Savoia S.55 "Jahu", la traversata dimenticata

La memoria dell’S.55 è indissolubilmente legata alle grandi crociere degli anni 20 e 30 del XX secolo. Qui parleremo di un’impresa, almeno in Italia, dimenticata: il raid, compiuto dall’ufficiale brasiliano Joao Ribeiro de Barros da Genova a San Paolo.
L’avventura in verità ha un prologo: essa inizia, infatti, nell’ottobre 1925 quando uno dei primi S.55 prodotti, propulso da motori Isotta Fraschini Asso, decolla dall’idroscalo di Sesto Calende con alla guida l’Onorevole Eugenio Casagrande, deputato della Camera e Medaglia d’Oro al Valor Militare della I guerra mondiale.
Destinazione è la Capitale dell’Argentina Buenos Aires, l’aereo reca le marche civili I-SAAV ed il nome di battesimo “Alcione”.
Il raid, come tutti quelli individuali e collettivi che seguiranno, ha la duplice finalità: mantenere vivi i rapporti tra la madre patria e le comunità italiane all’estero e promuovere i prodotti della’industria aeronautica nazionale.


SIAI S.55 "Jahu"

L’S.55 “Alcione” a Casablanca, dopo l’ammaraggio d’emergenza nell’Atlantico ed il fortunoso rimorchio nel porto marocchino.

 

SIAI S.55 "Jahu"

L’Alcione semiaffondato dal fortunale. L’impresa di Casagrande è definitivamente compromessa.

 

Per coprire le grandi distanze del volo l’I-SAAV è stato dotato di ben 14 serbatoi per il carburante che gli garantiscono tra le 16 e le 17 ore di autonomia alla velocità di 170 km/h. Al decollo il velivolo accusa un peso di ben 7.495 kg. di cui 3.095 kg. è costituito dal carico trasportato.
Il volo si presenta di arduo esperimento per l’estrema lunghezza del percorso (12.320 km.), per le probabili avverse condizioni atmosferiche che si potranno incontrare lungo il percorso, per il fallimento dei precedenti tentativi eccettuato quello dei portoghesi Sacadura Cabral e Gago Coutinho, conclusosi nel 1922 a due mesi dalla partenza con la perdita di un velivolo.
Viene prevista la seguente rotta:

Sesto Calende – Genova km. 180
Genova – Gibilterra Km. 1.700
Gibilterra – Palma (Canarie) km. 1.500
Palma – Port Etienne Km. 900
Port Etienne – Port Pray (Capo Verde) km. 1.100
Port Pray – Fernando de Noronha km. 2.300
Fernando de Noronha – Pernambuco km. 540
Pernambuco – Rio de Janeiro km. 1.900
Rio de Janeiro – Porto Alegre km. 1.200
Porto Alegre – Buenos Aires km. 1.000

La fortuna non arride però all’”Alcione”; dopo aver positivamente compiute le tappe di Genova, Barcellona, Cartagena, Gibilterra l’aereo è costretto per avaria ad un ammaraggio di emergenza nei pressi di Casablanca, nel cui porto giunge al rimorchio di una nave portoghese. Qui si attende un miglioramento delle condizioni meteorologiche per  il compimento della successiva tappa. Ma la notte del 26 dicembre un uragano investe il porto marocchino e danneggia l’I-SAAV costringendo all’abbandono dell’impresa.
La stampa colma Casagrande di accuse per non aver curato a sufficienza l’addestramento dell’equipaggio e per la scelta di un periodo dell’anno caratterizzato da avverse condizioni meteorologiche.
 In effetti la fretta di Casagrande è motivata dalle notizie inerenti la preparazione di un volo transoceanico da parte dei piloti spagnoli Ramon Franco e Ruiz de Alda che alla guida di un idrovolante metallico Dornier Wal riescono ad esperire positivamente l’impresa tra il 22 e il 31 gennaio 1926.

Ma è destino che l’”Alcione” debba compiere una nuova grande impresa: il pilota brasiliano Joao Ribeiro de Barros, infatti, discute il progetto di trasvolata a New York con il collega portoghese Coutinho e costituisce un equipaggio composto dal Capitano Newton Braga, dal sottotenente Arthur Cunha e dal meccanico Vasco Cinquini. Ribeiro si reca quindi presso gli stabilimenti della SIAI di Sesto Calende per ordinare un S.55 atto a compiere la trasvolata.
La Società non è nella possibilità, o forse non vuole,  accogliere la richiesta del pilota carioca; pertanto si giunge alla decisione di utilizzare, con opportune modifiche, l’”Alcione” protagonista del precedente tentativo.
Vengono sostituiti i motori, gli scafi sono irrobustiti e aumentati di pescaggio, vengono migliorati l’impianto del carburante ed altri sistemi di bordo.
Nell’agosto 1926 avviene il varo dell’idrovolante ribattezzato “Jahù” (città natale di de Barros), sugli scafi – rispettivamente il  destro e il sinistro due frasi benauguranti: “vou ali” (partiamo)  e “ja volto”  (presto di ritorno), il velivolo reca l’immatricolazione I-BAUQ  ed il numero costruzione 10509. Queste le sue caratteristiche:

tempo di decollo 1’ e 25’’
salita a 1000 m. 8’
salita a 2000 m. 23’
velocità di crociera 166 km/h
peso a vuoto 4500 kg.
carburante 2183 kg.
olio lubrificante 250 kg.
equipaggio 300 kg.
radio 50 kg.
carico utile 567 kg.
peso massimo 7850 kg.

de Barros richiede la quasi eliminazione dell’impianto radio e l’incremento dei serbatoi di carburante, che portano l’autonomia a 16 ore, sufficienti a compiere la più lunga tratta del raid: quella da Port Praia (Capo Verde) a Fernando de Noronha, di circa 2400 chilometri.

 

SIAI S.55 "Jahu" 

 

SIAI S.55 "Jahu"

La nuova veste dell’”Alcione”, lo “Jahu” durante la sosta a Gibilterra.


Il 13 ottobre tutto è pronto e lo “Jahù” si porta da Sesto Calende a Genova. Il 17 l’aereo decolla per la prima tappa  del raid, ma dopo solo cinque ore di volo de Barros è costretto, per noie ai motori, ad ammarare nel golfo di Valencia. Qui avviene un autentico colpo di scena: le autorità spagnole, all’oscuro del volo, ritengono i quattro nulla di meno che contrabbandieri  mettendoli agli arresti!
Liberati per deciso intervento dell’ambasciatore brasiliano i quattro si pongono alacremente al lavoro per riparare i motori e riprendere il viaggio.
L’aereo giunge quindi alle Gibilterra dove i propulsori Isotta Fraschini vengono revisionati e ci si prepara al balzo verso Puerto de la Luz alle isole Canarie, distante 1320 km. dalle “Colonne d’Ercole” meta  regolarmente raggiunta il 25 ottobre dopo un volo di 7’ e 15’’.
La successiva tratta verso Port Praia viene effettuata in due tappe, causa problemi ai motori, che comporta uno scalo intermedio alle isole Fogo. Nel porto di Capo Verde, però, gli scafi si danneggiano al punto da costringere ad una sosta della durata di quasi sei mesi.
Durante la sosta forzata, mentre Newton Braga raggiunge l’Italia per il reperimento dei necessari pezzi di ricambio, sorge un contrasto tra il comandante de Barrios e il secondo pilota Chuna che porta alla sostituzione di quest’ultimo con il sottotenente della Sao Paulo State Police Aviation Joao Negrao.
Il 28 aprile 1927 l’aereo è nuovamente in condizione di decollare alla volta di Fernando de Noronha. Dopo 13’ e 30’’ di volo a 250 metri di quota ed alla velocità di 190 km/h  un guasto all’elica costringe all’ammaraggio. La destinazione viene egualmente raggiunta  con l’aiuto del mercantile italiano “Angelo Tosi” che rimorchia l’idrovolante entro il porto di Noronha, ove si attende l’arrivo dell’elica da Recife.
il 5 luglio lo Jahù tocca finalmente Rio de Janeiro raggiunta con scali intermedi di Natal, Recife e Salvador. Il 1 agosto con l’arrivo al lago Santo Amaro di San Polo si conclude l’odissea dell’equipaggio che riceve il meritato trionfo.
Il Savoia Marchetti S.55 “Jahù” è oggi esposto presso il Museo dell’Aeronautica di San Paolo.

http://www.squadratlantica.it/