Un secondo esemplare è collaudato dal maggiore Aldo Moggi e dal motorista Giuseppe Ceratti, il 10 luglio 1944. Seguono pochi altri voli (per un totale di 3 ore e 26') fino al 27 dicembre 1944, giorno in cui l'aereo è distrutto durante un pesante bombardamento americano sull'aeroporto di Vergiate.
Il Savoia Marchetti SM.92
L’SM.92 si ispira ad una formula ancora più avanzata. In esso viene eliminata la navicella centrale, portando l'abitacolo biposto sulla fusoliera di sinistra. Questo si traduce in una riduzione di apertura e superficie alare, del peso a vuoto e soprattutto la sezione frontale che si traduce nell’ incremento di tutte le caratteristiche di volo. L'armamento può considerarsi equivalente al predecessore, pur variando il numero e la disposizione delle armi costituite da due cannoni da 20 mm. (pacco ventrale), un cannone da 20 e due mitragliatrici da 12,7 (motore destro), due mitragliatrici da 12,7 (motore sinistro), una 12,7 telecontrollata disposta sotto al piano di coda, per il tiro posteriore. La presenza di quest'ultima arma indica il ricorso ad una difesa passiva per l'evidente impossibilità di sostenere il combattimento manovrato contro i monomotori monoposti.
Il primo volo avviene il 12 novembre 1943 ad opera di Moggi e del motorista Carlo Balzarini. Il 17 marzo 1944, nel corso di un normale volo di prova, l'SM. 92 viene improvvisamente attaccato da un C. 205 dell'Aviazione Nazionale Repubblica che lo ha scambiato per un P. 38 Lightning. Nonostante i gravi danni riportati, l'SM. 92 riesce a disimpegnarsi dall'avversario ed atterrare sul campo di Lonate Pozzolo. Le riparazioni lo bloccheranno sino al giugno 1944. Dal novembre 1943 seguono diversi altri voli per un totale di 21 ore e 3' fino al bombardamento del 27 dicembre 1944 dell'aeroporto di Vergiate che coinvolge anche questo aereo nelle sue distruzioni.
Parallelamente alla Savoia Marchetti, anche Reggiane e Caproni-Bergamasche hanno affrontato questo tema progettuale. Dopo la rinuncia a sviluppare il Re.2005 bi-fusoliera proposto dall'ing. Maraschini, il lavoro del gruppo Caproni si concentra sul solo Ca.380 « Corsaro » dell'ing. Cesare Pallavicino. All'8 settembre 1943, il Ca.380 costruito al 30% viene comunque abbandonato.
L'interesse della Luftwaffe per questi velivoli è limitato dai concetti particolarmente avanzati che questa forza aerea ha ormai sviluppato per cui le forme tradizionali di propulsione, considerate come qualcosa appartenente al passato.
Nell'ambito della Regia Aeronautica, questi aerei rimangono invece come una delle proposte più impegnative che la nostra industria è riuscita ad elaborare.

La vista posteriore del Savoia Marchetti SM.92 evidenzia la peculiare architettura
del velivolo e l’arma tele controllata per la difesa del settore poppiero
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