordinarle, sulle posizioni del massiccio di Saint Gobain, mantenendo ferma la destra, da Verdun ai Vosgi. Ma vista l'incessante pressione tedesca, ed in seguito alle battaglie di Signy l'Abbaye (27-28 agosto) e della Mortagne (24-25) il Comando Supremo francese decide di continuare la ritirata fino alla Marna. Mentre il Governo francese si trasferisce da Parigi a Bordeaux.

 

Il Comando Supremo tedesco, per parte sua, ritenendo di avere già in pugno la vittoria, aveva indebolito l'ala marciante, sottraendole due Corpi d'armata, per inviarli nella Prussia Orientale; per giunta la I Armata (von Kluck) aveva oltrepassato, all'estrema destra, lo schieramento generale, sfi­lando a sud-est di Parigi. Vista la situazione, il gen. Gallieni, preposto alla difesa della capitale, propose a Joffre di arrestare il movimento di ritirata, attaccare sul fianco la I Armata tedesca e passare quindi alla controffen­siva generale.

 

Il favorevole esito per le armi francesi della battaglia della Marna (6-10 settembre), impone al Comando tedesco di ordinare la ritirata generale.

 

Due giorni dopo, il Capo di S. M. tedesco gen. von Moltke cede di fatto la carica di Ministro della Guerra al gen. Falkenhayn.

 

Alla vigilia della battaglia della Marna e contemporaneamente ad essa si svolgono in Lorena e nei Vosgi le battaglie della « Trouée de Charmes », e del Grand Couronné de Nancy, con le quali i Francesi (Armata Castel­nau) salvano Nancy e costringono i tedeschi a ripiegare anche dalla Lorena.

 

I tedeschi, ritiratisi sulla linea Noyon-alture a nord dell'Aisne-Craonne-nord di Reims e di Verdun, resistono agli attacchi francesi (13-21 settembre) e anzi ne sferrano uno sulla Woevre (18-24) avanzando verso le arterie Toul-Verdun e Nancy-Parigi.

 

È « la corsa al mare », ovvero il tentativo di ciascuno dei contendenti di aggirare l'ala marciante dell'altro; in tali combattimenti, svoltisi sotto il nome di battaglia di Piccardia (22-30 settembre) e dell'Artois (20 settembre-10 ottobre), nessuna del­le due parti riesce a sopravanzare l'altra; entrambe le fronti raggiungono il mare, e si fissano, così, dalla Manica al confine svizzero.

 

Anversa, intanto, era caduta il 5 ottobre, ed i belgi si erano ritirati sull'Yser. In questo settore estremo i Tedeschi fecero ancora uno sforzo, tra la metà di ottobre e quella di novembre, per raggiungere Calais (battaglia delle Fiandre) ma il tentativo fu ostacolato ricorrendo perfino all'inondazione del territorio tra Newport e Dixmude.

 

Le grandi azioni di movimento hanno così termine, ed incomincia la guerra di posizione. Joffre, non potendo, per ora, tentare una grande controffensiva si limiterà per vari mesi, secondo la sua espressione, a « grignoter » (rodere) l'avversario con piccole azioni di rettifica e consolidamento delle linee.

 

 

 

Fronte orientale

 

Lo Stato Maggiore russo si proponeva di agire, in un primo tempo, contro l'Austria, e quindi contro la Germania, ma per aderire alle sollecitazioni della Francia, costretta a subire tutto il peso dell'esercito tedesco (di cui una sola Armata era stata mobilitata contro la Russia) fu costretto a dirigere le prime due Armate che poté mobilitare, verso la Prussia Orientale: la I (Rennenkampf) in direzione di Königsberg, la II (Samsonof) in quella di Allenstein.

 

A Gumbinnen (19-20 agosto) la I Armata riporta risulta vittoriosa contro l'VIII Armata tedesca; ma, sostituito nel comando di questa al gen. von Prittvitz il gen. Hindenburg (Capo di S. M. Ludendorff) questi, con audace piano, si getta nello spazio tra le due Armate russe, trattiene con poche forze la I ed avvolge e distrugge la II a Tannenberg (26-29 agosto).

Si volge quindi verso la I e batte anch'essa ai Laghi Masuri (7-13 settembre) costringendola a ripiegare, decimata, oltre il Niemen.

 

Frattanto l’offensiva austriaca in Galizia aveva riportato successi iniziali a Krasnik e Komarow. I Russi, però, ben presto prendono il sopravvento, battono gli avversari sullo Zlota Lipa (26-29 agosto) e occupano Leopoli. Dalla fine di agosto all'11settembre si combatte nei dintorni di tale città un'aspra battaglia, che termina con la disfatta degli austriaci, costretti a ritirarsi oltre il San; mentre la fortezza di Przemysl è cinta d’assedio dai russi.

 

I tedeschi, allora, pensano di venire in aiuto degli Alleati. Le truppe della Prussia Orientale, accresciute dalla IX Armata, sempre sotto il comando di Hindenburg, lanciano un'offensiva verso la Vistola, attraverso la Polonia meridionale, mentre che l'VIII Armata tenta una diversione sul Niemen. Questa non riesce (battaglia di Augustovo, 29 settembre-4 ottobre); all'offensiva principale il granduca Nicola, Comandante Supremo dell'esercito russo, si sottrae abilmente con la ritirata, abbandonando anche,temporaneamente, l'assedio di Przemysl. E poi passando al contrattacco sul fianco sinistro e sconfiggendo i tedeschi (battaglia dello Bzura, 16-31 ottobre). Tra la fine di ottobre ed i primi di novembre anche gli austriaci sono sconfitti in Galizia, ed i russi giungono ai Carpazi, affacciandosi alla pianura ungherese.

 

Hindenburg, nominato Comandante in capo della fronte orientale, inizia, il 10 novembre, una nuova offensiva, diretta ad avvolgere l'ala destra russa nella Polonia settentrionale. Giunge felicemente fino a Lodz, ma qui per poco due Corpi d'armata tedeschi non sono avvolti ed annientati dal Granduca Nicola (battaglia di Lodz, metà dicembre). I Russi; tuttavia, sono costretti a ripiegare sulla linea « dei quattro fiumi » (Rawka, Bzura, Pilica e Dunajez). Anche in Galizia, dopo un successo degli Austriaci nella regione di Cracovia il 1° dicembre la lotta si spegne, ed alle grandi operazioni di movimento subentra, almeno in parte, la guerra di trincea.

 

In complesso, le grandi operazioni di movimento, che avevano costituito la prima fase della guerra, avevano dato agli Imperi Centrali notevoli vantaggi territoriali: otto dipartimenti francesi e quasi tutto il Belgio, larghe zone della Polonia. Ma se l'Intesa aveva perso delle battaglie e dei territori, era ben lontana dall'aver perso la guerra. Svanite per gl'Imperi Centrali le speranze di una rapida risoluzione del conflitto, all'Intesa rimaneva il duplice vantaggio della superiorità numerica e di un accrescimento poten­ziale di forze, per il continuo sviluppo dei contingenti inglesi. Altro ele­mento formidabile di forza per l'Intesa era il dominio del mare.

 

Gli Imperi avversari, per contro, si avvantaggiavano della loro posi­zione centrale, che consentiva più vaste possibilità di manovra, ed anche della maggior coesione tra Comandi ed eserciti; i piani, le direzioni, gli sforzi erano coordinati fin dall'inizio e lo furono sempre meglio in seguito, mentre nel campo dell'Intesa ad un risultato simile non si pervenne che verso la fine della guerra.

 

Intanto, sin dalla fine del 1914 si andò delineando il nuovo carattere della lotta: non più guerra di eserciti, ma guerra di nazioni, impegnate, con tutte le loro risorse, alla vittoria.

 

 

 

Fronti minori

 

In Serbia, gli Austriaci, alla metà di agosto, invadono il territorio ne­mico, ma i Serbi, con la battaglia dello Zer (17-24 agosto) sfondano il settore centrale del loro schieramento, obbligandoli a ripiegare, con gravi perdite.

 

L'8 settembre, gli Austriaci riprendono l'offensiva, vincono sulla Dri­na (15-25 settembre), ed occupano, con lentezza, il massiccio di Valjo­vo ed in novembre entrano a Belgrado.

 

Ancora una volta, però, i Serbi, ritiratisi sulle forti posizioni del Rut­nik (3-14 dicembre) li costringono a ri­passare in disordine e con grosse perdite il Danubio.

 

Nello scacchiere turco non avvennero operazioni impor­tanti, salvo che nel settore del Caucaso, ove, nei primi giorni del '15, i Tur­chi, al comando di Enver Bey, tentarono di invadere Transcaucasia e Persia. La vasta manovra, però, si trasformò in un disastro, anche per le grandi difficoltà del terreno, del clima e per le epidemie scoppiate fra le truppe; i Turchi riportarono inizialmente qualche successo, ma negli ultimi giorni dell'anno essi subirono un grave scacco nella zona di Kara-Gour­gan e Sarikamich, che li costrinse ad una disastrosa ritirata.

 

 

 

Guerra marittima

 

Fin dall'inizio delle ostilità, le flotte dell'Intesa si assicurarono il pie­no dominio dei mari; conservato per il resto del conflitto, consentendo così agli Stati il libero traffico dei commerci e dei rifornimenti e gli spostamenti di contin­genti militari da un teatro all'altro di operazioni. Per l'altro gruppo, invece, che venne a trovarsi in qualche modo isolato dal re­sto del mondo, ciò costituì una delle ragioni principali d'inferiorità; onde le sue navi mercantili poterono essere catturate dagl'incrociatori dell'Inte­sa, le colonie ad una ad una occupate, ed i traffici ridotti a quelli che, attraverso il Baltico, poterono essere mantenuti con i paesi Scandinavi.

 

Era evidente che, a lungo andare, gli Imperi Centrali dovessero ve­dere le loro risorse fatalmente diminuire e minata così la loro resistenza.

 

La prima operazione delle marine francese ed inglese — che costituì per esse un successo innegabile — fu lo sbarco delle truppe inglesi in Fran­cia; durante tutta la campagna del 1914, poi, esse diedero valido concorso alle operazioni di terra, specialmente a quelle che si svolsero nella prossi­mità della costa belga, tra l'estate e l'autunno. Durante una ricognizione di importanti forze navali britanniche, il 27 agosto, avvenne uno scontro, presso l'isola di Helgoland, con una squadra tedesca, la quale, in meno di due ore, perdette tre grandi unità.

 

Alla inferiorità, navale in Europa, che imponeva di tenere pressoché inattiva la flotta di alto mare per non esporla a sicure perdite, la Germa­nia cercò di ovviare, in qualche modo, con la « Guerra da corsa », affidata ad alcuni incrociatori, abilmente dislocati: l'Emden ed il Königsberg nell'Oceano Indiano, il Carlsruhe nelle Antille, il Dresden nell'Atlan­tico del Sud, il Goeben ed il Breslau nel Mediterraneo, la divisione Von Spee nel Pacifico. Incrociatori ausiliari, sparsi per tutti i mari, assecon­davano l'azione delle unità di guerra. Queste navi corsare recarono in­tralcio e danni notevoli al commercio franco-inglese (circa 700.000 tonnel­late di piroscafi perdute) e diedero luogo anche a combattimenti di qualche importanza; principali, quello di Coronel, sulle, coste del Cile (1° novembre), in cui la divisione Von Spee, forte di 5 incrociatori, si scontrò con una squadra inglese, comandata dall'ammiraglio Craddock e composta di tre co­razzate di tipo antiquato, affondandone una e danneggiandone un'altra; e quello delle isole Falkland (8 dicembre) nel quale l'ammiraglio inglese Stur­dee, alla testa di una squadra di sette navi, vendicava i morti di Coronel, distruggendo quasi completamente le navi della divi­sione Von Spee. Delle navi superstiti, l'Eitel-Friedrich fu costretto a cer­care rifugio in un porto degli Stati Uniti, ove fu internato, ed il Dresden dovette arrendersi in combattimento, nelle acque delle isole Juan Fernandez, nel Pacifico.

 

Anche le altre navi da corsa, ad una ad una, furono o distrutte od obbligate ad abbandonare le loro imprese. L'Emden, dopo aver catturato od affondato ben 23 piroscafi, fu colato a picco da un incrociatore Australiano, nel Golfo del Bengala. Mentre gli incrociatori Goeben e Breslau, essendo stati costretti, per sfuggire alla caccia, a rifugiarsi nel Bo­sforo, furono ceduti alla Turchia, e più tardi furono perduti in com­battimento nei Dardanelli e nel Mar Nero.

 

Alla guerra corsara la Germania sostituì, quindi, la lotta, sempre più intensa, con i sottomarini.

La flotta austriaca, invece, fin dall'inizio delle ostilità, si chiuse nelle sue basi dell'Adriatico, lasciando campo libero alle squadre francese ed in­glese del Mediterraneo, le quali bloccarono il canale di Otranto e bombar­darono ripetutamente qualcuna delle basi avversarie, come quella di Cattaro.

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