Volare è passione e vocazione, che riempie di sè una vita.
Adolf Galland
Caccia / Assalto
Savoia Marchetti SM.89, immagini, scheda e storia
Velivolo da attacco, monoplano ad ala bassa a sbalzo, bimotore, quadriposto, a struttura mista
[ vedi descrizione completa ]Scheda tecnica
CARATTERISTICHE
motore: Piaggio P.XII RC.35
potenza unitaria: cv 1500
apertura alare: m 21,04
lunghezza totale: m 16,85
altezza totale: m 4,50
superficie alare: mq 61,00
peso a vuoto: kg 8.800
peso a carico massimo: kg 12.635
velocità massima: km/h 440 a 4.280 m
tempo di salita: 9’14’’ a 3.000 m
tangenza massima: m 6.700
autonomia: km 1.600
armamento: 2 cannoni da 37 mm e 3 mitragliatrici da 12,7 mm nel muso, 1 da 12,7 mm dorsale, 1 da 12,7 mm ventrale
progettista: Alessandro Marchetti
pilota collaudatore: Guglielmo Algarotti
primo volo prototipo: MM. 533 nell’autunno 1941
località: Vergiate (VA)
Savoia Marchetti SM.89
DESCRIZIONE TECNICA
Velivolo da attacco, monoplano ad ala bassa a sbalzo, bimotore, quadriposto, a struttura mista.
Fusoliera a sezione rettangolare in tubi di acciaio saldati con rivestimento in duralluminio e compensato, sino all’altezza della torretta dorsale, in compensato e tela, verniciati, la parte rimanente.
Ala con struttura tri-logherone in legno e rivestimento in compensato; alettoni ed ipersostentatori a struttura metallica e rivestimento in tela; alette Handley-Page sul bordi d’attacco dell’ala.
Carrello retrattile per rotazione verso l’indietro a scomparsa parziale nelle gondole dei motori.
Ruotino di coda orientabile, non retrattile.
Piani di coda a sbalzo a deriva doppia, con struttura in tubi di acciaio e rivestimento in tela.
Cabina corazzata per il pilota; secondo posto in tandem per il secondo pilota o per l’armiere; abitacolo per il mitragliere nell’apposita torretta dorsale; marconista nel compartimento di fusoliera.
Strumentazione standard.
Due serbatoi per il carburante nella parte posteriore di ognuna delle due gondole motori; altri serbatoi, intercomunicanti, alla radice di ciascuna delle semiali.
Motori con eliche tripale metalliche a passo variabile in volo.
Due cannoni Breda da 37 mm e tre mitragliatrici Breda da 12,7 mm, fisse in caccia, nella parte inferiore del muso; una mitragliatrice da 12,7 mm in torretta dorsale Breda; una mitragliatrice da 12,7 mm, telecomandata, in postazione ventrale Breda.
Spezzoniera all’interno della fusoliera, dietro al bordo di uscita alare.
Possibilità di attacco per un siluro.
PRODUZIONE
MM. 533 – prototipo
CREDITI
Autori Vari Dimensione Cielo volume II Caccia assalto Edizioni Bizzarri, Roma 1972
Giancarlo Garello La 173a squadriglia RST nella seconda guerra mondiale gli uomini e le macchine Giorgio Apostolo Editore, Milano 1981
Storia aereo
Estrapolato dal trimotore SM.84 (bombardiere-aereosilurante), questa versione bimotore rappresenta uno degli aerei di più poderoso armamento che siano stati realizzati per la Regia Aereonautica.
Il passaggio da tre a due unità motrici consente la completa rielaborazione della sezione prodiera della fusoliera: nella parte superiore vi è la cabina di pilotaggio, dall’ottima visibilità, nettamente migliorata rispetto all’SM.84; sotto è alloggiato un vero e proprio arsenale, formato da due cannoni Breda da 37 mm. e da tre mitragliatrici Breda da 12,7. Per l’ispezione di queste armi l’intera sezione del muso, sia frontalmente che ventralmente, è fornita di carenature facilmente asportabili.
Il velivolo ha subito varie modifiche nel corso della messa a punto. Ad esempio quella dei portelli del carrello con l’abolizione dei grembiuli anteriori, sulle gambe di forza, e la riduzione delle prese d’aria sopra i motori Piaggio P.XII; egualmente solo in avanzato stato di collaudo vengono montate la torretta dorsale e quella ventrale, entrambe tipo Breda, già previste in sede di progettazione.
L’SM.89 è trattenuto presso la ditta sino al settembre 1942. Aldo Moggi lo porta a Guidonia nel successivo mese di ottobre e di lì il velivolo compie la consueta serie di prove, comprese quelle di tuffo, in quanto l’aereo è predisposto per compiere attacchi anche in questo assetto. Successivamente il velivolo è trasferito a Furbara ove svolge le prove di tiro contro bersagli a terra (carri armati) con l’impiego di tutte le armi fisse in caccia. Altri voli vengono utilizzati per controllare l’attitudine dell’SM.89 a difendersi da caccia simulanti un attacco.
I risultati di questi cicli di valutazione sono molto promettenti, anche se il velivolo, di dimensioni e peso notevoli, soffre di una certa limitazione di potenza con l’impiego dei Piaggio P.XII da 1500 cv. L’adozione di unità motrici più potenti, come il previsto Piaggio P.XV da 1650 cv., avrebbe senz’altro dato maggiore esuberanza e migliori prestazioni al velivolo, che tuttavia resta il più brillante tra quelli che hanno portato le armi da 37 mm.
Nel luglio 1943, il prototipo dell’SM.89 viene assegnato, per la valutazione in condizioni operative, alla 173a squadriglia. Questo reparto, dopo un lungo periodo passato in Sicilia con gli ottimi CR.25, è ora basato sull’aeroporto di Cerveteri e và considerato una unità sperimentale: infatti riceverà anche esemplari di pre-serie del CANSA FC.20.
I piloti del reparto che lo hanno pilotato sono estremamente critici verso l’SM89; il ten. Bertuzzi, infatti è costretto a far zavorrare l’aereo per correggere la tendenza ad abbassare la prua, mentre il cap. Rindone la definisce una macchina pesante malgrado la notevole potenza motrice a causa del peso dell’armamento e della corazzatura (anche le NACA dei motori e il posto di pilotaggio) e pertanto poco veloce e maneggevole, necessità di viaggiare con oltre l’80% della potenza e mantenere un assetto cabrato per non perdere quota, avvicinamento finale e atterraggio avventurosi dovendo levare motore poco prima di toccare terra per impedirgli di mettere giù il muso.
Giova rammentare che nella lotta ai mezzi corazzati sovietici sul fronte dell’Est l’utilizzo dello Ju.88P, apparecchio di peso e dimensioni paragonabili all’SM 89, vide il totale annientamento dell’unità che lo utilizzava mentre positivo e proficuo utilizzo ebbe lo Ju.87 che in tale ruolo venne utilizzato sino alla fine del conflitto.
Malgrado lo Stato Maggiore voglia impiegarlo per contrastare lo sbarco alleato a Salerno per fortuna dei due piloti l’aereo non vedrà mai l’impiego operativo.
Anche per questo velivolo ogni ulteriore sviluppo viene interrotto dall’armistizio.